Santena “C’era un volta…una scuola dove…”

 Santena – 11 giugno 2014 – “C’era una volta, in tempi neanche troppo lontani, una scuola dove i bambini venivano premiati per il loro impegno, una scuola dove l’educazione civica ed il rispetto delle regole e delle persone contava molto…”. Comincia così una lettera, firmata da 26 persone e consegnata alla dirigente scolastica e all’amministrazione comunale. Un testo che, partendo da quanto successo con l’esperienza del pedibus, dispensa critiche a una serie di vicende del mondo della scuola santenese, con alcuni giudizi, senza appello. Di seguito, il testo completo della missiva. Una volta letto, chi desidera può commentarlo.

C’era una volta appunto perché ora non esiste più quella scuola, ora esiste una scuola dove a decidere sono sempre le medesime persone, dove le decisioni vengono prese per simpatia e non per ragionamento o confronto tra le parti interessate. La scuola di oggi predilige rendere noto solamente lo sforzo di quei bambini e quelle mamme che portano soldi, necessari e giustamente riconosciuti i meriti a chi si prodiga, ma se ad essere premiati dovessero essere bambini e genitori che per circa sei mesi si sono impegnati ad andare a scuola insieme a piedi?

logo Pedibus_SantenaSe questi bambini e questi genitori non portassero soldi ma gettassero le basi per un’educazione civile e stradale, insegnando che è meglio lasciare l’ingresso della scuola sgombro da macchine? Questo è il progetto pedibus, un progetto che insegna ai bambini che andare a piedi è divertente, che in questo modo non si inquina e che favorisce l’integrazione fra i bambini di classi diverse. Secondo voi e, secondo un ragionamento logico, sarebbe giusto che questi bambini vedessero premiato il loro sforzo? Siamo certi che troviate giusto premiare sia l’una che l’altra categoria di bambini.

Invece no, ecco che alcuni insegnanti ritengono “ingiusta” una premiazione che si sarebbe dovuta svolgere nelle scuole elementari coinvolgendo tutti i bambini (un giorno per ogni plesso). Ingiusto perché si mortificherebbero quei bambini che, non per volere loro ma dei propri genitori che non li hanno iscritti, non hanno potuto partecipare al pedibus. Dimenticavamo di rendere noto che questi “premi” sono delle medaglie di cartone e che a nostro avviso non dovrebbero neanche essere chiamati tali, ma andrebbero chiamate “gratificazioni”. In questi ultimi tempi tanto si è parlato di “meritocrazia” quale migliore occasione?

Tornando a chi si oppone a questa ingiustizia immonda nei confronti degli altri bambini, come mai quando, negli anni passati, questa premiazione era stata fatta alla scuola centrale Cavour, nessuno aveva dissentito? La questione è che purtroppo è sempre più facile distruggere che creare, è sempre più facile criticare che esporsi a nuove idee. Troviamo tra l’altro indecente che nei mesi scorsi nessuno si sia indignato quando all’interno dei diari dei nostri figli, un diario ricordiamo “d’Istituto”, sia arrivato un avviso riguardante un concorso dove veniva, “consigliato” di votare 2 disegni piuttosto che gli altri, questo per convogliare i voti e non disperderli.

Ora, troviamo giusto che i genitori si diano da fare per far avere strumenti alle nostre scuole, ma nessuno si è messo nei panni di quei bambini che comunque avevano fatto un disegno, e che magari in cuor loro speravano di vincere? Non è forse “discriminante” oltre che assolutamente diseducativo? E nessuno ha replicato o fatto domande, nessuno si è chiesto chi fossero questi geni che hanno fatto passare questo messaggio all’interno del diario? Già perché forse ci siamo scordati di dire che questo foglio non era firmato. Dove sono queste insegnanti e perché non hanno difeso questa ingiustizia? Morale della favola?

La scuola ha detto NO alle premiazioni all’interno degli edifici scolastici e queste saranno fatte “per strada”, nei luoghi di incontro e partenza del pedibus. Quindi per essere chiari, no alle premiazioni all’interno della scuola ma si ai bigliettini anonimi ed immorali all’interno dei diari. C’è qualcosa che non capiamo, chi ha preso queste decisioni? Questa è la nostra scuola adesso, e non è certo questo che desideriamo per i nostri figli, vorremmo che loro capissero che qualunque cosa facciano , qualunque impegno prendano, anche fuori dall’ambito scolastico, in qualche modo verrà premiato.

Vorremmo che loro, e di conseguenza tutti, avessero il rispetto che meritano. Non vogliamo pensare che la scuola scenda a compromessi e si dimentichi di quali siano i suoi doveri. Non vogliamo pensare che per il capriccio e/o l’invidia di alcuni, a farne le spese siano i bambini o i genitori che si impegnano per il bene comune. L’impegno ed il tempo da loro dedicato è meritevole di lode , che questo porti denaro oppure no. Ed infine non vogliamo pensare che ci siano progetti di serie A e progetti di serie B.

Questa lettera è stata scritta per un senso di lealtà nei confronti dei nostri figli e dei genitori che hanno dato fiducia al pedibus, donando il loro tempo.

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Il testo delle lettera e le firme: Letterascuole

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