Santena, 2 giugno, Festa della Repubblica

Santena – 2 giugno 2014 – La città ha celebrato il 2 giugno, Festa della Repubblica. Dopo l’alza bandiera, il corteo, partito da piazza Martiri della Libertà e aperto dalla Banda musicale cittadina, con autorità, associazioni, cittadini e una grande bandiera tricolore sorretta, si è recato in piazza della Costituzione Italiana dove sono intervenuti il sindaco e cinque componenti donna dell’amministrazione comunale. Di seguito, tutti gli interventi.

 

Cavour_2giugnoIl sindaco Ugo Baldi ha aperto così gli interventi: «La Repubblica è una forma di governo di uno Stato, appartenente alle forme di democrazia rappresentativa, in cui la sovranità appartiene ad una parte più o meno vasta del popolo che la esercita nei modi e nei limiti fissati dalle leggi vigenti – . La repubblica è la naturale evoluzione della monarchia. A differenza della monarchia, nella quale vi è un capo dello Stato che esercita il potere per tutta la durata della sua vita, nella repubblica la sovranità appartiene al popolo che la esercita nei modi e nei limiti fissati dalle leggi vigenti. La Repubblica, per gli antichi, non era altro che l’interesse per il bene della collettività, per lo Stato. Le repubbliche, non sono necessariamente democratiche, per esempio nell’antichità, pensiamo che nella Repubblica Romana, la piena cittadinanza è stata negata agli schiavi o alle donne. Oppure, pensiamo alla Repubblica di Venezia, che era una vera e propria oligarchia, in cui il popolo era escluso dal governo della cosa pubblica, ma dove il capo dello Stato (il doge) veniva scelto con un complesso sistema di voto-sorteggio tra gli appartenenti alla classe “nobiliare”. D’altro canto non tutti gli Stati democratici sono repubbliche, per esempio il Regno Unito, sebbene democratico non è una repubblica, ma una monarchia parlamentare, in cui è presente un Parlamento eletto direttamente dai cittadini, ma il capo dello Stato – il re o la regina – è scelto secondo un rigido criterio ereditario».

OLYMPUS DIGITAL CAMERAUgo Baldi ha aggiunto: «Mazzini proclama che la condizione necessaria per l’esistenza e il progresso di una nazione è l’Unità e l’unica forma legittima di governo è la Repubblica nella quale si esprime in tutta la sua pienezza la volontà del popolo. Cavour riteneva azzardata una scelta repubblicana in quel momento storico, preferendo giungere all’Unità d’Italia sotto il governo di un Re e senza prematuri sovvertimenti sociali. Per entrambi, comunque, il bene della cosa pubblica e l’unità nazionale, rappresentarono l’obiettivo principale a cui mirare “costi quel che costi”».

«Ma oggi, con quali occhi guardiamo alla Repubblica che ci governa? – ha chiuso il sindaco –. La storia delle Repubbliche, nel passato antico e recente, sembra scritta da sole mani maschili. Sappiamo per certo che così non è. Sappiamo per certo che l’universo femminile ne è stato altrettanto artefice. Forse troppe volte inascoltato. Ascoltiamone adesso insieme alcune riflessioni, pensieri e angolature, in questa giornata della Festa della Repubblica».

Santena_2giugnoo2014_SicilianoIl microfono è passato a Cetty Siciliano, presidente del consiglio comunale: «Il 2 giugno del 1946 in Italia, per la prima volta, si votò col suffragio universale, ovvero anche le donne ebbero diritto di voto. E’ importante ricordare che la Repubblica Italiana è nata anche grazie al protagonismo delle donne, che da allora non si sono mai fermate. Nella storia, le donne hanno lottato tanto con le donne e per le donne, per prendere coscienza di sé, affermare i propri diritti, perseguire l’uguaglianza tra uomini e donne prima, e la parità poi. Dopo il diritto di voto, tante sono state le conquiste, sancite dal testo fondamentale della Repubblica Italiana: la Costituzione. Eppure, dopo tanti anni dalla sua entrata in vigore, la discriminazione di genere pare essere viva e vegeta sotto diverse forme. Le donne sono una grande potenzialità che il nostro Paese non riesce ancora a valorizzare completamente».

Cetty Siciliano ha proseguito: «“Il ruolo e la condizione della donna oggi in Italia presenta il rischio di una pericolosa involuzione culturale, sociale ed economica”, per usare le parole di Gian Maria Fara, presidente dell’istituto Eurispes, sia a causa dei bassi livelli di occupazione che delle tutele sociali ancora da migliorare. Per questo occorre che continuiamo a impegnarci tutti tenendo ben presente che questa sfida potrà essere vinta solo quando cesserà di essere un problema soltanto femminile e un affare privato e diventerà finalmente una priorità che riguarderà sia donne che uomini».

Santena_2giugnoo2014_LidiaPolloneLidia Pollone, assessore alle Politiche sociali, educative e di sussidiarietà, ha detto: «…E che dire poi degli ostacoli che, in tante parti del mondo, ancora impediscono alle donne il pieno inserimento nella vita sociale, politica ed economica? Basti pensare a come viene spesso penalizzato, più che gratificato, il dono della maternità, a cui pur deve l’umanità la sua stessa esistenza e sopravvivenza. Certo molto ancora resta da fare perché l’essere donna e madre non comporti una discriminazione. È urgente ottenere dappertutto l’effettiva uguaglianza dei diritti della persona e dunque parità di salario rispetto a parità di lavoro, tutela della lavoratrice-madre, giuste progressioni nella carriera, uguaglianza fra i coniugi nel diritto di famiglia, il riconoscimento di tutto quanto è legato ai diritti e ai doveri del cittadino in regime democratico».

Pollone ha proseguito: «Si tratta di un atto di giustizia, ma anche di una necessità. I gravi problemi sul tappeto vedranno, nella politica del futuro, sempre maggiormente coinvolta la donna: tempo libero, qualità della vita, migrazioni, servizi sociali, eutanasia, droga, sanità e assistenza, ecologia, ecc. Per tutti questi campi, una maggiore presenza sociale della donna si rivelerà preziosa, perché contribuirà a far esplodere le contraddizioni di una società organizzata su puri criteri di efficienza e produttività e costringerà a riformulare i sistemi a tutto vantaggio dei processi di umanizzazione che delineano la “civiltà dell’amore”. L’augurio è, che questa nostra giovane Repubblica la smetta di ragionare per “quote rosa”, che appare soprattutto un’azione “dovuta” e non, invece, una scelta creduta e voluta. La parità deve essere cercata nella spontanea correlazione umana tra il genere maschile e quello femminile».

Santena_2giugno2014_Di_SciulloFiorenza Di Sciullo, consigliera comunale, ha detto: «Il 2 giugno ricordiamo l’anniversario del referendum che fece dell’Italia una repubblica. Prima di ricordarne il risultato, però, dobbiamo ricordare che, per la prima volta, anche le donne poterono votare. Per le donne della mia generazione, che sono le nipoti delle ragazze che votarono il 2 giugno 1946, la partecipazione all’elettorato attivo e passivo è data per scontata, ma dobbiamo ricordarci che donne come Matilde Serao o persino la famosa Contessa di Castiglione hanno partecipato attivamente alla storia del nostro paese, ma non hanno mai potuto votare. Ecco che allora voglio ricordare che il diritto di voto a suffragio universale, per le donne come per gli uomini, è una conquista che dobbiamo difendere. Il voto è il più chiaro strumento che abbiamo per far sentire la nostra voce. Andare a votare vuol dire difendere il nostro diritto ad essere cittadini, non sudditi. E questo vale, come diceva Voltaire, anche se “Non condivido la tua idea, ma darei la vita perché tu la possa esprimere”».

Santena_2giugno2014_FogliatoRosella Fogliato, consigliera comunale, ha affermato: «In una giornata come il 2 giugno, in cui si celebra la nascita della Repubblica Italiana, non si può non richiamare l’attenzione sui temi e sui valori dei principi costituzionali, quali il diritto all’uguaglianza, alla famiglia e alla salute. Pertanto se la famiglia è il naturale nucleo della società e ne merita la tutela è altrettanto vero che le persone con disabilità e i membri delle loro famiglie devono ricevere la necessaria protezione ed assistenza per assicurare loro uguale godimento dei diritti umani e il rispetto per la loro dignità».

«Una società, una comunità si definiscono tali – ha aggiunto Rosella Fogliato – se sensibilizzano tutti coloro che ne fanno parte, all’inclusione e al rispetto per la differenza e per l’accettazione delle persone con disabilità, come parte dell’umanità stessa. Disabilità …parola in cui convivono due aspetti peculiari e contrapposti: “mancanza di qualcosa” ma allo stesso tempo “capace in…”, “capace di…”: entrano così in gioco le abilità e le capacità che ogni essere umano possiede, diventando unico e speciale con conseguente diversità. Occorre che tutta la comunità condivida una politica attenta a valorizzare la disabilità coma risorsa umana, morale, sociale, economica e culturale, e sia altresì rispettosa verso chi da una posizione differente e svantaggiata ci dimostra di essere in grado di insegnarci volontà e forza vitale. Una Repubblica, questa nostra Repubblica, dimostra la dignità di continuare a regolare la vita del suo popolo, solo se riesce a garantire la dignità dei suoi figli più deboli. Prima di ogni altro!».

Santena_2giugno2014_Dinamaria_OllinoDinamaria Ollino, assessore alle Politiche finanziarie e programmazione, ha affermato: «Venerdì scorso sul giornale ho letto un articolo e ho visto una foto agghiaccianti. La sera prima, giovedì, in Giunta, il sindaco ha chiesto a noi donne che facciamo parte dell’amministrazione di esprimere un pensiero in occasione della festa del 2 giugno, festa della Repubblica. Ci provo, con quella foto nei miei occhi, e nel mio cuore quella notizia di due adolescenti indiane brutalmente stuprate e poi impiccate dai loro aguzzini, poveri corpi abusati come misere cose, non persone da proteggere e rispettare nella loro gioventù, dignità e innocenza. Anche l’India è una Repubblica, è democratica, anche l’India ha una Costituzione. Leggo che in India: “Soggetto di diritto non è colui che vive in un determinato territorio, ma il gruppo, l’etnia, la religione e la casta di appartenenza che ne connotano l’identità”. Queste ragazzine erano “fuori casta”, “intoccabili” e perciò considerate oggetti senz’anima da usare e buttare, a disposizione di chi invece una casta ce l’ha, anche la più bassa».

Dinamaria Ollino ha aggiunto: «Ringrazio Dio che nella nostra Repubblica democratica il secondo articolo della Costituzione cominci così: “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’ uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali dove si svolge la sua personalità…” e il terzo articolo reciti: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. La Repubblica italiana è un buon posto in cui vivere».

Dopo gli interventi delle donne dell’amministrazione che guida la città il sindaco ha concluso così: «Ciò che dovremmo poter sempre festeggiare è la libertà di un popolo di potersi sempre autodeterminare democraticamente. La libertà di poter decidere, secondo maggioranza, a quali persone e sotto quale forma, affidare il governo del bene pubblico e delle regole che determinano il convivere civile. Liberi di pensare, liberi di parlare e di agire – ma nel rispetto degli altri –, liberi di cambiare le regole decidendo democraticamente. Se questi sono i presupposti della forma di governo che si chiama Repubblica, allora e solo allora non temiamo di gridare a gran voce “Viva la Repubblica”».

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