Santena, intervista a Romano Gianfelice, presidente della locale sezione della Coldiretti

Santena – 6 gennaio  2011 – Gianfelice Romano, presidente della locale sezione della Coldiretti, traccia un quadro del settore primario cittadino.

«Il bilancio del 2010? è andata un po’ meglio di due anni fa: il 2009 per le imprese del settore agricole era stato un vero disastro – Gianfelice Romano inizia così la sua riflessione –. Nei dodici mesi appena trascorsi i prezzi dei prodotti agricoli in qualche modo hanno tenuto: in particolare gli orticoli hanno fatto registrare livelli soddisfacenti. Anche per i seminativi – grano, mais o orzo – l’iniziale bassa quotazione ha poi ceduto il passo alla ripresa. Certo, i prossimi mesi per i bilanci delle nostre aziende non saranno facili: l’aumento del petrolio porterà un aumento dei fattori di produzione, in particolare del costo dei concimi, del nylon che usiamo per i tunnel delle serre e del gasolio agricolo. Speriamo solo che gli aumenti siano contenuti e che possano venire compensati dal lieve aumento di prezzi che abbiamo spuntato per le produzioni negli ultimi mesi».

«Come in tutta Italia, anche i produttori della Coldiretti  santenesi puntano molto sul progetto di una filiera agricola tutta italiana – aggiunge Gianfelice Romano –. All’interno di questo disegno strategico ci stanno le nostre produzioni locali, di qualità, legate al territorio. Confidiamo che a breve venga approvata la normativa che obblighi alla completa etichettatura di tutti i prodotti che escono dalle nostre imprese. Ancora oggi parte delle produzioni agricole arriva anonima ai consumatori. Noi riteniamo strategico il progetto di una filiera agricola tutta italiana perché consentirà ai consumatori di poter scegliere in piena consapevolezza i prodotti da acquistare. Oggi per alcuni alimenti non si conosce la provenienza. Le nostre produzioni agricole, la cosiddetta filiera corta, è rispettosa dell’ambiente e consente ai cittadini di collegare le produzioni a noi coltivatori. Sempre la filiera corta riduce il numero delle intermediazioni dal campo alla tavola; così facendo riusciamo a ritagliarci una parte maggiore di valore aggiunto. In media oggi per ogni euro speso dai consumatori, appena 16 centesimi vanno a noi coltivatori. Nel caso dell’orticoltura filiera corta significa anche freschezza delle produzioni che in poco tempo passano dai campi ai consumatori. Inoltre i prodotti locali rappresentano un volano per l’economia della nostra zona».

Gianfelice Romano segnala anche alcuni problemi del settore: «Dobbiamo misurarci con lo scarso ricambio generazionale. Gli imprenditori avanzano con l’età e non sempre in azienda crescono giovani che un domani potranno sostituire gli anziani. Con gli anni il numero di aziende in città si va riducendo. Santena oggi conta un centinaio di imprese agricole».

Il presidente dei berretti gialli precisa: «La principale produzione orticola cittadina è rappresentata dal pomodoro cuore di bue, seguito dallo zucchino e da alcuni tipi di insalata. Vanno ricordate anche altre produzioni, considerate povere, ma che negli anni sono diventate significative, come le rape e le zucche. Per quanto riguarda gli asparagi, continuiamo a registrare un aumento di superficie investite a turioni. Le asparagiaie sono coltivate con i nuovi ibridi, più produttivi rispetto al Precoce d’Argentuil; si tratta di Eros, e Marte.Negli ultimi anni si è portata avanti anche la selezione di una vecchia varietà locale, la Santenese, meno produttiva rispetto agli ibridi, ma  con interessanti caratteristiche organolettiche.Già quest’anno alcune asparagiaie entreranno in produzione e potremo valutare la bontà di questi investimenti».

«La maggior parte delle imprese agricole santenesi è a conduzione familiare – aggiunge Gianfelice Romano –. Un buon numero fa ricorso a salariati. Le comunità di stranieri più numerose che lavorano nei campi sono quella rumena e albanese».

«La produzione orticola santenese, come avviene anche per molti Comuni della zona – spiega Gianfelice Romano – viene conferita al Caat – Centro agro alimentare torinese – di Orbassano, da lì arriva nei mercati di Torino e di tutta la cintura metropolitana torinese. Una parte della produzione viene conferita ad alcuni grossisti ed entra nel circuito della Gdo – Grande distribuzione organizzata. Negli ultimi anni anche in città sta prendendo piede il fenomeno della vendita diretta. Alcune cascine hanno allestito punti di vendita con i prodotti a chilometri zero. Altri produttori ancora conferiscono direttamente nei negozi cittadini. Santena, contrariamente a città come Carmagnola, non vede posizionate lungo le strade le bancarelle di imprenditori agricoli. In città esiste un solo punto dove i contadini vendono le loro produzioni agli automobilisti. Si tratta di un’area sita davanti al bar della Torre, ai Ponticelli, nei pressi della rotonda  della strada statale 29. L’amministrazione comunale da alcuni anni mette a disposizione un’area per i produttori agricoli locali. Sinora una sola impresa ha approfittato di questa opportunità: speriamo che con la prossima primavera anche altri imprenditori agricoli decidano di investire e posizionino il loro banco».

Gianfelice Romano affronta anche il problema dei rapporti con l’amministrazione comunale: «Con le dimissioni del consigliere comunale Gianni Tosco la delega per i problemi agricoli è sparita. E’ chiaro che noi avremo bisogno di un riferimento per dialogare con l’amministrazione comunale. Il settore agricolo ha necessità di una persona che nell’ambito della Giunta possa occuparsi di agricoltura. Noi, da sempre, chiediamo maggiore attenzione alla manutenzione delle strade rurali e in particolare alla pulizia dei fossi. Come coltivatori poi, in ogni occasione, non manchiamo di segnalare l’esigenza di fermare il consumo di suolo di terreno fertile. E’ inutile continuare a dire che occorre salvaguardare le produzioni tipiche locali se poi la cementificazione prosegue inesorabile, erodendo sempre nuovo terreno fertile alle imprese agricole. Oggi alcuni progetti che, secondo noi, avrebbero avuto un impatto devastante sull’agricoltura locale, come quello dell’outlet e della Masseria, sembrano pericoli passati. Noi, comunque, agli amministratori chiediamo di non abbassare la guardia. Negli ultimi anni si è comunque continuato a costruire e quasi sempre a danno del settore agricolo. Il cemento avanza e le aree agricole sono ridotte al lumicino. La nostra posizione è chiara: prima di impermeabilizzare altro suolo meglio sarebbe utilizzare le aree già compromesse e recuperare i manufatti esistenti. Un altro aspetto del governo del territorio è quello relativo al governo del torrente Banna, del rio Tepice e al reticolo dei fossi. Negli ultimi 12 mesi fortunatamente non abbiamo avuto le esondazioni del Tepice che abbiamo registrato nel 2009: si tratta di una situazione che deve essere monitorata. In questi mesi seguiamo l’evolversi dei lavori lungo le sponde del Banna in zona Tetti Giro. Se pur con una certa lentezza i lavori di arginatura proseguono; noi speriamo che, quanto prima, i cantieri sulle sponde vengano chiusi: l’ultima esondazione cittadina risale al 1994, siamo a poco meno di vent’anni, la gente si aspetta di vedere terminate le opere. Alcuni problemi, come il progetto del terzo ponte sul Banna sembrano spariti dall’agenda dell’amministrazione cittadina senza che siano arrivate soluzioni ai problemi che erano emersi».

In chiusura il presidente dei berretti gialli cittadini segnala ancora: «Una impresa orticola ha costruito serre con colture idroponiche e fuori suolo per produrre pomodori; si tratta di impianti all’avanguardia anche per il risparmio energetico» e aggiunge: «Tra gli sforzi che le imprese stanno facendo va ricordato l’adeguamento alla normativa in merito alla legge 626 per migliorare le condizioni di sicurezza nelle aziende agricole. Spesso si tratta di investimenti rilevanti per i bilanci delle imprese agricole  familiari».

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