Una pausa per lo spirito – proposte di riflessione per i giorni dal 17 al 23 gennaio 2010

SANTENA – 17 gennaio 2010 – Proposte di riflessione per i giorni dal 17 al 23 gennaio 2010.

pietre rc

Domenica 17 gennaio  2010

A ciascuno è data una manifestazione dello Spirito

Fratelli, vi sono diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversi ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diverse attività, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti.
A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune: a uno infatti, per mezzo dello Spirito, viene dato il linguaggio di sapienza; a un altro invece, dallo stesso Spirito, il linguaggio di conoscenza; a uno, nello stesso Spirito, la fede; a un altro, nell’unico Spirito, il dono delle guarigioni; a uno il potere dei miracoli; a un altro il dono della profezia; a un altro il dono di discernere gli spiriti; a un altro la varietà delle lingue; a un altro l’interpretazione delle lingue.
Ma tutte queste cose le opera l’unico e medesimo Spirito, distribuendole a ciascuno come vuole.
1 Cor 12,4-11

Qualsiasi cosa vi dica, fatela

In quel tempo, vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli.
Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela».
Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono. Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora». Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.
Gv 2,1-12

Riempiamo i nostri giorni con quel che dirà

La liturgia di questa domenica continua a sviluppare il mistero della manifestazione del Signore che abbiamo celebrato in tutto il tempo di Natale sino all’Epifania. La liturgia di questo giorno, anticamente, faceva cantare: “Oggi la Chiesa si unisce al celeste Sposo: i suoi peccati sono lavati da Cristo nel Giordano; i Magi accorrono alle regali nozze portando doni; l’acqua è mutata in vino a Cana e gli invitati al banchetto sono nella gioia. Alleluia”. In verità, si può dire che ogni domenica celebriamo il mistero dell’epifania del Signore: Egli infatti si manifesta a noi nella santa Liturgia Eucaristica con i tratti del risorto, di colui che ha vinto il male e la morte, che ha cambiato la solitudine in comunione e la tristezza in gioia. Ogni domenica è Pasqua, che è il momento della più alta Epifania del Signore. E nel giorno del Signore siamo sottratti dalle nostre case e dai nostri ritmi quotidiani per essere ammessi alla presenza di Dio, per ascoltare la Sua Parola, per rivolgere a Lui la nostra preghiera, per gustare la dolcezza della Sua mensa. Si attualizza quel che avvenne a Cana di Galilea. Anche la notazione temporale dell’evento – avvenuto al termine della settimana – ci aiuta a comprendere il senso eucaristico del miracolo di Cana. L’evangelista ricorda che nei giorni precedenti Gesù era stato con Giovanni Battista al Giordano, nel quarto aveva chiamato i primi discepoli e, appunto, nel settimo si reca a Cana per partecipare alla festa di nozze di due amici. L’evangelista, scrivendo che “il terzo giorno vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea”, lega fine della settimana alla Pasqua, all’inizio di una nuova creazione. Il segno di Cana, pertanto, va ben oltre il ricordo del matrimonio. Quel che avvenne a Cana unisce il riposo della creazione e l’inizio del tempo nuovo del Signore risorto. Cana è la festa del cambiamento, è il giorno della rinascita, è il giorno della gioia di stare con il Signore, è la domenica, il giorno della nostra festa, il giorno nel quale veniamo raccolti e – come scrive il profeta Isaia diveniamo “una magnifica corona nella mano del Signore, un diadema regale nella palma del tuo Dio. Nessuno ti chiamerà più ‘abbandonata’ né la tua terra sarà più detta ‘devastata’ ma tu sarai chiamata ‘mia gioia’ e la tua terra ‘sposata’ perché il Signore troverà in te la sua delizia” (Is 62,3-4). Dovremmo riscoprire in questa prospettiva la grazia della domenica, il giorno in cui il Signore ci tiene per mano come lo sposo tiene per mano la sposa nel giorno del matrimonio. Il brano evangelico di Cana è tra quelli che forse conosciamo meglio. Tutti ricordiamo la madre di Gesù che, unica, si rende conto che sta finendo il vino. Non è preoccupata per sé o per il suo apparire. I suoi occhi e il suo cuore guardano e si preoccupano che tutti siano felici, che quella festa non sia turbata. La preoccupazione per quei giovani la spinge a rivolgersi al Figlio perché intervenga: “Non hanno vino”. Maria sentiva anche sua quella festa, anche sua la gioia di quei due giovani sposi. Il senso profondo delle parole di Maria è ancor più personale di quel che a prima vista appare. Ella di fatto dice: “Noi non abbiamo vino”. È un atteggiamento che dovremmo fare nostro ogni giorno di fronte alle tante persone che hanno bisogno di aiuto, di misericordia, di perdono, di amicizia, di solidarietà. Quando tutte queste persone potranno vedere anch’esse il miracolo di Cana? Quando il Signore potrà compiere per loro il “segno” che salvò la festa in quel giorno a Cana? Anche oggi c’è bisogno dei “segni” del Signore che manifestino la sua forza di cambiamento. A Cana Maria indica la via ai servi: “Fate quello che egli vi dirà”. È la via semplice dell’ascolto del Vangelo che viene indicata anche a noi, servi dell’ultima ora. È una via che tutti siamo invitati a percorrere. Il cristiano è colui che obbedisce al Vangelo, come fecero quei servi. E la Chiesa, imitando Maria, non cessa di ripeterci: “Fate quello che egli vi dirà!”. Dall’obbedienza al Vangelo iniziano i segni del Signore, i suoi miracoli in mezzo agli uomini. Il comando che i servi ricevono da Gesù è singolare:

“Riempite d’acqua le giare”. È un invito semplice; tanto semplice da indurre a non farlo: cosa c’entra l’acqua nelle giare con la mancanza di vino? Essi non capiscono fino in fondo il senso di quelle parole, ma obbediscono. Accade spesso anche a noi di non comprendere bene il senso delle parole evangeliche. Quel che conta è l’obbedienza al Signore. Il miracolo è Lui a compierlo. Dopo aver riempito le sei giare i servi sono invitati ad attingere da esse e portare a tavola quanto hanno messo nelle giare. Anche questo comando appare strano. Ma ancora una volta obbediscono. E la festa è salva. Anzi, si potrebbe dire che finisce in crescendo, come riconosce lo stesso maestro di tavola: “tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora”. Così Gesù diede inizio ai suoi miracoli in Cana di Galilea, nota l’evangelista. Abbiamo paragonato le nostre domeniche al giorno di Cana, e potremmo paragonare le sei giare di pietra ai sei giorni della nostra settimana. Riempiamoli come fecero i servi con la Parola del Vangelo, lasciamo che quella Parola illumini le nostre giornate: saranno più dolci e più belle. Cana può essere davvero la festa della domenica che, attraverso il dono del Vangelo, ci permette di conservare il vino buono del Signore per tutta la settimana.
Comunità di Sant’ Egidio

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Lunedì 18 gennaio  2010

Lo sposo sarà loro tolto

In quel tempo, i discepoli di Giovanni e i farisei stavano facendo un digiuno. Vennero da Gesù e gli dissero: «Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano, mentre i tuoi discepoli non digiunano?». Gesù disse loro: «Possono forse digiunare gli invitati a nozze, quando lo sposo è con loro? Finché hanno lo sposo con loro, non possono digiunare. Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora, in quel giorno, digiuneranno. Nessuno cuce un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio; altrimenti il rattoppo nuovo porta via qualcosa alla stoffa vecchia e lo strappo diventa peggiore. E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà gli otri, e si perdono vino e otri. Ma vino nuovo in otri nuovi!».
Mc 2,18-22

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Martedì 19 gennaio  2010

Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato

In quel tempo, di sabato Gesù passava fra campi di grano e i suoi discepoli, mentre camminavano, si misero a cogliere le spighe.
I farisei gli dicevano: «Guarda! Perché fanno in giorno di sabato quello che non è lecito?». Ed egli rispose loro: «Non avete mai letto quello che fece Davide quando si trovò nel bisogno e lui e i suoi compagni ebbero fame? Sotto il sommo sacerdote Abiatàr, entrò nella casa di Dio e mangiò i pani dell’offerta, che non è lecito mangiare se non ai sacerdoti, e ne diede anche ai suoi compagni!».
E diceva loro: «Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato! Perciò il Figlio dell’uomo è signore anche del sabato».
Mc 2,23-28

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Mercoledì 20 gennaio  2010

È lecito in giorno di sabato fare del bene?

In quel tempo, Gesù entrò di nuovo nella sinagoga. Vi era lì un uomo che aveva una mano paralizzata, e stavano a vedere se lo guariva in giorno di sabato, per accusarlo. Egli disse all’uomo che aveva la mano paralizzata: «Àlzati, vieni qui in mezzo!». Poi domandò loro: «È lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una vita o ucciderla?». Ma essi tacevano. E guardandoli tutt’intorno con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori, disse all’uomo: «Tendi la mano!». Egli la tese e la sua mano fu guarita. E i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire.
Mc 3,1-6

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Giovedì  21 gennaio  2010

Aveva guarito molti e una grande folla andò da lui

In quel tempo, Gesù, con i suoi discepoli si ritirò presso il mare e lo seguì molta folla dalla Galilea. Dalla Giudea e da Gerusalemme, dall’Idumea e da oltre il Giordano e dalle parti di Tiro e Sidòne, una grande folla, sentendo quanto faceva, andò da lui. Allora egli disse ai suoi discepoli di tenergli pronta una barca, a causa della folla, perché non lo schiacciassero. Infatti aveva guarito molti, cosicché quanti avevano qualche male si gettavano su di lui per toccarlo. Gli spiriti impuri, quando lo vedevano, cadevano ai suoi piedi e gridavano: «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma egli imponeva loro severamente di non svelare chi egli fosse.
Mc 3,7-12

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Venerdì  22 gennaio  2010

Chiamò a sé quelli che voleva perché stessero con lui

In quel tempo, Gesù salì sul monte, chiamò a sé quelli che voleva ed essi andarono da lui. Ne costituì Dodici – che chiamò apostoli -, perché stessero con lui e per mandarli a predicare con il potere di scacciare i demòni.
Costituì dunque i Dodici: Simone, al quale impose il nome di Pietro, poi Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni fratello di Giacomo, ai quali diede il nome di Boanèrghes, cioè “figli del tuono”; e Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo, figlio di Alfeo, Taddeo, Simone il Cananeo e Giuda Iscariota, il quale poi lo tradì.
Mc 3,13-19

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Sabato 23 gennaio  2010

Dicevano: «È fuori di sé»

In quel tempo, Gesù entrò in una casa e di nuovo si radunò una folla, tanto che non potevano neppure mangiare. Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; dicevano infatti: «È fuori di sé».
Mc 3,20-21

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