Santena, convegno Anvi sui profili di illegittimità nei rapporti fra banca e impresa

Santena – 2 febbraio 2013 – “Profili di illegittimità nei rapporti banca-impresa. Individuazione e quantificazione degli indebiti. Possibili soluzioni”: questo il tema del convegno organizzato dall’Anvi – Associazione nazionale imprenditori vittime delle istituzioni – giovedì 31 gennaio scorso a palazzo Visconti Venosta.

2013gen31_Anvi1Il convegno, che ha visto 50 presenti, si è aperto con l’indirizzo di saluto del vicesindaco Roberto Ghio. «Il tema della serata a noi amministrazione comunale sta parecchio a cuore, nel senso che rientra in un progetto di ampio respiro, che dovrebbe essere scontato, ma che purtroppo così non è nella maggior parte delle cittadine italiane. La nostra cittadina, Santena, è da sempre nell’occhio del ciclone perché, ahimè troppo spesso, è stata ed è conosciuta per la fama un po’ malsana che si porta appresso, anziché per alcune sue eccellenze. La prima è il complesso cavouriano, che si appresta a diventare museo nazionale Casa Cavour. Altre eccellenza sono gli asparagi e le produzioni orticole. Questa città è invece nota per alcune vicende di illegalità e, in particolare modo, per il fenomeno dell’usura».

2013gen31_Anvi_ghioRoberto Ghio ha aggiunto: «Noi come amministrazione, eletta otto mesi fa, sin dall’inizio della campagna elettorale, ci siamo impegnati affinché Santena possa tornare a essere conosciuta e apprezzata per le sue peculiarità e per le sue eccellenze. In ogni modo abbiamo cercato di dotare la cittadinanza dei necessari strumenti affinché chi aveva e chi ha dei problemi del genere potesse uscire da tale situazione.  Il convegno di oggi rappresenta l’inizio di un cammino che noi amministratori abbiamo avviato con i cittadini, con i commercianti, con gli imprenditori e con gli artigiani.  Riteniamo che sia ora di uscire dal guscio per tirare fuori il coraggio: se ci sono situazioni che non vanno è ora di denunciarle. Per cambiare le cose non basta lamentarsi: occorre fare qualcosa. Io mi auguro che dal convegno possa venire un aiuto in questa direzione. Ringrazio l’Anvi per avere scelto la nostra città per tenere questo convegno: vi invito a ritornare a visitare la nostra città in maggio, per degustare gli asparagi. Vi garantisco che la nostra città, nella persona dei santenesi come di noi amministratori è una bella cittadina».

Dopo l’intervento del vicesindaco Roberto Ghio la parola è passata al moderatore Walter Comello che ha inquadrato così il tema del convegno: «nei primi nove mesi del 2012 hanno chiuso 279.000 aziende, di dimensioni piccole, medio e grandi, con una media di mille cessazioni di attività al giorno. Il costo della crisi non è elevato solo a livello economico per tutte le parti coinvolte, ma comporta una serie di preoccupanti conseguenze anche a livello psicologico tale da invalidare la capacità reattiva, una lucida analisi della situazione e le conseguenti strategie di soluzione. Le ricerche e le cronache giornalistiche degli ultimi due anni mostrano come, al crescere del numero dei senza lavoro, ancor più nel caso degli imprenditori, si registri un crescente aumento dei suicidi e delle diagnosi di depressione, di stati d’ansia, paura del futuro, bassa autostima, vergogna, difficoltà e crisi nelle relazioni. La perdita del lavoro e del ruolo che questo rappresenta, mette gravemente a rischio la propria identità. Nel 2012 sono state più di 70 le persone che in Italia, sull’orlo del fallimento a causa della crisi economica e schiacciate dai debiti, hanno deciso di togliersi la vita. Una media di quasi 6 suicidi al mese, ma si stima che il numero sia almeno tre volte maggiore. La maggiore parte dei suicidi si è registrata nel nord e a uccidersi sono soprattutto imprenditori, là dove l’azienda ha rappresentato il senso di fallimento della vita stessa. Il suicidio può diventare la reazione estrema, espressione di resa, di delusione o di rabbia».

2013gen31_Anvi4Walter Comello ha continuato così nell’analisi degli aspetti psicologici degli imprenditori in difficoltà: «L’andamento attuale dell’economia e il repentino e instabile cambiamento delle contingenze politiche, la sfiducia nei confronti delle istituzioni stesse e degli istituti di credito, conducono le persone a ridefinirsi e a dover affrontare scelte impegnative anche nelle fasi di vita più mature. E se per un lavoratore dipendente il posto fisso diventa sempre più un’utopia, il passaggio da una condizione lavorativa a un’altra, la disoccupazione e ancor più la chiusura della propria azienda, pongono di fronte agli occhi di tutti il fantasma dell’ignoto e la conseguente necessità della riprogettazione del sé. Tutto ciò che le persone avevano raggiunto viene messo in discussione e la perdita di stabilità economica viene a essere spesso devastante e intollerabile. Se siamo diventati più consapevoli dello sviluppo evolutivo delle persone e dunque siamo più abituati a considerarne i cambiamenti cognitivi, emotivi, comportamentali e sociali, non siamo abbastanza pronti a gestire le transizioni lavorative, l’interruzione di carriera, le condizioni di mobilità e la perdita del proprio progetto di vita. L’opinione pubblica tende a concentrarsi quasi esclusivamente sul fenomeno dei dipendenti disoccupati, non considerando invece tutti quegli imprenditori che lottano ogni giorno per non fare chiudere la propria azienda. L’impatto derivante dalla cessazione dell’attività aziendale ha quindi ripercussioni a più livelli: personale, familiare, collettivo e sociale che deve provvedere a costi sempre più ingenti. Il fallimento di una azienda, non è il fallimento di un imprenditore e le sue responsabilità vanno certamente condivise con scelte istituzionali, legislative e speculative. Il senso del suo fallimento non è solo economico ed è caratterizzato da sensi di colpa dovuti a una incapacità a gestire la situazione per sé, per la propria famiglia e per quelle dei propri dipendenti. L’azienda per molti è stata una creatura nata, cresciuta a propria immagine e somiglianza e il suo fallimento è vissuto con soggettività identificativa piuttosto che l’oggettività di una condizione. Queste circostanze possono essere accentuate dalla mancanza di sostegno, flessibilità, tutela da parte di amministrazioni e istituti di credito che aumentano il senso di solitudine, oppressione, impotenza e disperazione».

2013gen31_Anvi«Alla luce di tutto questo – ha detto Walter Comello – occorre intervenire nel dare il proprio contributo e combattere l’emergenza e il disorientamento individuale sempre più dilaganti attraverso la diffusione di una cultura  di accompagnamento e sostegno alla persona. Se da un lato le diverse e specifiche problematiche aziendali vanno analizzare e affrontate con specifici strumenti di competenza delle diverse professionalità, dall’altro diventa necessario operare, dove è possibile, secondo un’ottica preventiva o globale agendo su quei fattori individuali che, se trascurati, possono portare a incapacità di soluzioni, ricadute su ogni aspetto della vita personale e a volte a conseguenze drammatiche. Negli ultimi anni si è registrata l’apertura di sportelli psicologici gestiti dagli enti locali, soprattutto nelle province del nord, dedicati al sostegno di persone con problemi legati al lavoro e alle crisi economica. Quasi inesistente è il sostegno previsto per la figura dell’imprenditore, soggetto fortemente a rischio per le maggiori responsabilità e fondamentale per la soluzione economico-occupazionale. Aiutare un imprenditore è aiutare con lui molte persone. Aiutare un imprenditore è aiutare la sua famiglia e con lui molte famiglie. Un dovere sociale e civile, etica della vita, che non soltanto può essere delegato alle istituzioni, ma richiede scelte e disponibilità personali di una società sana».

2013gen31_Anvi5Luca Bongiovanni, presidente dell’Anvi, si è presentato così: «Sono socio fondatore e presidente dell’Anvi, associazione nazionale degli imprenditori vittime delle istituzioni. Colgo l’occasione per ringraziare l’amministrazione comunale di Santena, nella persona del sindaco e del vicesindaco per l’attenzione e la disponibilità dimostrata con la concessione del patrocinio a questa nostra manifestazione. Lo scopo di questo convegno è quello di sensibilizzare e di informare sull’ampiezza del fenomeno dell’usura e dell’anatocismo bancario e, più in generale, di tutti gli indebiti. Vorrei precisare che personalmente ho lavorato per anni nell’ambito del sistema bancario, assumendo qualifiche diverse e in istituti bancari differenti. Nell’arco del tempo mi sono reso conto che, spesso, le politiche che vengono adottate dalle banche non sono poi così favorevoli al cliente. Io ho maturato la scelta di mettere a disposizione di chi fa imprenditoria la mia esperienza e la mia competenza personale. Unitamente alla professionalità dei colleghi con i quali collaboriamo riteniamo di essere veramente in grado di garantire a coloro che si rivolgono a noi di essere effettivamente in grado di individuare l’eventuale presenza degli illeciti nell’ambito di rapporti bancari».

2013gen31_Anvi6La prima relazione tecnica è stata quella di Katia Gavioli, vice presidente del Forum nazionale antiusura bancaria, intervenuta sul tema “Profili di illegittimità nei rapporti banca-impresa. Sul tema “Analisi dei rapporti bancari, casi concreti” è intervenuto Ermanno Garola, consulente tecnico del giudice, perito del Tribunale. Tonino Borro, consulente tecnico del giudice, Tribunale di Torino, ha relazionato sul tema “Tutela da truffa contrattuale in operazioni finanziarie con derivati”. Sugli “Aspetti penali legati agli indebiti bancari” è intervenuto l’avvocato Alfredo Caviglione.

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