Santena, Giovanni Giacone replica a Pino Falcocchio

Santena – 22 luglio  2011 –  Giovanni Giacone è uno degli undici consiglieri che hanno mandato a casa Benny Nicotra. E’ anche l’unico che non era seduto nei banchi dell’opposizione.Ecco come replica all’intervista di Pino Falcocchio pubblicata dal blog pochi giorni fa.

«A leggere le roboanti dichiarazioni di Pino Falcocchio mi veniva da sorridere, amaro – afferma Giovanni Giacone –. Non sono cose nuove; da settimane Benny e alcuni dei suoi vanno ripetendo le solite cose. Desidero rispondere a Falcocchio, tralasciando di entrare nel merito della vicenda Cascella che considero un problema nato e sviluppato all’interno di quello che era il partito di Alleanza nazionale. Mi spiace un po’ che Falcocchio venga a dire che io li ho mandati a casa solo perché ho perso la gara per l’appalto per la gestione dei centri sportivi. Affermare ciò è quantomeno riduttivo. Infatti, sin da subito, io ho detto che è solo stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Già poche ore dopo lo scioglimento del consiglio comunale avevo spiegato le ragioni della mia firma proprio a questo blog. Quindi una prima cosa da dire è che io non ho aspettato un mese per spiegare le ragioni della mia firma: l’ho fatto quasi subito».

Giovanni Giacone prosegue: «Per la cronaca – e se si vuole contarla giusta – occorre aggiungere che Benny Nicotra e la sua squadra sapevano bene che sarebbe andata a finire così. Più volte li avevo avvisati che se si fosse continuato con un certo andazzo io avrei tolto il disturbo.  Più volte io avevo avvisato il sindaco che se si continuava a procedere su una certa falsariga l’avrei mandato a casa. E così ho fatto».

«Vorrei anche dire che io ritengo che l’Up Santenese l’appalto l’abbia vinto regolarmente – prosegue Giacone –. E’ stata svolta una gara che aveva come base 30mila euro. Sono stato proprio io a proporre questa cifra per la gara; l’ho fatto dopo avere monitorato per quasi due anni i consumi delle utenze dei due impianti sportivi. Proprio controllandole mi sono reso conto che era esagerato per il Comune continuare a concedere al gestore degli impianti oltre 60mila euro l’anno. In merito, rispetto al vincitore dell’appalto voglio aggiungere che nei prossimi mesi voglio proprio vedere come riuscirà a mandare avanti la gestione. A fronte di una spesa stimata di 30mila euro il vincitore si è preso l’impegno di condurre gli impianti con un compenso di poco superiore ai 13mila euro. Dunque, staremo a vedere».

Giovanni Giacone prosegue ancora: «Per anni ho partecipato in prima persona per far andare avanti gli impianti; ci ho messo tempo e denaro, senza chiedere niente a nessuno. Mi andava beve fare così perché volevo fra crescere in quelle strutture sportive i nostri giovani. Negli ultimi anni mi sono reso conto che tutto stava andando a monte. In particolare, la situazione è precipitata negli ultimi 5 anni. Un tempo alla Santenese c’erano dieci squadre, in pochi anni siamo arrivati a due appena. Ma soprattutto in esse non gioca più nessun ragazzo della nostra città. Diciamo che è andato perduto lo spirito per cui era nata la Santenese. Vorrei però anche dire chiaramente che la vicenda degli impianti sportivi è stata solo l’ultima goccia. Da anni era venuto meno il mio rapporto di fiducia con il sindaco Benny Nicotra. Il sindaco non si confrontava più con me e spesso sono stato tenuto all’oscuro di quanto andava capitando nel palazzo comunale e nei dintorni».

«In particolare, attorno alla vicenda dell’appalto degli impianti sportivi abbiamo avuto due incontri molto accesi – spiega Giovanni Giacone –. Per farla breve ce ne siamo dette di tutti i colori. Eravamo arrivati all’esasperazione e per evitare il pericolo di metterci le mani addosso ho preferito uscire anzitempo dalla riunione, non prima di avere detto chiaramente quello che pensavo».

A Giacone chiediamo quanto ha inciso in tutta la vicenda il fatto che una certa signora, Daniela, dopo avere discusso con Giacone rispetto alle vicende degli impianti sportivi, sia passata alle vie di fatto, mollandogli un sonoro ceffone. Giacone afferma: «Quell’episodio è stato rilevante. Senza di esso magari la vicenda sarebbe andata diversamente. Proprio quel fatto mi ha turbato tantissimo. Ricevere un ceffone proprio dopo tutto quello che in molti anni avevo fatto per l’Up Santenese  mi è sembrato proprio un’enormità. Dopo lo schiaffo della signora sono andato a dire al sindaco che era davvero finita. Ho spiegato le mie ragioni e poi me ne sono andato. Il giorno dopo Nicotra mi ha ritelefonato e ha cercato – invano – di farmi tornare indietro. Gli ho detto chiaramente che non ci sarebbe stato più niente da fare e poi alcuni giorni dopo ho aggiunto la mia firma di dimissioni a quella dei dieci componenti delle minoranze presenti nel parlamentino cittadino».

Giovanni Giacone non ha dubbi: «Io sono felicissimo di avere fatto quello che ho fatto. Anche perché, subito dopo la firma, sono venute fuori altre vicende che vedono protagonista – in negativo – il sindaco Nicotra. Proprio dopo quanto emerso, io sono ancora più convinto di avere fatto la cosa giusta nel mandare a casa Nicotra e la sua amministrazione che non era trasparente. Per la verità alcuni dubbi mi erano sorti già con la vicenda del Centro lavaggio terreni di Fossano, quando il sindaco aveva cercato di far pagare al Comune i contributi previdenziali. Appena ho saputo la cosa mi sono arrabbiato, ma come: nel nostro programma avevamo promesso di non voler aumentare le spese a carico dei cittadini. Poi invece il sindaco ha dato il via a una operazione che comportava una spesa di 70mila euro l’anno. Io ho sempre pensato che quella non fosse una cosa ragionevole. Avevo chiesto conto all’allora segretario comunale della bontà dell’operazione: lì per lì mi aveva rassicurato, ma poi il tempo è stato galantuomo ed è scoppiato lo scandalo».

«Mi piace anche ricordare che io sono uno sportivo – aggiunge Giovanni Giacone – e allora, nei primi tempi, a fronte dell’arrivo di alcuni problemi ho cercato di tenere unita la nostra squadra.Non nego che ho anche mangiato cacca… mi incavolavo, battevo i pugni, gridavo forte, ma alla fine mi passava e continuavo a tirare dritto. Aggiungo che alcune vicende mi sono piovute improvvisamente addosso. Ad esempio rispetto alla vicenda del tentativo di costruire centinaia di alloggi alla Masseria non sapevo nulla né del progetto né tantomeno che in una delle scatole cinesi che stavano dietro alla Abisan 2010 ci fosse anche la moglie del sindaco Nicotra. Ero all’oscuro anche del fatto che il papà di un assessore andasse in giro a contattare i proprietari dei terreni mettendo in bella mostra le planimetrie. Anche sulla vicenda outlet non sono mancate le sorprese: chi poteva mai pensare che sempre il papà dello stesso assessore andasse in giro a opzionare i terreni. Da ultimo, e solo dopo lo scioglimento del consiglio comunale, è arrivata la notizia dell’assunzione di Nicotra all’Ages come lavoratore dipendente per oltre due anni, con uno stipendio super: anche lì, cavolo, sono rimasto senza  parole. A fronte di queste cose, a tutti quelli che mi hanno chiesto se ho fatto bene a firmare non ho difficoltà a dire che ritengo proprio  di avere fatto bene a firmare le dimissioni e a mandare a casa Benny Nicotra e la sua Giunta, me compreso.  Porca miseria se ho fatto bene. Dovevo farlo prima».

In chiusura Giacone fa un riferimento diretto a Falcocchio: «Vorrei ricordare ai tanti che sembrano avere la memoria corta che l’assessore Pino Falcocchio è stato sfiduciato dall’intero consiglio comunale, la massima espressione amministrativa della città di Santena. A fronte di tale voto il sindaco l’aveva rimosso dalla Giunta. Proprio Falcocchio che ora ritiene un gesto ignobile le mie dimissioni, appena messo fuori dalla Giunta è andato dai due componenti del suo stesso partito – Alleanza nazionale -, si è sospeso dalla maggioranza, ha lasciato il Pdl e ha costituito il gruppo misto. In questa posizione ha tenuto sotto scatto il sindaco sino a che Nicotra non gli ha riconsegnato un assessorato. A un certo punto del terzo mandato del sindaco Benny Nicotra era ben chiaro a tutti che se il sindaco non gli avesse riconsegnato la poltrona proprio Falcocchio avrebbe mandato a casa il sindaco. E l’avrebbe fatto ben prima di me e per motivi sicuramente meno nobili. A fronte di tutto ciò non posso che chiedermi: ma uno con un passato del genere, come si permette di trovare da dire al mio comportamento».

Sempre rivolto a Falcocchio, Giacone afferma: «Mi chiedo anche con che coraggio Falcocchio affermi che anche senza di lui il suo programma viene portato avanti. Ma non scherziamo, in merito alle celebrazioni per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia il suo assessorato ha sfornato una mostra di arte moderna su cui è bene stendere un pietoso velo e pochi dibattiti. Tutto il resto è farina del sacco dell’opera di volontariato dell’associazione Amici di Cavour. Ritengo altresì gratuita l’affermazione secondo cui gli uffici sarebbero un po’ meno attenti sulle cose da fare perché manca l’assessore: non scherziamo. Il problema semmai è che le risorse sono sempre minori e, per di più, il patto di stabilità a volte impedisce anche di spendere i pochi soldi che si hanno in cassa. Tutte cose che un assessore di lungo corso come Falcocchio non può non sapere».

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