Santena, vicenda Ages, il contributo di Marco Mereu

Santena – 21 febbraio 2011 – «Caro Filippo, volevo entrare nel merito della vicenda Ages, oramai conclusa, infelicemente, aggiungo io». Marco Mereu comincia così la riflessione che ci ha inviato.

Caro Filippo, volevo entrare nel merito della vicenda Ages, oramai conclusa, infelicemente, aggiungo io.

Io sono tra coloro che non sono stati confermati; non mi ero fatto molte illusioni: non ho santi in paradiso, neanche sindacali. Quello che ci lascia costernati è il criterio con cui sono state selezionate le persone: non risponde a nessuna logica né di bisogno familiare, nè di professionalità, come ha sostenuto il signor Mancin, portavoce della nuova azienda che sui giornali anche importanti ha strombazzato uno spettacolare centro ricerche e sviluppo. Evidentemente lo faranno con gente dei loro perché nella nuova azienda non c’é più nessuno che sappia confezionare mescole di prova e testarle nelle varie prove richieste, di carattere chimico e fisico. Nel settore antivibranti non è rimasto nessun progettista.

Scendendo nel mio caso personale che forse è anche unico, io ho 56 anni e, grazie a leggi della destra peggiore d’Europa, ho ancora davanti 7 anni per arrivare ai 40 richiesti, ai quali il signor Tremonti ha aggiunto un anno perché – secondo lorsignori – è giusto che la crisi la paghino i meno abbienti, non chi la crisi l’ha creata e neppure coloro che rientrano fra gli evasori fiscali. Io ho da pagare circa 500 euro tra spese e affitto e vivo solo. Negli ultimi 4 anni ho quasi finito i pochi risparmi che avevo; a Natale ho ritirato gli ultimi 7.000 euro di Bot che avevo, e cercherò con questi e con l’aiuto di mia madre, che ha 90 anni. Lei, grazie al fatto che mio padre ha lavorato 40 anni nelle miniere sarde, gode di una pensione dignitosa.

Mi potrebbe spiegare il signor Salvatore Scalia  quali possibilità ha una persona della mia età di essere ricollocata in maniera dignitosa nel mondo del lavoro, quando il suo sindacato avalla tutte le nefandezze messe in atto dal governo Berlusconi e dagli imprenditori dello stampo di Marchionne, dando di fatto un serio attacco a quei pochi diritti che ancora rimangono ai lavoratori di ogni categoria? Fra un po’ ci chiederanno di pagare per lavorare. Per quanto riguarda le persone assorbite dalla nuova azienda non voglio dire che i nomi li abbiano fatti i vecchi rappresentanti sindacali, ma trovo quantomeno singolare che il 100 per cento degli stessi siano stati assorbiti dalla nuova società, che evidentemente non voleva si creassero ulteriori conflitti per la legge di aritmetica elementare. Essendo tutti costoro non dei monoreddito, sarebbe stato matematicamente corretto due su sei, però la logica evidentemente non è della nuova azienda. Nessuno comunque è riuscito a spiegarci il criterio delle assunzioni e anche la dichiarazione del signor Mancin, su un bisettimanale locale, che dice che sono stati contattate 200 persone non è veritiera. Si è arrivati, con una certa fretta, a 140 persone. Le prime telefonate alle persone sono arrivate giovedì pomeriggio e venerdì sera i colloqui sono terminati. La fretta non è una buona consigliera; quando qualcuno mi spiegherà in maniera plausibile il criterio  adottato riuscirò forse a farmene una ragione e non solo io. Per adesso prendo atto della decisione, ma non la accetto, né io, ma neanche molti altri. Ora ci promettono che faranno qualcosa, ma credo che passata qualche settimana neanche coloro con cui abbiamo lavorato insieme per tanti anni si ricorderanno di noi, figurarsi enti locali e altri. Forse noi esclusi dovremmo organizzarci tutti insieme e continuare a manifestare per farci sentire ancora?

Marco Mereu

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