Mons. Nosiglia a Radiovaticana: salvate Mirafiori prima che sia troppo tardi

Torino – 5 agosto 2012 – Di seguito, il testo dell’intervista a mons. Cesare Nosiglia trasmesso il 3 agosto scorso dal Radio giornale delle ore 14 della Radiovaticana. Il file audio integrale on demand MP3 del programma è su www.radiovaticana.va/105

Mirafiori, a rischio migliaia di posti di lavori.

Appello di mons. Nosiglia

© Radiovaticana

Sono stati ancora rinviati gli investimenti, annunciati dalla Fiat, per lo stabilimento di Mirafiori di Torino. Gli operai restano in cassa integrazione. Auspicando una rapida soluzione di questa complessa vicenda, l’arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia, rilancia dai microfoni della Radio Vaticana un accorato appello all’azienda, agli enti locali e al governo italiano per dare risposte concrete ai lavoratori. Luca Collodi di Radio Vaticana lo ha intervistato:

R. – Il rimando degli investimenti può essere anche temporaneo, però quello che a me preoccupa è la situazione di questi lavoratori che, da tanto tempo, sono in cassa integrazione e vedono il futuro incerto per loro e le loro famiglie. A me pare che sia necessario operare da subito, dare qualche segnale concreto che si intende reagire, offrire una soluzione a questo grave problema. Credo che a questo punto, tutte le componenti in causa debbano interagire e collaborare con spirito di profonda responsabilità, e tra queste certamente faccio appello al governo e alle forze politiche, perché il comparto delle automobili in Italia è stato trainante e rappresenta un fattore nazionale di sviluppo che il governo deve sostenere, particolarmente in questo periodo, con adeguate politiche industriali. A tale proposito, voglio ricordare qui che diversi Paesi occidentali – a cominciare dagli Stati Uniti ma recentemente anche la Francia – si sono trovati di fronte alla crisi del mercato automobilistico e delle fabbriche, e sono intervenuti con sostegni importanti sui loro marchi nazionali in difficoltà.

D. – Mons. Nosiglia, lei dai microfoni della Radio Vaticana rilancia quindi l’appello alla responsabilità di tutti, dall’azienda agli enti locali, ma in particolare al governo nazionale, per rilanciare il comparto nazionale dell’auto…

R. – Bisogna recuperare un senso di responsabilità, di collaborazione, bisogna superare contrapposizioni, divisioni di parte che purtroppo esistono … Ci vuole uno spirito unitario, una volontà decisa da parte di tutti: la società, gli azionisti, ovviamente le istituzioni nazionali, locali, i sindacati. Ognuno deve fare la sua parte, ma insieme trovare le vie, fare squadra per poter affrontare la situazione. Un anno e pochi mesi fa è stato fatto un referendum a Mirafiori: ero appena arrivato a Torino. L’ho vissuto: è stato un momento molto sofferto, anche teso, che però ha visto i lavoratori di Mirafiori accettare un nuovo contratto, nuove prospettive che sembrava si aprissero, perché appunto c’erano delle promesse, delle indicazioni certe sul lavoro che sarebbe poi stato attivato. Adesso, ecco, si trovano in queste condizioni: quelli che subiscono di più la situazione sono proprio loro. I lavoratori, la loro parte l’hanno fatta. E’ vero che adesso il mercato automobilistico è in una fase di fortissima flessione, soprattutto in Italia e in Europa, per cui si capisce che questo crea grosse difficoltà per investimenti nel settore; però, la mia preoccupazione è rivolta proprio a queste fasce più deboli che sono le persone che lavorano. La Dottrina sociale cristiana, lo sappiamo, ha sempre posto in risalto che il primo capitale, il valore fondamentale del capitale che va messo in primo piano non è solo quello economico-finanziario, ma  quello umano, cioè la persona che lavora, che deve restare prevalente anche rispetto ad ogni altro sia pure importante elemento. Questo è un principio fondamentale!

D. – Mons. Nosiglia, non c’è solo Fiat Mirafiori, ma la crisi a Torino sta colpendo duro anche altre fabbriche…

R. – Sì, colpisce duro. Forse più che altrove, perché qui l’industria era ed è ancora il cuore dell’economia e del lavoro. Anche se bisogna dire che in questi ultimi anni Torino e il suo territorio si sono aperti ad altri sbocchi, anche di eccellenza, nei servizi, nella cultura, nella ricerca, nell’innovazione tecnologica, nel turismo. Però, attualmente sono molte le aziende in crisi, sull’orlo della chiusura o che hanno dipendenti in cassa integrazione e in mobilità. Sta crescendo una situazione di emergenza sociale. Parlando con i parroci, mi dicono che siamo ritornati agli anni cinquanta, quando la gente veniva a chiederti il pacco-spesa. E vengono non extracomunitari, come alcuni anni fa:vengono famiglie italiane, famiglie che avevano reddito e che oggi non sono più in condizioni di gestire una propria vita familiare. E’ una situazione veramente di emergenza sociale che mi auguro che non esploda ma che diventi il più possibile gestibile, con una prospettiva nuova di cui tutti dobbiamo farci carico. Come Chiesa mi sento fortemente impegnato in questo: non solo a parlare, a dire i principi morali che poi sono fondamentali, ma proprio per mettere al centro il valore umano delle persone e trovare il modo di dare sbocchi positivi anche alle loro attese ed esigenze.

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File audio integrale con intervista completa: 00327930

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Fonte: http://it.radiovaticana.va/