Santena, riprese audio-video del consiglio comunale, i Grillini santenesi replicano al sindaco Benny Nicotra

SANTENA – 23 maggio 2010 – Daniele Franco e Alessandro Caparelli, a nome degli organizer di SantenaVparla, pagina web della piattaforma face book – realizzata per informare santenesi e non, nonchè i locali cittadini simpatizzanti  del Movimento cinque Stelle – commentano la dichiarazione rilasciata dal  Sindaco nel consiglio comunale del 18 maggio scorso, riguardo la modifica del regolamento in  merito alle ripresa audio e video della seduta.

In tutt’Italia pare che i consiglieri comunali temano per la manipolazione della loro immagine  da parte dei cittadini forniti di videocamera! In tutt’Italia i Comuni approvano regolamenti comunali che consentono la video sorveglianza delle strade e dei quartieri, e deliberano di far piazzare telecamere sugli snodi stradali e sui semafori… però, se l’immagine dei cittadini “per motivi di sicurezza” è catturabile, la loro, seppure nelle veste di pubblici rappresentanti, è difficile da diffondere!

In passato la giurisprudenza ammetteva solamente la presenza “dal vivo” alle sedute, considerando queste come un mero svolgimento di funzioni politiche e burocratiche dei quali i cittadini potevano, dopo, e al massimo, richiedere trascrizione scritta. Ora molto sta cambiando, grazie al pronunciamento del Garante per la privacy, dell’11 marzo 2002, che ha stabilito la liceità di riprendere le sedute dei consigli comunali, in quanto per definizione aperti al pubblico. Certo, il Garante stabilisce che il consiglio comunale ha facoltà di imporre un regolamento che garantisca la tutela della privacy, però il confine tra motivi di privacy e motivi di censura va ben chiarito. Altrimenti, in qualsiasi momento, ogni consigliere restio a voler far sapere come voterà e cosa dichiarerà in un consiglio comunale potrebbe appellarsi alla sua privacy, magari lamentando la sua contrarietà a essere ripreso quel giorno per motivi personali.

Riguardo ciò non possiamo che essere d’accordo con la risposta al loro sindaco dei “grillini” del comune di Vigasio del 15 febbraio 2009: “…Appare poi inconsistente la motivazione che i consiglieri sarebbero intimiditi dalla video ripresa, in quanto il consiglio rappresenta un momento di discussione pubblica e un esercizio di democrazia e non una mera discussione tra privati. Se un consigliere è timido vuol dire che non è portato per esercitare pienamente il ruolo pubblico che riveste e non è obbligato da nessuno a fare politica!”. Quindi, pur esistendo ora la possibilità tecnica di far accedere una grande quantità di cittadini, anche in differita, ai lavori dei consigli comunali, c’è chi si appella al vecchio sistema negando pregiudizialmente… il progresso. I consiglieri, e in primis il presidente del consiglio comunale il quale è l ‘unico a poter dare  giudizio sulla materia durante la seduta, ovviamente possono richiedere di essere avvisati  prima  dell’effettuarsi delle riprese, anche se non pare lecito richiedere un avviso preventivo  con  tempi lunghi, che limiterebbe la libertà di organizzativa di  chi vuole riprendere la seduta.

Non sembra lecita neanche la pretesa di vedere poi pubblicate per intero le riprese  – affermando che altrimenti potrebbero essere manipolate – perché esistono già norme sulla diffusione delle notizie – anche video – che tutelano le persone da manipolazioni e quindi  altre limitazioni eserciterebbero una censura suppletiva alla libertà garantita a tutti – anche ai non professionisti – di riportare frasi e avvenimenti nella loro peculiarità. Sarebbe giusto quindi anche ammettere la pubblicazione su web di parti delle sedute  consiliari – votazioni, interpellanze e risposte a esse ecc. – senza dover caricare sul web pesanti files omnicomprensivi.

In molti Comuni si è diffusa una certa antipatia dei politici per i mezzi di comunicazione di massa, nel momento i cui questi sono gestiti dai cittadini, e prelude ad atteggiamenti pre-censori che ignorano volutamente l’esistenza di leggi che garantiscono comunque a tutti la tutela da manipolazioni o tentativi di diffamazione tramite l’uso di dichiarazioni ed immagini, volendo invece imporre norme in più per ostacolare l’esercizio del diritto di cronaca, facendo oltretutto riferimento alla recentissima legge sulle intercettazioni nonché rinominata “bavaglio alla stampa” .

Va ricordato infatti che l’onore e la reputazione sono protetti dall’articolo 595 del Codice penale.  “Chiunque, fuori dei casi indicati nell’articolo precedente, comunicando con più persone, offende l’altrui reputazione, è punito con la reclusione fino a un anno o con la multa fino a euro 1.032. Se l’offesa consiste nell’attribuzione di un fatto determinato, la pena è della reclusione fino a due anni, ovvero della multa fino a euro 2.065.

Se l’offesa è recata col mezzo della stampa o con qualsiasi altro mezzo di pubblicità, ovvero in atto pubblico, la pena è della reclusione da sei mesi a tre anni o della multa non inferiore a euro 516. Se l’offesa è recata a un Corpo politico, amministrativo o giudiziario, o a una sua rappresentanza, o ad una Autorità costituita in collegio, le pene sono aumentate. Peggio che per i bancarottieri! Possiamo comunque ricordare che, per chi esercita la professione di giornalista – ma ciò è ipoteticamente estendibile a chi è responsabile di un sito o di una testata web – lo stesso parere del Garante per la privacy dispone che per quanto riguarda i consigli comunali: “La diffusione delle immagini da parte della televisione locale può essere effettuata, ha chiarito l’Autorità, senza il consenso degli interessati” – articolo 25 legge 675/96 e Codice deontologico  sull’attività dei giornalisti. Recita infatti l’articolo 25 sul trattamento di dati particolari  nell’esercizio della professione di giornalista: “1. Salvo che per i dati idonei a rivelare lo stato  di salute e la vita sessuale, il consenso dell’interessato non è richiesto quando il trattamento  dei dati di cui all’articolo 22 è effettuato nell’esercizio della professione di giornalista e per l’esclusivo perseguimento delle relative finalità, nei limiti del diritto di cronaca, e in particolare dell’essenzialità dell’informazione riguardo a fatti di interesse pubblico. Al  medesimo trattamento, non si applica il limite previsto per i dati di cui all’articolo 24. Nei casi previsti dal presente comma, il trattamento svolto in conformità del codice di cui ai commi 2  e 3 può essere effettuato anche senza l’autorizzazione del Garante”.

Tutto questo a far capire che il nostro tentativo di ripresa delle sedute del consiglio non è stato un gesto sconsiderato o proposto a ledere l’immagine dei consiglieri, ma un semplice tentativo di far riavvicinare la cittadinanza alla politica territoriale pubblica, quindi patrimonio di tutti, cercando di informare il maggior numero possibile di persone, che anche grazie a nuovi canali come la rete internet può dare, per arrivare magari a riempire la così bella sala del consiglio comunale che ultimamente mostrava totale assenteismo da parte dei cittadini.

Lieti e disponibili a confronti democratici, con maggioranza e opposizione, in tema all’argomento aspettiamo fiduciosi l’iter per la regolamentazione delle riprese audio e video.

Daniele Franco e Alessandro Caparelli
a nome degli organizer di SantenaVparla, pagina web della piattaforma face book

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Blog: rossosantena.it

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