Una pausa per lo spirito – proposte di riflessione per i giorni dal 6 al 12 giugno 2010

Santena – 6 giugno 2010 – Di seguito, alcune proposte di riflessione per  i  giorni dal 6 al 12 giugno 2010.

Domenica 06 giugno 2010

Voi stessi date loro da mangiare

In quel tempo, Gesù prese a parlare alle folle del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure. Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta». Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». C’erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». Fecero così e li fecero sedere tutti quanti. Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla.
Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.
Lc 9,11-17

Nell’eucaristia ci comunica tutta la sua esistenza

Celebriamo oggi la festa del Corpo e Sangue di Cristo, memoria dei gesti e delle parole di Gesù nell’ultima cena, memoria dell’eucaristia che riassume l’intera sua esistenza, vita spesa e donata per i fratelli fino alla morte. Quest’anno ci accostiamo a tale mistero attraverso la narrazione della moltiplicazione dei pani e dei pesci che prefigura il dono del pane di vita che Gesù farà con il suo gesto sul pane alla vigilia della sua passione. Di ritorno dalla missione «gli apostoli raccontano a Gesù tutto quello che hanno fatto» (Lc 9,10), ed egli li chiama a ritirarsi in disparte, nei dintorni di Betsaida, per restare soli con lui e così rinnovare la comunione con lui: in questa intimità con il loro Signore e Maestro consiste la vera possibilità di ritemprarsi offerta ai discepoli di Gesù Cristo… Ma le folle, venute a conoscenza di questa sua improvvisa partenza, si mettono sulle sue tracce: esse bramano la presenza di Gesù, la sua persona, perché con le sue parole e le sue azioni egli è il vero cibo capace di saziare la fame di ogni uomo. Ed ecco che Gesù accetta di farsi prossimo a quanti sono nel bisogno: «accoglie le folle, annuncia loro il Regno di Dio e guarisce quanti necessitano di cure». Ben presto giunge la sera e i Dodici – consapevoli della loro povertà: “abbiamo solo cinque pani e due pasci!” – si rivolgono a Gesù chiedendogli di congedare le numerose persone che lo seguono, affinché, abbandonando quel luogo deserto, possano recarsi nei villaggi vicini per trovare cibo e alloggio. Ma il loro Maestro, che ha appena accolto le folle compiendo tutto ciò che era in suo potere per donare loro la vita, non accetta il loro invito e li sollecita con un preciso comando, come già aveva fatto a suo tempo il profeta Eliseo (cf. 2Re 4,42-44): «Date loro voi stessi da mangiare». E’ un comando contro il buon senso, la razionalità dato che i discepoli hanno appena manifestato a Gesù che la loro povertà è un impedimento a fare quanto richiesto; ma Gesù proprio in quella povertà scorge la spazio necessario del dono, la condizione in cui Dio può mostrare la sua misericordia e la sua benedizione. Gesù prende allora risolutamente l’iniziativa e ordina che i cinquemila uomini presenti siano fatti sedere a gruppi di cinquanta (cf. Es 18,24-26): «allora egli prese i cinque pani e i due pesci e, levati gli occhi al cielo, li benedisse, li spezzò e li diede ai discepoli perché li distribuissero alle folle». È fondamentale riconoscere l’importanza di questi quattro verbi. Sono gli stessi utilizzati per descrivere le azioni di Gesù durante l’ultima cena, quando egli prese il pane, cibo necessario alla vita dell’uomo; pronunciò su di esso la benedizione, il rendimento di grazie a Dio, attestando in tal modo che il pane è frutto della terra e della benedizione di Dio sul lavoro umano; lo spezzò, con un’azione altamente espressiva, destinata a imprimersi nella mente dei discepoli (cf. Lc 24,35); lo diede ai suoi commensali affermando: «Prendete e mangiatene, questo è il mio corpo», la mia vita, cioè: «Io mi dono a voi, affinché partecipiate alla mia stessa vita» (cf. Lc 22,19). Ed è significativo che i due discepoli di Emmaus, più tardi, riconosceranno Gesù Risorto proprio quando egli compirà queste quattro azioni (cf. Lc 24,30-31), segno di una vita spesa, consegnata, spezzata per amore degli uomini. «Tutti mangiarono e si saziarono, e delle parti loro avanzate furono portate via dodici ceste»: il nostro brano si conclude con questa annotazione che testimonia la sovrabbondanza del dono di Gesù Cristo, offerto a tutti gli uomini. Gesù, dunque, è il profeta che fa segni ben maggiori di quelli del profeta Eliseo, e le dodici ceste di avanzi – dodici quante le tribù di Israele – sono segno di quella “misura buona, pigiata, scossa e traboccante” che sarà data a quelli che sanno donare e condividere (cf. Lc 6,38). Egli è davvero «il pane della vita» (Gv 6,35.48), è il Signore che nell’eucaristia, segno che sintetizza il senso della sua intera vita, ci comunica tutta la sua esistenza: sì, il sacramento del Corpo e del Sangue di Gesù Cristo infonde a chi ne partecipa le energie per vivere come egli ha sempre vissuto. Questo dovremmo ricordare ogni volta che celebriamo l’eucaristia; e a partire da questa verità dovremmo contemplare non solo il racconto della moltiplicazione dei pani, ma tutta la vita di Gesù narrataci dai vangeli, modello e traccia per la nostra esistenza quotidiana.
Enzo Bianchi

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Lunedì 07 giugno 2010

Beati i puri di cuore

In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. Beati i miti, perché avranno in eredità la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi».
Mt 5,1-12a

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Martedì 08 giugno 2010

Vedano le vostre opere buone

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente. Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli».
Mt 5,13-16

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Mercoledì 09 giugno 2010

Chi osserverà e insegnerà questi precetti, sarà considerato grande

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli».
Mt 5,17-19

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Giovedì 10 giugno 2010

Va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.

Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai”; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna. Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono. Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!».
Mt 5,20-26

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Venerdì 11 giugno 2010

Vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte

In quel tempo, Gesù disse ai farisei e agli scribi questa parabola:
«Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova?
Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione».
Lc 15,3-7

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Sabato 12 giugno 2010

Devo occuparmi delle cose del Padre mio

I genitori di Gesù si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono di nuovo secondo l’usanza; ma trascorsi i giorni della festa, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendolo nella carovana, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. Al vederlo restarono stupiti e sua madre gli disse: “Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo”. Ed egli rispose: “Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?”. Ma essi non compresero le sue parole.
Partì dunque con loro e tornò a Nazaret e stava loro sottomesso. Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore.
Lc 2,41-51

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