Una pausa per lo spirito – riflessioni dal 23 al 28 febbraio

Brani per riflettere da utilizzare per i giorni dal 23 al 28 febbraio 2009.

Lunedì 23 febbraio 2009

L’amore ci insegna tutte le virtù.
Plutarco

Ogni sapienza viene dal Signore
ed è sempre con lui.
La sabbia del mare, le gocce della pioggia
e i giorni del mondo chi potrà contarli?
L’altezza del cielo, l’estensione della terra
la profondità dell’abisso chi potrà esplorarle?
Prima di ogni cosa fu creata la sapienza
e la saggia prudenza è da sempre.
A chi fu rivelata la radice della sapienza?
Chi conosce i suoi disegni?
Uno solo è sapiente, molto terribile,
seduto sopra il trono.
Il Signore ha creato la sapienza;
l’ha vista e l’ha misurata,
l’ha diffusa su tutte le sue opere,
su ogni mortale, secondo la sua generosità,
l’ha elargita a quanti lo amano.
Il timore del Signore è gloria e vanto,
gioia e corona di esultanza.
Il timore del Signore allieta il cuore
e dà contentezza, gioia e lunga vita.
Sir 1,1-10

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Martedì 24 febbraio 2009

Solo se doni te stesso, tu ami veramente.
G.K.Gibran

Giunsero intanto a Cafarnao. E quando fu in casa, chiese loro: “Di che cosa stavate discutendo lungo la via?”. Ed essi tacevano. Per la via infatti avevano discusso tra loro chi fosse il più grande. Allora, sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: “Se uno vuol essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servo di tutti”.
E preso un bambino, lo pose in mezzo e abbracciandolo disse loro: “Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me; chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato”.
Mc 9,33-37

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Mercoledì 25 febbraio 2009

Celebrazione delle ceneri

Carissimi, cenere in testa e acqua sui piedi. Una strada, apparentemente, poco meno di due metri. Ma, in verità, molto più lunga e faticosa. Perché si tratta di partire dalla propria testa per arrivare ai piedi degli altri.
don Tonino BELLO Vescovo: Dalla testa ai piedi

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Guardatevi dal praticare le vostre buone opere davanti agli uomini per essere da loro ammirati, altrimenti non avrete ricompensa presso il Padre vostro che è nei cieli.
Quando dunque fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade per essere lodati dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Quando invece tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti segreta; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
Quando pregate, non siate simili agli ipocriti che amano pregare stando ritti nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, per essere visti dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
E quando digiunate, non assumete aria malinconica come gli ipocriti, che si sfigurano la faccia per far vedere agli uomini che digiunano. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Tu invece, quando digiuni, profumati la testa e lavati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo tuo Padre che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà”.
Mt 6,1-6.16-18

Comincia una nuova Quaresima e s’impone, innanzitutto, il bisogno di dare un senso a questo tempo dell’Anno liturgico. Tempo forte, tempo troppe volte accomunato alla tristezza della rinuncia, della penitenza e del sacrificio, esso rischia di generare fin dalle prime battute più una sensazione di rigetto che di adesione convinta ed entusiasta. E, allora, bisogna dirlo subito, la Quaresima può essere vissuta in modo ben diverso da quello solitamente evocato: come un dono, come una grazia, come un’occasione per ritrovare il senso, l’armonia, la bellezza della propria esistenza, come una “primavera”. l’Anno liturgico propone ai cristiani questo tempo di 40 giorni perché ognuno risponda ad un appello interiore e ritrovi un’esistenza abitata nel profondo dalla presenza di Dio, ispirata da un senso, da una direzione, guarita dalle ferite ricevute e provocate, riconciliata con quanti vivono accanto a noi.

«Lasciatevi riconciliare con Dio! … Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza». «Convertitevi e credete al Vangelo!»  (Mc 1,15). Con questi due imperativi la Comunità cristiana è convocata per accogliere l’azione misericordiosa di Dio e ritornare a Lui. Il rito di imposizione delle ceneri può essere considerato una specie di iscrizione al catecumenato quaresimale, un gesto di ingresso nello stato di penitenti. Nei testi della Liturgia la penitenza si esplicita nella pratica del digiuno. Sobrietà, austerità, astinenza dai cibi sembrano anacronistici in questa società che fa del benessere e della sazietà il proprio vanto. Ma è proprio questa sazietà che rischia di renderci insensibili agli appelli di Dio e alle necessità dei fratelli. Astenersi dai cibi è dichiarare qual è l’unica cosa necessaria, è compiere un gesto profetico nei confronti di una civiltà che in modo subdolo e martellante insinua sempre nuovi bisogni e crea nuove insoddisfazioni. Il digiuno,  riguarda tutto l’uomo ed esprime la conversione del cuore.
Ecco la parola d’ordine: “Convertitevi e credete al vangelo”. Convertirsi significa cambiare rotta, cambiare riferimenti, orientare diversamente speranze e sicurezze per la vita. Credete al vangelo, cioè ascoltate la novità, la bella notizia! Ma quale bella notizia si può mai attendere ancora in un mondo che sembra sazio, cioè autosufficiente e orgoglioso della propria autonoma secolarità; oppure disperato e rassegnato a non aspettarsi più niente di buono, a non credere a più nessuno, a non alzare più di tanto il tiro delle proprie aspettative? Il vangelo stimola un sussulto di coraggio e di speranza: coraggio per prender coscienza dei propri limiti (e deviazioni) e speranza che è possibile ancora qualcosa di diverso. Non per promessa di uomini, ma per iniziativa di Dio che ha preso a cuore una umanità destinata alla morte per sospingerla alla vita.
Tratto da Qumran2.net

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Giovedì 26 febbraio 2009

Ci sono molte specie di desideri: buoni, cattivi, realizzabili e non realizzabili. Dobbiamo coltivare solamente i buoni e realizzabili.
M.K.Gandhi

Mosè parlò al popolo e disse “Vedi, io pongo oggi davanti a te la vita e il bene, la morte e il male; poiché io oggi ti comando di amare il Signore tuo Dio, di camminare per le sue vie, di osservare i suoi comandi, le sue leggi e le sue norme, perché tu viva e ti moltiplichi e il Signore tuo Dio ti benedica nel paese che tu stai per prendere in possesso. Ma se il tuo cuore si volge indietro e se tu non ascolti e ti lasci trascinare a prostrarti davanti ad altri dei e a servirli, io vi dichiaro oggi che certo perirete, che non avrete vita lunga nel paese di cui state per entrare in possesso passando il Giordano.
Prendo oggi a testimoni contro di voi il cielo e la terra: io ti ho posto davanti la vita e la morte, la benedizione e la maledizione; scegli dunque la vita, perché viva tu e la tua discendenza, amando il Signore tuo Dio, obbedendo alla sua voce e tenendoti unito a lui, poiché è lui la tua vita e la tua longevità, per poter così abitare sulla terra che il Signore ha giurato di dare ai tuoi padri, Abramo, Isacco e Giacobbe”.
Dt 30,15-20

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Venerdì 27 febbraio 2009

Così dice il Signore:
“Grida a squarciagola; non aver riguardo;
come una tromba alza la voce;
dichiara al mio popolo i suoi delitti,
alla casa di Giacobbe i suoi peccati.
Mi ricercano ogni giorno,
bramano di conoscere le mie vie,
come un popolo che pratichi la giustizia
e non abbia abbandonato il diritto del suo Dio;
mi chiedono giudizi giusti,
bramano la vicinanza di Dio:
“Perché digiunare, se tu non lo vedi,
mortificarci, se tu non lo sai?

Ecco, nel giorno del vostro digiuno curate i vostri affari,
angariate tutti i vostri operai.
Ecco, voi digiunate fra litigi e alterchi
e colpendo con pugni iniqui.
Non digiunate più come fate oggi,
così da fare udire in alto il vostro chiasso.

È forse come questo il digiuno che bramo,
il giorno in cui l’uomo si mortifica?
Piegare come un giunco il proprio capo,
usare sacco e cenere per letto,
forse questo vorresti chiamare digiuno
e giorno gradito al Signore?

Non è piuttosto questo il digiuno che voglio:
sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo,
rimandare liberi gli oppressi
e spezzare ogni giogo?
Non consiste forse nel dividere il pane con l’affamato,
nell’introdurre in casa i miseri, senza tetto,
nel vestire chi è nudo,
senza distogliere gli occhi dalla tua gente?

Allora la tua luce sorgerà come l’aurora,
la tua ferita si rimarginerà presto.
Davanti a te camminerà la tua giustizia,
la gloria del Signore ti seguirà.
Allora lo invocherai e il Signore ti risponderà;
implorerai aiuto ed egli dirà: “Eccomi!”.
Is 58,1-9

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Sabato 28 febbraio 2009

In quel tempo, Gesù vide un pubblicano di nome Levi seduto al banco delle imposte, e gli disse: “Seguimi!”. Egli, lasciando tutto, si alzò e lo seguì.
Levi gli preparò un grande banchetto nella sua casa. C’era una folla di pubblicani e d’altra gente seduta con loro a tavola.
I farisei e i loro scribi mormoravano e dicevano ai suoi discepoli: “Perché mangiate e bevete con i pubblicani e i peccatori?”.
Gesù rispose: “Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori a convertirsi”.
Lc 5,27-32

Nessuna bustarella e nessuna raccomandazione ci aprirà le porte del paradiso, ma soltanto un cuore che ha amato.
Johannes Leppich