Santena, il testo della stele “Santena, la villa Cavour”

Santena – 2 agosto 2011 – Di seguito, il testo della stele, posata dalla Provincia di Torino nella facciata di palazzo Visconti Venosta, nell’ambito del progetto “2011, itinerari”, che ha per titolo “I luoghi del  potere, della dinastia e dei protagonisti del Risorgimento”

I luoghi del potere, della dinastia e dei protagonisti del risorgimento

Santena, la Villa Cavour

La villa-castello di Santena, fatta riedificare dai Benso nei primi del ‘700 è, oggi, specchio e memoria del conte Camillo Benso di Cavour (Torino, 10 agosto 1810-Torino, 6 giugno 1861) e della sua famiglia. Nel 1816 il marchese Michele, padre di Camillo, fa restaurare il castello, demolire le case prospicienti, col fine di ricavare sull’esterno una piccola piazza, allargare la via Principale del paese, ridefinire il giardino della tenuta affidando i lavori nel verde all’abate d’Arvillars, che muta l’impianto francese in quello inglese.

Camillo Cavour, fino a quando i suoi impegni di statista lo permisero, era solito trascorrere buona parte dell’autunno nella villa. Cavour visitò quella che considerava la sua “piccola patria”, accolto con festeggiamenti, l’ultima volta, nella primavera del 1860. Vi sarebbe tornato, per sempre, l’anno successivo, la sera del 7 giugno 1861, per essere tumulato nella appella di famiglia, posta al fianco dell’entrata del complesso, accanto all’adorato nipote Augusto, morto a 20 anni, nel 1848, durante la prima guerra di indipendenza, nella battaglia di Goito.

Alla scomparsa dello statista re Vittorio Emanuele II aveva disposto che la salma di Cavour fosse deposta nell’area delle tombe reali sella Basilica di Superga. Gustavo Benso, conoscendo la volontà del fratello di essere sepolto a Santena, rifiutò luogo e funerali di Stato adoperandosi poi per ingrandire la cripta nella quale egli stesso, alla sua morte, nel febbraio 1864, fu inumato.

Camillo Cavour non ebbe discendenza. Il fratello Gustavo, invece, tre figli, di cui due maschi: oltre ad Augusto, Ainardo, scomparso nell’agosto 1875. Con lui si estingue il ramo maschile della famiglia. Proseguì, invece, quello femminile fino alla prima metà del Novecento, grazie ai discendenti di Giuseppina, nipote dello statista, che volle fare del complesso il luogo celebrati vo e del ricordo del grande zio, trasferendovi qui suoi scritti, corrispondenze, atti e anche oggetti personali, tra cui la camera da letto del palazzo di famiglia di Torino.

La torre dei Benso conserva, invece, le corone di bronzo inviate dalle città d’Italia nel 25° anniversario della morte del “tessitore”. Nel parco monumentale, esteso su una superficie di 23 ettari, sono da apprezzare, infine, piante tradizionali e specie rare, accanto a piante secolari quali i celebri platani.

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