Santena, acqua pubblica, i grillini propongono la modifica dello Statuto comunale

Santena – 13 febbraio 2011 – I Grillini santenesi hanno proposto a tutti i capi gruppo presenti in consiglio comunale alcune modifiche allo Statuto della Città di Santena a tutela della risorsa acqua, a garanzia della sua proprietà e gestione pubblica.

Alessandro Caparelli, uno dei grillini santenesi, spiega: «Dopo il buon successo della raccolta firma a sostegno del referendum per l’acqua pubblica  nei giorni scorsi, a nome dei 1.440 santenesi che hanno firmato, abbiamo proposto ai capigruppo – Ansaldi, Borgarello, Ferragatta, Galizio,  Miano e Migliore  – al sindaco e al presidente del consiglio cittadino, un testo che modifica lo statuto di Santena per tutelare l’acqua pubblica da ogni privatizzazione. La proposta verrà ora esaminata in sede di Commissione».

«In tema di acqua pubblica – prosegue l’esponente del Movimento Santena 5 Stelle – agli amministratori noi chiediamo un impegno ufficiale, chiaro e limpido, tramite modifica dello Statuto comunale. Noi proponiamo di integrare l’articolo 1 e l’articolo 38. All’articolo 1, sui Principi generali, chiediamo l’aggiunta del punto d) che recita: “Tutela il diritto universale all’acqua potabile attraverso la garanzia dell’accesso individuale e collettivo dei cittadini alla risorsa”».

«Una seconda modifica allo Statuto – puntualizza Alessandro Caparelli – riguarda l’articolo 38, dove proponiamo l’aggiunta del punto 8 che recita così: «8a. Per tutti i fini previsti dalla legislazione vigente, il servizio idrico integrato è dichiarato servizio pubblico locale senza scopo di lucro. In osservanza della legge, la proprietà della rete di acquedotto e distribuzione è pubblica e inalienabile; la gestione della rete e l’erogazione del servizio idrico, tra loro indivisibili, sono attuate esclusivamente mediante enti o aziende interamente pubblici. 8b.Il Comune assicura ai propri cittadini la disponibilità domestica gratuita di un quantitativo minimo vitale giornaliero per persona individuato in 50 litri”».

I grillini chiedono inoltre agli amministratori una serie di impegni che vanno dalla «informazione della cittadinanza sui vari aspetti che riguardano l’acqua sul nostro territorio, sia ambientali che gestionali”, al “mantenere l’efficienza della rete di distribuzione idrica”.I Grillini chiedono azioni di “contrasto al crescente uso delle acque minerali” e la “promozione dell’uso dell’acqua dell’acquedotto per usi idropotabili, a cominciare dagli uffici, dalle strutture e dalle mense scolastiche”. Sempre il Movimento Santena 5 Stelle chiede agli amministratori la “promozione di una campagna di informazione e sensibilizzazione sul risparmio idrico”, una “informazione puntuale della cittadinanza sulla qualità dell’acqua con pubblicazione delle analisi chimiche e biologiche” e l’adesione alle iniziative del Coordinamento Nazionale “Enti locali per l’acqua bene comune e per la ripubblicizzazione del servizio idrico integrato”.

**

Di seguito, il documento inviato dai Grillini agli amministratori santenesi.

**

Santena 9 febbraio 2011

Io sottoscritto Alessandro Caparelli, residente a Santena in via Filippo Cavaglià 106, a nome del Movimento 5 Stelle Santena, presento alla cortese attenzione del Sindaco, del Presidente del Consiglio Comunale e dei capigruppo consiliari, la seguente proposta.

Oggetto: Proposta di modifica Statuto comunale di Santena per proprietà e gestione del servizio idrico.

PREMESSO CHE

Il diritto all’acqua risulta quale estensione del diritto alla vita affermato dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (risoluzione Onu 29 luglio 2010). Esso riflette l’imprescindibilità di questa risorsa relativamente alla vita umana. La Risoluzione sottolinea ripetutamente che l’acqua potabile e per uso igienico, oltre ad essere un diritto di ogni uomo, più degli altri diritti umani, concerne la dignità della persona, è essenziale al pieno godimento della vita, è fondamentale per tutti gli altri diritti umani

Dunque:
-L’acqua è fonte di vita. Senza acqua non c’è vita. L’acqua costituisce pertanto un bene comune dell’umanità, un bene irrinunciabile che appartiene a tutti.
-L’acqua è considerata parte del demanio che è proprietà di uno Stato e di un popolo e, in quanto indispensabile alla vita, l’acqua è da considerarsi un bene comune, a cui tutti devono avere diritto di accesso.
-L’acqua non può essere proprietà privata, bensì un bene condiviso equamente da tutti.

Nozioni storiche
In Italia, la gestione dei servizi idrici è stata affidata a partire dagli inizi del ‘900 ad aziende municipalizzate senza scopo di lucro. A partire dal 1990 esse sono state trasformate in “Aziende Speciali”, sempre di diritto pubblico e senza scopo di lucro (e per questo esenti dalle tasse), ma è stata altresì introdotta la possibilità di conferire il servizio a società di diritto privato (ad esempio SpA): queste, indipendentemente dal fatto che siano di proprietà pubblica, mista o privata, sono società giuridicamente “a scopo di lucro” e pertanto soggette alla tassazione degli utili prodotti.

Salvo il caso delle Aziende speciali che sono “locali” per definizione, negli altri casi spesso si tratta di multiutilities, operanti anche in altri settori (rifiuti, energia ecc).

Le conseguenze della scarsità di acqua

Circa il 50% dell’acqua potabile viene utilizzato nella nostra civile società per sciacquare il water nonché innaffiare le piante, lavare gli interni, lavare se stessi e alimentare fontane, elettrodomestici e piscine.
A causa della crescita delle attività umane dovuta ad un modello di sviluppo non sostenibile, la disponibilità di acqua potabile per persona sta diminuendo. All’inizio del terzo millennio si calcolava che oltre un miliardo di persone non avesse accesso all’acqua potabile e che il 40% della popolazione mondiale non potesse permettersi il lusso dell’acqua dolce per una minima igiene.
Fonte: World water development report dell’Unesco.

Circa ogni minuto nel mondo quindici persone muoiono perché non hanno accesso all’acqua potabile. Circa 1,1 miliardi di persone ancora oggi non hanno accesso completo all’acqua potabile. Circa 1,6 milioni vite potrebbero essere salvate se fossero migliorate le condizioni dell’accesso all’acqua potabile. Nei suoi progetti per il millennio l’Onu ha fissato come obiettivo di dimezzare il numero di persone che non ha accesso all’acqua potabile entro il 2015.
Fonte: dell’Onu.

Che l’acqua sia ormai divenuta una sorta di oro blu è risaputo da tempo, ma nel corso del World Water Week organizzato dall’Istituto internazionale dell’acqua di Stoccolma  sono emersi particolari inquietanti sul suo spreco e l’attenzione si è focalizzata in particolare su due aspetti: da una parte sul consumo di acqua «nascosta» o virtuale e dall’altra parte sull’aspetto igienico-sanitario della scarsità idrica, causa dell’88 per cento delle malattie mondiali. Non a caso il tema dell’iniziativa di quest’anno è stato: «Progressi e prospettive sul tema dell’acqua: per un mondo pulito e in salute con particolare attenzione all’accesso ai servizi igienici». Secondo le stime ogni giorno muoiono 7.500 persone proprio per questo negato accesso ai servizi igienici e, particolare ancor più sconcertante, la situazione è esattamente la stessa di sette anni fa.

Tra le tante informazioni e riflessioni emerse dal convegno la più importante riguarda il concetto di acqua virtuale, intuizione rivoluzionaria del professore inglese Anthony Allan, del King’s College London e School of Oriental and African Studies, che gli è valsa il prestigioso premio annuale Stockholm Water Prize 2008, una sorta di Nobel della ricerca in materia. In sostanza, sostiene Allan, il consumo idrico non si limita all’acqua che si vede, ma anche a tutta quell’acqua virtuale e in qualche modo nascosta, necessaria alla produzione e al commercio di cibo e merci.
Fonte: Istituto Internazionale dell’Acqua di Stoccolma.

L’accesso all’acqua, già alla luce dell’attuale nuovo quadro legislativo, e sempre più in prospettiva, se non affrontato democraticamente, secondo principi di equità, giustizia e rispetto per l’ambiente, rappresenta:
-una causa scatenante di tensione e conflitti all’interno della comunità internazionale;
-una vera emergenza democratica e un terreno obbligato per autentici percorsi di pace sia a livello territoriale sia a livello nazionale e internazionale.

Ismail Serageldin, vicepresidente della Banca mondiale, nel 1995 affermò: “Se le guerre del Ventesimo secolo sono state combattute per il petrolio, quelle del Ventunesimo avranno come oggetto del contendere l’acqua”.

Oggi tuttavia imperversano pressioni, ai vari livelli decisionali (internazionale, nazionale e locale), finalizzate ad affermare la privatizzazione e l’affidamento al cosiddetto libero mercato della gestione della risorsa idrica, pressioni trasversali alle diverse culture politiche ed amministrative.

Le istituzioni economiche, finanziarie e politiche che per anni hanno incoraggiato il consumo e il degrado delle risorse naturali, affermano oggi che l’unica alternativa volta a contrastare lo spreco consista nell’attribuire al bene idrico un valore economico, regolandone e legittimandone così la distribuzione.

Ogni anno, secondo un rapporto di Legambiente del 2007, il 35% del patrimonio idrico italiano si disperde prima di arrivare a destinazione ( vedi grafico),per un totale di 2,6 miliardi di metri cubi l’anno. Questa perdita incide sui costi industriali per circa 220 milioni l’anno (l’equivalente del  10% del fatturato totale – 2,5 miliardi di euro – delle società idriche che operano in Italia) ed il mancato ricavo finale si aggira nel suo complesso a 3 miliardi di euro.

Le cose non migliorano nel 2008. Secondo dati Istat, per ogni 100 litri di acqua erogata se ne prelevano 165, cioè il 65% in più. Questa la fotografia scattata dal “Censimento delle risorse idriche a uso civile” dell’Istat per l’anno 2008, reso noto a dicembre 2009. A livello nazionale si è registrata una perdita del 47% dell’acqua potabile immessa in rete

Il problema è che da quando è cominciato il processo di privatizzazione dell’acqua in Italia, a metà anni ’90, gli investimenti sono scesi del 70% mentre le tariffe hanno registrato un + 61%.

Conclusioni
In particolare,gli effetti della messa sul mercato dei servizi pubblici e dell’acqua, anche negli Ambiti Territoriali in Italia dove ciò è avvenuto, sono quelli di un generale aumento tariffario a fronte di mancati nuovi investimenti e della perdita decisionale della comunità rispetto al bene acqua, consegnato alle scelte a porte chiuse dei consigli d’amministrazione delle società di gestione.

Casi eclatanti di una privatizzazione inefficiente e costosa per la collettività sono stati quelli di Latina, Arezzo ed Aprilia. In positivo invece, il comune di Milano e quello di Torino, confermano come solo una proprietà pubblica e un governo pubblico e partecipato dalle comunità locali possano garantire la tutela della risorsa, il diritto e l’accesso all’acqua per tutti e la sua conservazione per le generazioni future

Anche in Europa, a partire dai nostri vicini d’oltralpe, progredisce rapidamente il processo di ripubblicizzazione del servizio idrico, avviato dal Comune di Grenoble nel marzo del 2000 e giunto ora alla capitale: il Comune di Parigi ha ripreso la gestione diretta del servizio idrico alla scadenza della concessione alle società Veolia e Suez.

Si pone altresì l’obiettivo di sottolineare quanto fuorviante sia la tesi che la privatizzazione dell’acqua sia imposta dal Trattato UE e dalle direttive europee.

La verità è che l’Unione europea, come ribadito ancora recentemente dalla Commissione al Parlamento europeo, riconosce che “[…] le autorità pubbliche competenti (Stato, Regioni, Comuni) sono libere di decidere se fornire in prima persona un servizio di interesse generale o se affidare tale compito a un altro ente (pubblico o privato)”.

La decisione del Governo italiano, tradotta nell’articolo 23 bis della Legge 133/2008, di imporre sostanzialmente agli Enti Locali di mettere sul mercato i loro Servizi Pubblici – acqua compresa – ignora le opzioni offerte dalla normativa UE in materia di Servizi Pubblici Locali, la giurisprudenza della Corte di Giustizia europea e l’autorevole parere del CNEL (Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro) per quanto riguarda l’acqua in particolare. Inoltre, tale scelta invade e annulla le specifiche competenze in materia attribuite dall’articolo 117 della Costituzione alle Autonomie Locali, tanto che alcune Regioni, hanno già presentato ricorso per incostituzionalità dell’articolo 23 bis in questione. tra cui il Piemonte.

E in ultimo si è presentato un referendum con 3 quesiti cui la gente ha risposto con affluenza record di 1.400.000 firme, di cui 1.400 raccolte nella città di Santena, con più di 10 firme dei Consiglieri Comunali sia di maggioranza che di minoranza.

Si propone di inserire nello Statuto della Città di Santena un articolo a tutela della risorsa acqua, a garanzia della sua proprietà e gestione pubblica, come premessa a un potenziale modello gestionale di diritto pubblico e basato sulla democrazia partecipativa, come già approvato nella nostra Provincia di Torino, con approvazione dell’assessore di Santena Patrizia Borgarello, o come comuni, Pinerolo, Grugliasco, Vinovo, Rivalta ecc. o dove è già stata presentata la proposta Nichelino,Chieri.

A nome dei cittadini santenesi, ritenendo che l’Acqua ed i Servizi siano proprietà di tutti i cittadini di questo Comune, richiediamo all’attuale Giunta Comunale:

-1. Impegno ufficiale, chiaro e limpido, tramite modifica dello Statuto Comunale in difesa della Gestione Pubblica dei beni di servizio in particolare dell’Acqua contro ogni forma di privatizzazione modificando: articolo 1 e articolo 38  con le seguenti integrazioni:

Art. 1 – Principi generali

3. Il Comune di Santena:

a) persegue la collaborazione e la cooperazione con i soggetti pubblici e in particolare con la Regione Piemonte, con la Provincia di Torino e con gli altri enti locali, nel rispetto delle posizioni istituzionali di ciascun soggetto;

b) favorisce la partecipazione della comunità alla vita politica;

c) promuove l’attività dei soggetti pubblici e privati per lo sviluppo della comunità, anche mediante intese e accordi.

aggiunta del punto d)

d)Tutela il diritto universale all’acqua potabile attraverso la garanzia dell’accesso individuale e collettivo dei cittadini alla risorsa.

Articolo 38 – Servizi

aggiunta del punto 8

8a.Per tutti i fini previsti dalla legislazione vigente, il servizio idrico integrato è dichiarato servizio pubblico locale senza scopo di lucro.

In osservanza della legge, la proprietà della rete di acquedotto e distribuzione è pubblica e inalienabile; la gestione della rete e l’erogazione del servizio idrico, tra loro indivisibili, sono attuate esclusivamente mediante enti o aziende interamente pubblici.

8b.Il Comune assicura ai propri cittadini la disponibilità domestica gratuita di un quantitativo minimo vitale giornaliero per persona individuato in 50 litri.

-2. Impegno ufficiale in merito a:

-informazione della cittadinanza sui vari aspetti che riguardano l’acqua sul nostro territorio, sia ambientali che gestionali;

-mantenere l’efficienza della rete di distribuzione idrica;

-contrasto al crescente uso delle acque minerali e promuovere l’uso dell’acqua dell’acquedotto per usi idropotabili, a cominciare dagli uffici, dalle strutture e dalle mense scolastiche;

-promozione di una campagna di informazione/sensibilizzazione sul risparmio Idrico, con incentivazione dell’uso dei riduttori di flusso, nonché studi per l’introduzione dell’impianto idrico duale (recupero acque piovane);

-promozione, attraverso l’informazione, incentivi e la modulazione delle tariffe, della riduzione dei consumi in eccesso;

-informazione puntuale della cittadinanza sulla qualità dell’acqua con pubblicazione delle analisi chimiche e biologiche;

-aderire e sostenere le iniziative del Coordinamento Nazionale “Enti locali per l’acqua bene comune e per la ripubblicizzazione del servizio idrico integrato” costituitosi nell’ambito della Campagna Acqua Bene Comune che il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua sta portando avanti da circa tre anni.

-Con le presenti modifiche, infine, il Consiglio impegna la Giunta e il sindaco a rendere pienamente attuati i principi espressi, mediante la proposta di modifica dei regolamenti incompatibili e soprattutto mediante la richiesta di scelte politiche coerenti nell’assemblea dell’Ambito territoriale ottimale e in Smat.

Ringraziando anticipatamente

Distinti saluti

Alessandro Caparelli

**

blog rossosantena.it

©riproduzione riservata