Una pausa per lo spirito – proposte di riflessione per i giorni dal 27 giugno al 3 luglio 2010

Santena – 27 giugno 2010 – Di seguito, alcune proposte di riflessione per i giorni dal 27 giugno al 3 luglio 2010.

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Domenica 27 giugno 2010

Seguimi

Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, Gesù prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme e mandò messaggeri davanti a sé. Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l’ingresso. Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme. Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». Si voltò e li rimproverò. E si misero in cammino verso un altro villaggio. Mentre camminavano per la strada, un tale gli disse: «Ti seguirò dovunque tu vada». E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo». A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio». Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio».
Lc 9,51-62

O liberi con lui, o schiavi dei tanti padroni di questo mondo

Il brano evangelico ci presenta Gesù in un momento di svolta della sua vita. Si legge, infatti, nel versetto d’inizio che si stavano ormai avvicinando i giorni in cui egli sarebbe stato “elevato in alto”. Di fronte a questa imminenza, Gesù “si prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme” (letteralmente: “indurì il suo volto verso Gerusalemme”). Si tratta di una decisione ferma e irremovibile. Gesù sapeva quello che avrebbe significato per lui salire a Gerusalemme: ossia la morte come conclusione dello scontro decisivo con i capi religiosi. In altre parti del Vangelo si parla dell’opposizione dei discepoli a questa decisione del Maestro, avendo anch’essi intuito il pericolo che Gesù correva. Ma la predicazione del Vangelo a Gerusalemme era decisiva per Gesù; poco più avanti dirà: “È necessario che oggi, domani e il giorno seguente io prosegua nel cammino, perché non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme” (Lc 13,33). L’evangelista, da questo momento, fa iniziare a Gesù un lungo pellegrinaggio verso Gerusalemme. Non è un semplice artificio letterario. Per l’evangelista il viaggio a Gerusalemme è emblematico dell’intera vita dei discepoli: essere pellegrini verso Gerusalemme, la città della pace. Il Vangelo parla della Gerusalemme terrena (quanto sarebbe importante che i responsabili della politica si incamminassero “decisamente” verso questo traguardo! Ogni città ha diritto alla pace; Gerusalemme ce l’ha scritto nel nome stesso). In verità il traguardo è verso la Gerusalemme del cielo, verso la pienezza del regno di Dio.

In questo viaggio di Gesù noi saremo guidati dal Vangelo per essere accanto a lui. Possiamo paragonare il Vangelo che ci verrà annunciato di domenica in domenica al mantello che il profeta Elia gettò sulle spalle di Eliseo, come ascoltiamo dalla prima lettura della liturgia: Elia incontra Eliseo, mentre sta arando con dodici paia di buoi; passandogli accanto, il profeta gli getta sulle spalle il suo mantello. Eliseo – nota la Scrittura – “lasciò i buoi e corse dietro a Elia”. Eliseo non voleva perdere il legame con il profeta. Ma in seguito Elia scomparve, e a Eliseo rimase il mantello del maestro. Ogni domenica il Vangelo sarà per noi questo mantello, gettato sulle nostre spalle, perché possiamo correre dietro a Gesù. E non sarà un giogo pesante che schiaccia. Al contrario, ci è dato per la nostra libertà. L’apostolo Paolo, nella seconda lettura, lo dice chiaramente: “Cristo ci ha liberati per la libertà!; State dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù….Voi infatti, fratelli, siete stati chiamati a libertà” (vv. 1.13). E la libertà è, appunto, poter seguire Gesù in questo viaggio. I due episodi ricordati nel Vangelo di questa domenica lo esplicitano bene. Il primo è ambientato in un villaggio di samaritani, una comunità ostile agli ebrei. Quando due discepoli vanno a chiedere agli abitanti di quel villaggio di ospitare Gesù, si trovano davanti a un netto rifiuto. La reazione dei discepoli è altrettanto netta e implacabile: “Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?”. Ma Gesù “si voltò e li rimproverò” (vv. 54-55). Anche noi avremmo reagito come quei discepoli. Gesù però non è d’accordo. Il Vangelo è estraneo al modo di reagire del mondo; e sempre lo sarà, per fortuna! Guai se dovessimo applicare la nota legge: “Occhio per occhio e dente per dente”. Saremmo tutti ciechi e sdentati. Seguire il Vangelo vuol dire accogliere Gesù e il suo spirito nella nostra vita, metterci dietro di lui senza riserve. La parola: “Seguimi” fa da raccordo tra i vari quadretti evangelici. Analogamente dovrebbe legare i nostri giorni al Signore. Seguire Gesù, legarsi a lui, comporta non pochi scioglimenti, tagli e distacchi. Ci viene spiegato attraverso i paradossi del funerale del padre e del saluto alla famiglia, vietati al discepolo. Gesù non vuole impedire atti di pietà e di umanità. Vuole affermare con chiarezza inequivocabile il primato assoluto del Vangelo sulla nostra vita. E non è una pretesa del più forte. Egli sa bene che non c’è libertà al di fuori di lui: o liberi con lui, o schiavi dei tanti padroni di questo mondo. Non c’è alternativa. Ma Gesù ci vuole liberi. Per questo grande dono della libertà è disposto a rinunciare persino alla sua stessa vita. Ecco la ragione ultima della grave affermazione finale: “Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro è adatto per il regno di Dio” (v. 62).
Comunità di Sant’Egidio

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Lunedì 28 giugno 2010

Ti seguirò dovunque tu vada

In quel tempo, vedendo la folla attorno a sé, Gesù ordinò di passare all’altra riva. Allora uno scriba si avvicinò e gli disse: «Maestro, ti seguirò dovunque tu vada». Gli rispose Gesù: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo». E un altro dei suoi discepoli gli disse: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Ma Gesù gli rispose: «Seguimi, e lascia che i morti seppelliscano i loro morti».
Mt 8,18-22

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Martedì 29 giugno 2010

Il Signore mi è stato vicino e mi ha dato forza

Figlio mio, io sto già per essere versato in offerta ed è giunto il momento che io lasci questa vita. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta soltanto la corona di giustizia che il Signore, il giudice giusto, mi consegnerà in quel giorno; non solo a me, ma anche a tutti coloro che hanno atteso con amore la sua manifestazione. Il Signore però mi è stato vicino e mi ha dato forza, perché io potessi portare a compimento l’annuncio del Vangelo e tutte le genti lo ascoltassero: e così fui liberato dalla bocca del leone. Il Signore mi libererà da ogni male e mi porterà in salvo nei cieli, nel suo regno; a lui la gloria nei secoli dei secoli. Amen.
2Tm 4,6-8.17-18

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Mercoledì 30 giugno 2010

Lo pregarono di allontanarsi da loro

In quel tempo, giunto Gesù all’altra riva, nel paese dei Gadarèni, due indemoniati, uscendo dai sepolcri, gli andarono incontro; erano tanto furiosi che nessuno poteva passare per quella strada. Ed ecco, si misero a gridare: «Che vuoi da noi, Figlio di Dio? Sei venuto qui a tormentarci prima del tempo?». A qualche distanza da loro c’era una numerosa mandria di porci al pascolo; e i demòni lo scongiuravano dicendo: «Se ci scacci, mandaci nella mandria dei porci». Egli disse loro: «Andate!». Ed essi uscirono, ed entrarono nei porci: ed ecco, tutta la mandria si precipitò giù dalla rupe nel mare e morirono nelle acque. I mandriani allora fuggirono e, entrati in città, raccontarono ogni cosa e anche il fatto degli indemoniati. Tutta la città allora uscì incontro a Gesù: quando lo videro, lo pregarono di allontanarsi dal loro territorio.
Mt 8,28-34

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Giovedì 01 luglio 2010

Costui bestemmia

In quel tempo, salito su una barca, Gesù passò all’altra riva e giunse nella sua città. Ed ecco, gli portavano un paralitico disteso su un letto. Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: «Coraggio, figlio, ti sono perdonati i peccati». Allora alcuni scribi dissero fra sé: «Costui bestemmia». Ma Gesù, conoscendo i loro pensieri, disse: «Perché pensate cose malvagie nel vostro cuore? Che cosa infatti è più facile: dire “Ti sono perdonati i peccati”, oppure dire “Àlzati e cammina”? Ma, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di perdonare i peccati: Àlzati – disse allora al paralitico -, prendi il tuo letto e va’ a casa tua». Ed egli si alzò e andò a casa sua. Le folle, vedendo questo, furono prese da timore e resero gloria a Dio che aveva dato un tale potere agli uomini.
Mt 9,1-8

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Venerdì 02 luglio 2010

Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori

In quel tempo, Gesù, vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì. Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: “Misericordia io voglio e non sacrifici”. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori».
Mt 9,9-13

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Sabato 03 luglio 2010

Non essere incredulo, ma credente!

Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo». Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
Gv 20,24-29

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