Una pausa per lo spirito – proposte di riflessione per i giorni dal 9 al 15 maggio 2010

SANTENA – 9 maggio 2010 – Di seguito, le proposte di riflessione per  i  giorni dal 9 al 15 maggio 2010.

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Domenica 09 maggio 2010

Se uno mi ama, osserverà la mia parola

In quel tempo, Gesù disse [ai suoi discepoli]: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto. Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate».
Gv 14,23-29

“La santa Scrittura cresce con colui che la legge”

Mentre ci avviciniamo alla celebrazione della Pentecoste, la liturgia ci riporta all’Ultima Cena e propone un brano tratto dai grandi discorsi fatti da Gesù ai suoi. I versetti 23-29 del capitolo 14 del Vangelo di Giovanni fanno parte del primo colloquio di Gesù, in cui egli conforta la fede e l’amore di quella prima piccola comunità con la promessa dello Spirito. Il primo nodo che Gesù affronta è quello della presenza di Dio nella vita del credente e della comunità. Ed è senza dubbio uno dei temi cardini della nostra stessa vita e di ogni esperienza religiosa. Il bisogno del rapporto con Dio, spesso surrogato nella società odierna con le più svariate esperienze, resta il cuore della vita di ogni uomo. E il Vangelo è la risposta radicale a tale bisogno. L’affermazione di Gesù è chiara: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui” (v. 23). C’è un’identità tra l’amore per Gesù, l’osservanza della sua parola e la presenza di Dio. Nella tradizione veterotestamentaria il luogo della dimora di Dio nel cammino nel deserto era la “tenda”, successivamente fu il “tempio” e la stessa “Gerusalemme”. Con Gesù, il tempio diviene lui stesso; e chiunque si unisce a lui partecipa del culto. Oggi, pertanto, il luogo della presenza di Dio (qui risiede la straordinarietà del cristianesimo!) è il cuore di chi ascolta e mette in pratica il Vangelo. Per incontrare Dio – viene a dirci il Vangelo di questa domenica – non abbiamo bisogno né di miracoli, né di visioni straordinarie e neppure di rivelazioni nuove. Il Vangelo ci basta! Giovanni, nella sua prima lettera, afferma: “Chi osserva la parola di Gesù, in lui l’amore di Dio è veramente perfetto” (1 Gv 2,5); e Gesù stesso dice con solennità: “In verità, in verità vi dico: se uno osserva la mia parola, non vedrà la morte in eterno” (Gv 8,51). Il Vangelo è la perfezione e la vita eterna. Purtroppo la maggior parte di noi crede poco a tale verità; eppure le affermazioni evangeliche sono molto chiare e da tutti comprensibili. Il Vangelo non divide gli uomini in perfetti o imperfetti a seconda delle varie appartenenze. L’unica divisione passa nel cuore di ognuno, quando osserva o non osserva il Vangelo. È piuttosto normale, invece, andare alla ricerca di qualcosa d’altro. Gesù, dopo aver ribadito: “Chi non mi ama, non osserva le mie parole”, aggiunge immediatamente: “la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato” (v. 24). Ecco cos’è il Vangelo. Come dire, allora, che non ci basta? Qualcuno potrebbe ribattere che sono ormai duemila anni che lo si ascolta e poco o nulla è cambiato; si auspicano nuove prospettive, magari legate al Vangelo, ma che lo adattino e lo rendano più moderno. Mi ha, invece, molto impressionato una considerazione che faceva spesso padre Men’, il parroco di Novaiaderevna (vicino a Mosca) ucciso agli inizi degli anni Novanta a Zagorsk. Da pochi anni aveva fondato un movimento di rinnovamento religioso e a coloro che lo avvicinavano diceva: “Non crediate che il Vangelo abbia ormai detto tutto, perché in realtà noi oggi siamo ancora agli inizi della comprensione di quelle parole!”. Siamo appena agli inizi di una comprensione vera del Vangelo, comprensione che richiede un’appassionata adesione e un coinvolgimento totale. Non abbiamo bisogno di altre parole: dobbiamo, e con urgenza, approfondire e amare l’unica Parola. È quello che Gesù disse ai suoi discepoli di allora e ripete a noi oggi: “Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto” (vv. 25-26). Gesù aveva capito che i discepoli erano smemorati e inclini all’incomprensione; e noi non siamo diversi. Per questo aggiunse che avrebbe mandato lo Spirito come maestro interiore dei discepoli e di ogni credente. Sarà suo compito “insegnare” e “ricordare” le parole dette da Gesù. “Ricordare” il Vangelo con l’aiuto dello Spirito vuol dire amarlo come la parola più cara e cercare in ogni modo di metterlo in pratica. La vita del discepolo, guidata non dai tanti “spiriti” di questo mondo ma dallo “Spirito di Dio”, renderà visibile la parola scritta. Gregorio Magno, con quella sapienza spirituale che lo ha reso uno dei più grandi maestri spirituali, scriveva: “La santa Scrittura cresce con colui che la legge”.
Comunità di Sant’Egidio

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Lunedì 10 maggio 2010

Lo Spirito di verità darà testimonianza di me

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:«Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio.Vi ho detto queste cose perché non abbiate a scandalizzarvi. Vi scacceranno dalle sinagoghe; anzi, viene l’ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio. E faranno ciò, perché non hanno conosciuto né il Padre né me. Ma vi ho detto queste cose affinché, quando verrà la loro ora, ve ne ricordiate, perché io ve l’ho detto».
Gv 15,26-16,4

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Martedì 11 maggio 2010

E’ bene per voi che io me ne vada

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:«Ora vado da colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: “Dove vai?”. Anzi, perché vi ho detto questo, la tristezza ha riempito il vostro cuore. Ma io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Paràclito; se invece me ne vado, lo manderò a voi. E quando sarà venuto, dimostrerà la colpa del mondo riguardo al peccato, alla giustizia e al giudizio. Riguardo al peccato, perché non credono in me; riguardo alla giustizia, perché vado al Padre e non mi vedrete più; riguardo al giudizio, perché il principe di questo mondo è già condannato».
Gv 16,5-11

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Mercoledì 12 maggio 2010

Quando verrà lo Spirito di verità, vi guiderà a tutta la verità

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».
Gv 16,12-15

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Giovedì 13 maggio 2010

La vostra tristezza si cambierà in gioia

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Un poco e non mi vedrete più; un poco ancora e mi vedrete».Allora alcuni dei suoi discepoli dissero tra loro: «Che cos’è questo che ci dice: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”, e: “Io me ne vado al Padre”?». Dicevano perciò: «Che cos’è questo “un poco”, di cui parla? Non comprendiamo quello che vuol dire».

Gesù capì che volevano interrogarlo e disse loro: «State indagando tra voi perché ho detto: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”? In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia».
Gv 16,16-20

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Venerdì 14 maggio 2010

Rimanete nel mio amore

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri”.
Gv 15,9-17

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Sabato 15 maggio 2010

Se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «In verità, in verità io vi dico: se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà. Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena. Queste cose ve le ho dette in modo velato, ma viene l’ora in cui non vi parlerò più in modo velato e apertamente vi parlerò del Padre. In quel giorno chiederete nel mio nome e non vi dico che pregherò il Padre per voi: il Padre stesso infatti vi ama, perché voi avete amato me e avete creduto che io sono uscito da Dio. Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio di nuovo il mondo e vado al Padre».
Gv 16,23-28

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