Santena, nuovo museo castello Cavour, apertura delle offerte

Santena – 13 luglio  2012 – Lunedì 16 luglio, nel salone diplomatico del castello Cavour, con inizio alle ore 10,30, è prevista la seduta di apertura delle offerte relative all’affidamento del servizio di progettazione preliminare e definitiva dei lavori per la nuova destinazione museale del castello Cavour a Santena.

La notizia arriva dal sito della Fondazione Camillo Cavour – www.fondazionecavour.it – dove, tra le altre cose, è possibile scaricare il documento preliminare alla progettazione del nuovo museo Cavour di Santena, un documento di 52 pagine ricco di notizie.

Da questo documento riportiamo le pagine 22-26 con informazioni su “Il nuovo Museo Cavour”.

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Il nuovo Museo Cavour

1. Un museo dedicato a Camillo Benso di Cavour in una Villa-Castello

In questo quadro, finalmente dinamico dopo anni di interventi finalizzati a limitare il degrado della struttura e a compiere gli interventi più urgenti, la proposta di creare, in occasione del 150° Anniversario dell’Unità d’Italia, un nuovo “museo” o meglio un “centro d’interpretazione” dedicato a Camillo Benso di Cavour non si limita a porsi nel solco di una tradizione che già a fine Ottocento e poi nel 1961 aveva portato a fare del Complesso cavouriano di Santena un “luogo di memoria” del grande statista.

L’ipotesi di collocarlo nel Castello, ricorrendo alle nuove tecnologie senza rinunciare a dispositivi di comunicazione più tradizionali, lo differenzia profondamente tanto dal memoriale allestito nella Torre dei Bensi a fine Ottocento, quanto dal Museo cavouriano ospitato nel 1961 nelle ex Scuderie e andato distrutto durante l’alluvione del 1994.

La possibilità di dedicare al “museo” il primo e il secondo piano, mantenendo al piano terra il carattere di “villa-museo”, consente di recuperare a un uso pubblico spazi provvisoriamente dedicati a deposito integrandoli in un unico percorso di visita e valorizzando pienamente la struttura la cui antica bellezza è oggi un po’ appannata dai rimaneggiamenti intervenuti nel tempo e dall’assenza di restauri recenti, progettati, ma non realizzati per mancanza di fondi.

Il criterio allestitivo indicato dall’allora direttore dei Musei Civici Vittorio Viale verrà mantenuto, riconsiderando però i singoli ambienti, risvegliandone dove possibile i segni del passato sulla base di testimonianze documentarie da ricercare in parallelo al restauro degli arredi.

Si cercheranno quindi le tracce delle decorazioni parietali originarie, almeno quelle ancora visibili in una lacunosa campagna fotografica degli interni eseguita intorno alla metà degli anni Cinquanta, poi coperta da strati di tinta e quindi da tappezzeria, (attuale salotto giallo d’ingresso) e si valuterà con le Soprintendenze competenti la possibilità di riadattare le tappezzerie sostituite ma fortunatamente ancora conservate del “salotto Lascaris”.

Altro punto nodale: dove possibile, al di là di inevitabili lacune, ricomporre la genealogia famigliare e fare emergere la memoria degli artefici della vita della casa. Tenendo conto della ripartizione cronologica degli interni (‘700 a piano terra e ‘800 al primo), l’allestimento al piano terreno sarà rivisto in particolare inserendo i ritratti settecenteschi della famiglia Benso, conservati nel deposito del Castello in seguito alla totale perdita del museo cavouriano con l’alluvione del 1994, e del ramo Carron di San Tomaso con il riordino del patrimonio di arredi provenienti da Palazzo Lascaris.

Le stanze del primo piano saranno caratterizzate da approfondimenti sulle figure femminili che tanto contarono nella famiglia di Camillo e nella vita della casa: Adele de Sellon, madre di Camillo; Victoire Clermon-Tonnerre e le sue sorelle, la cognata Adele Lascaris; Giuseppina Cavour Alfieri, nipote di Camillo e artefice delle memorie di Camillo a Santena e infine la nonna paterna Filippina de Sales, vera regista della casa fino a metà ‘800. Questo compito va di pari passo con un’ipotesi di riordino degli arredi che, dove possibile, tenga d’occhio la loro provenienza o la loro appartenenza, pur senza la pretesa impossibile di farne l’unico criterio ordinatore. Il composito patrimonio di arredi e apparati decorativi della villa è infatti testimonianza e anche sopravvivenza di sovrapposizioni nel tempo dovute a doti nuziali, a passaggi ereditari, ad acquisizioni, le cui destinazioni e fisionomie si sono più volte modificate, anche in tempi recenti. Seguire queste “piste” è difficile e intricato; anche i documenti d’archivio quando ci sono raramente sono sufficientemente dettagliati da consentire di identificare con esattezza quelle che sarebbero comunque delle sopravvivenze. Sappiamo infatti dai documenti che gli arredi venivano spostati con grande disinvoltura tra le diverse residenze della famiglia, a seconda delle esigenze.

2. Il percorso di visita

La scelta del percorso di visita tiene conto della particolarità architettonica dell’edificio, le cui ali sono collegate in alto solo dalla passerella che attraversa la biblioteca al secondo piano, delle esigenze di sicurezza e per permettere l’accesso con montacarichi in salita e in discesa. Il collegamento verticale tra i piani avverrà pertanto, in salita, dalle scale o dall’ascensore posti nell’ala destra, in discesa dalle scale nell’ala sinistra o attraverso l’ascensore previsto nel presente progetto.

Il piano terreno consta di 10 ambienti arredati per un totale di 500 mq. E debitamente restaurato, manterrà l’intreccio fra le ricostruzioni d’ambiente del 1961 e l’aspetto di “dimora museo” in cui la netta prevalenza di arredi settecenteschi può fare da spunto per un racconto della storia della genealogia famigliare.

Il percorso di visita avviene in senso orario, con accesso dall’ingresso laterale di destra; si inizia quindi la visita del piano terra con la sequenza di ambienti che illustrano la casa dalle origini (Sala delle Cacce) fino alla trasformazione ottocentesca ideata dalla marchesa Giuseppina Alfieri nel 1880 (Sala da pranzo) passando per i salotti dove verranno riallestiti i ritratti settecenteschi dei Benso di Cavour e gli arredi e i ritratti dalla famiglia Carron di San Tomaso. La “camera da letto” e la “sala cinese”, che conservano alcuni degli oggetti più pregiati dell’arredo della villa, sono un tipico esempio di come il gusto per le cineserie e il tema dell’esotismo fosse importante nelle residenze nobiliari tra i secoli XVIII e XIX. L’attuale studio del Marchese Emilio Visconti Venosta, il quale sposando Luisa Alfieri di Sostegno, pronipote di Camillo, divenne il proprietario del Castello nel 1888, ospita una serie di ritratti della famiglia Carron di San Tomaso e dei Benso di Cavour: è uno degli ambienti interessati al riordino della genealogia famigliare.

Da questa stanza il visitatore può accedere al Salone Diplomatico, attraverso il terrazzo. Il percorso del piano si chiude con l’ambiente dell’ascensore che si utilizzerà per raccontare la storia del Complesso dalle sue origini. Due vani agli angoli opposti del palazzo, privi di arredo, possono essere utilizzati rispettivamente per illustrare il Complesso di Santena e ricostruire infine nel suo insieme la storia della famiglia.

2.1 La residenza

Nella parte iniziale del percorso museale l’obiettivo è di ripercorrere le fasi costruttive del castello: l’edificazione e le successive trasformazioni degli ambienti, sino all’assetto tardo-settecentesco. Pertanto, verranno prese in esame le ragioni di nascita dell’insediamento di una proprietà che affonda le radici nel medioevo, con particolare attenzione non solo alla committenza ma anche alle maestranze e all’evolversi del gusto architettonico, decorativo e paesaggistico. La residenza si inseriva nel grande distretto della caccia reale come luogo di attività venatorie e di loisir ma anche come luogo di sperimentazioni negli ambiti della floricoltura, della bachicoltura, e dell’agricoltura in generale, nel segno dell’otium et utilitas. Si intende riportare all’attenzione del visitatore le mansioni e i ritmi della conduzione della dimora e gli interessi dei vari protagonisti – uomini, donne e fanciulli – che la animarono con passatempi e occupazioni sino alla fine dell’antico regime.

2.2 Le famiglie in antico regime

La ricca dotazione iconografica del castello e la presenza degli archivi delle famiglie aggregate ai Benso di Cavour permettono di ricostruire puntualmente le relazioni parentali dei numerosi protagonisti che hanno lasciato un segno nella storia familiare del conte di Cavour. La ricostruzione delle complesse genealogie dei vari rami dei Benso (di Santena, di Ponticelli, di Albugnano di Chieri ecc.) come anche dei Carron di San Tommaso, Piossasco di Feys, Saluzzo di Valgrana, Lascaris di Ventimiglia, Doria di Ciriè, dei Visconti e dei Venosta permetterà di rendere comprensibile la politica delle alleanze nobiliari tipiche dei ceti dirigenti dell’antico regime. Gli elementi iconografici e simbolici dei personaggi più significativi saranno proposti al pubblico, mettendone in luce anche le rilevanze artistiche.

Le strategie che portarono i Benso ad affermarsi nell’ambito della corte sabauda e a costruire la loro altalenante fortuna saranno anche l’occasione per spiegare la concezione della famiglia in antico regime nell’ambito della nobiltà, i comportamenti e i ruoli al suo interno, e in particolare la concezione del matrimonio, slegata dagli affetti e vincolata invece ai problemi di gestione del patrimonio e di trasmissione del cognome e del titolo. Si accede al primo piano della casa-museo attraverso il disimpegno – scale o uso dell’ascensore. Il primo piano è costituito da due appartamenti non comunicabili, arredati e ha una superficie totale di circa 350 mq. L’appartamento di destra è costituito da 4 ambienti e un corridoio e non necessita di percorso obbligato. Operando alcuni spostamenti di ambiente e ricomponendo gli arredi, ogni stanza può essere legata a una figura particolare dell’ambiente familiare del giovane Camillo – i genitori e il fratello, la nonna francese, i diversi personaggi della sua famiglia svizzera – evidenziando quanto e come ad essa può essere ricondotto un tratto, un aspetto della personalità del futuro Statista.

2.3 L’ambiente familiare cavouriano

La cesura della Rivoluzione francese e la conseguente fine dell’Antico regime costituisce anche per i Cavour una fondamentale tappa di ridefinizione d’identità, prospettive e ruoli. Le strategie e le alleanze familiari si spostano in ambiti geografici non più autoctoni bensì europei. Un fatto questo determinato dalla necessità di sopravvivere alla temperie rivoluzionaria che tanto aveva destabilizzato le finanze familiari. I Cavour cominciarono a guardare oltralpe. Il fondamentale matrimonio tra il marchese Giuseppe Filippo e Filippina de Sales, appartenente alla ricca famiglia dell’aristocrazia savoiarda che aveva dato i natali a san Francesco de Sales, non solo salvò la famiglia dalla probabile decadenza, ma diede nuovo lustro al casato anche grazie alla perspicacia e alla concretezza della nobildonna. Fu durante il periodo napoleonico che si definirono le nuove relazioni. La famiglia grazie proprio alla marchesa di Cavour riuscì ad entrare nel cercle dell’imperatore e a ricuperare il prestigio e i beni perduti. Il matrimonio dell’unico figlio Michele con Adele de Sellon allargò gli orizzonti anche verso la Svizzera protestante, creando nuovi legami con un mondo culturalmente più aperto ed economicamente più solido. Nei primi anni dell’Ottocento Santena diventa il cenacolo degli affetti della famiglia Cavour, che con i Clermont-Tonnerre e i d’Azeurs instaura ulteriori approcci a livello europeo. L’apparato iconografico presente in castello sarà accompagnato da una ricostruzione delle vicende e degli ambienti delle famiglie “estere” apparentate ai Cavour, rimasti sinora in ombra anche nel lavoro degli studiosi.

A partire dal primo piano inizia quindi la transizione verso il museo vero e proprio, e proseguendo senza soluzione di continuità al secondo piano, in cui il percorso può svolgersi sul doppio registro cronologico della vita e tematico, degli interessi, del pensiero e delle attività di Cavour. I locali del secondo piano, ancora in parte da riordinare, sono attualmente destinati a deposito degli arredi che non fanno parte del percorso di visita (dipinti, tessili, mobili, oggetti vari). E’ prevista loro nuova collocazione nel seminterrato. In questo piano si trova anche la “camera da letto di Camillo Cavour”, un tempo situata a Palazzo Cavour a Torino, nel 1885 fatta trasportare al terzo piano della Torre dei Benso dalla nipote Giuseppina Alfieri Cavour; nel 1961 fu riallestita all’interno del percorso del museo cavouriano, nelle ex scuderie del Castello. L’attuale piano di riallestimento prevede la suo ricomposizione a chiusura del percorso museale, nell’appartamento di sinistra al primo piano.

2.4 La giovinezza e la formazione intellettuale del conte

L’infanzia di Camillo, secondogenito dei Cavour, tenuto a battesimo da Camillo Borghese e dalla principessa Paolina Bonaparte, vide il tramonto dell’epopea imperiale. Costretto a crescere a Torino nel soffocante clima della Restaurazione, a motivo della sua condizione di cadetto venne avviato alla carriera militare. Nelle aule dell’Accademia cominciò a maturare l’insofferenza per la ferrea disciplina. In tale contesto nacquero amicizie controverse e germogliarono le idee liberali che crearono i primi dissapori con la famiglia conservatrice, rientrata nei ranghi della corte sabauda e di una religiosità conformista. In Accademia il giovane sviluppò soprattutto interessi per le scienze matematiche ma cominciò anche a nutrirsi di varie letture: storia, letteratura, economia, filosofia, religione ecc… L’obiettivo sarà di raccontare con soluzioni multimediali l’adolescenza e la giovinezza, nonché di ricreare una biblioteca virtuale traendo dai volumi conservati oggi alla Biblioteca civica di Torino un suggestivo percorso della formazione

intellettuale del conte. Letture ma non solo. I viaggi nell’Europa occidentale costituiscono una parte fondamentale nel percorso formativo del giovane Camillo. Una finestra aperta sul mondo che verrà ricostruita per il visitatore attraverso la rievocazione di incontri, contatti, esperienze, dialoghi, che rendano facilmente percepibile la dimensione culturale del Cavour europeo.

2.5 Cavour uomo d’affari e imprenditore

Le esperienze maturate in Svizzera, in Francia ma soprattutto nell’Inghilterra culla della rivoluzione industriale furono fondamentali per la definizione degli interessi che il conte sviluppò sia a livello privato sia poi in ambito pubblico. Abbandonata la carriera militare, gli fu conferita l’amministrazione del vasto patrimonio terriero e gli venne pertanto data la possibilità di esercitare le proprie capacità imprenditoriali in ambito agricolo. A Leri come a Grinzane il giovane ebbe l’opportunità di sperimentare nuove tecniche agricole che permisero non solo l’accrescimento del suo bagaglio culturale ma anche l’incremento delle ricchezze della famiglia.

Attraverso strumenti multimediali sarà possibile mostrare al pubblico le innovazioni più significative e le strategie adottate per trasformare la conduzione da “feudale” a imprenditoriale. Agricoltore ma anche uomo d’affari. Cavour cominciò ad occuparsi di finanza prendendo parte attiva alle diverse iniziative societarie che cominciarono a modernizzare il vecchio Piemonte. Le società ferroviarie, l’industria chimica, i mulini, il mercato dei prodotti, e non ultimo il sistema bancario furono alcuni degli ambiti in cui il conte esplicò i suoi talenti non solo per tornaconto personale ma anche nella convinzione di cooperare a un progresso economico e sociale. Sullo sfondo verranno ricordate le vicende familiari di quegli anni.

2.6 Lo studioso

Al centro del piano, la biblioteca riallestita nel 2002 con arredi nuovi è collocata nella grande sala a doppia altezza già destinata a biblioteca della casa da metà del sec. XIX. Si tratta di una biblioteca prevalentemente ottocentesca composta da circa 6.000 tra volumi e riviste. Il grande vano della biblioteca può essere interamente ripensato creando un ballatoio continuo e una biblioteca virtuale che illustri la formazione culturale di Camillo Cavour, i molteplici interessi che caratterizzarono il suo profilo intellettuale in tutte le fasi della sua vita. La sua biblioteca ne è specchio fedele e proprio partendo dalla biblioteca di Camillo Cavour – oggi depositata presso la Biblioteca Civica di Torino – e spostando la biblioteca Venosta con gli arredi moderni presso le ex Scuderie si potranno illustrare le molte e diverse componenti.

2.7 Lo statista

Il bagaglio di competenze in campo economico ormai acquisite verso la fine degli anni Quaranta fu decisivo per la nuova fase pubblica della vita del conte, a partire dalla fondamentale esperienza giornalistica maturata sulle colonne del “Risorgimento”. Fu allora che Cavour entrò in contatto con l’ambiente politico moderato subalpino e prese parte attiva al cambiamento in atto nelle istituzioni del regno. L’elezione a deputato nel 1848 lo introdusse alla carriera politica, in un clima reso effervescente dalla prima guerra d’indipendenza, nella quale cadde combattendo il nipote Augusto, sul quale si basavano le speranze di continuità del casato. Le grandi doti intellettuali, la passione per la politica e l’ambizione di emergere portarono Cavour ad essere uno dei protagonisti della nuova stagione liberale, dapprima esplicata come ministro dell’agricoltura e delle finanze nei governi d’Azeglio e poi come primo ministro allargando il consenso alla sinistra rattazziana.

Il racconto della quotidianità del Cavour capo del governo si intreccerà con la spiegazione delle idee da lui messe in pratica per la modernizzazione e la laicizzazione del Piemonte, che permisero allo stato sabaudo di recuperare il ritardo accumulato con l’Europa più progredita. Sarà poi evidenziata la svolta intervenuta quando, nel 1855, il Piemonte entrò nel concerto delle potenze europee grazie alla partecipazione alla guerra di Crimea. Durante il congresso di pace a Parigi Cavour mise sul tappeto la questione italiana che successivamente trovò nell’interlocutore francese la disponibilità a siglare accordi per un sostegno alla guerra contro l’Austria. Mediante l’uso della multimedialità si racconteranno le tappe più significative del processo unitario: la guerra, i rapporti con il re, con il mondo democratico, con Garibaldi, e gli eventi che portarono il 17 marzo alla proclamazione del regno d’Italia.

Dal secondo piano si scende all’appartamento di sinistra con scale o ascensore poste nell’ala sinistra. L’appartamento è costituito da 4 ambienti e un corridoio e non necessita di percorso obbligato.Ultima parte del percorso cavouriano che si conclude con la ricomposizione della stanza di Camillo Cavour (attualmente collocata in una stanza al secondo piano) con i mobili provenienti dal suo appartamento presso il Palazzo di Torino, recuperati nel 1876 grazie alla volontà della nipote Giuseppina di conservare e tramandare ai posteri la memoria del grande Statista. La figura di Giuseppina, a cui si deve la continuità tra memoria del Castello dei Benso e luogo della memoria dello zio Camillo, introduce l’ultima parte del percorso dedicato al lascito di Cavour e all’attualità del suo pensiero.

2.8 La morte e l’eredità

Il 6 giugno 1861 la morte improvvisa di Cavour lasciò la neonata nazione nello sconcerto. A partire dalla camera del conte, che nel castello di Santena ne rievoca la presenza ma anche la scomparsa, quest’ultima sezione si vuole interrogare sull’eredità da lui lasciata, sulla capacità dei successori di raccoglierla e vivificarla nonché sulla costruzione della memoria e del mito, come anche sul ruolo giocato dagli altri grandi statisti piemontesi, da Giolitti a Einaudi, nel solco della tradizione cavouriana di governo. Quanto è rimasto nella memoria collettiva italiana del ruolo avuto da Cavour nella costruzione dello Stato unitario? Quale posto occupa Cavour nel pantheon dei padri fondatori della patria? Queste sono le domande su cui si dovrà interrogare il visitatore, non alla ricerca di risposte definitive, ma nella presa di coscienza di un percorso di storie ed eredità che hanno contribuito a costruire il nostro paese.

2.9. Il Punto Informativo sul Parco, i Depositi, la Torre dei Benso

Nella ridestinazione complessiva degli spazi che, a piano interrato, si aprono direttamente sul parco, alcuni ambienti saranno destinati a Punto Informativo sul Parco, la sua storia, le sue peculiarità; una zona questa che potrebbe essere arredata un po’ come una serra, utilizzando i numerosi grandi vasi da giardino in terracotta che ancora lì si conservano. In questa stessa parte verranno ricavati i depositi per gli arredi mobili non utilizzati nel percorso museale (lignei, quadri, tessili, oggetti vari) ora conservati al secondo piano dell’edificio.

In futuro il percorso museale del Castello potrà essere integrato con la “sala delle corone” della Torre dei Bensi, da restaurare riportandola allo stato della sua creazione che risale agli anni Ottanta dell’Ottocento, con la Cappella e la Tomba di famiglia la cui visita può svolgersi sia prima sia in seguito alla visita del Castello e del Museo.

2.10. Modalità di visita

Le visite al Museo avverranno esclusivamente in modo guidato.

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Fonte: www.fondazionecavour.it

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Il documento preliminare alla progettazione: Documento_preliminare_alla_progettazione

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