Appello dell’arcivescovo di Torino Cesare Nosiglia per il problema casa

Torino – 9 ottobre 2013 – Un appello all’Atc, alla Regione e al Comune perché siano sospese le procedure di sfratto “almeno fin dopo l’inverno”. A chiederlo è l’arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia, che oggi ha inaugurato la residenza temporanea d’Orho don Orione Housing”, in corso Principe Oddone. Di seguito il testo integrale dell’appello dell’arcivescovo per il problema casa

APPELLO DELL’ARCIVESCOVO DI TORINO CESARE NOSIGLIA PER IL PROBLEMA CASA

(Una moratoria per i prossimi mesi invernali)

E L’EMERGENZA FREDDO

(un supplemento di impegno da parte di tutti)

Intervento dell’arcivescovo di Torino Cesare Nosiglia  alla inaugurazione della residenza temporanea d‘ORHO don Orione Housing”.

(9 Ottobre 2013 alle ore 17, in corso Principe Oddone 22 a Torino)

«Lo scorso anno ho promosso la giornata della casa e diverse parrocchie,congregazioni religiose e realtà anche istituzionali e sociali della nostra città hanno risposto positivamente. Ringrazio la congregazione degli Orionini per aver  aderito all’appello offrendo questa struttura di accoglienza per famiglie soggette a sfratto non colpevole in quanto prive di un reddito da lavoro che è dimezzato o cessato data la crisi in atto nel settore .Questo è solo uno dei progetti che sono in corso e che la Caritas segue insieme alle realtà coinvolte. Oltre D’ orho, dal gennaio 2013 è attivo presso la Caritas il progetto SISTER – sistemazione temporanea residenziale – per famiglie sfrattate ma con assegnazione di case popolari prevista entro i 12 mesi. Si tratta di otto alloggi sparsi in città tre dei quali provenienti da enti religiosi che in nove mesi hanno accolto 37 persone con un buon ricambio  per un totale di 1200 ore di ospitalità.

Mons. Cesare NosigliaSono seguiti con accompagnamento, un piccolo fondo-rotativo e con aiuti alimentari. Da circa un anno a Savigliano grazie ai fondi della Cassa di risparmio di Cuneo è nata una piccola housing sociale di otto alloggi in uno stabile messo a disposizione delle suore  della sacra famiglia. Il progetto è gestito dalla Caritas interparrocchiale. A San Mauro torinese i padri somaschi stanno adattando un’ala della casa di esercizi Villa Speranza per accogliere una decina di persone sottoposte a sfratto nei territori vicini in stretto contatto con i servizi pubblici.

Ricordo che al di là della accoglienza temporanea di breve durata il progetto “Insieme per la Casa” della Fondazione Operti ha accompagnato in questi anni ben 2000 nuclei familiari e continua a farlo soprattutto per chi dispone di un piccolo reddito di lavoro. Infine la fondazione “il Riparo” nata venti anni fa nella parrocchia di Gesù Nazareno offre una trentina di piccoli alloggi temporanei. Nella parrocchia del Cafasso è in progettazione un polo di servizi

caritativi per la zona nord della città in cui insieme alla mensa, al centro di ascolto e servizi distribuzione, troverà posto anche una accoglienza di bassa-soglia  per persone senza tetto. A questo si aggiungono diverse parrocchie e associazioni che hanno alloggi in fitto calmierato. Proprio ieri mi hanno scritto dalla parrocchia di San Martino in Rivoli. Hanno deciso di ristrutturare una parte della casa parrocchiale non più in uso per un centro di accoglienza per l’emergenza abitativa.

Su questo problema della casa mi permetto lanciare un appello all’ATC, alla Regione e al Comune, ciascuno per la propria parte. So che tanti sono gli affittuari che non pagano il canone di affitto ogni anno e magari anche per più anni e pertanto seguendo le leggi in vigore sono soggetti al provvedimento di decadenza. Ebbene chiedo ai responsabili di sospendere la procedura almeno fin dopo l’inverno per trovare soluzioni adeguate a chi non ha potuto pagare per motivo della perdita del lavoro (una moratoria). È un fatto di solidarietà e di civiltà secondo lo spirito popolare e di servizio ai più disagiati che segna lo scopo di queste istituzioni.

Non si può fare pagare un prezzo altissimo a chi è moroso per un motivo così grave e incolpevole come è la mancanza di  lavoro. Moralmente dobbiamo avviare una riflessione etica dunque su questo punto perché prevalgano scelte condivise che uniscano giustizia e misericordia come ci ricorda sempre Papa Francesco. Su questo problema della casa – ma non solo, ovviamente –  accolgo anche l’appello della Circoscrizione 9 della città, rivolto a tutte le autorità interessate, riguardo alla situazione dei rifugiati che disperati hanno occupato diversi stabili e che io stesso ho visitato e incontrato prima dell’estate. La situazione si aggrava di giorno in giorno e l’inverno alle porte non aiuterà certamente a risolverla se non si avviano vie concrete di soluzione che sono certamente complesse e difficili ma necessarie e urgenti.

Si tratta dunque di accendere luci di speranza per illuminare il buio delle tenebre che sembrano gravare sempre più su tante famiglie e persone. Luci di cui comunque vedo la presenza forte nella nostra città anche in questi giorni nella mia visita pastorale che sto facendo alla Falchera. Trovo nella gente di questo quartiere tanta volontà di lavorare insieme per un futuro migliore con un spirito di coraggio e di fiducia che mi sorprende positivamente e mi incoraggia. A cominciare dalle scuole, le parrocchie e tante realtà associative che ho apprezzato per la loro qualità culturale, sociale e spirituale, aperte all’accoglienza e alla integrazione. I problemi ci sono come dappertutto ma se, come dice Papa Francesco, occorre partire dalle  periferie, bene: questa periferia della nostra città è un esempio di impegno e di unità che fa ben sperare. Questo grazie al lavoro d’insieme delle parrocchie, delle istituzioni, della scuola e di tante realtà religiose e sociali e tanti volontari che operano per il bene di chi è in difficoltà, persone e famiglie e soprattutto senza lavoro o in mora per l’affitto di casa e così via.

Anche l’inserimento nelle case dei rom, pur tra non poche difficoltà, viene comunque considerato positivo da molti. Visiterò ancora una volta i campi rom che sono in quel territorio e lo farò insieme ai parroci e sono lieto che si stia per avviare un percorso di concreta azione da parte delle istituzioni e di diverse realtà cooperative e associative per affrontare finalmente questa situazione che crea difficoltà sia per chi vi è coinvolto come per la gente del territorio, con impegni e scadenze precise. È anche questo un segno di come la città intenda eccellere, anche rispetto ad altre, nel nostro Paese sul piano della integrazione. Bisogna immergersi dentro i problemi della gente perché così abbiamo il vero termometro del vissuto complesso ma anche positivo in atto nella nostra città di cui dobbiamo farci carico anche sul piano della comunicazione dove invece c’è un po’ l’idea che tutto vada male e siamo in disarmo.

EMERGENZA FREDDO

Aggiungo infine che sta per arrivare l’emergenza freddo che comporta un supplemento di impegno da parte di tutti per accogliere i senza dimora che sono sempre più numerosi.

Chiedo

alle realtà che lo scorso anno si sono attivate, di non desistere da questo importante impegno. Penso alle parrocchie e agli Istituti religiosi a cui chiedo di intensificare il loro concreto apporto: le strutture di cui sono in possesso anche se adoperate per tante attività diurne, permettono di essere attrezzate per questo servizio notturno. Certo è necessario avere un volontariato disposto a fare turni di servizio e di accompagnamento; per questo faccio appello a tante persone di buona volontà perché si prestino a tale impegno ricordando che Dio ama chi dona con gioia. Penso alle ferrovie a cui chiedo di continuare a offrire spazi nelle stazioni: so che ci sono difficoltà ma prego i dirigenti e il personale a non arrendersi e ricercare vie per  superarle con buona volontà; penso a chiunque abbia un minimo spazio per attrezzare un letto per una modesta ma significativa accoglienza. Credo che se ciascuno fa anche poco ma lo fa con cuore e gioia, allora la città rivive e supererà ogni difficoltà. Anche il vescovo farà la sua parte come e più dello scorso anno, sia per l’accoglienza con l’apporto dei volontari del Sermig che ringrazio, sia per l’ascolto di chi sta passando un periodo molto faticoso della sua vita compresi imprenditori e professionisti. Come la loro parte, ne sono certo, faranno le parrocchie che ben più numerose dello scorso anno si stanno attrezzando per questo.

C’è tanto da fare, dunque, e i problemi si assommano ai problemi e non possiamo abbassare la guardia perché la crisi si fa sempre più pesante, ma credo che se nella gente cresce questo spirito di squadra e di fiducia, va incoraggiato con forza e concretezza da parte di chi ha più responsabilità ma anche da parte di ogni cittadino. Se siamo poveri e guardiamo avanti a noi vediamo, certo, gente che sta meglio, ma se ci guardiamo indietro c’è un esercito ben più numeroso che sta peggio di noi. Facciamo nostra la provocazione di Papa Francesco a non essere cristiani e cittadini da salotto.

+ Cesare Nosiglia»

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