Omelia di mons, Cesare Nosiglia alla messa per le persone disabili nella chiesa della casa generalizia del Cottolengo

Torino – 14 maggio 2014 –  Di seguito, il testo dell’omelia dell’arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia, alla santa messa per le persone disabili, di oggi, nella chiesa della Casa generalizia del Cottolengo.

OMELIA DELL’ARCIVESCOVO DI TORINO, MONS. CESARE NOSIGLIA,

ALLA S. MESSA PER LE PERSONE DISABILI

(Torino, chiesa della Casa generalizia del Cottolengo, via Cottolengo 14

14 maggio 2014, inizio ore 16)

“È un giorno di grande speranza, questo che stiamo vivendo insieme, e la celebrazione dell’Eucaristia pasquale infonde nel nostro cuore serenità e forza. Voi, cari amici, siete qui per ribadire che credete nella vita, amate la vita e volete che la vostra vita sia accolta, riconosciuta, valorizzata e stimata da tutti, non solo a parole, ma nei fatti e nella verità dell’amore. Perché voi per primi date amore e siete per tutta la comunità una testimonianza forte di amore donato e ricevuto da quanti vi sono vicini e condividono con voi le giornate, le difficoltà e le gioie della vostra vita.

Piccola_Casa_della_Divina_Provvidenza_TorinoLa parola biblica ci ha appena trasmesso la certezza che chi si affida a Gesù Buon Pastore non teme niente e nessuno. I poteri forti, che vi considerano deboli e indifesi e che spesso vi commiserano guardandovi dall’alto in basso ed ostentando le loro capacità e la loro normalità rispetto a ciò che considerano in voi carente, devono ricredersi di fronte alla forza della vostra fede, della vostra speranza e del vostro amore. Voi valete davanti a Dio più di loro e più di tutti, perché lo cercate e lo amate, e lui vi cerca, vi conosce e vi difende perché è il vostro Pastore buono che ha cura di ciascuna sua pecorella, soprattutto di quelle più deboli e bisognose di sostegno e di amore.

Gesù pastore buono vi accompagna passo passo e apre davanti a voi la via della vita, affinché possiate procedere sicuri con lui al vostro fianco. Egli lo fa anche attraverso i vostri genitori e amici e tanti operatori e volontari che vi assistono e trovano in questo servizio la ragione della loro stessa vita e la gioia del donarsi, ricevendo da voi la dolcezza e la riconoscenza del vostro sorriso e della vostra amorevolezza. Questa certezza di essere sostenuti tutti da Gesù Pastore vogliamo, oggi, confermare nella fede e nella preghiera. Ma

questo non deve certo farci dimenticare la realtà, spesso dolorosa e difficile, di tante situazioni di abbandono o di scarsa attenzione ai vostri diritti, che emergono anche nella nostra società e che fanno soffrire voi e i vostri cari. Con dignità, come le vostre associazioni e realtà di accoglienza sanno fare, desidero richiamare con forza quanti hanno il dovere di promuovere e sostenere adeguatamente, sotto il profilo umano, civile, sociale, economico e normativo, leggi, strutture, iniziative e personale appropriato per garantire una qualità di vita propria della vostra persona, che vale in quanto tale e va riconosciuta soggetta di diritti inalienabili e per tutti, senza discriminazioni di alcun genere.

La civiltà e la grandezza di un popolo si misurano sulla sua capacità di accogliere e valorizzare le persone che hanno qualche difficoltà fisica o psichica, realizzando in concreto una politica di interventi a sostegno delle loro necessità e di quelle dei loro familiari. Il servizio delle associazioni, delle cooperative e dei centri di accoglienza diurna è quello che va salvaguardato e promosso, perché si è dimostrato il più efficace. Permangono, però, difficoltà nel trovare sedi idonee, personale qualificato e risorse disponibili al loro funzionamento.

mons_NosigliaLe famiglie soffrono spesso di scarsa attenzione per i loro problemi e si trovano a combattere contro una burocrazia lenta e farraginosa ed una mentalità culturale e sociale che vede nelle loro necessità un aggravio, invece che un investimento in valori fondamentali per l’intera società. Per non parlare del “dopo di noi”, che stenta a farsi strada nell’ambito dei servizi pubblici e non riesce a garantire una sicurezza di prospettive positive ed incoraggianti. È questo, oggi, uno dei problemi più urgenti da affrontare da parte delle Asl, dei Comuni e del volontariato, perché si estende sempre più il numero di persone adulte che sono diversamente abili e necessitano di strutture di accoglienza permanente, come case famiglia, e di personale e risorse appropriate. Nella mia Visita pastorale incontro tante volte genitori anziani e malati, che mi raccomandano di segnalare questo problema che assilla il loro cuore per il futuro dei figli.

C’è, inoltre, sempre incombente e preoccupante, la necessità di scuotere l’opinione pubblica addormentata dai mass-media, che ignorano sistematicamente i problemi delle persone diversamente abili, oscurandoli dallo schermo televisivo – e non solo -, dove devono predominare le bellezza fisica e la persona patinata ed efficiente secondo parametri virtuali non rispondenti alla concreta realtà del vissuto di tante famiglie e della stessa società. Una comunicazione dunque drogata, ovattata, lontana dal reale e protesa solo a perpetuare una visione evasiva, disimpegnata e gaudente della vita; una comunicazione che tende a nascondere la situazione reale delle persone diversamente abili o a ridurre il problema all’assistenza e ai

sussidi, senza affrontarlo alla radice e con una strategia di lungo respiro. Certo, le difficoltà economiche accentuano oggi questi problemi, ma lo spreco delle risorse e la corruzione che lo aggrava, in tanti settori del vivere sociale, è lì a dimostrare che un orientamento etico basato sulla giustizia ed equità potrebbe far fronte a tante necessità primarie e non superflue, come sono invece quelle su cui piovono spesso finanziamenti o regalie.

Ma è soprattutto la cultura della sobrietà della vita che è necessario ricuperare da parte di tutti, se vogliamo ritrovare la gioia del dono gratuito e della solidarietà disinteressata, scoprendone la ricchezza per se stessi e per gli altri. È questione di liberarsi da quelle crescenti dipendenze di un presunto benessere fondato sull’accumulo, sul profitto ad ogni costo, sulla ricerca del potere e del denaro per il proprio interesse. Scelte che, di fatto, conducono alla schiavitù e non alla libertà, al disimpegno verso gli altri, all’indifferenza, realtà che generano rifiuto e producono tristezza e chiusura del cuore all’amore condiviso con chi è in difficoltà.

Gesù ci libera, perché pone alla base della nostra vita il suo amore e la sua verità che illuminano il nostro cammino, ci liberano dal male e ci aprono agli altri per trovare insieme serenità, speranza e pace interiore.

Io credo che voi, cari amici, siate testimoni di questo, perché ogni giorno sperimentate la verità dell’amore nei rapporti reciproci improntati alla solidarietà e al servizio gli uni verso gli altri. Gesù, per questo, vi ama e vi predilige, perché non vi mettete la maschera per apparire diversi da quello che siete, vi presentate schietti e sinceri, senza timore di essere giudicati o rifiutati. Ogni gesto, ogni sorriso, ogni abbraccio è per voi espressione sincera del vostro cuore: voi seminate la verità nelle relazioni interpersonali e ne esaltate la bellezza e la profondità. Voi siete testimoni di quella libertà, che nasce dal cuore, là dove alberga la verità di Cristo e dove nasce la sua speranza.

Sì, la Pasqua di risurrezione segni anche quest’anno in noi tutti, nelle nostre famiglie e comunità ecclesiali e civili un passaggio da tante forme di schiavitù e di menzogna alla vera libertà dello spirito, che ci fa sperare sempre in una vita migliore, perché basata sull’amore di Cristo, che vince ogni paura, sofferenza e la stessa morte. Di questo noi tutti dobbiamo essere ogni giorno proclamatori con la forza delle nostre azioni e delle nostre convinzioni interiori.

Le candele accese, che porterete all’altare e deporremo sull’altare, significano la volontà di essere luce di amore e di verità per chiunque vi incontra. Sono anche il segno di quella luce di Cristo, che, a Pasqua, rompe le tenebre del peccato e della morte ed infonde, in chiunque crede in lui, la speranza di una nuova vita e di una vita per sempre, che il suo sacrificio porta nel mondo e dona ad ogni uomo.

Siano anche la luce che riscalda il vostro cuore e quello dei vostri cari nei momenti di solitudine, di tristezza e di scoraggiamento, quando il dubbio vi assale e pensate che niente o nessuno possa capirvi e aiutarvi. Lui, il Signore, è sempre lì accanto a voi e vi avvolge con il suo abbraccio di amico, provvidente e salvatore. In lui possiamo sempre contare, perché la sua amicizia è fedele e indistruttibile, è come una roccia salda su cui fondare la ripresa delle nostre speranze.

A voi, care famiglie, e a voi operatori, volontari e amici, desidero consegnare idealmente questa luce, perché mai cessiate di credere nell’amore di Cristo e, guardando questi nostri fratelli e sorelle diversamente abili, possiate scoprire in ciascuno il volto del Signore risorto, la sua luce, che risplende nella loro persona, nelle loro parole e gesti, nella loro stessa sofferenza.

Sì, in ogni casa in cui c’è una persona diversamente abile, c’è la luce del Signore, il calore del suo amore, la forza della sua Pasqua di risurrezione, la speranza di vincere il male con il bene, di superare ogni problema con l’amore che nasce dal Signore risorto e inonda tutta la nostra vita.

Auguri, carissimi; e la comunione e l’amicizia, che oggi qui sperimentiamo, vi sostengano nel vostro cammino e vi diano la certezza che mai siete soli, perché la Chiesa vi ama e il vostro Vescovo pensa a voi e prega ogni giorno per voi.

+Cesare Nosiglia
Arcivescovo di Torino

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