Don Gallo è lassù, canta Bella Ciao con Bibbia e Costituzione tra le mani

Santena – 25 maggio 2013 – Angelicamente anarchico, laico, prete, probabilmente acavouriano, così era don Andrea Gallo il prete di strada, genovese, partigiano della Chiesa. San Pietro era già avvisato. Troppe volte questo padre – schierato con emarginati, ultimi, persone corrette, drogati, prostitute, travestiti, malati, scioperanti, carcerati, manifestanti, lavoratori, disoccupati, cassintegrati, licenziati – è stato segnalato come eretico nemico della vera fede.

don_galloL’uscita di scena pochi giorni dopo l’avvento del nuovo vicario di Pietro, con funerale celebrato addirittura dal presidente della Cei, Bagnasco, ricorda un altro grande prete scomodo: don Primo Mazzolari. Scomparso nell’aprile 1959, pochi mesi dopo l’elezione di Giovanni XXIII, anch’egli fu ripetutamente richiamato all’ordine, perché la gerarchia degli anni 40 e 50 non gradiva chi parlava di soprusi, di ingiustizie e di ritorno al Vangelo. Don Mazzolari, solo alla fine dei suoi giorni, ricevette il meritato riconoscimento dal Papa che lo ricevette in Vaticano, nel febbraio del ’59, chiamandolo “la tromba di Dio della Valle Padana”. Mentre convocava un Concilio per mettere la Chiesa al passo con i tempi e con il Mondo, Giovanni XXIII significativamente riabilitava davanti a tutti l’umile prete della Bassa Mantovana.

Attenzione: parliamo di due preti molto diversi, vissuti in periodi differenti. Don Primo è anticipatore del Concilio Vaticano II, della chiesa dei poveri, della libertà religiosa, del dialogo con i lontani e della distinzione tra errore ed errante ed è il tipico prete di parrocchia. Don Andrea è il simbolo di una figura nuova, il prete di strada, che viene dopo il Concilio, da cui estrae gli stimoli più concreti e dirompenti di confronto con un’umanità che fa i conti con la trasformazione indotta dalla nuova globalizzazione.

DON GALLO: SUL FERETRO LA BIBBIA E LA COSTITUZIONEDon Gallo è vissuto in tempi solo per certi aspetti più facili. Cionondimeno per anni è stato oggetto di pesanti critiche e di interventi di censura, acuite dopo il G8  di Genova. Il fatto di vivere nel post-Concilio l’ha aiutato a essere tollerato e a evitare sanzioni che smontava col sorriso e la forza dell’ironia. Mazzolari e Gallo non erano carrieristi, tanto per riprendere le parole rivolte in questi giorni ai vescovi da Papa Francesco. Essi come tanti, cristiani e non, insegnano che non bisogna adeguarsi ai pregiudizi e al potere. Non interessati a diventare Santi, hanno operato per trovare terreni comuni di azione tra i credenti e i non credenti, tra i laici e gli zeloti nella costruzione di una società più attenta ai segni dei tempi e alle domande di eguaglianza, di giustizia e di libertà custodite nella Bibbia e nella Costituzione.

Gino Anchisi
Da Santena, la città di Camillo Cavour, 24 maggio 2013.

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