Quando Santena perse l’opportunità di anticipare il Sinodo e i Comuni vicini

Santena – 22 ottobre 2014 – Sulle unioni civili Santena si è fatta scappare un’occasione quando ha voluto andare alla conta dei favorevoli e dei contrari.

RegistroUnioiniCiviliSulle unioni civili prevalse la scelta di schierarsi con le gerarchie religiose e partitiche, le televisioni e i giornali, gli opinionisti e i predicatori, riducendo a calcolo tra maggioranza e minoranza tematiche bisognose di un metodo che desse sostanza all’oggetto del contendere. Il Sinodo dei Vescovi insegna che si può discutere di unione tra omosessuali e non, di comunione per i divorziati, di famiglia, di procreazione, di politica e di sesso partendo da punti vista differenti. Basta leggere il documento conclusivo per rendersi conto del modo in cui è stata impostata la discussione. Una lezione che vale per tutti i laici: cattolici e non. Toccherà poi a Papa Francesco – autorità monocratica, assoluta, infallibile – decidere vincolando tutti, dopo averli ascoltati.

Il Papa fa il suo dovere portando avanti il messaggio del Vangelo e del Concilio Vaticano II. Semplicemente, alza ogni volta l’asticella per verificare il livello cui sono in grado di salire, non i vescovi o i cardinali, ma la Chiesa e le Chiese che la compongono. Francesco svolge la mansione di un capo che esercita un potere finalizzato a tenere unita la comunità mondiale dei credenti in tutte le sue differenti espressioni geografiche e non.

Dal Sinodo viene una lezione di metodo che vale per le cose civili e religiose. Per chi è in maggioranza e per chi è minoranza vige la regola della responsabilità verso gli altri. Obbligo al quale non c’è chi può sottrarsi, poiché tutti devono avere la cura del bene comune. A differenza del Consiglio comunale di Santena, il Sinodo, affinché la discussione sia proficua, si è dato un metodo capace di andare oltre le comodità dogmatiche e le pigrizie mentali. Una modalità che, dalla responsabilità e dagli equilibri, ricava la forza per assumere le decisioni che devono governare le relazioni all’interno degli organismi su cui si regge una società religiosa o civile. La lezione insegna ad avere il coraggio di aprire una sincera riflessione per evitare che la democrazia, su cui poggiano le istituzioni laiche e religiose, si logori. Una constatazione che vale per la Chiesa ma soprattutto per gli Stati, le Regioni e i Comuni di oggi.

Perso il treno cosa potrebbe fare adesso Santena? Vista la crisi, per essere al passo con i tempi, può proporre di gestire in forma associata, servizi e funzioni pubbliche, per integrarsi con i Comuni vicini.

Gino Anchisi
da Santena, la città di Camillo Cavour, 22 ottobre 2014

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