All'oncologo Veronesi il Premio Camillo Cavour 2008

SANTENA – 22 settembre 2008 – Sabato pomeriggio 20 settembre 2008 l’oncologo Umberto Veronesi ha ricevuto il premio Camillo Cavour 2008.


La cerimonia è stata guidata da Nerio Nesi, presidente dell’Associazione amici della Fondazione Cavour che, dopo i saluti, ha letto il messaggio inviato da Giorgio Napolitano, Presidente della Repubblica: “ho appreso con sincero compiacimento la notizia dell’attribuzione del premio al professor Veronesi. Il Premio conferma così la sua vocazione a legare idealmente i protagonisti dell’Italia di oggi ad uno dei grandi artefici dell’unità del Paese. Conosco e apprezzo da molti anni l’opera del prof. Veronesi che ha saputo coniugare, nel corso del suo lungo e fecondo itinerario scientifico e professionale, l’inestinguibile passione per la ricerca con singolari capacità organizzative e aggregative con il costante rispetto della centralità e della dignità della persona umana”.
Dal palco, allestito davanti alla scalinata del salone diplomatico, sono intervenuti: Ippolito Calvi di Bergolo, presidente della Fondazione Cavour; Benedetto Nicotra, sindaco di Santena; Fiorenzo Alfieri, assessore alla Cultura del Comune di Torino; Gianni Oliva, assessore alla Cultura della Regione Piemonte.
Dopo l’intervento del professor Francesco Profumo, rettore del Politecnico di Torino, Nerio Nesi ha detto: “la nostra associazione onora con il Premio Cavour 2008 uno scienziato italiano di fama mondiale che, con le sue ricerche e la sua applicazione pratica, ha ridato speranza a migliaia di esseri umani, ma onora anche un uomo che con l’esplicitazione costante e coraggiosa delle sue idee ci induce a riflettere su alcuni dei grandi temi della nostra esistenza: il rapporto tra la scienza e le politica, tra la scienza e la religione, tra la libertà della ricerca sperimentale e i vincoli creati dalla visione del mondo; la ricerca della spiegazione ultima del mistero della vita e della morte. In un recente saggio il prof. Veronesi ha rivolto un appello al Paese, apriamo le porte alla scienza, in tutti i campi, nel sistema nucleare, nella fecondazione assistita nell’ingegneria genetica, nelle biotecnologie, nella struttura sanitaria ed ospedaliera. È un appello ai sentimenti ma è anche un appello alla ragione che la nostra associazione raccoglie e fa proprio anche perché ci ricorda la passione con la quale, 150 anni or sono, il conte di Cavour lanciò una sfida altrettanto grande per rinnovare la struttura politica, civile e militare di un piccolo Stato, il regno di Sardegna, preparando in questo modo, in pochissimi anni la creazione dello stato nazionale italiano”.
Nesi ha aggiunto: “Sono queste le ragioni per la quale il comitato direttivo della nostra associazione, a norma dell’articolo 16 dello statuto dell’associazione, ha attribuito a Umberto Veronesi il premio Cavour per il 2008”.
Poi Nesi ha letto la motivazione del premio: “Umberto Veronesi ha dedicato e dedica tutta la sua vita ha combattere una delle malattie più gravi del nostro tempo, diventando un punto di riferimento e di speranza per migliaia e migliaia di persone. In questa sua infaticabile attività egli ha rappresentato e rappresenta, al più alto livello, la scienza italiana, portando in tutto il mondo i risultati delle sue ricerche condotte soprattutto in Italia. Fedele interprete della concezione del dovere, propria di molte grandi personalità italiane, egli ha posto sempre la sua esperienza a servizio del Paese, quando è stato chiamato a assumere incarichi di natura pubblica”.
Alessandro Pileri e Paolo Comoglio, rispettivamente professore di ematologia e direttore scientifico dell’Istituto di ricerca sul cancro, di Candiolo, hanno quindi consegnato all’oncologo la copia in oro dei famosi occhiali che usava il conte Camillo Cavour.
Umberto Veronesi ha ringraziato: “Questo premio molto mi onora; lo accetto come segno di stima e apprezzamento di una vita intera dedicata alla lotta contro il tumore. Molte persone mi chiedono quando è nata questa vocazione. Io sono del 1925, ha fatto la guerra, la più crudele e la più assurda di tutte le guerre mai esistite. Sono stato ferito, ho fatto il partigiano, sono sfuggito alle SS. Ho avuto la vista anche devastata di quanta crudeltà prevalesse l’animo umano in quegli anni, quanta violenza quanta sopraffazione fossero presenti in questo mondo che fino ad allora era considerato civile. Volevo studiare le cause per cui la mente umana potesse arrivare a questa condizione di assurda aggressività collettiva. Nel 1945 mi iscrissi a medicina, pensando di fare lo psicologo o lo psichiatra. Al quarto anno di medicina allora gli studenti dovevano frequentare un ospedale per il tirocinio. Io, scorrendo l’elenco degli ospedali proposti, scelsi quello più vicino a casa mia, era l’Istituto nazionale dei tumori di Milano. Quando varcai quella soglia mi trovai immerso in un mondo di desolazione abbandono e sofferenza, di fatalismo e rassegnazione, che mi colpirono in maniera profondissima. E fu in quel momento che decisi che avrei dovuto dedicare tutti i minuti della mia vita alla lotta a quella malattia”.
Dopo l’intervento l’oncologo ha visitato il castello Cavour, sotto la guida del vice presidente dell’Associazione Amici di Cavour, Marco Fasano.

filippo.tesio@tin-it