Santena – Germano Cini: «Quanto ci costerà il cattivo gusto?»

Santena – 16 settembre 2014 – Santena, una città piegata dal declino industriale, potrebbe pagare un prezzo molto salato per non aver saputo nel tempo, difendere e valorizzare la memoria e l’identità del suo territorio rurale e agricolo. Altro che borgo felice.

Mi permetto questa riflessione perché da santenese sono contento e molto orgoglioso che si stia realizzando nella mia citta un importante intervento di restauro e di valorizzazione di tutto il complesso cavouriano. Il rifacimento delle ex Scuderie, il restauro esterno del castello e ancora la realizzazione di una delle tre case museo dedicate ai padri del Risorgimento, Camillo Cavour qui a Santena, Mazzini a Pisa e Garibaldi a Caprera avranno come risultato anche quello di inserire questa città in un circuito d’interesse nazionale molto importante per le sue possibili ricadute turistiche, culturali e commerciali. Tutto ciò dovrebbe caricare la nostra intera comunità cittadina di una grande responsabilità e fermento per le potenziali opportunità che questa può costituire. Per la nostra città è il più importante investimento degli ultimi anni e forse di quelli a venire, escludendo quello presentato dalla Petronas che a tutt’oggi dopo rinvii, ripensamenti e ridimensionamenti, rimane ancora sulla carta. Stiamo parlando di poco meno di 10 milioni di euro tra fondi statali ed europei, sempre che arrivino tutti, interamente investiti nel complesso monumentale cavouriano che se correttamente assecondati con altri interventi privati e pubblici in supporto all’accoglienza, al commercio, alla bellezza possono sensibilmente migliorare l’economia di un’intera comunità. Di questi tempi è manna dal cielo.

Santena_piazzaEbbene c’è qualcuno di voi che girando per le vie di Santena abbia colto qualche segnale che questa città si stia preparando, organizzando o anche solo abbellendo in vista della conclusione di questo straordinario intervento? Non mi riferisco certo all’attenzione e al meritorio lavoro di volontari, amministratori locali o semplici cittadini nel loro disperato tentativo di fondere la città e Cavour in un unicum, né alla presenza di qualche interessante sagoma o murales, ma alla completa estraneità, disinteresse e contrasto, non ultimo della forma urbana e dell’habitat che circonda questo patrimonio in un’escalation di cattivo gusto del passato e se non poniamo rimedio anche del futuro.

Uscendo dal parco o dal futuro museo possiamo pensare che un qualsiasi turista trovi un fondato motivo per intrattenersi nelle vie della nostra citta? E’ con questo contesto urbano e commerciale che pensiamo di accogliere 100 mila visitatori l’anno attratti da cotante carinerie da riversarsi nei nostri crocicchi, piazzette, ristorantini tipici, locande e bazar per lo shopping sfrenato? Oh no, se non proviamo a immaginare un cambio di passo questi poveretti senza un TomTom non troveranno nemmeno la strada per arrivarci al castello.

Tralascio volutamente ogni commento sull’attuale offerta turistica e commerciale che meriterebbe troppo inchiostro per rimanere sulla situazione della nostra architettura urbana, in particolare del centro storico su cui, per dovere di sintesi, un esempio valga per tutti. Sfido i lettori a trovare una piazza centrale, il luogo più importante nonché simbolo di una comunità con un impatto estetico così compromesso, sbadato e grossolano. Negli anni lontani abbiamo vissuto vivaci discussioni e polemiche per il rifacimento della sua fontana, per le aiuole del parcheggio, per l’arredo della pensilina e quant’altro e mentre il paese si divideva sull’estetica del culo dell’estate (mi riferisco a una delle stagioni raffigurate sulla fontana) un giorno abbiamo purtroppo alzato gli occhi. Ebbene, nella distrazione generale si sono rivelati tre lati su quattro di facciate un po’ retrò e un po’ moderne, alte ma anche basse, chiare e scure, lucide e opache, gialle e verdi. Na scarpa en soch. Così come l’impietoso affaccio sulla piazzetta Visconti Venosta con il portico più piccolo d’Italia e un grande frigorifero di acciaio inox come banca. Forse si conservano meglio i soldi.

Santena_piazzaIronia a parte, non mi ritengo titolato né tantomeno autorizzato a dare giudizi sugli aspetti architettonici di diverse zone di questa città, ma perbacco, il disordine è disordine, la bruttezza è un concetto trasversale e un ambiente stonato, confuso e sfasato non richiede particolari sensibilità per percepirlo. E’ vero, le responsabilità risiedono in un passato lontano, tanto quanto saranno lontane le possibili correzioni visto che oggi i Comuni non hanno nemmeno i soldi per tappare le buche delle strade figuriamoci se possono rifare piazze, vicoli e facciate. Eppure se si vuole usare quest’occasione, forse l’unica, per fare anche un po’ di turismo, il tempo delle giustificazioni e della rassegnazione è ampiamente scaduto. Da qualcosa bisogna pur cominciare e in mancanza di altro partiamo almeno dalle idee che molte volte possono costare anche poco.

Ad esempio perché non provare a scegliere alcune aree, le più significative e caratterizzanti del nostro centro cittadino e su quelle promuovere un serio concorso coinvolgendo le facoltà di architettura per dei progetti sostenibili di recupero ambientale e paesaggistico. Si è appena conclusa con successo la raccolta di fondi per dotare le scuole di defibrillatori, si faccia anche per organizzare in parte questa iniziativa che rianimi il cuore e le potenziali bellezze di questa città. Cosi facendo l’intera comunità sarebbe da un lato chiamata a ragionare sulla sua vera vocazione attuale e futura, sul suo patrimonio, sul come recuperarlo e armonizzarlo e dall’altro scegliere tra le varie proposte le soluzioni più idonee da adottare come master di riferimento per orientare e condizionare i futuri interventi. Sarebbe bello poter avere istituzioni, associazioni, professionisti, addetti ai lavori e la comunità intera coinvolti nella definizione di un grande progetto di recupero urbanistico, sociale e di posizionamento commerciale a maggior ragione in vista della nuova organizzazione del territorio con la nascita della città metropolitana. Credo che sia lecito pensare che sarà interesse, non solo della parte pubblica ma anche dei privati coinvolti in quelle aree e in quei progetti, avviare poi questi recuperi a maggior valorizzazione del loro bene e patrimonio, magari anche stimolati e supportati da qualche incentivo specifico da studiare. Forse sto immaginando un’impresa da visionario o forse no.

Una cosa è certa, se conveniamo che il prezzo del cattivo gusto viene pagato da tutti allora è il caso di avviare un qualche rimedio, alla fine del quale, i nostri nipoti possano beneficiare di quella Santena che, purtroppo, servirebbe a noi… adesso.

Germano Cini
un cittadino di Santena

**

www.rossosantena.it

Twitter @rossosantena