Gambling: un libro sul gioco d’azzardo patologico

Torino – 20 marzo 2013 – Di seguito, la presentazione di  “Gambling”, libro di Giovanni Serpelloni, capo del Dipartimento per le politiche antidroga della Presidenza del Consiglio dei ministri, che si occupa di gioco d’azzardo patologico.

Gambling: un libro sul gioco d’azzardo patologico

Come orientarsi fra diagnosi, prevenzione e terapia (11/03/2013)

gioco_azzardoAnche in Italia il gioco d’azzardo ha assunto dimensioni rilevanti e dispone di una forte spinta commerciale facilmente percepibile dalle pubblicità che sono sempre più presenti sui media.
“Gambling”, di Giovanni Serpelloni, capo del Dipartimento per le Politiche Antidroga della Presidenza del Consiglio dei Ministri, è un libro diretto agli operatori del settore (Dipartimenti delle Dipendenze e SerT, ad esempio) e vuole fornire un contributo per focalizzare il problema, sulla base delle evidenze scientifiche.
Il gioco d’azzardo porta con sé il rischio, all’interno di particolari gruppi di persone ad alta vulnerabilità, di sfociare in una vera e propria dipendenza comportamentale (il Gioco d’Azzardo Patologico – GAP).
Questa condizione è ormai riconosciuta come un disturbo compulsivo complesso, cioè una forma comportamentale patologica che può comportare gravi disagi per la persona. In particolare, il capitolo 14 del libro, intitolato “Principi di cura, riabilitazione e Livelli Essenziali di Assistenza (LEA)”, indaga gli strumenti e i metodi di diagnosi e riabilitazione dei soggetti affetti da questa patologia.
Esistono vari tipi di terapie cognitivo-comportamentali che possono essere utilizzate, spiega Serpelloni: la terapia cognitiva, gli approcci cognitivo-comportamentali, gli interventi brevi, le tecniche di avversione comportamentale e desensibilizzazione, incontri dei Giocatori anonimi e infine gli approcci focalizzati, ovvero Auto-esclusione e Consulenza finanziaria. La tecnica cognitivo-comportamentale prevede tre importanti step sequenziali: le analisi funzionali dei fattori e condizioni scatenanti, il brain storming con assunzione di consapevolezza dei propri meccanismi di risposta patologica agli stimoli e il training di assertività e rilassamento. Su ognuno di questi tre ambiti di analisi, sarà possibile poi strutturare azioni specifiche e personalizzate sia mediante terapia individuale, sia mediante terapia di gruppo, anche se quest’ultima è risultata meno efficace della terapia individuale. Lo sviluppo e il rinforzo delle social skill e i meccanismi di coping, in particolare, si sono dimostrati particolarmente importanti per la prevenzione delle recidive.
In “Gambling” si sottolinea inoltre che molto spesso il GAP è associato all’uso di sostanze stupefacenti, all’abuso alcolico e alla presenza di patologie psichiatriche. Colpisce particolarmente i giovani, sebbene gli adulti e gli anziani non ne siano esenti. Queste considerazioni, unite al corretto dimensionamento del fenomeno, che ha raggiunto livelli di guardia per le ricadute patologiche con cui si manifesta, sia in ambito sanitario che sociale, rendono necessaria l’attivazione di strategie e linee d’azione coordinate, scientificamente orientate e finalizzate alla prevenzione, alla cura e alla riabilitazione. Queste strategie e linee d’azione dovranno essere indirizzate, da un lato, alla filiera del gioco legale distribuita sul territorio nazionale; dall’altro, alle istituzioni socio-sanitarie cui competono le attività di cura e di recupero delle persone con diagnosi di gioco d’azzardo patologico. Per poter affrontare il problema, secondo l’autore, è necessario pertanto un approfondimento tecnico scientifico con un approccio multidisciplinare che permetta di evidenziare sia gli aspetti neurobiologici, sia quelli psico-comportamentali, sociali e finanziari che stanno alla base di questo fenomeno, diventato oltre che un problema di salute pubblica anche un notevole problema sociale.

Fonte: CUFRAD