Santena, il SIC Stagni di Poirino – Favari

Santena – 7 gennaio 2011 – “La Rete Natura 2000 in Piemonte – I siti di importanza comunitaria.Regione Piemonte”: questo il titolo del volume che ha come autori  Sindaco R., Savoldelli P., Selvaggi A. ed è stato stampato dalla Regione Piemonte  e dall’Ipla – Istituto per le piante da legno e l’ambiente – nel mese di luglio 2009 per i tipi de L’Artistica Savigliano. Nelle pagine 144,145,146 e 147, il testo riporta  la scheda del SIC  – Sito importanza comunitaria –  Stagni di Poirino-Favari. Si tratta di un’area che si estende per 1.843 ettari e interessa i comuni di Santena, Villastellone, Poirino e  Carmagnola. Di seguito, il testo riportato nelle sopracitate  quattro pagine del volume. Si riportano le informazioni a seguito dell’approvazione della Commissione edilizia del Comune di Santena del progetto di ristrutturazione di cascina Lai, una delle cinque aree gestite dall’Associazione Natura Cascina Bellezza nell’ambito del SIC “Stagni di Poirino-Favari” che ospita una delle maggiori popolazioni di pelobate fosco italiano (Pelobates fuscus insubricus) dell’Italia settentrionale, motivo per cui è stata istituita quale SIC, il 7 dicembre 2004, su decisione della Commissione Europea.

IT1110035 SIC

STAGNI DI POIRINO – FAVARI

Comuni interessati: Carmagnola, Poirino, Santena, Villastellone

Superficie (ha): 1.843

Stato di protezione: nessuno

Caratteristiche generali

Il sito, posto nella pianura a sud di Torino, si trova all’interno sull’altopiano di Poirino, ad una quota compresa tra 250 e 300 metri. L’altopiano, a morfologia quasi pianeggiante o lievemente ondulata, rilevato rispetto al livello attuale di pianura alluvionale si è originato in seguito ad un sollevamento tettonico.

Il paesaggio, tipicamente agricolo, è caratterizzato dalla presenza di numerosi stagni di origine artificiale, costruiti a fini irrigui in una zona in cui il fattore limitante è costituito dalla carenza idrica dovuto al modesto sviluppo del reticolo idrografico superficiale. È proprio in questi bacini che trovano un habitat idoneo numerose specie di anfibi e alcune tipologie di vegetazione di zone umide, comunque mai particolarmente ricche o contraddistinte dalla presenza di specie rare. La vegetazione perilacustre, riconducibile essenzialmente al fragmiteto, è localizzata solo lungo i bordi di alcuni stagni; la vegetazione forestale, limitata a superfici esigue, è costituita in gran parte da robinieti, mentre solo raramente si incontrano sporadici elementi tipici del bosco planiziale.

Le aree agricole dell’altopiano di Poirino a causa della natura dei terreni, conservano una certa eterogeneità colturale rispetto al resto della pianura torinese; qui si incontra un mosaico costituito da diversi tipi di seminativi (irrigui e non), pioppeti e orticoltura. L’urbanizzazione del territorio è meno pesante rispetto ad altre aree planiziali.

Ambienti e specie di maggior interesse

Trattandosi di un’area altamente vocata all’agricoltura, tutte le superfici potenzialmente produttive sono state sfruttate e ciò ha notevolmente influito sulla qualità e quantità degli ambienti naturali, che sono di conseguenza ormai relegati unicamente alle zone marginali.

Nel sito sono stati riconosciuti 3 habitat di importanza comunitaria. Uno è costituito dalle cenosi di erbe radicate sul fondo, liberamente natanti o sommerse, rinvenibili negli stagni con acque eutrofiche (3150); tra le specie caratteristiche si segnala l’abbondante presenza in taluni stagni di Persicaria amphibia (=Polygonum amphibium), specie poco frequente in tutto il territorio italiano, oltre che di Lemna minor e Potamogeton natans. Tra la vegetazione forestale, sono riconducibili all’ambiente 91E0 alcune formazioni arbustive riparie, costituite da nuclei di modeste dimensioni di saliceto di salice bianco (Salix alba) con ontano nero (Alnus glutinosa) e pioppo bianco (Populus alba). Di un certo interesse è anche l’alneto presente nei pressi del castello San Salvà; costituito da un ceduo invecchiato con polloni di grosse dimensioni, il cui piano arboreo contempla, oltre all’ontano nero, piante ad alto fusto di pioppo bianco e salice bianco. Infine, è stata riscontrata anche la presenza di alcuni lembi di querco-carpineto (9160).

Per quanto riguarda la flora si ricordano alcune specie tipiche delle zone umide come Carex acutiformis, Schoenoplectus lacustris, Phragmites australis, Iris pseudoacorus, Typha latifolia, Juncus effusus, Eleocharis palustris, Lythrum salicaria e Lycopus europeus. Le specie elencate negli Allegati delle Direttive Habitat e Uccelli segnalati nel biotopo sono ad oggi 16; il principale elemento di interesse naturalistico è costituito dal popolamento di anfibi, composto ben 8 specie. Gli stagni sono stati infatti proposto quale tassello della Rete Natura 2000 principalmente per la presenza di una delle poche popolazioni note a livello italiano di Pelobates fuscus insubricus; tale anfibio, esclusivo della Pianura Padana, è divenuto rarissimo ed è stato pertanto inserito negli Allegati II e IV della Direttiva Habitat (D.H.), indicandone la conservazione come “prioritaria”. Proprio per la sua importanza in quest’area è stato condotto dal W.W.F. un progetto Life per la tutela del pelobàte. Di rilievo è la presenza del tritone crestato (Triturus carnifex, All. II e IV) e del tritone punteggiato (Triturus vulgaris meridionalis), il cui inserimento in D.H. sarebbe auspicabile data la generale scomparsa degli habitat idonei al genere Triturus.

Tra i rettili, invece, generalmente poco diffusi nelle aree planiziali intensamente coltivate della pianura tra Torino e Cuneo, sono state rilevate specie banali quali la lucertola muraiola (Podarcis muralis), il ramarro (Lacerta bilineata) e la natrìce dal collare (Natrix natrix), serpente innocuo legato agli ambienti umidi, in virtù della sua dieta basata principalmente sugli anfibi. Per quanto riguarda l’ittiofauna lo scarso sviluppo del reticolo idrografico superficiale non permette la sopravvivenza di un popolamento specifico particolarmente interessante; la stazione più ricca è il Rio Verde presso la località Stuerda ove sono segnalate 9 specie ittiche, di cui 2 di recente introduzione, ed una, il cobìte (Cobitis taenia), inserita nell’All. II della D.H.

Tra gli invertebrati oltre ad alcune specie comuni di libellule, vi è Sympetrum meridionale, specie finora segnalata in meno di 10 località regionali. Infine, la composizione dell’avifauna, una sessantina di specie, tra cui 46 nidificanti certe o probabili e 5 inserite nell’All. I della Direttiva Uccelli (D.U.), non si discosta molto da quella di altre aree planiziali piemontesi, senza elementi di pregio eccezionali.

Tra le specie nidificanti meritano menzione il tuffetto (Podiceps ruficollis), l’allodola (Alauda arvensis), specie in deciso regresso numerico dalla pianura piemontese per la riduzione dei prati stabili, presente ma localizzata, e l’averla piccola (Lanius collurio, D.U. All. I), relegata in pochissime aree seminaturali ancora presenti sul territorio del SIC.

Stato di conservazione e minacce

La pianura piemontese, e in particolare la porzione a Sud di Torino, è caratterizzata da una notevole pressione antropica. Sul territorio del sito è ben evidente l’intenso sfruttamento di tutte le aree potenzialmente coltivabili e la progressiva espansione delle aree edificate (abitazioni, capannoni ecc.) con il conseguente sviluppo di infrastrutture viarie. Queste ultime, se soggette ad elevato traffico veicolare, determinano una forte mortalità di anfibi durante le loro migrazioni pre e post-riproduttive.

Per quanto riguarda gli stagni le minacce consistono essenzialmente nell’immissione di inquinanti e nel rischio che vengano colmati e trasformati in superfici coltivabili. In anni recenti molti stagni sono stati trasformati in peschiere per l’allevamento della tinca, pratica non compatibile, senza idonee misure di mitigazione, alla salvaguardia del Pelobates. Infatti, in generale l’immissione di pesci è una grave minaccia alle popolazioni di anfibi.

Cenni sulla fruizione

Allo stato attuale non esistono percorsi segnalati per la visita dell’area, che può comunque essere percorsa agevolmente con autoveicoli o in bicicletta.

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Fonte: Sindaco R., Savoldelli P., Selvaggi A., 2009. La Rete Natura 2000 in Piemonte – I siti di Importanza Comunitaria. Regione Piemonte. Pagine 144, 145, 146 e 147.

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