Una pausa per lo spirito – proposte di riflessione per i giorni dal 18 al 24 dicembre 2011

Santena – 18 dicembre 2011 – Di seguito, alcune proposte di riflessione per i giorni dal 18 al 24 dicembre 2011 tratte dalla liturgia del giorno, con commento alle letture domenicali.

Domenica  18 dicembre  2011

Il Signore ti annuncia che farà a te una casa

Il re Davide, quando si fu stabilito nella sua casa, e il Signore gli ebbe dato riposo da tutti i suoi nemici all’intorno, disse al profeta Natan: «Vedi, io abito in una casa di cedro, mentre l’arca di Dio sta sotto i teli di una tenda». Natan rispose al re: «Va’, fa’ quanto hai in cuor tuo, perché il Signore è con te».
Ma quella stessa notte fu rivolta a Natan questa parola del Signore: «Va’ e di’ al mio servo Davide: Così dice il Signore: Forse tu mi costruirai una casa, perché io vi abiti? Io ti ho preso dal pascolo, mentre seguivi il gregge, perché tu fossi capo del mio popolo Israele. Sono stato con te dovunque sei andato, ho distrutto tutti i tuoi nemici davanti a te e renderò il tuo nome grande come quello dei grandi che sono sulla terra. Fisserò un luogo per Israele, mio popolo, e ve lo pianterò perché vi abiti e non tremi più e i malfattori non lo opprimano come in passato e come dal giorno in cui avevo stabilito dei giudici sul mio popolo Israele. Ti darò riposo da tutti i tuoi nemici. Il Signore ti annuncia che farà a te una casa. Quando i tuoi giorni saranno compiuti e tu dormirai con i tuoi padri, io susciterò un tuo discendente dopo di te, uscito dalle tue viscere, e renderò stabile il suo regno. Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio. La tua casa e il tuo regno saranno saldi per sempre davanti a me, il tuo trono sarà reso stabile per sempre».

2Sam 7,1-5.8-12.14.16

Il mistero avvolto nel silenzio per secoli, ora è manifestato

Fratelli, a colui che ha il potere di confermarvi nel mio vangelo, che annuncia Gesù Cristo, secondo la rivelazione del mistero, avvolto nel silenzio per secoli eterni, ma ora manifestato mediante le scritture dei Profeti, per ordine dell’eterno Dio, annunciato a tutte le genti perché giungano all’obbedienza della fede, a Dio, che solo è sapiente, per mezzo di Gesù Cristo, la gloria nei secoli. Amen.

Rm 16,25-27

Ecco concepirai un figlio e lo darai alla luce

In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te». A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.

Lc 1,26-38

 

Il quotidiano è il luogo teologico per eccellenza

Le tre letture convergono nel presentare la fedeltà di Dio che stipula un’alleanza con David assicurando al discendente regale la stabilità del regno (2Sam 7) e che adempie tale promessa stringendo un’alleanza con Maria e costituendola madre del Messia (Lc 1). Questo è il disegno sapiente di Dio, il mistero a lungo taciuto, ma che trova nel Cristo il suo svelamento (Rm 16). L’insieme delle letture invita a volgere ormai lo sguardo verso l’incarnazione, evento in cui sfocia la fedeltà di Dio all’umanità. Le tre letture formano una dinamica di questo tipo: alla promessa di Dio che si rivolge all’uomo e che instaura un’attesa verso il futuro (2Sam 7), segue la narrazione della ricezione personale della promessa, mediante la quale la parola di Dio trova un interlocutore umano che la accoglie e le dà carne (Lc 1); infine abbiamo la celebrazione della Parola, la dossologia che canta il compimento della promessa (Rm 16). Si disegna così un itinerario che è il cammino stesso della parola da Dio all’uomo e dall’uomo di nuovo a Dio: promessa di Dio – sua realizzazione storica e personale – liturgia. Il testo evangelico presenta l’irrompere della parola di Dio nel quotidiano della vita di gente semplice (una coppia di fidanzati: vv. 26-27): il quotidiano è il luogo teologico per eccellenza. E l’accostamento della prima lettura (ripresa nel passo lucano: vv. 32-33) con il vangelo mostra l’evidente scarto tra promessa e compimento. Dallo stile alto della storiografia di corte si passa alla narrazione di una situazione della più ordinaria quotidianità. Il luogo in cui la promessa si realizza è il corpo, la storia, il tempo, la relazione tra persone, l’interiorità di un cuore, la trama delle quotidiane vicende dell’esistenza, e in quell’impatto la promessa stessa si ridisegna assumendo una forma finalmente reale, ma anche imprevista. Il compimento della promessa è anch’esso novità, è anch’esso rivelazione. A Maria è rivolta una promessa da Dio e suo compito è credere alla promessa. Ovvero, credere l’incredibile: lei, vergine, avrà un figlio. Promettere è far sperare, è dare un senso e una direzione al tempo, è suscitare un’attesa. Ed è sempre impegnare se stesso al futuro: il Dio della promessa è il Dio fedele, che impegna e dona se stesso, la propria presenza. Così la nascita del Messia apparirà come il farsi carne e persona della fedeltà di Dio. Segno che viene dato a Maria, la vergine di Nazaret, è quanto avvenuto a Elisabetta, la sterile. Trova compimento grazie al di Maria quella storia della promessa divina che già nell’Antico Testamento si è fatta strada grazie a nascite prodigiose da donne sterili. La storia della salvezza è la storia dell’impossibile che Dio rende possibile. Maria appare donna di fede: essa è chiamata a credere di più alla promessa incredibile di Dio e alla potenza della sua parola che all’evidenza della sua impotenza umana a realizzarla (“Non conosco uomo!”). La fede si fa strada in Maria attraverso un cammino articolato: al turbamento e alla perplessità di fronte all’annuncio (v. 29), segue la domanda che esprime la fede che interroga e cerca (v. 34), e infine avviene l’assenso, l’abbandono di fede: “Ecco la serva del Signore, avvenga di me secondo la tua parola” (v. 38). La fede di Maria è quella di una donna che ascolta la parola di Dio. Maria si fa dimora della Parola arrivando a concepire il Verbo “nello spirito prima che nel corpo” (Agostino). È l’ascolto che crea il servo: come avviene del Servo del Signore, reso tale dal quotidiano ascolto della parola di Dio (cf. Is 50,4), così avviene di Maria, resa serva dalla sua accoglienza incondizionata della parola. E questo ci ricorda che nella chiesa ciò che è essenziale non è fare dei servizi (in una prospettiva di efficacia ed efficienza), ma divenire dei servi (nella prospettiva della santità, della conversione del cuore). Maria stessa, come figura della chiesa, è figura di una ecclesia audiens, sottomessa al primato della parola di Dio, e dunque “serva”, appartenente al suo Signore, obbediente a lui.

 Luciano Manicardi                                                          Comunità di Bose

 

Qualcuno viene per restare: si affida proprio a te

Siamo alla conclusione dell’Avvento. Qualcuno viene. Per lui vale la pena cambiare, prepararsi. Non è un discorso da accettare, ma un bambino da generare ed accogliere. Qualcuno viene per restare: si affida proprio a te. Dobbiamo aprire le porte del cuore e fargli spazio. Altrimenti non c’è Natale. Non c’è Natale senza il nostro cuore. Per questo dobbiamo chiederci: che Natale stiamo preparando? Che Natale vogliamo per questo mondo, segnato dalla paura e dall’incertezza; che accetta la guerra e l’ingiustizia; incerto ed arrogante allo stesso tempo; che allontana con facilità e fastidio i deboli; che vuole tutto ma senza il rischio dell’amore e della responsabilità; che chiude le porte del cuore e delle case? Un mondo che ha tanto, ma dissipato, affannato, cui sembra così difficile lasciare posto a qualcun altro. Un mondo che si stanca subito, che non vuole avere fastidi. Un mondo banale ed egocentrico che vuole avere tutto per sé! Davvero non nasce nulla di nuovo nelle corse indaffarate del consumo. Non troviamo ciò che è nuovo lì. Dov’è il Natale? Noi siamo uomini materiali e cerchiamo di rendere contenti gli altri acquistando dei regali. Ma poco vogliamo regalare la nostra vita! Poco pensiamo a quel bambino forestiero: non vale niente, è debole, non c’entra con noi, non ha nulla da dare in cambio se non la vita stessa. Quanti affanni per gli acquisti e quanto poco spazio per cercare l’amore vero! Il grande regalo che dobbiamo donare, infatti, non sono le cose, ma l’amore! E questo non si compra: si accoglie, si impara insieme a quel bambino che chiede di nascere. Dio non sceglie i palazzi importanti della vita sociale d’Israele. Maria è una povera ragazza di Nazareth, piccolissimo villaggio della periferica Galilea. L’angelo del Signore, il dialogo tra cielo e la terra, è possibile a tutti! Dio vuole farsi “carne”, cerca casa per poter condurre gli uomini nella sua casa del cielo. Natale è quando Dio trova una casa nel cuore degli uomini, quando la debolezza viene accolta ed amata. Amaramente, invece, dovremo seguire Gesù all’aperto, perché “per loro non c’era posto nell’alloggio”. La sua casa è tutta umana. “Siete Tempio di Dio”, ricorderà l’apostolo. Quel bambino non avrà dove posare il capo, perché vuole essere ovunque con noi. “Ecco, io sto alla porta e busso”: se gli apriamo si fermerà con noi. “Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”. Maria per prima ascolta la Parola e per prima è disponibile, lascia spazio, offre se stessa, la sua vita, il suo corpo, al Signore. È lei la prima casa di Dio. Diviene l’arca dell’alleanza. L’umanità diviene casa di Dio. “Eccomi la serva del Signore, avvenga per me secondo la tua parola”. Maria non aspetta, non prende tempo. Non ha chiaro tutto, ma dice di sì. Maria non vede subito i frutti; non dice sì perché ha avuto prove: lascia spazio all’altro e basta. “Beata colei che ha creduto all’adempimento di ciò che il Signore le ha detto”, dirà Elisabetta. È la prima beatitudine del Vangelo. Apriamo il nostro cuore al Vangelo ed il mondo sarà libero dall’inimicizia e si aprirà all’amore. Prendiamoci carico della debolezza di Dio e degli uomini per trovare l’amore che non finisce. Prepariamo anche fisicamente un posto per chi non lo ha. Non lasciamo solo nessuno! Il presepe che dobbiamo preparare è invitare chi è solo, come faremo nella Basilica: così si accoglie Dio. Questo è Natale. Diventiamo anche noi, come Maria, servi del Signore, per essere liberi di amare e per non diventare servi di noi stessi o delle cose. Nulla è impossibile a Dio. Nulla è impossibile a chi crede. Vieni presto, Signore, di amore eterno, che nasci debole e povero. Insegnaci a diventare uomini e donne del cielo, generosi. Sciogli la freddezza del nostro cuore, vinci le paure, liberaci dall’onnipresente amore per noi stessi. Vieni presto Signore nel nostro mondo pieno di paure e di violenza. Vieni Signore, insegnaci a riconoscerti e lasciarti spazio, per nascere con te.

Comunità di Sant’Egidio

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Lunedì 19 dicembre 2011

Egli camminerà innanzi a lui

Al tempo di Erode, re della Giudea, vi era un sacerdote di nome Zaccarìa, della classe di Abìa, che aveva in moglie una discendente di Aronne, di nome Elisabetta. Ambedue erano giusti davanti a Dio e osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore. Essi non avevano figli, perché Elisabetta era sterile e tutti e due erano avanti negli anni. Avvenne che, mentre Zaccarìa svolgeva le sue funzioni sacerdotali davanti al Signore durante il turno della sua classe, gli toccò in sorte, secondo l’usanza del servizio sacerdotale, di entrare nel tempio del Signore per fare l’offerta dell’incenso. Fuori, tutta l’assemblea del popolo stava pregando nell’ora dell’incenso. Apparve a lui un angelo del Signore, ritto alla destra dell’altare dell’incenso. Quando lo vide, Zaccarìa si turbò e fu preso da timore. Ma l’angelo gli disse: «Non temere, Zaccarìa, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, e tu lo chiamerai Giovanni. Avrai gioia ed esultanza, e molti si rallegreranno della sua nascita, perché egli sarà grande davanti al Signore; non berrà vino né bevande inebrianti, sarà colmato di Spirito Santo fin dal seno di sua madre e ricondurrà molti figli d’Israele al Signore loro Dio. Egli camminerà innanzi a lui con lo spirito e la potenza di Elìa, per ricondurre i cuori dei padri verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto». Zaccarìa disse all’angelo: «Come potrò mai conoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie è avanti negli anni». L’angelo gli rispose: «Io sono Gabriele, che sto dinanzi a Dio e sono stato mandato a parlarti e a portarti questo lieto annuncio. Ed ecco, tu sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, che si compiranno a loro tempo». Intanto il popolo stava in attesa di Zaccarìa, e si meravigliava per il suo indugiare nel tempio. Quando poi uscì e non poteva parlare loro, capirono che nel tempio aveva avuto una visione. Faceva loro dei cenni e restava muto. Compiuti i giorni del suo servizio, tornò a casa. Dopo quei giorni Elisabetta, sua moglie, concepì e si tenne nascosta per cinque mesi e diceva: «Ecco che cosa ha fatto per me il Signore, nei giorni in cui si è degnato di togliere la mia vergogna fra gli uomini».

Lc 1,5-25

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Martedì 20 dicembre 2011

Rallégrati, il Signore è con te

Al sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te». A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.

Lc 1,26-38

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Mercoledì 21 dicembre 2011

Beata colei che ha creduto

In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo.
Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».

Lc 1,39-45

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Giovedì  22 dicembre 2011

Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente

In quel tempo, Maria disse: «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente e Santo è il suo nome; di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza, per sempre».

Lc 1,46-55

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Venerdì 23 dicembre 2011

La mano del Signore era con lui

In quei giorni, per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei. Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccarìa. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome».
Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. All’istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio. Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui.

Lc 1,57-66

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Sabato 24 dicembre 2011

Un sole che sorge dall’alto per dirigere i nostri passi sulla via della pace

In quel tempo, Zaccarìa, padre di Giovanni, fu colmato di Spirito Santo e profetò dicendo: «Benedetto il Signore, Dio d’Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo, e ha suscitato per noi un Salvatore potente nella casa di Davide, suo servo, come aveva detto per bocca dei suoi santi profeti d’un tempo: salvezza dai nostri nemici, e dalle mani di quanti ci odiano. Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri e si è ricordato della sua santa alleanza, del giuramento fatto ad Abramo, nostro padre, di concederci, liberati dalle mani dei nemici, di servirlo senza timore, in santità e giustizia al suo cospetto, per tutti i nostri giorni. E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade, per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza nella remissione dei suoi peccati. Grazie alla tenerezza e misericordia del nostro Dio, ci visiterà un sole che sorge dall’alto, per risplendere su quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra di morte, e dirigere i nostri passi sulla via della pace».

Lc 1,67-79

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