Rassegna stampa – La Stampa – La lite per una cascina in eredità finisce a coltellate in mezzo a un prato

Santena – 17 ottobre 2012 – “La lite per una cascina in eredità finisce a coltellate in mezzo a un prato”: questo il titolo di un pezzo, a quattro colonne, pubblicato oggi, a pagina 58, dal quotidiano torinese La Stampa. Di seguito, il testo dell’articolo.

Santena

La lite per una cascina in eredità finisce a coltellate in mezzo a un prato

FEDERICO GENTA

Ha trovato il fratello tra i campi che costeggiano la periferia di Santena. Era solo, a bordo di un trattore. «Vieni qua, che aggiustiamo i conti una volta per tutte» gli ha urlato. Ha estratto un coltello a serramanico e si è scagliato contro di lui. C’è una situazione economica difficile e soprattutto un’eredità contesa dietro al folle gesto che ha portato all’arresto di Giovanni Battista Cavaglià.

Agricoltore di 58 anni, è accusato di tentato omicidio. Lunedì pomeriggio ha aggredito il familiare brandendo una lama di dieci centimetri. Fendenti che potevano uccidere. «Ti ammazzo. Te e tutti gli altri» continuava a ripetere l’uomo, sconvolto dalla rabbia. Antonio Cavaglià, di tre anni più vecchio, si è difeso come ha potuto. Ha rimediato tagli all’avambraccio destro, alla mano e la frattura del setto nasale. Quando è riuscito a scappare ha chiamato i carabinieri.

Lo hanno trovato a terra, sulla strada che collega la città all’area industriale di Chieri. Medicato in ospedale, guarirà in 30 giorni. Giovanni è stato rintracciato solo diverse ore più tardi. Era in auto non lontano da casa, in compagnia della moglie e dei figli. Non ha opposto alcuna resistenza. Ai militari ha consegnato il coltello e ha raccontato tutto.

Dei soldi che non bastano mai e degli immobili lasciati dal padre Carlo, mancato nel 2005. Un casolare di campagna e un terreno agricolo che i quattro figli contavano di spartirsi fra di loro. «Mi spettavano 100 mila euro – ha spiegato l’uomo –. Invece non ho ricevuto niente». Pochi giorni fa una sentenza del Tribunale di Torino gli ha dato torto: le sue pretese sono state rigettate. Giovanni Battista Cavaglià è stato trasferito nel carcere delle Vallette. Lo difende l’avvocato Liala Todde.

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Fonte: La Stampa  – 17 ottobre 2012 – pagina 58