Una pausa per lo spirito – proposte di riflessione per i giorni dal 26 febbraio al 3 marzo 2012

Santena – 26 febbraio 2012 – Di seguito, alcune proposte di riflessione per i giorni dal 26 febbraio al 3 marzo 2012 tratte dalla liturgia del giorno con commento alle letture domenicali.

Domenica 26 febbraio 2012

Ecco io stabilisco la mia alleanza con voi

Dio disse a Noè e ai suoi figli con lui: «Quanto a me, ecco io stabilisco la mia alleanza con voi e con i vostri discendenti dopo di voi, con ogni essere vivente che è con voi, uccelli, bestiame e animali selvatici, con tutti gli animali che sono usciti dall’arca, con tutti gli animali della terra. Io stabilisco la mia alleanza con voi: non sarà più distrutta alcuna carne dalle acque del diluvio, né il diluvio devasterà più la terra». Dio disse: «Questo è il segno dell’alleanza, che io pongo tra me e voi e ogni essere vivente che è con voi, per tutte le generazioni future. Pongo il mio arco sulle nubi, perché sia il segno dell’alleanza tra me e la terra. Quando ammasserò le nubi sulla terra e apparirà l’arco sulle nubi, ricorderò la mia alleanza che è tra me e voi e ogni essere che vive in ogni carne, e non ci saranno più le acque per il diluvio, per distruggere ogni carne».

Gen 9,8-15

Cristo è morto per ricondurvi a Dio

Carissimi, Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti, per ricondurvi a Dio; messo a morte nel corpo, ma reso vivo nello spirito. E nello spirito andò a portare l’annuncio anche alle anime prigioniere, che un tempo avevano rifiutato di credere, quando Dio, nella sua magnanimità, pazientava nei giorni di Noè, mentre si fabbricava l’arca, nella quale poche persone, otto in tutto, furono salvate per mezzo dell’acqua.
Quest’acqua, come immagine del battesimo, ora salva anche voi; non porta via la sporcizia del corpo, ma è invocazione di salvezza rivolta a Dio da parte di una buona coscienza, in virtù della risurrezione di Gesù Cristo. Egli è alla destra di Dio, dopo essere salito al cielo e aver ottenuto la sovranità sugli angeli, i Principati e le Potenze.

1Pt 3,18-22

Convertitevi e credete nel Vangelo

In quel tempo, lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano. Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».

Mc 1,12-15

Il luogo della tentazione è il cuore

Questo il messaggio delle letture della prima domenica di Quaresima: dopo aver giudicato il peccato dell’umanità con il diluvio, Dio riafferma la sua volontà di salvezza universale stringendo con Noè un’alleanza con ogni carne e con tutta la terra (I lettura); Gesù combatte il tentatore nel deserto e la sua vittoria è una ritrovata comunione tra cielo e terra (vangelo); il Cristo risorto scende agli inferi per proclamare il vangelo anche ai ribelli, ossia a chi era morto nel rifiuto di Dio. Scende cioè a proclamare la fedeltà di Dio alla sua promessa di salvezza universale (II lettura). Marco presenta la tentazione come la prima azione spirituale: è lo Spirito ricevuto nel battesimo che spinge Gesù al faccia a faccia con Satana, cioè con la possibilità del male. E il luogo della tentazione, per Gesù come per ogni uomo, è il cuore. Lo Spirito di Dio non spinge a fughe in paradisi spiritualistici, a evasioni misticheggianti, ma alla difficile impresa di discernere il proprio cuore, riconoscere le spinte di divisione da Dio e di idolatria che lo traversano e farvi regnare la volontà di Dio. La tentazione è una possibilità che ci situa di fronte a una scelta tra bene e male, tra fede e idolatria: “La tentazione rende l’uomo o idolatra o martire” (Origene). Per questo essa implica un senso morale e il discernimento tra ciò che è bene e ciò che è male. In questo senso, di fronte all’indistinzione tra bene e male, all’in-coscienza del bene e del male e all’indifferenza dell’agire, la tentazione oggi più grave è la scomparsa della tentazione. Chi riconosce la tentazione viene situato in un combattimento interiore per respingere la seduzione del lasciarsi vivere, dell’abdicare a ciò che è serio e profondo, dell’abbandonare la fedeltà al Signore. E la fatica della lotta può spaventare e ripugnare. Il combattimento di Gesù nel deserto è celato dietro all’annotazione del suo restare costantemente tentato da Satana per quaranta giorni e l’esito vittorioso della lotta è espresso dalla comunione tra angeli e bestie selvagge che si crea attorno a lui, attestando così il compimento del tempo messianico. La pace tra il cielo e quel luogo di morte che è il deserto, manifesta la pace messianica annunciata dai profeti con immagini analoghe (cf. Is 11,6-7; 65,25) e che abbraccia l’intera creazione (cf. Os 2,20). Nel deserto Gesù fa dunque una molteplice esperienza. Anzitutto di solitudine: Gesù è solo nel luogo solitario. Lì obbedisce alla Parola e allo Spirito di Dio che l’hanno proclamato Figlio di Dio al battesimo (cf. Mc 1,9-11). Lì è messo alla prova e incitato al peccato, alla disobbedienza. E lì egli dà prova di perseveranza: nel deserto non diserta. La tentazione crea il credente provato, saldo. Nella tentazione Gesù convive con le bestie selvagge, addomestica le presenze mostruose, le potenze selvagge e violente che traversano il cuore umano: “È dal cuore che escono le cattive intenzioni” (Mc 7,21). Infine, Gesù conosce la presenza divina: “gli angeli lo servivano”. L’angelo vicino a chi lotta è immagine che indica la presenza di Dio che si fa sentire al cuore della lotta della preghiera e della tentazione (cf. Lc 22,41-44). Vittorioso sul tentatore e instauratore della pace messianica, Gesù può proclamare il compimento del tempo e l’avvento del Regno di Dio. Ma l’annuncio di ciò che Dio ha operato diviene esigenza per l’uomo: “Convertitevi e credete al vangelo”. La conversione è risposta e responsabilità del credente di fronte al dono del Signore. Non consiste in un miglioramento di atteggiamenti esteriori, ma nella fede nel vangelo, dunque in un ri-orientamento radicale del proprio essere alla luce della volontà di Dio manifestata nella persona di Gesù. Credere al vangelo è un concreto affidarsi al vangelo, “che è potenza di Dio” (Rm 1,16), un porre i propri passi sui passi del Signore. E seguire Gesù significa seguirlo anche nelle sue tentazioni e nella sua lotta, certi per fede che nella nostra lotta lui stesso combatterà e ci guiderà a conversione.

Comunità di Bose

La proposta è semplice: “Cambia il cuore e credi al Vangelo”

Mercoledì abbiamo iniziato la quaresima. La proposta è semplice, diretta, perché deve penetrare nelle tante abitudini, convinzioni, in quella selva di difese e di diffidenze che ci rendono sempre uguali a noi stessi, poco vulnerabili, incapaci di umiliarci in un inizio che è sempre necessariamente povero: “Cambia il cuore e credi al Vangelo”. Gesù affrontò il male nel deserto, “tentato da satana”, dice il Vangelo di Marco. Inizia così l’agonia di Gesù, la lotta tra la vita e la morte. Sì, per questo il tempo è compiuto. Il Signore, amante degli uomini, viene a combattere il nemico dell’uomo, colui che semina divisione, che è dietro l’istinto di orgoglio o di amore per sé. Per questo chiede di convertirsi. Non è un pio esercizio, un di più per giusti, facoltativo per i mediocri. Chiede di cambiare perché ama il mondo e non può accettarlo così com’è; non vuole che la tua vita si perda, non la considera persa, la vuole migliore. Chi non cambia si conserva e finisce per concedersi agli idoli muti e sordi, magari senza sceglierlo. Quante volte preferiamo questi ad un amante appassionato come Gesù! Sì, perché in realtà abbiamo paura dell’amore, lo riduciamo ai nostri limiti angusti, fuggiamo colui che ama, come il giovane ricco che resta legato alle sue ricchezze, che sceglie l’afflizione perché non sa abbandonarsi a colui che fissatolo lo aveva amato. La quaresima è un itinerario. La quaresima è un invito insistente, ripetuto e affettuoso per uomini amanti delle soluzioni rapidi, facili e immediate, che si fidano della prima impressione, che poco scelgono l’umiliazione di una disciplina del cuore, che diventano vittime dei loro stessi giudizi superficiali, per una generazione come la nostra che scambia l’indecisione per complessità e crede di avere sempre a disposizione tutte le scelte. Cambia chi si accorge dell’abisso del suo cuore ed inizia la via del pentimento. Quaresima è un tempo di perdono e di gioia perché ritroviamo il nostro cuore, ascoltando un padre che ci ama e rinnova. Il giusto non trova gioia. Non chiede perdono e non sa perdonare. In fondo deve aggrapparsi alla sua ipocrisia per non precipitare nell’abisso del peccato, perché non crede al perdono. Non sa piangere le lacrime, fugge il dolore dell’amarezza, l’umiliazione di scoprirsi come si è e di chiedere aiuto. Ma rimane, anche triste. Il peccatore trova consolazione. Non siamo noi poveri di amore, freddi, paurosi, aggressivi, infedeli, incostanti, pieni di rancori, comandati dall’orgoglio istintivo? Non si riempie, forse, facilmente il cuore con tante paure e inimicizie, diffidenze, ostilità? Non diventa senza limite, vorace di soddisfazione, di confronti, di piccole affermazioni dell’io? C’è grande bisogno di cambiare il nostro cuore perché il mondo è pieno d’inimicizia e di violenza. Può vivere il mondo senza cuore? Chi darà un cuore ad un mondo che si appassiona solo per i beni, per il mercato, per quello che non conta? Chi restituirà i tanti anni che la fame, la durezza della vita rubano a milioni di poveri nel terzo mondo? Chi toglierà dal cuore di tanti l’abitudine alla violenza, l’imbarbarimento che cancella la pietà e la compassione? Per questo accogliamo la gioiosa proposta di cambiare, iniziando dal nostro cuore. Come il peccato e la complicità con il male hanno sempre un effetto sugli altri, così il nostro cambiamento potrà costruire un mondo di pace e disinquinarlo dalla violenza. Un cuore buono rende bella e umana la vita di tanti. I discepoli di Gesù sono persone di cuore e che si prendono a cuore gli altri. Credi al Vangelo, all’ingenuità del padre che abbraccia il figlio e lo riveste del suo perdono, senza meriti, senza espiazioni solo perché è tornato in vita. Credi che il Vangelo è via di pace, che il mondo non è irreformabile. Credi che un cuore pieno di sentimenti, spirituale, vince la logica della guerra e può affrettare il giorno della pace. Credi nella forza della preghiera, apri con frequenza il Vangelo, fai silenzio delle tue ragioni per ascoltare lui, invoca con il salmista, supplica Dio insieme al malato, al sofferente, a colui che è colpito dal male. Così scoprirai di nuovo l’alleanza di amore di Dio. Dio fece dono della terra agli uomini, ma li ammonì perché rispettassero la vita dell’uomo, il suo sangue, perché nessuno vivesse disinteressato della vita dell’altro. Il comandamento di Dio è contro la violenza. L’uomo che si converte, che diventa pacifico ricostruisce questa alleanza, che è come una nuova creazione. Nel profondo del cuore umano, c’è un desiderio di pace. Quaresima è ritrovare dentro il cuore mio e del mio prossimo quell’arco di pace, perché finisca il diluvio della violenza, delle tempeste dell’amore di sé, della rassegnazione, perché i tanti che scrutano il cielo implorando aiuto e protezione, che chiedono pace e speranza, possano vedere presto quell’arco.

Comunità di Sant’Egidio

**

Lunedì 27 febbraio 2012

Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”. Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”. E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».

Mt 25,31-46

 

**

Martedì 28 febbraio 2012

Siate santi, perché io, il Signore, vostro Dio, sono santo

Il Signore parlò a Mosè e disse: «Parla a tutta la comunità degli Israeliti dicendo loro: “Siate santi, perché io, il Signore, vostro Dio, sono santo. Non ruberete né userete inganno o menzogna a danno del prossimo. Non giurerete il falso servendovi del mio nome: profaneresti il nome del tuo Dio. Io sono il Signore. Non opprimerai il tuo prossimo, né lo spoglierai di ciò che è suo; non tratterrai il salario del bracciante al tuo servizio fino al mattino dopo. Non maledirai il sordo, né metterai inciampo davanti al cieco, ma temerai il tuo Dio. Io sono il Signore. Non commetterete ingiustizia in giudizio; non tratterai con parzialità il povero né userai preferenze verso il potente: giudicherai il tuo prossimo con giustizia. Non andrai in giro a spargere calunnie fra il tuo popolo né coopererai alla morte del tuo prossimo. Io sono il Signore. Non coverai nel tuo cuore odio contro il tuo fratello; rimprovera apertamente il tuo prossimo, così non ti caricherai d’un peccato per lui. Non ti vendicherai e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il tuo prossimo come te stesso. Io sono il Signore”».

Lv 19,1-2.11-18

 

**

Mercoledì 29 febbraio 2012

Alla predicazione di Giona si convertirono

In quel tempo, mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire:
«Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. Poiché, come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione. Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro gli uomini di questa generazione e li condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone. Nel giorno del giudizio, gli abitanti di Nìnive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona».

Lc 11,29-32

**

Giovedì 1 marzo 2012

Il Padre vostro darà cose buone a quelli che gliele chiedono

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto. Chi di voi, al figlio che gli chiede un pane, darà una pietra? E se gli chiede un pesce, gli darà una serpe? Se voi, dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele chiedono!
Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti».

Mt 7,7-12

**

Venerdì 2 marzo 2012

Va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.
Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai”; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinèdrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna. Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono. Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!».

Mt 5,20-26

**

Sabato 3 marzo 2012

Amate i vostri nemici
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo” e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».

Mt 5,43-48