Santena, due mesi da sindaco, intervista a Ugo Baldi

Santena – 16 luglio  2012 – Ugo Baldi è sindaco della città dal 7 maggio scorso. Domenica scorsa lo abbiamo incontrato a Brusson, alla casa alpina La Ciamusira. Gli abbiamo rivolto un po’ di domande su come sono andati i  primi due mesi con indosso la fascia da primo cittadino. Ecco le prime sette domande dell’intervista, registrata sulle panchine, a lato del campetto di pallavolo annesso alla casa alpina. Al fresco, sotto i pini.

Da dopo le elezioni del 6 e 7 maggio 2012 cosa è cambiato nella vita di Ugo Baldi?

«Nella mia vita è cambiato tutto. L’impegno del sindaco è molto, molto gravoso e quindi ha cambiato totalmente lo svilupparsi delle mie giornate. Tentare di dedicarsi con spirito di servizio alla comunità è molto impegnativo, vuol dire rinunciare a gran parte del tempo che prima dedicavo alla famiglia, il lavoro professionale passo in secondo ordine. Quindi fare il sindaco è un impegno gravoso: devi proprio cambiare impostazione di vita. D’altra parte fare il sindaco è assolutamente stimolante. I problemi da affrontare sono tantissimi. Sono problemi a 360 gradi: il sindaco deve occuparsi un po’ di tutto.  Il sindaco è un po’ il punto di congiunzione di qualsiasi problema, dal colore delle tende delle case a chi arriva in comune perché ha perduto il lavoro. E sulla scrivania del sindaco arriva veramente di tutto. La cosa più difficile è riuscire ad avere sufficiente elasticità mentale per affrontare tutti i problemi, uno diverso dall’altro. Occorre anche abituare il cervello ad affrontare tutti questi problemi e questo, per me, costituisce lo sforzo maggiore».

Come sindaco sinora che città hai trovato?

«In realtà, in generale, sinora ho trovato questa città molto meglio di quanto non mi fosse stata descritta.  Sì, per carità, per certi versi ci sono anche problemi di legalità. Però, tutto sommato, Santena non è una cattiva città. Certo, a livello di enti locali e non solo, devo dire che ho trovato una situazione che andava un po’ ricostruita, soprattutto nei rapporti istituzionali.  Negli ultimi anni Santena si era creata un po’ il vuoto intorno. Il primo grosso lavoro che ho dovuto affrontare è proprio stato quello di ricostruire i rapporti, anche umani, con i sindaci dei comuni vicini. Pare banale ma non lo è: avere buoni rapporti con loro è fondamentale. È assolutamente fondamentale, ma è molto impegnativo. Lo stesso vale per tutti gli enti con i quali si lavora, ne cito due su tutti: il Consorzio chierese per i servizi e il Consorzio dei servizi socio assistenziali del chierese. Due realtà dove, di fatto, Santena era politicamente assente, da tempo. Magari c’era qualche comparsa tecnica, ma certe problematiche non le può affrontare solo il tecnico. Sindaco e amministrazione devono esserci perché il loro peso è ben diverso. Molto importante è anche l’impegno portato avanti per arrivare a rilanciare corretti rapporti con il mondo della scuola, con i volontari dell’associazione Amici della Fondazione Cavour e con la Fondazione Cavour. Con la Fondazione Cavour c’era veramente un abisso, il vuoto. Invece, per fortuna, con la Fondazione Cavour e con il suo presidente oggi i rapporti sono diventati veramente ottimi. E così vanno mantenuti, perché tali rapporti occorre sempre coltivarli. Tutta l’amministrazione crede che si debba lavorare in sinergia e in sintonia con la Fondazione per migliorare l’attrazione turistica che è in grado di esercitare il complesso cavouriano. L’obiettivo è fare diventare la città di Santena un polo culturale e storico: questo sarà fondamentale per la crescita e lo sviluppo di tutta la città».

Negli anni Novanta sei stato assessore: rispetto ad allora, come è cambiata la macchina comunale?

«Dagli anni novanta a oggi in municipio è cambiato tutto. Intanto i funzionari comunali con la nuova normativa hanno responsabilità decisamente maggiori. Un tempo larga parte, se non tutto, era in capo al segretario comunale che doveva dare agibilità su qualsiasi atto mentre il resto del personale  comunale era squisitamente tecnico. Ora i funzionari che dirigono i dipartimenti sono titolari di responsabilità importanti e, con le loro determina, decidono in autonomia. Quindi da allora a oggi, con questa nuova assunzione di responsabilità dei tecnici, è profondamente cambiato il rapporto tra la parte politica e quella amministrativa. Io oggi ho trovato una macchina comunale, tutto sommato, in buone condizioni. Certo, migliorabile, come qualsiasi organizzazione e con tutti i problemi che hanno le organizzazioni costituite da persone, con qualche tensione interna. C’è da lavorare molto: è uno degli aspetti su cui ho cominciato a impegnarmi e su cui sto lavorando incessantemente. Dove è necessario, intendo recuperare i rapporti umani all’interno della macchina comunale. Cerco di appianare le problematiche che ci possono essere tra un ufficio e l’altro. Tutto ciò, sempre con l’obiettivo di poter arrivare a mettere il personale a lavorare con un clima migliore che aiuta a lavorare meglio e  con maggiore facilità. Devo anche dire che, per quanto riguarda il rapporto tra personale amministrativo comunale e amministratori pubblici è ottimo. Nel senso che io, sinora, ho trovato una grossissima disponibilità da parte di tutto il personale nei miei confronti e nei confronti di tutti gli amministratori – una classe che è praticamente quasi tutta nuova – in gran parte persone elette per la prima volta che hanno bisogno di crescere dal punto di vista della conoscenza della macchina comunale».

A diversi consiglieri sono state attribuite deleghe vere. Spesso in passato il potere restava nelle mani del sindaco e di pochi assessori. La giunta spesso si riunisce in sedute allargate che vedono presenti assessori e tutti i consiglieri incaricati. Perché questa scelta?

«Questa è proprio stata una scelta iniziale, voluta. L’organizzazione del lavoro della giunta e dei consiglieri incaricati è comunitaria. Abbiamo pensato che i lavori condivisi sono più faticosi, perché condividere è più faticoso che non decidere da soli o in prima persona, però comunitariamente è anche più difficile fare cose sbagliate. Certo, tenere riunioni con la giunta allargata a tutti i consiglieri incaricati, come facciamo quasi sempre significa dilatare i tempi.  Ogni consigliere espone le sue problematiche che vengono discusse e condivise come argomento di Giunta prima che diventino delibere di giunta. Tutto ciò è più impegnativo ma questo, a mio giudizio, rinsalda il gruppo di maggioranza e soprattutto ci consente di mantenerci abbastanza fedeli agli obiettivi del programma. Tutti sono richiamati sempre agli obiettivi del programma: se per caso qualcuno tende a scivolare o ad allontanarsi dalle indicazioni programmatiche sottoposte agli elettori ecco che il gruppo tende a richiamare il singolo sulla corretta via.  E poi a tenere ben ferma la barra sulle indicazioni programmatiche ci pensa anche la segreteria di Essere Santena. Tutto ciò ci consente di poter stare tranquilli: se per caso ci allontaniamo un pochino dal programma veniamo richiamati a tornare sulla linea e a operare come previsto».

Come va maturando il rapporto con le associazioni cittadine?

«Mentre il rapporto con i singoli cittadini è più facile, i rapporti con le associazioni è più problematico. Il tessuto associativo cittadino è tessuto molto variegato, molto attivo. In taluni casi alcuni sodalizi sono in contrapposizione tra loro e questo, sia ben chiaro, non ha molto senso. In questi primi mesi l’amministrazione ha cercato di lavorare per arrivare a ricomporre un clima unitario.  La prima azione l’abbiamo messa in atto con le società sportive. Ad esempio,  in campo calcistico ci sono tre società: ognuna opera per conto suo, a prescindere dalle altre. Un primo lavoro avviato è stato cercare di migliorare i rapporti. Il nostro obiettivo è che ogni società possa mettere in campo il meglio di sé, senza nulla togliere e rubare alle altre. In queste prime settimane abbiamo anche lavorato per migliorare i rapporti con la parrocchia. E’ vero che alcuni della giunta arrivano dal mondo parrocchiale e questo ci ha facilitati. Vorrei però che emergesse chiaro che l’amministrazione comunale intende trovare una comune unione con tutti.  Noi lavoriamo per trovare con tutti i giusti equilibri senza escludere nessuno. In generale si può dire che il tempo sinora trascorso dalla chiusura delle urne è servito per attuare un primo punto del programma: cercare di portare in città un clima di normalità e serenità. Ecco. Questo penso rappresenti un pochino la materializzazione del nostro slogan elettorale: Essere Santena, tutta un’altra musica. Le prime note da cambiare erano queste, abbiamo cominciato a farlo».

Ci sono priorità che, necessariamente, avete dovuto prendere di petto?

«I problemi più importanti a Santena  senza dubbio sono la mancanza di lavoro e l’emergenza economica. Su questo abbiamo approntato qualche  delibera che prevede aiuti economici a chi fa più difficoltà, ma – in realtà – quel poco che si riesce a fare è poca cosa a fronte della crisi economica e soprattutto occupazionale. Un altro problema sociale serio è quello della casa: gli uffici comunali mi dicono che, rispetto al passato, gli sfratti negli ultimi tempi sono aumentati di dieci volte. Con le poche risorse di cui disponiamo cercheremo comunque di fare il possibile: ad esempio in sede di approvazione del bilancio nell’ultimo consiglio comunale abbiamo aumentato le risorse disponibili per un fondo di sussidiarietà e per il sociale»

Quali sono le richieste che arrivano sulla scrivania del sindaco?

«Diciamo che l’ottanta per cento degli incontri con i cittadini hanno alla base motivi personali. In gran parte si tratta di difficoltà economiche legati alla perdita di lavoro. Come seconda emergenza c’è il problema della perdita della casa: lo sfratto. Sono il chiaro specchio di una crisi economica latente e sempre più  forte. Vorrei ricordare a tutti che, da anni, a Santena abbiamo un gruppo di persone che usufruiscono di ammortizzatori sociali: si tratta dei lavoratori ex Ages, Belconn gomma & cavi e della Laria. Queste sono le tre ditte principali, ma ve ne sono molte altre che spesso non fanno neanche più notizia. Tra un anno molti di questi lavoratori  si ritroveranno senza cassa integrazione e allora la situazione sarà ancora più pesante. Noi amministratori siamo estremamente preoccupati per quello che potrà succede in futuro. Al momento riusciamo ancora a tamponare un pochino la situazione con il prezioso aiuto del Consorzio per i servizi socio assistenziali del chierese, ma la prospettiva è tutt’altro che rosea. L’amministrazione ha ben chiaro che oggi la mancanza di lavoro è il problema principale per molti cittadini santenesi».

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