Una pausa per lo spirito – proposte di riflessione per i giorni dal 21 al 27 novembre 2010

Santena – 21 novembre 2010 – Di seguito, alcune proposte di riflessione per i giorni dal 21 al 27 novembre tratte dalla liturgia del giorno con commento dall’omelia domenicale della comunità di Sant’Egidio.

Domenica 21 novembre 2010

Ricordati di me quando entrerai nel tuo regno
In quel tempo, [dopo che ebbero crocifisso Gesù,] il popolo stava a vedere; i capi invece deridevano Gesù dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto». Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».

Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».
Lc 23,35-43

Il potere regale trova sulla croce il suo punto più alto

Con questa trentaquattresima domenica si chiude l’anno liturgico. È vero che solo chi va in chiesa se ne accorge. Si tratta, infatti, di una data che non corrisponde a nessun avvenimento amministrativo, scolastico o di altro genere, che in qualche modo apre o chiude un periodo particolare. In verità l’intero anno liturgico risponde a una misurazione del tempo che è al di fuori delle normali consuetudini degli uomini. Ed è giusto che sia così. Il tempo liturgico, infatti, non nasce dal basso; non è originato dalle misurazioni degli uomini e dalle loro scadenze. È un tempo che viene dall’alto, da Dio; è il “Tempo” di Dio che entra nel “tempo” degli uomini; è la “Storia” che irrompe nella “storia” degli uomini. Si potrebbe dire che l’anno liturgico è Cristo stesso, contemplato di domenica in domenica. In quest’ultima domenica, che chiude il tempo liturgico, vediamo il Cristo alla fine dei tempi come “re dell’universo”. La Parola di Dio anche in questa domenica, come ha fatto sempre, ci prende per mano e ci introduce nella contemplazione della regalità di Gesù. Non si tratta di restare a vedere dall’esterno questo mistero: ci siamo dentro. L’apostolo Palo esorta ognuno di noi a ringraziare Dio “che ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasferiti nel regno del Figlio del suo amore” (Col 1,13). Siamo davvero dei “trasferiti” o, se volete, degli “emigrati”, da questo mondo, dove regnano le tenebre, a un altro mondo, ove regna il Signore Gesù. E che questo mondo di Gesù sia “altro” dal nostro appare evidente dalla scena evangelica che oggi ci viene proposta come immagine della regalità: Gesù inchiodato sulla croce con accanto due ladri.
Qualcuno, scusandosi per la vena dissacrante nel paragone, ha detto che questa è la foto ufficiale del nostro re (è vero che l’abbiamo messa in tanti luoghi, ma l’abitudine con cui la guardiamo le ha fatto perdere il suo valore di scandalo, di pietra d’inciampo, per farla divenire spesso unicamente un oggetto di ornamento). Non c’è dubbio che si tratta di uno strano trono (la croce) e di una corte ancor più strana (due ladri). Eppure Gesù afferma senza mezzi termini che lui è re, e che lo è proprio in questo modo. L’apostolo Paolo raccolse questa convinzione e la trasmise alle Chiese, ben sapendo dello scandalo che avrebbe provocato. Ai cristiani di Corinto scriveva: “noi invece annunciamo Cristo crocifisso: scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani” (l Cor 1,23). Gesù è re da crocifisso; in questo modo egli esercita il suo potere regale. Gesù, del resto, l’aveva detto più volte ai discepoli nei tre anni che era stato con loro. Poco prima di morire disse loro: “I re delle nazioni le governano, e coloro che hanno potere su di esse sono chiamati benefattori. Voi però non fate così” (Lc 22,25-26). E Gesù lo mostra per primo con la sua vita e la sua morte. Mentre sta inchiodato sulla croce gli arriva un identico suggerimento da più parti: “Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso” (23,37). Glielo dicono i capi dei sacerdoti, glielo gridano i soldati, e glielo urla anche uno dei ladri appeso accanto a lui. Le persone sono diverse, ma il ritornello è sempre lo stesso: “Salva te stesso”. In queste tre semplici parole è racchiuso uno dei dogmi che fondano più radicalmente la vita di ognuno di noi. E questa dottrina l’abbiamo appresa fin dall’infanzia. In essa è racchiusa la regola di vita, è sintetizzato il metro per giudicare ogni cosa, è simboleggiata la discriminante che ci fa accettare questo e rifiutare quello.

Ebbene, sulla croce è sconfitto questo dogma. L’amore ha annientato la convinzione più profonda che presiede alla vita degli uomini. Tutti salvano se stessi in questo mondo. L’unico che non ha salvato se stesso è stato Gesù. In tal senso il potere regale trova proprio sulla croce il suo punto più alto. E ne vediamo immediatamente l’effetto. Gesù re, non cedendo all’ultima tentazione, appunto quella di salvare se stesso, salva uno dei due ladri solo perché questi ha intravisto fin dove l’amore lo aveva condotto. La festa di Cristo, re dell’universo, è la festa di questo amore, un amore che ha dato tutto se stesso per gli uomini. Su di esso è fondata tutta la nostra speranza, il nostro oggi e il nostro domani.
Comunità di Sant’Egidio

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Lunedì 22 novembre 2010

La vedova ha dato tutto quello che aveva per vivere

In quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi, vide i ricchi che gettavano le loro offerte nel tesoro del tempio. Vide anche una vedova povera, che vi gettava due monetine, e disse: «In verità vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato più di tutti. Tutti costoro, infatti, hanno gettato come offerta parte del loro superfluo. Ella invece, nella sua miseria, ha gettato tutto quello che aveva per vivere».
Lc 21,1-4

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Martedì  23 novembre 2010

Badate di non lasciarvi ingannare
In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta».

Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine». Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo.
Lc 21,5-11

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Mercoledì 24 novembre 2010

Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza. Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere. Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita».
Lc 21,12-19

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Giovedì 25 novembre 2010

Risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, allora sappiate che la sua devastazione è vicina. Allora coloro che si trovano nella Giudea fuggano verso i monti, coloro che sono dentro la città se ne allontanino, e quelli che stanno in campagna non tornino in città; quelli infatti saranno giorni di vendetta, affinché tutto ciò che è stato scritto si compia. In quei giorni guai alle donne che sono incinte e a quelle che allattano, perché vi sarà grande calamità nel paese e ira contro questo popolo. Cadranno a fil di spada e saranno condotti prigionieri in tutte le nazioni; Gerusalemme sarà calpestata dai pagani finché i tempi dei pagani non siano compiuti. Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina».
Lc 21,20-28

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Venerdi 26 novembre 2010

Sappiate che il regno di Dio è vicino

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola: «Osservate la pianta di fico e tutti gli alberi: quando già germogliano, capite voi stessi, guardandoli, che ormai l’estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino. In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno».
Lc 21,29-33

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Sabato 27 novembre  2010

Quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere e di comparire davanti al Figlio dell’uomo».
Lc 21,34-36

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