Una pausa per lo spirito – proposte di riflessione per i giorni dal 10 al 16 ottobre 2010

Santena – 10 ottobre 2010 – Di seguito, alcune proposte di riflessione per i giorni dal 10 al 16 ottobre 2010, tratte dalla liturgia del giorno con commento dall’omelia domenicale della comunità di Sant’Egidio.

Domenica 10 ottobre 2010

Tornò indietro per ringraziarlo

Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samarìa e la Galilea. Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati. Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano. Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». E gli disse: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!».
Lc 17,11-19

Ulteriore passo della conversione:  la riconoscenza

“La parola di Dio non è incatenata!”. Lo dice Paolo dettando la lettera a Timoteo mentre porta le catene della prigionia (2 Tm 2,9). E aggiunge: “Perciò io sopporto ogni cosa per quelli che Dio ha scelto, perché anch’essi raggiungano la salvezza”. Queste sofferte parole dell’apostolo ci dicono la libertà e la forza della santa Scrittura che ogni domenica ci viene annunciata; in tal senso la Parola di Dio è davvero un dono prezioso del Signore. Le vicende tristi o meno tristi che accadono a noi personalmente o al mondo che ci circonda non riescono a soffocare il Vangelo, come neppure le catene riuscirono a fermare l’apostolo Paolo nel suo ministero di predicazione. Ogni domenica, sia che partecipiamo alla liturgia, sia che la disertiamo, il Vangelo torna a parlare alla vita degli uomini. Si potrebbe dire che, a differenza di Paolo, costretto a “portare le catene come un malfattore” a causa del Vangelo, noi incateniamo noi stessi per escluderci dall’ascolto di quell’unica parola che può salvarci. Lo stesso Vangelo di questa domenica ci mostra la potenza della parola. Gesù si trova nel territorio di Jezreel, tra la Galilea e la Samaria. Mentre sta entrando in un villaggio, gli vengono incontro dieci lebbrosi (era facile incontrarli vicino ai luoghi abitati). Essi, fermatisi a distanza, com’è previsto dalle leggi, gridano verso di lui: “Gesù, maestro, abbi pietà di noi!”(v. 13). Gesù non li evita, come in genere fanno tutti, ma si mette persino a parlare con loro. Alla fine li congeda: “Andate a presentarvi ai sacerdoti” (v. 14). Non li guarisce subito come ha fatto in altri casi (Lc 5,12-16); né li tocca con le sue mani, ma li invia ai sacerdoti, chiedendo così un atto di fede. I dieci lebbrosi obbediscono immediatamente e si incamminano verso i sacerdoti. L’evangelista nota che durante il cammino sono “guariti”; potremmo dire, si accorgono di guarire. Tutto questo non è senza significato: la guarigione, il miracolo, non è un fatto prodigioso che capita in modo improvviso quasi fosse frutto di una magia. Possiamo paragonare la prima parte della scena evangelica ai primi passi di ogni conversione e della stessa vita del discepolo. La conversione, infatti, nasce sempre da un grido, da una preghiera, come quella di questi dieci lebbrosi. La stessa liturgia, ogni domenica, proprio mentre inizia, ci fa ripetere: “Signore, pietà!”. La guarigione si radica nel riconoscere la propria malattia, il proprio bisogno di aiuto, di protezione, di sostegno. Il Signore, a differenza degli uomini spesso distratti di fronte al grido di aiuto, ascolta e si ferma. Non solo: subito risponde. Come abbiamo ascoltato dall’apostolo, la Parola di Dio non è mai incatenata: parla con libertà e con potenza, sempre. Il problema semmai si pone sul nostro versante; siamo noi che non prestiamo ascolto, o perché sfiduciati, o perché colmi delle nostre parole. In questa domenica ci è chiesto di ascoltare la parola evangelica e di porre la nostra fiducia in essa, come fecero i dieci lebbrosi. Sulla parola di Gesù, essi intrapresero il cammino verso i sacerdoti e, proprio mentre stavano per via, tutti furono guariti. Questo sta a dire che la guarigione inizia quando si comincia a obbedire al Vangelo, e non più a se stessi o alle proprie abitudini mondane. In tal senso il nostro cammino spirituale ci porterà la guarigione, nel cuore e nel corpo, nella misura in cui è scandito dall’ascolto del Vangelo. Una cosa analoga accadde ai due discepoli di Emmaus: essi guarirono dalla loro malattia (la profonda tristezza del cuore) mentre erano in cammino e ascoltavano Gesù che parlava. Il testo evangelico di questa domenica, dopo aver notato che tutti e dieci i lebbrosi sono stati guariti, aggiunge che uno solo torna indietro “lodando Dio a gran voce”; e appena arriva vicino a Gesù si getta “ai suoi piedi, per ringraziarlo” (v. 16). L’evangelista intende sottolineare con questo gesto l’ulteriore passo della conversione: ossia la riconoscenza e l’affidamento della propria vita a Gesù. La piena guarigione infatti prende anche il cuore. Potremmo dire che il decimo lebbroso non è solo “guarito”, ma anche “salvato”. Gli altri nove, tutti ebrei, forse ritenevano la guarigione una cosa dovuta, perché figli di Abramo. Il decimo, un samaritano, uno straniero, sentì la guarigione come una grazia, come un dono immeritato, che esigeva un ritorno di amore. Egli è esempio per ognuno di noi, perché accogliamo la commozione gratuita di Dio sulla nostra vita e lo ringraziamo per essersi chinato su di noi.
Comunità di Sant’Egidio

**

Lunedì 11 ottobre 2010

Questa generazione cerca un segno, non le sarà dato

In quel tempo, mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire:

«Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. Poiché, come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione. Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro gli uomini di questa generazione e li condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone. Nel giorno del giudizio, gli abitanti di Nìnive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona».
Lc 11,29-32

**

Martedì 12 ottobre 2010

Il vostro interno è pieno di avidità e di cattiveria

In quel tempo, mentre Gesù stava parlando, un fariseo lo invitò a pranzo. Egli andò e si mise a tavola. Il fariseo vide e si meravigliò che non avesse fatto le abluzioni prima del pranzo. Allora il Signore gli disse: «Voi farisei pulite l’esterno del bicchiere e del piatto, ma il vostro interno è pieno di avidità e di cattiveria. Stolti! Colui che ha fatto l’esterno non ha forse fatto anche l’interno? Date piuttosto in elemosina quello che c’è dentro, ed ecco, per voi tutto sarà puro».
Lc 11,37-41

**

Mercoledì 13 ottobre 2010

Guai a voi che caricate gli uomini di pesi insopportabili

In quel tempo, il Signore disse: «Guai a voi, farisei, che pagate la decima sulla menta, sulla ruta e su tutte le erbe, e lasciate da parte la giustizia e l’amore di Dio. Queste invece erano le cose da fare, senza trascurare quelle. Guai a voi, farisei, che amate i primi posti nelle sinagoghe e i saluti sulle piazze. Guai a voi, perché siete come quei sepolcri che non si vedono e la gente vi passa sopra senza saperlo». Intervenne uno dei dottori della Legge e gli disse: «Maestro, dicendo questo, tu offendi anche noi». Egli rispose: «Guai anche a voi, dottori della Legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito!».
Lc 11,42-46

**

Giovedì 14 ottobre 2010

Cominciarono a trattarlo in modo ostile

In quel tempo, il Signore disse: «Guai a voi, che costruite i sepolcri dei profeti, e i vostri padri li hanno uccisi. Così voi testimoniate e approvate le opere dei vostri padri: essi li uccisero e voi costruite. Per questo la sapienza di Dio ha detto: “Manderò loro profeti e apostoli ed essi li uccideranno e perseguiteranno”, perché a questa generazione sia chiesto conto del sangue di tutti i profeti, versato fin dall’inizio del mondo: dal sangue di Abele fino al sangue di Zaccarìa, che fu ucciso tra l’altare e il santuario. Sì, io vi dico, ne sarà chiesto conto a questa generazione. Guai a voi, dottori della Legge, che avete portato via la chiave della conoscenza; voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare voi l’avete impedito». Quando fu uscito di là, gli scribi e i farisei cominciarono a trattarlo in modo ostile e a farlo parlare su molti argomenti, tendendogli insidie, per sorprenderlo in qualche parola uscita dalla sua stessa bocca.
Lc 11,47-54

**

Venerdi 15 ottobre 2010

Guardatevi dal lievito dei farisei, che è l’ipocrisia

In quel tempo, si erano radunate migliaia di persone, al punto che si calpestavano a vicenda, e Gesù cominciò a dire anzitutto ai suoi discepoli:

«Guardatevi bene dal lievito dei farisei, che è l’ipocrisia. Non c’è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto. Quindi ciò che avrete detto nelle tenebre sarà udito in piena luce, e ciò che avrete detto all’orecchio nelle stanze più interne sarà annunciato dalle terrazze. Dico a voi, amici miei: non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo e dopo questo non possono fare più nulla. Vi mostrerò invece di chi dovete aver paura: temete colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettare nella Geènna. Sì, ve lo dico, temete costui. Cinque passeri non si vendono forse per due soldi? Eppure nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a Dio. Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate paura: valete più di molti passeri!».
Lc 12,1-7

**

Sabato 16 ottobre 2010

Lo Spirito Santo vi insegnerà ciò che bisogna dire

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io vi dico: chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell’uomo lo riconoscerà davanti agli angeli di Dio; ma chi mi rinnegherà davanti agli uomini, sarà rinnegato davanti agli angeli di Dio. Chiunque parlerà contro il Figlio dell’uomo, gli sarà perdonato; ma a chi bestemmierà lo Spirito Santo, non sarà perdonato. Quando vi porteranno davanti alle sinagoghe, ai magistrati e alle autorità, non preoccupatevi di come o di che cosa discolparvi, o di che cosa dire, perché lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire».
Lc 12,8-12

**

blog rossosantena.it