Santena, “A mettere la bomba è stato il socio” – rassegna stampa – La Stampa

Santena – 6 febbraio 2013 – “A mettere la bomba è stato il socio”: questo il titolo del pezzo pubblicato oggi da quotidiano torinese La Stampa, a pagina 59 del fascicolo di cronaca della provincia di Torino. Si chiude così la vicenda dell’ordigno inesploso che risale al dicembre 2011. Di seguito, il pezzo firmato dal cronista Massimo Massenzio.

Santena

A mettere la bomba è stato il socio

Avvertimento all’imprenditore edile. Autista e commerciante in manette per estorsione

MASSIMO MASSENZIO

Una bomba carta con miccia a lenta combustione, 190 grammi di gas butano e un chilo e mezzo di chiodi. Immersi nella benzina e dati alle fiamme. Un avvertimento, anzi, qualcosa di più. L’ordigno rudimentale piazzato davanti alla villetta di un imprenditore santenese il 12 dicembre 2011 poteva provocare una strage, ma fortunatamente l’innesco fece cilecca.

N_20130206_LAS_58_T_PR_CRO_012Quattordici mesi dopo i carabinieri della compagnia di Chieri sono riusciti a dare un volto all’attentatore e ad arrestarlo assieme al presunto mandante. In manette sono finiti Ugo Skrl, 53 anni, autista di Carmagnola; e Rocco Lamberti, 54, venditore ambulante di casa a Lombriasco. Due vecchie conoscenze delle forze dell’ordine, con un lungo curriculum. Per Lamberti anche precedenti per usura. In questo caso, però, devono rispondere «solo» di tentata estorsione, detenzione e porto di materiale esplodente in luogo pubblico.

Ieri il primo interrogatorio davanti al gip Elisabetta Chinaglia, giudicato «positivo». Per gli inquirenti tutto nasce da un prestito mai restituito. Un anno prima la vittima, che gestiva un cantiere edile a Castagnole Piemonte, aveva chiesto aiuto a Lamberti, che avrebbe investito circa 90 mila euro nei lavori di costruzione di un complesso di villette. L’impresario, però, si sarebbe rifiutato di intestare la proprietà a un terzo «socio», rimanendo debitore di una somma maggiorata- che non era più in grado di reperire. Per questo motivo, secondo le accuse, Lamberti avrebbe incaricato Skrl di piazzare la bomba di fronte al cancello della villa.

È quasi mezzanotte quando le telecamere di videosorveglianza riprendono un uomo incappucciato, che trasporta una borsa voluminosa. Poco dopo torna indietro, a mani vuote. La latta da 14 litri piena di chiodi e polvere pirica è stata incendiata, ma le fiamme non raggiungono la benzina. Il mattino successivo la figlia del costruttore scopre l’ordigno mentre apre il cancello per andare a scuola. Scattano le indagini e gli uomini del capitano Michele Capurso mettono sotto controllo il telefono dell’imprenditore. Il 20 dicembre arriva la rivendicazione: «L’avvertimento l’hai avuto. Paga i debiti, se no la prossima ricevi pallottole in testa».

La chiamata proviene da una cabina pubblica di corso Monte Cucco, a Torino e i tabulati dimostrano che, all’ora della telefonata, il cellulare di Skrl aggancia la cella ubicata proprio in quella zona. È il primo tassello. Le successive intercettazioni incastrano anche Lamberti, che sta scontando in affidamento in prova una vecchia condanna. Al telefono i due indagati parlano di armi e videopoker e per il gip si tratta di soggetti «pericolosi, stabilmente inseriti in contesti criminali di elevato spessore».

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Fonte: 6 febbraio 2013, quotidiano La Stampa.

Pagina 59 del fascicolo della cronaca di Torino