Da Santena uno sguardo sulla non-autosufficienza

Santena – 28 giugno 2013 – 150 anni fa nasceva lo stato sociale unitario. Tra Cavour e le Società di Mutuo Soccorso i nostri antenati hanno costruito un sistema che ha toccato il massimo della spesa nei primi anni 2000. Questa settimana Avo, Acli, Spi, Fish, Diaspi e altri, sotto Palazzo Lascaris, la casa dei discendenti di Cavour, ora sede del Consiglio regionale, ponevano un interrogativo alle coscienze. Come tutelare i diritti delle persone non autosufficienti? Anziani malati non autosufficienti o con demenza senile, Alzheimer e Parkinson in fase avanzata, malati psichiatrici gravi, disabili intellettivi o con patologie invalidanti e le loro famiglie sono in allarme.

anziano_non_autosufficientiIn Piemonte si calcolano in 30.000 le persone aventi diritto alle prestazioni domiciliari, alla frequenza di un centro diurno, al ricovero in comunità alloggio o in Rsa e che invece sono in lista di attesa da tempo, senza speranza. Il problema ormai tocca tutti. Anzianità significa malattie spesso invalidanti, che per essere curate comportano costi insostenibili per molte persone e loro famiglie (2000 euro per una badante e 3000-3500 per un ricovero in ospizio). Finché la spesa pubblica cresceva insieme all’indebitamento i problemi erano nascosti. Adesso si devono fare i conti con i tagli e compiere scelte che c’è da augurarsi la politica sia in grado di concepire. Altrimenti vinceranno i più forti, non le persone di cui parliamo. L’assistenza pubblica si riduce, nuovi costi graveranno sulle persone bisognose, sulle loro famiglie oppure sul Comune, anch’esso scarso di risorse.

La Regione, per risparmiare, pensa di spostare sul socio-assistenziale i costi che fino a oggi sono a carico del sistema sanitario. La scelta è perniciosa. Quella che diventerà una battaglia per la difesa dei diritti della persona ruota dunque intorno alle prestazioni socio-sanitarie che la sanità deve garantire. In ballo ci sono la riduzione della frequenza dei centri diurni, dell’assistenza domiciliare, degli assegni di accompagnamento, la cura a domicilio e i tagli nell’integrazione delle rette di ricovero.

Con la crisi produttiva e sociale ai politici spetta adesso di fare scelte rispondenti alle vere esigenze dei cittadini. Agli Italiani occorre dire la verità senza ipocrisie: bisogna fare l’Italia. In tempi di sacrifici e austerità occorre scegliere quali diritti garantire e tra questi bisogna mettere quelli che riguardano le persone e le famiglie meno fortunate e più a rischio, garantendo loro una vita dignitosa. Bisogna migliorare l’efficacia degli interventi, distinguendo tra chi governa la materia, Regioni, Comuni e i loro consorzi, e tra chi fornisce materialmente i servizi. Come in questi 150 anni, il mutuo soccorso ritorna di moda, insieme al bisogno di vera socialità.

Per chi vuole saperne di più www.fondazionepromozionesociale.it via Artisti, 36 – Torino, 011-8124469.

Gino Anchisi.

Da Santena, la città di Camillo Cavour, 26 giugno 2013.

**

www.rossosantena.it

Twitter @rossosantena