Una pausa per lo spirito – proposte di riflessione per i giorni dal 16 al 22 maggio 2010

SANTENA – 16 maggio 2010 – Di seguito, alcune proposte di riflessione per i giorni dal 16 al 22 maggio 2010.

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Domenica 16 maggio 2010

Siete testimoni

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto». Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio.
Lc 24,46-53

Lo Spirito santo renderà i credenti persone capaci di raccontare

Nelle letture della solennità dell’Ascensione noi ascoltiamo per due volte il racconto dell’esodo di Gesù da questo mondo al Padre fatto da Luca, negli Atti degli apostoli (At 1,1-11) e nel vangelo. In verità negli altri vangeli non si parla di questo «fatto», perché esso è già contenuto nell’evento della resurrezione di Gesù, nel suo esodo dalla morte alla vita eterna, dalla tomba al Regno di Dio. L’ascensione di Gesù, questo «staccarsi dai discepoli», questo «essere portato» dalla potenza di Dio verso il cielo, questo «essere sottratto allo sguardo degli apostoli» (cf. At 1,9), è infatti un nuovo racconto dell’evento della resurrezione, come lo sono le diverse apparizioni–manifestazioni di Gesù alle donne discepole e ai dodici: sì, noi stiamo sempre celebrando la Pasqua, che è vittoria di Gesù sulla morte, che è vita nuova ed eterna di Gesù, che è glorificazione di Gesù, che è l’entrare di Gesù, per la forza dello Spirito santo, nella vita divina del Padre. Se i vari testi evangelici che parlano della resurrezione di Gesù ci rivelano il significato di questo evento da diverse prospettive, i brani odierni mettono in evidenza che l’«assunzione» di Gesù al cielo significa anche «separazione» dai suoi, «assenza» da questa terra: egli non può più essere visto né nella carne né nella sua forma gloriosa…. Tale distacco prelude però a una nuova forma di presenza da parte di Gesù presso la sua comunità, così che i credenti in lui non restano soli, «orfani» (Gv 14,18): per questo nel salire al cielo Gesù benedice i discepoli. All’inizio del vangelo secondo Luca la benedizione di Dio che doveva essere impartita dal sacerdote Zaccaria all’uscita dal santuario era stata, per così dire, sospesa (cf. Lc 1,21-22); ma ora ecco che Gesù la riprende e la porta a compimento: è la benedizione promessa e data ad Abramo, riconfermata a Israele, e ora il Gesù glorioso la dona alla chiesa perché essa la porti «fino agli estremi confini del mondo» (At 1,8), e così siano benedette tutte le genti della terra (cf. Gen 12,3; 18,18; ecc.). Nell’ascendere al Padre Gesù promette anche lo Spirito santo, che con la sua forza renderà i credenti in lui testimoni, cioè persone capaci di raccontare Gesù stesso che è venuto nel mondo come uomo ed è passato tra gli uomini facendo del bene (cf. At 10,38), persone capaci di attenderlo come colui che verrà nella gloria. Infatti, allo stesso modo con cui i discepoli hanno visto Gesù salire al cielo, lo vedranno quando nell’ultimo giorno tornerà nella gloria! Insomma, mentre finisce la forma di una storia, inizia «un’altra forma» (Mc 16,12) della stessa storia: nell’una e nell’altra Gesù è il racconto definitivo di Dio fatto a noi uomini, è il volto del Dio vivente (cf. Gv 1,18)…

Anche a noi, qui e ora, è riservata la domanda degli angeli: «perché state a guardare il cielo?» (At 1,11). Si faccia attenzione: questo non è un invito a guardare solo le cose della terra, ma un monito a non cercare più quella presenza fisica di Gesù di cui i discepoli hanno fatto esperienza nella storia. No, Gesù non va cercato presso la tomba vuota, né alzando gli occhi verso l’alto per carpire un’apparizione: egli va ormai cercato nella comunità cristiana, nell’eucaristia, negli uomini e nelle donne che, in condizione di ultimi, attendono da noi «il servizio del fratello» in cui Gesù ha voluto rendersi presente (cf. Mt 25,31-46). È così che possiamo vivere il nostro compito di cristiani: portare la benedizione, «cominciando da Gerusalemme e fino ai confini del mondo», annunciando la conversione e la remissione dei peccati, e tutto questo nella potenza dello Spirito santo. Come i dodici dopo l’ascensione di Gesù erano pieni di gioia, anche noi oggi dobbiamo essere in questa festa, per comprendere in profondità ciò che Gesù ha affermato nel quarto vangelo: «È bene per voi che io me ne vada, perché così non solo sarò sempre con voi, ma lo sarò in modo ancor più pieno: il mio respiro, lo Spirito santo, sarà il vostro respiro, perché io ve lo invierò come dono che vi accompagni sempre» (cf. Gv 14,16; 16,7)
Enzo Bianchi

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Lunedì 17 maggio 2010

Non sono solo, perché il Padre è con me

In quel tempo, dissero i discepoli a Gesù: «Ecco, ora parli apertamente e non più in modo velato. Ora sappiamo che tu sai tutto e non hai bisogno che alcuno t’interroghi. Per questo crediamo che sei uscito da Dio».

Rispose loro Gesù: «Adesso credete? Ecco, viene l’ora, anzi è già venuta, in cui vi disperderete ciascuno per conto suo e mi lascerete solo; ma io non sono solo, perché il Padre è con me. Vi ho detto questo perché abbiate pace in me. Nel mondo avete tribolazioni, ma abbiate coraggio: io ho vinto il mondo!».
Gv 16,29-33

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Martedì 18 maggio 2010

Ho manifestato il tuo nome agli uomini che mi hai dato

In quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi al cielo, disse: «Padre, è venuta l’ora: glorifica il Figlio tuo perché il Figlio glorifichi te. Tu gli hai dato potere su ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato.

Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo. Io ti ho glorificato sulla terra, compiendo l’opera che mi hai dato da fare. E ora, Padre, glorificami davanti a te con quella gloria che io avevo presso di te prima che il mondo fosse. Ho manifestato il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me, ed essi hanno osservato la tua parola. Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te, perché le parole che hai dato a me io le ho date a loro. Essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato. Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che tu mi hai dato, perché sono tuoi. Tutte le cose mie sono tue, e le tue sono mie, e io sono glorificato in loro. Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te».
Gv 17,1-11

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Mercoledì 19 maggio 2010

Custodiscili nel tuo nome perché siano una sola cosa

In quel tempo, [Gesù, alzàti gli occhi al cielo, pregò dicendo:] «Padre santo, custodiscili nel tuo nome, quello che mi hai dato, perché siano una sola cosa, come noi. Quand’ero con loro, io li custodivo nel tuo nome, quello che mi hai dato, e li ho conservati, e nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si compisse la Scrittura. Ma ora io vengo a te e dico questo mentre sono nel mondo, perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia. Io ho dato loro la tua parola e il mondo li ha odiati, perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Non prego che tu li tolga dal mondo, ma che tu li custodisca dal Maligno. Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Consacrali nella verità. La tua parola è verità. Come tu hai mandato me nel mondo, anche io ho mandato loro nel mondo; per loro io consacro me stesso, perché siano anch’essi consacrati nella verità».
Gv 17,11-19

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Giovedì 20 maggio 2010

L’amore con il quale mi hai amato sia in essi

In quel tempo, [Gesù, alzàti gli occhi al cielo, pregò dicendo:] «Non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me mediante la loro parola: perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato.

E la gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano una sola cosa come noi siamo una sola cosa. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità e il mondo conosca che tu mi hai mandato e che li hai amati come hai amato me. Padre, voglio che quelli che mi hai dato siano anch’essi con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che tu mi hai dato; poiché mi hai amato prima della creazione del mondo. Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto, e questi hanno conosciuto che tu mi hai mandato. E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l’amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro».
Gv 17,20-26

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Venerdì 21 maggio 2010

Seguimi

In quel tempo, [quando si fu manifestato ai discepoli ed] essi ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse “Mi vuoi bene?”, e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi». Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi».
Gv 21,15-19

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Sabato 22 maggio 2010

Il discepolo testimonia queste cose

In quel tempo, Pietro si voltò e vide che li seguiva quel discepolo che Gesù amava, colui che nella cena si era chinato sul suo petto e gli aveva domandato: «Signore, chi è che ti tradisce?». Pietro dunque, come lo vide, disse a Gesù: «Signore, che cosa sarà di lui?». Gesù gli rispose: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa? Tu seguimi». Si diffuse perciò tra i fratelli la voce che quel discepolo non sarebbe morto. Gesù però non gli aveva detto che non sarebbe morto, ma: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa?». Questi è il discepolo che testimonia queste cose e le ha scritte, e noi sappiamo che la sua testimonianza è vera. Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere.
Gv 21,20-25

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