una pausa per lo spirito – proposte di riflessione per i giorni dal 26 gennaio al 1° febbraio 2014

Santena – 26 gennaio 2014 – Proposte di riflessione per i giorni dal 26 gennaio al 1° febbraio 2014, tratte dalla liturgia del giorno, con commento alle letture domenicali.

Domenica 26 gennaio 2014

Su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse

OLYMPUS DIGITAL CAMERAIn passato il Signore umiliò la terra di Zàbulon e la terra di Nèftali, ma in futuro renderà gloriosa la via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle genti. Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse.

Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia. Gioiscono davanti a te come si gioisce quando si miete e come si esulta quando si divide la preda. Perché tu hai spezzato il giogo che l’opprimeva, la sbarra sulle sue spalle, e il bastone del suo aguzzino, come nel giorno di Mádian.
Is 8,23-9,3

Non vi siano divisioni tra voi

Vi esorto, fratelli, per il nome del Signore nostro Gesù Cristo, a essere tutti unanimi nel parlare, perché non vi siano divisioni tra voi, ma siate in perfetta unione di pensiero e di sentire. Infatti a vostro riguardo, fratelli, mi è stato segnalato dai familiari di Cloe che tra voi vi sono discordie. Mi riferisco al fatto che ciascuno di voi dice: «Io sono di Paolo», «Io invece sono di Apollo», «Io invece di Cefa», «E io di Cristo». È forse diviso il Cristo? Paolo è stato forse crocifisso per voi? O siete stati battezzati nel nome di Paolo? Cristo infatti non mi ha mandato a battezzare, ma ad annunciare il Vangelo, non con sapienza di parola, perché non venga resa vana la croce di Cristo.
1 Cor 1,10-13.17

Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino

Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa: «Terra di Zàbulon e terra di Nèftali, sulla via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle genti! Il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce, per quelli che abitavano in regione e ombra di morte una luce è sorta». Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino».
Mt 4,12-17

Partire da un luogo periferico, marginale, disprezzato, povero, che non conta nulla

 “Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea”. Inizia così la pericope evangelica di questa terza domenica del tempo ordinario. L’evangelista sembra voler sottolineare che la predicazione di Gesù inizia dopo l’arresto di Giovanni, dopo che la sua predicazione venne bloccata da Erode. Con il Battista in carcere, la voce della giustizia non si udiva più e il deserto tornava ad essere deserto, luogo senza vita e senza parole. Ma anche Gerusalemme e tutta la regione circostante ridiventava muta e senza più profezia. Gesù non si rassegnò al silenzio imposto da Erode; non voleva che gli uomini, quelli che anche lui aveva visto penitenti e pieni di speranza in fila al Giordano per ricevere il battesimo, restassero in balia di una religione ritualista ed esteriore o cadessero sotto il giogo della violenza che nasceva dal deserto di vita e dal silenzio di parole vere.
Prese l’iniziativa e cominciò a parlare, non più in Giudea, come Giovanni, ma nella periferica Galilea, la più settentrionale delle tre regioni della Palestina. Ai tempi di Gesù, la presenza di forti rappresentanze pagane aveva screditato questa regione. Eppure proprio da questa terra periferica e lontana dalla capitale, Gesù inizia la sua predicazione (1,14); di qui raccoglie i primi discepoli (1,16) e qui il risorto attenderà i discepoli per il “secondo” inizio della predicazione evangelica (14,28). Insomma la Galilea sembra assurgere a terra simbolica per ogni missione evangelica: se c’è da scegliere un luogo da cui partire per annunciare il Vangelo, dev’essere il luogo periferico, marginale, escluso, disprezzato, povero, che non conta nulla. Nella “Galilea delle genti” si sente risuonare per la prima volta il Vangelo, la buona notizia. Qui, dove pagani ed emarginati si mescolavano, Gesù comincia a dire: “Il tempo è compiuto”; terminano i giorni della violenza, dell’odio, dell’abbandono, dell’inimicizia ed inizia il tempo della giustizia e della pace. La storia degli uomini subisce una svolta: “Il Regno di Dio è vicino”. Il regno dell’amore, del perdono, della salvezza, della signoria di Dio è giunto e da quel momento incomincia ad affermarsi nella vita degli uomini.
Quello che era accaduto, come in figura, a Ninive con la predicazione di Giona ora, sulle rive del mare di Galilea, si realizzava in pienezza e per il mondo intero. Ninive, capitale assira e “città molto grande, larga tre giornate di cammino”, è l’emblema di ogni città, anche delle grandi città contemporanee ove la corruzione degli uomini spinge verso la distruzione. Iddio costrinse allora Giona a percorrerla predicando a tutti la conversione dai peccati. Al termine della predicazione, scrive il profeta, “i cittadini di Ninive credettero a Dio… e Dio si ravvide riguardo al male che aveva minacciato di fare loro e non lo fece”. “Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona” (Mt 12,41), afferma il Vangelo. Gesù stesso è il contenuto del Vangelo. Egli non è venuto a mostrare una nuova dottrina o a proporre un sistema di verità da apprendere e da diffondere. La buona notizia è che finalmente Dio, attraverso Gesù, inizia a regnare nella storia degli uomini e noi possiamo dire con il profeta: “Come sono belli sui monti i piedi del messaggero che annuncia la pace, del messaggero di buone notizie che annuncia la salvezza, che dice a Sion: “Regna il tuo Dio’” (Is 52,7).
Ma all’intervento di Dio deve corrispondere l’impegno degli uomini. “Convertitevi” chiedeva a tutti Gesù. Lo ripeté anche sulla riva del lago di Tiberiade a Simone e Andrea, mentre erano intenti a gettare le reti; e continuando il cammino lo propose ad altri due fratelli, Giacomo e Giovanni, anch’essi occupati a riassettare le reti per la pesca. Erano modesti lavoratori, talora considerati anche impuri e di dubbia reputazione; eppure proprio a loro viene affidato un destino straordinario: “Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini”. Gesù proponeva loro, forse nell’unico linguaggio che potevano intendere, una nuova prospettiva di vita; una vita non più ripiegata nella pesca di sempre, con le reti abituali e i tempi già scanditi, bensì un’esistenza immersa in un nuovo mare, quello della storia, tesi a “pescare” gli uomini dalle acque agitate del mondo per condurli verso la salvezza. Per i quattro pescatori iniziava un nuovo tempo, una nuova storia, una nuova compagnia, non più con i pesci ma con gli uomini.
Il Signore torna lungo il mare delle nostre giornate e della nostra vita e mentre ognuno di noi, piccolo o grande che sia, è ripiegato a riassettare le proprie reti, travolto dai dolori e dalle fatiche di sempre, si sente rivolgere lo stesso invito di allora: “Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini”. Il Vangelo nota che “subito” i quattro lasciarono le reti e lo seguirono. Davvero, come nota l’apostolo Paolo, “il tempo si è fatto breve; d’ora innanzi quelli che hanno moglie vivano come se non l’avessero; quelli che piangono come se non piangessero; e quelli che gioiscono come se non gioissero; quelli che comprano come se non possedessero; quelli che usano i beni del mondo, come se non li usassero pienamente: passa infatti la figura di questo mondo!” (7,29-31). Gli affetti, il pianto, il godere, il comprare, l’usare… spesso esauriscono le nostre giornate, la nostra mente, la nostra vita, a tal punto da rinchiuderla come in una rete inestricabile. Il Signore viene non per mortificare la vita, semmai per scioglierla da questa rete ingarbugliata e allargarla; vuole ampliare l’affetto a tante altre persone, vuole che piangiamo non solo su di noi ma con coloro che sono nell’afflizione, vuole che la gioia non sia per pochi ma per tanti, vuole che i beni di questo mondo non siano privilegio di alcuni perché essi sono destinati a tutti.
Comunità di Sant’Egidio

Leggi anche i commenti nel sito  www.monasterodibose.it

**

Lunedì 27 gennaio 2014

Dicevano: È posseduto da uno spirito impuro

In quel tempo, gli scribi, che erano scesi da Gerusalemme, dicevano: «Costui è posseduto da Beelzebùl e scaccia i demòni per mezzo del capo dei demòni». Ma egli li chiamò e con parabole diceva loro: «Come può Satana scacciare Satana? Se un regno è diviso in se stesso, quel regno non potrà restare in piedi; se una casa è divisa in se stessa, quella casa non potrà restare in piedi. Anche Satana, se si ribella contro se stesso ed è diviso, non può restare in piedi, ma è finito. Nessuno può entrare nella casa di un uomo forte e rapire i suoi beni, se prima non lo lega. Soltanto allora potrà saccheggiargli la casa. In verità io vi dico: tutto sarà perdonato ai figli degli uomini, i peccati e anche tutte le bestemmie che diranno; ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo non sarà perdonato in eterno: è reo di colpa eterna». Poiché dicevano: «È posseduto da uno spirito impuro».
Mc 3,22-30

**

Martedì 28 gennaio 2014

Fare la volontà di Dio

In quel tempo, giunsero la madre di Gesù e i suoi fratelli e, stando fuori, mandarono a chiamarlo. Attorno a lui era seduta una folla, e gli dissero: «Ecco, tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle stanno fuori e ti cercano». Ma egli rispose loro: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Girando lo sguardo su quelli che erano seduti attorno a lui, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre».
Mc 3,31-35

**

Mercoledì 29 gennaio 2014

Non capite questa parabola, e come potrete comprendere tutte le parabole?

In quel tempo, Gesù cominciò di nuovo a insegnare lungo il mare. Si riunì attorno a lui una folla enorme, tanto che egli, salito su una barca, si mise a sedere stando in mare, mentre tutta la folla era a terra lungo la riva. Insegnava loro molte cose con parabole e diceva loro nel suo insegnamento: «Ascoltate. Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; e subito germogliò perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde tra i rovi, e i rovi crebbero, la soffocarono e non diede frutto. Altre parti caddero sul terreno buono e diedero frutto: spuntarono, crebbero e resero il trenta, il sessanta, il cento per uno». E diceva: «Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!». Quando poi furono da soli, quelli che erano intorno a lui insieme ai Dodici lo interrogavano sulle parabole. Ed egli diceva loro: «A voi è stato dato il mistero del regno di Dio; per quelli che sono fuori invece tutto avviene in parabole, affinché guardino, sì, ma non vedano, ascoltino, sì, ma non comprendano, perché non si convertano e venga loro perdonato». E disse loro: «Non capite questa parabola, e come potrete comprendere tutte le parabole? Il seminatore semina la Parola. Quelli lungo la strada sono coloro nei quali viene seminata la Parola, ma, quando l’ascoltano, subito viene Satana e porta via la Parola seminata in loro. Quelli seminati sul terreno sassoso sono coloro che, quando ascoltano la Parola, subito l’accolgono con gioia, ma non hanno radice in se stessi, sono incostanti e quindi, al sopraggiungere di qualche tribolazione o persecuzione a causa della Parola, subito vengono meno. Altri sono quelli seminati tra i rovi: questi sono coloro che hanno ascoltato la Parola, ma sopraggiungono le preoccupazioni del mondo e la seduzione della ricchezza e tutte le altre passioni, soffocano la Parola e questa rimane senza frutto. Altri ancora sono quelli seminati sul terreno buono: sono coloro che ascoltano la Parola, l’accolgono e portano frutto: il trenta, il sessanta, il cento per uno».
Mc 4,1-20

**

Giovedì 30 gennaio 2014

Con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi

Diceva loro: “Viene forse la lampada per essere messa sotto il moggio o sotto il letto? O non invece per essere messa sul candelabro? Non vi è infatti nulla di segreto che non debba essere manifestato e nulla di nascosto che non debba essere messo in luce. Se uno ha orecchi per ascoltare, ascolti!”. Diceva loro: “Fate attenzione a quello che ascoltate. Con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi; anzi, vi sarà dato di più. Perché a chi ha, sarà dato; ma a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha”.
Mc 4,21-25

**

Venerdì 31 gennaio 2014

A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio

In quel tempo, Gesù diceva [alla folla]: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura». Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra». Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.
Mc 4,26-34

**

Sabato 1 febbraio 2014

Perché avete paura?

In quel medesimo giorno, venuta la sera, disse loro: “Passiamo all’altra riva”. E, congedata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui. Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: “Maestro, non t’importa che siamo perduti?”. Si destò, minacciò il vento e disse al mare: “Taci, calmati!”. Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: “Perché avete paura? Non avete ancora fede?”. E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: “Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?”.
Mc 4,35-41