Una pausa per lo spirito – proposte di riflessione per i giorni dal 1° al 7 gennaio 2012

Santena – 1° gennaio 2012 – Alcune proposte di riflessione per i giorni dal 1° al 7 gennaio 2012, tratte dalla liturgia del giorno, con commento alle letture domenicali.

Domenica 1 gennaio 2012

Festa di Maria, Madre di Dio

Dio mandò il suo Figlio, nato da donna

Fratelli, quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge, per riscattare quelli che erano sotto la Legge, perché ricevessimo l’adozione a figli. E che voi siete figli lo prova il fatto che Dio mandò nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio, il quale grida: Abbà! Padre! Quindi non sei più schiavo, ma figlio e, se figlio, sei anche erede per grazia di Dio.

Gal 4,4-7

Il compito di Maria è generarlo e mostrarlo al mondo

“I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro”. Come è possibile? Guardiamo il nostro mondo. Possiamo dimenticare le tensioni terribili che lo agitano, ma le tensioni sono profondissime e sembra non trovino soluzione. Il dialogo appare cedevolezza e la via pacifica per risolvere i conflitti sembra troppo debole di fronte ai rischi. Sono davvero tempi difficili i nostri. Non vogliamo iniziare l’anno in maniera dimentica, incosciente. Abbiamo sentito il canto degli angeli illuminare la notte e proclamare la scelta di Dio: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama”. Questo amore non è fare finta. È scelta, diventa carne. Ma anche diventa rischio, responsabilità, povertà. Deve essere così anche per noi guardando il nostro mondo. E come una madre siamo portati a guardarne le ferite, a provare apprensione per i pericoli, a cercarne protezione. Dio, a cui cantiamo la gloria nel più alto dei cieli, trova posto tra gli uomini? Trovano la pace gli uomini amati da lui ma umiliati dagli uomini stessi, che non sanno riconoscere negli altri né il fratello né l’immagine di Dio? Per amore degli uomini guardiamo il mondo intorno e sentiamo la fragilità della convivenza umana. Avvertiamo come insopportabile le tante, tantissime guerre dimenticate, ignorate da un mondo ricco che non vuole soffrire nemmeno un po’, dimentico – e non perché non sappia, ma perché non si ferma come il sacerdote ed il levita della parabola. Un mondo dimentico fugge i problemi. Ne è infastidito ma non vuole e non riesce a risolvere nulla perché questo significa impegno, passione, sporcarsi le mani. I Vangeli ci dicono che gli angeli avevano parlato del bambino a quei pastori, ma non è difficile pensare che anche Maria lo fece. Certamente lo presentò loro e forse senza di lei non avrebbero potuto comprendere quello che stava loro accadendo. Maria sapeva chi era quel figlio, tanto che con molta cura “custodiva tutte queste cose meditandole nel suo cuore”. La liturgia di questo giorno, con incredibile tenerezza, ci invita a guardare Maria per festeggiarla e venerarla come Madre di Dio. Sono passati sette giorni dal Natale, da quando i nostri occhi sono stati diretti verso questo piccolo bambino, verso tutti i piccoli e i deboli di questo mondo. Oggi la Chiesa sente il bisogno di guardare anche la Madre e farle festa.
È bene sottolinearlo: contempliamo lei, ma non la troviamo da sola. I pastori appena giunsero a Betlemme “trovarono Maria e Giuseppe e il bambino”. È bello immaginare Gesù bambino non più nella mangiatoia ma tra le braccia di Maria: lei lo mostra a quegli umili pastori e ha continuato a mostrarlo ancora agli umili discepoli di ogni tempo. Maria che tiene Gesù sulle ginocchia o nelle braccia è tra le immagini più familiari e tenere del mistero dell’incarnazione. Nella tradizione della Chiesa d’Oriente è talmente forte il rapporto tra quella madre e quel figlio che non si trova mai un’immagine di Maria senza Gesù; lei esiste per quel Figlio, suo compito è generarlo e mostrarlo al mondo. È l’icona di Maria, Madre di Gesù, ma è anche l’immagine della Chiesa e di ogni credente: abbracciare con affetto il Signore e mostrarlo al mondo. Come quei pastori, una volta usciti dalla grotta, se ne tornarono glorificando e lodando Dio, con la stessa energia e lo stesso slancio anche noi, usciti dalla celebrazione liturgica, dovremmo entrare nel nuovo anno che inizia. E sarebbe davvero una grande consolazione se ancora oggi qualcuno potesse scrivere che tutti quelli che udirono “si stupivano delle cose che essi dicevano”. Purtroppo la gente delle nostre città si stupisce per ben altre cose! Ma forse dobbiamo anche chiederci se ci sono “pastori” (e non mi riferisco solo ai sacerdoti; l’abbiamo già detto, ogni credente è “pastore”) che sanno comunicare alla gente delle nostre città la gioia dell’incontro con quel Bambino. “Ti benedica il Signore e ti custodisca. Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace”. Questa benedizione di Mosè che Francesco d’Assisi, uomo di pace, amava ripetere per i suoi fratelli la facciamo nostra, per tutti gli uomini, particolarmente per quelli che vivono in situazioni difficili ed in pericolo. In ogni cosa rendiamo grazie a Gesù, figlio benedetto del Padre, maestro della nostra vita, che continua a colmarci d’ogni bene. Ora e sempre.

Comunità di Sant’Egidio

 

Maria, Madre di Dio

Theotókos (in greco Θεοτόκος; in latino Deipara o Dei genetrix) è un titolo della Beata Vergine Maria. Letteralmente significa “colei che genera Dio“, e spesso viene reso in italiano con Madre di Dio.

La solennità della divina maternità della vergine Maria viene celebrata dalla Chiesa cattolica di rito romano il 1º gennaio, nell’Ottava del Natale. Nel Rito Ambrosiano è celebrata alla VI domenica di Avvento.

Questo titolo è stato attribuito solennemente a Maria nel 431 dal Concilio di Efeso come conseguenza della proclamazione del dogma cristologico da parte del concilio stesso. Secondo il concilio, infatti, Gesù Cristo, pur essendo contemporaneamente Dio e uomo, come già aveva affermato in precedenza il concilio di Nicea, è un’unica persona: le due nature, divina e umana, sono inseparabili, e perciò Maria può essere legittimamente chiamata “Madre di Dio”.

La dottrina cristologica del patriarca Nestorio fu rifiutata dal concilio di Efeso perché separava troppo la natura umana di Cristo da quella divina, rischiando, in definitiva, di pensare a Gesù Cristo semplicemente come un uomo “ispirato”, “inabitato” dal Verbo di Dio. Il titolo di Theotokos fu quindi confermato dal concilio in opposizione a Nestorio, che gli preferiva il titolo di Christotokos sottolineando che Maria avrebbe potuto generare soltanto la natura umana del Cristo.

Nell’Ave Maria, la più tipica preghiera mariana del cristianesimo occidentale, Maria è invocata col titolo di Madre di Dio.

L’Ave Maria (si chiama così sia in latino che in italiano), detta anche, in latino, salutatio angelica, è sia una antifona sia una delle più diffusa preghiere mariane della Chiesa cattolica.

Ave, o Maria, piena di grazia,

il Signore è con te.

Tu sei benedetta fra le donne

e benedetto è il frutto del tuo seno, Gesù.

Santa Maria, Madre di Dio,

prega per noi peccatori,

adesso e nell’ora della nostra morte.

Amen.

Essa consta di tre parti distinte:

Il vero e proprio saluto dell’angelo: Ti saluto (lett.: Rallegrati), o piena di grazia, il Signore è con te, così come lo riporta Luca 1,28.

Il saluto di Elisabetta: Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno (Luca 1,42).

L’aggiunta di una richiesta di intercessione: Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte.

(Da Cathopedia l’enciclopedia cattolica)

 

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Lunedì 2 gennaio 2012

Rimanete in lui                     

Figlioli, chi è il bugiardo se non colui che nega che Gesù è il Cristo? L’anticristo è colui che nega il Padre e il Figlio. Chiunque nega il Figlio, non possiede nemmeno il Padre; chi professa la sua fede nel Figlio possiede anche il Padre. Quanto a voi, quello che avete udito da principio rimanga in voi. Se rimane in voi quello che avete udito da principio, anche voi rimarrete nel Figlio e nel Padre. E questa è la promessa che egli ci ha fatto: la vita eterna. Questo vi ho scritto riguardo a coloro che cercano di ingannarvi. E quanto a voi, l’unzione che avete ricevuto da lui rimane in voi e non avete bisogno che qualcuno vi istruisca. Ma, come la sua unzione vi insegna ogni cosa ed è veritiera e non mentisce, così voi rimanete in lui come essa vi ha istruito. E ora, figlioli, rimanete in lui, perché possiamo avere fiducia quando egli si manifesterà e non veniamo da lui svergognati alla sua venuta.

1 Gv 2,22-28

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Martedì 3 gennaio 2012

Noi fin d’ora siamo figli di Dio

Figlioli, se sapete che Dio è giusto, sappiate anche che chiunque opera la giustizia, è stato generato da lui. Vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui. Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è. Chiunque ha questa speranza in lui, purifica se stesso, come egli è puro. Chiunque commette il peccato, commette anche l’iniquità, perché il peccato è l’iniquità. Voi sapete che egli si manifestò per togliere i peccati e che in lui non vi è peccato. Chiunque rimane in lui non pecca; chiunque pecca non l’ha visto né l’ha conosciuto.

1 Gv 2,29-3.6

 

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Mercoledì 4 gennaio 2012

Chi non pratica la giustizia non è da Dio

Figlioli, nessuno v’inganni. Chi pratica la giustizia è giusto com’egli [Gesù] è giusto. Chi commette il peccato viene dal diavolo, perché da principio il diavolo è peccatore. Per questo si manifestò il Figlio di Dio: per distruggere le opere del diavolo. Chiunque è stato generato da Dio non commette peccato, perché un germe divino rimane in lui, e non può peccare perché è stato generato da Dio. In questo si distinguono i figli di Dio dai figli del diavolo: chi non pratica la giustizia non è da Dio, e neppure lo è chi non ama il suo fratello.

1 Gv 3.7-10

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Giovedì 5 gennaio 2012

Siamo passati dalla morte alla vita, perché amiamo i fratelli

Figlioli, questo è il messaggio che avete udito da principio: che ci amiamo gli uni gli altri. Non come Caino, che era dal Maligno e uccise suo fratello. E per quale motivo l’uccise? Perché le sue opere erano malvagie, mentre quelle di suo fratello erano giuste. Non meravigliatevi, fratelli, se il mondo vi odia. Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita, perché amiamo i fratelli. Chi non ama rimane nella morte. Chiunque odia il proprio fratello è omicida, e voi sapete che nessun omicida ha più la vita eterna che dimora in lui. In questo abbiamo conosciuto l’amore, nel fatto che egli ha dato la sua vita per noi; quindi anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli. Ma se uno ha ricchezze di questo mondo e, vedendo il suo fratello in necessità, gli chiude il proprio cuore, come rimane in lui l’amore di Dio? Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità. In questo conosceremo che siamo dalla verità e davanti a lui rassicureremo il nostro cuore, qualunque cosa esso ci rimproveri. Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa. Carissimi, se il nostro cuore non ci rimprovera nulla, abbiamo fiducia in Dio.

1 Gv 3,11-21

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Venerdì 6 gennaio 2012

Chiamati ad essere partecipi della stessa promessa

Fratelli, penso che abbiate sentito parlare del ministero della grazia di Dio, a me affidato a vostro favore: per rivelazione mi è stato fatto conoscere il mistero. Esso non è stato manifestato agli uomini delle precedenti generazioni come ora è stato rivelato ai suoi santi apostoli e profeti per mezzo dello Spirito: che le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo.

Ef 3,2-3.5-6

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Sabato 7 gennaio 2012

Chi osserva i suoi comandamenti rimane in Dio e Dio in lui

Carissimi, qualunque cosa chiediamo, la riceviamo da Dio, perché osserviamo i suoi comandamenti e facciamo quello che gli è gradito. Questo è il suo comandamento: che crediamo nel nome del Figlio suo Gesù Cristo e ci amiamo gli uni gli altri, secondo il precetto che ci ha dato. Chi osserva i suoi comandamenti rimane in Dio e Dio in lui. In questo conosciamo che egli rimane in noi: dallo Spirito che ci ha dato. Carissimi, non prestate fede ad ogni spirito, ma mettete alla prova gli spiriti, per saggiare se provengono veramente da Dio, perché molti falsi profeti sono venuti nel mondo. In questo potete riconoscere lo Spirito di Dio: ogni spirito che riconosce Gesù Cristo venuto nella carne, è da Dio; ogni spirito che non riconosce Gesù, non è da Dio. Questo è lo spirito dell’anticristo che, come avete udito, viene, anzi è già nel mondo.  Voi siete da Dio, figlioli, e avete vinto costoro, perché colui che è in voi è più grande di colui che è nel mondo. Essi sono del mondo, perciò insegnano cose del mondo e il mondo li ascolta. Noi siamo da Dio: chi conosce Dio ascolta noi; chi non è da Dio non ci ascolta. Da questo noi distinguiamo lo spirito della verità e lo spirito dell’errore.

1 Gv 3,22-4,6

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