Messaggio per la "IV Giornata per la Salvaguardia del Creato"

SANTENA – 31 agosto 2009 – Pubblichiamo il Messaggio per la “IV Giornata per la Salvaguardia del Creato”, che sarà celebrata  domani, 1° settembre 2009. Il “Messaggio” è firmato dalla “Commissione Episcopale per i Problemi Sociali e il Lavoro, la Giustizia e la Pace” e dalla “Commissione Episcopale per l’Ecumenismo e il Dialogo” della “Cei”.

paesaggio

Messaggio per la “IV Giornata per la Salvaguardia del Creato”

«Laudato si’, mi’ Signore… per Frate Vento et per aere et nubilo et sereno et onne tempo, per lo quale, a le Tue creature dài sustentamento». È questo l’invito alla lode al Signore per il dono dell’”aria”, fonte di vita per tutte le creature, che San Francesco proclama nel “Cantico delle Creature”: lodiamo Dio Creatore per gli innumerevoli doni del suo amore, sull’esempio del Santo di Assisi, Patrono d’Italia, nella ricorrenza “centenaria” della presentazione della “Regola” a Papa Innocenzo III, avvenuta nel 1209.

In occasione della quarta “Giornata per la Salvaguardia del Creato”, proponiamo all’attenzione delle comunità ecclesiali il rinnovato impegno e l’attenzione per quel bene indispensabile alla vita di tutti che è l’”aria”. Riflettiamo sulla necessità di respirare aria più pulita e sul nostro contributo personale perché ciò avvenga. Riflettiamo pure sull’eventualità che gli elementi naturali possono dar luogo a “catastrofi”, ma soprattutto guardiamo ad essi con il cuore colmo di lode a Dio. Riscopriamo, anzi, in essi le sue stesse orme, secondo l’indicazione dell’episodio biblico di Elia sull’Oreb: egli incontra Dio non nel vento impetuoso e gagliardo, né nel terremoto, né nel fuoco, ma nel vento leggero (“1 Re 19,11-12”). Guardiamo alle realtà del “Creato” con quella purezza di cuore, invocata da Gesù nelle “Beatitudini” (cfr. “Mt 5,8”), che giunge a vedere i doni di Dio in ogni luogo, anche nei gigli del campo e negli uccelli dell’aria (cfr. “Lc 12,22-31”).

1. Lo Spirito di Dio

L’aria che respiriamo è collegata con la vita. Soltanto quando respiriamo siamo in vita. Il libro della “Genesi” afferma: «Il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente» (“Gen 2,7”). Anzi, in Dio stesso la terza “Persona” è lo Spirito che dà la vita. Il venerabile “Servo di Dio” Giovanni Paolo II, nell’”Udienza Generale” del 2 Agosto 2000, spiegando il rapporto del “Dio Trino” con tutto il “Creato”, diceva dello Spirito Santo: «Alla luce della fede cristiana, la creazione evoca in modo particolare lo Spirito Santo nel dinamismo che contraddistingue i rapporti tra le cose, all’interno del “macrocosmo” e del “microcosmo”, e che si manifesta soprattutto là dove nasce e si sviluppa la vita… Ogni forma di vita, di animazione, di amore, rinvia in ultima analisi a quello Spirito, di cui la “Genesi” dice che “aleggiava sulle acque” (“Gen 1,2”) all’alba della creazione e nel quale i cristiani, alla luce del “Nuovo Testamento”, riconoscono un riferimento alla “Terza Persona” della “Santissima Trinità”».

Gesù Cristo, che nella sua morte «gridò a gran voce ed emise lo spirito» (“Mt 27,50”) e «consegnò lo spirito» (“Gv 19,30”), apparve dopo la sua “risurrezione” ai discepoli e alitò su di loro, donando il suo Spirito in vista della remissione dei peccati e della “riconciliazione” con tutto il “Creato”.

Nel giorno della “Pentecoste”, poi, questo Spirito venne su tutti come “vento impetuoso”, per trasformare i cuori, per infondere coraggio e per creare comunione e “solidarietà”.

San Paolo, nell’”Ottavo Capitolo” della “Lettera ai Romani”, presenta lo Spirito divino che abita in noi e che ci libera dalle tendenze del peccato, rendendoci figli “adottivi” del Padre. Nel contempo, parla del “gemito” della “creazione” per le conseguenze del peccato e dei credenti, che hanno già le “primizie” dello Spirito e pure “gemono” interiormente. Tutto il “Creato” soffre come nelle doglie del parto in attesa di essere un giorno reso partecipe della gloria dei figli di Dio. E lo stesso Spirito di Dio viene in aiuto alla nostra debolezza e intercede per noi con “gemiti” inesprimibili.

2. «Conversione ecologica»

Viviamo in un mondo contrassegnato dal peccato e nel contempo già “redento” e avviato a un processo di trasformazione, finché un giorno, da Colui che fa nuove tutte le cose (“Ap 21,5”), ci sarà dato un cielo nuovo e una terra nuova (“Ap 21,1”). La “crisi ecologica” appare come un momento di questo processo: è conseguenza del peccato se la rete delle relazioni con il “Creato” appare lacerata e se gli effetti sul “cambiamento climatico” sono innegabili, se proprio l’aria – così necessaria per la vita – è inquinata da varie “emissioni”, in particolare da quelle dei cosiddetti «gas serra». Se, però, prendiamo coscienza del peccato, che nasce da un rapporto sbagliato con il “Creato”, siamo chiamati alla «conversione ecologica», secondo l’espressione di Giovanni Paolo II.

Il “Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa” segnala la necessità di considerare «i rapporti tra l’attività umana e i “cambiamenti climatici” che, data la loro estrema complessità, devono essere opportunamente e costantemente seguiti a livello scientifico, politico e “giuridico”, nazionale e internazionale. Il clima è un bene che va protetto e richiede che, nei loro comportamenti, i “consumatori” e gli operatori di attività industriali sviluppino un maggior senso di responsabilità» (“n. 470”). Il principio di “precauzione” ricorda che – anche laddove la “certezza” scientifica non fosse completa – l’ampiezza e la gravità delle possibili conseguenze (molte delle quali si stanno già manifestando) richiedono un’azione incisiva.

Una tempestiva riduzione delle emissioni di «gas serra» è, dunque, una “precauzione” necessaria a tutela delle generazioni future, ma anche di quei poveri della terra, che già ora patiscono gli effetti dei “mutamenti climatici”.

Occorre, dunque, un profondo rinnovamento del nostro modo di vivere e dell’economia, cercando di risparmiare energia con una maggiore “sobrietà” nei consumi, per esempio nell’uso di “automezzi” e nel riscaldamento degli edifici, ottimizzando l’uso dell’energia stessa – a partire dalla progettazione degli edifici stessi – e valorizzando le energie “pulite” e “rinnovabili”. Il Santo Padre Benedetto XVI ha richiamato a uno stile di vita più “essenziale”, come espressione di «una disciplina fatta anche di rinunce, una disciplina del riconoscimento degli altri, ai quali il “Creato” appartiene tanto quanto a noi che più facilmente possiamo disporne; una disciplina della responsabilità nei riguardi del futuro degli altri e del nostro stesso futuro» (“Incontro con il Clero di Bressanone”, 6 Agosto 2008).

3. “Giustizia” e “sostenibilità”

L’impegno per la tutela della “stabilità climatica” è questione che coinvolge l’intera famiglia umana in una responsabilità comune, che pone anche una grave questione di “giustizia”: a sopportarne maggiormente le conseguenze sono spesso le popolazioni a cui è meno imputabile il “mutamento climatico”. Anche questo rende particolarmente importante la “Conferenza Internazionale sui Cambiamenti Climatici”, che si svolgerà nel mese di Dicembre a Copenaghen, e nella quale la “comunità internazionale” dovrà definire le linee di un’efficace azione di “contrasto” del riscaldamento del pianeta per i prossimi decenni. Occorrerà, in particolare, una chiara disponibilità dei “Paesi” più industrializzati – anzitutto quelli dell’”Unione Europea” – all’assunzione di responsabilità, muovendo i primi passi in un cammino che non potrà comunque raggiungere i propri obiettivi senza il contributo di tutti. Neppure il peso della “crisi” “economico-finanziaria” che investe l’intera “comunità internazionale” può esonerare da una collaborazione “lungimirante” per individuare e attivare misure efficaci a garantire la “stabilità climatica”: è un passaggio cruciale per verificare la disponibilità della famiglia umana ad abitare la terra secondo “giustizia”. In quanto “credenti”, siamo chiamati a un particolare impegno di custodia del “Creato”, perché l’essere “cristiani” implica sempre e comunque una precisa responsabilità nei riguardi della “creazione”. «Il “Creato” geme – lo percepiamo, quasi lo sentiamo – e attende persone umane che lo guardino a partire da Dio» (Benedetto XVI, “Incontro con il Clero di Bressanone”).

San Francesco d’Assisi, cantore della “creazione”, ci aiuti in questo impegno quotidiano.

La “Commissione Episcopale per i Problemi Sociali e il Lavoro, la Giustizia e la Pace”.

La “Commissione Episcopale per l’Ecumenismo e il Dialogo”.

Fonte: “Avvenire”, 20/5/’09