Santena, giorno della memoria e del ricordo commemorati in un’unica cerimonia

Santena – 17 febbraio 2015 – Domenica 8 febbraio scorso la città, con un’unica cerimonia, ha commemorato il Giorno della memoria e il Giorno del ricordo.

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Santena_2015feb08_33Domenica 8 febbraio, la commemorazione è iniziata in piazza Martiri, con l’onore al monumento dei caduti e alle lapidi delle vittime dell’olocausto e delle foibe. Dopo che gli alunni delle scuole materne hanno posato ai piedi del monumento due lavori colorati raffiguranti bandiere e simboli di pace, il parroco don Nino Olivero ha benedetto i presenti. Accanto al sindaco, il primo cittadino di Pecetto, Adriano Pizzo, gran parte della Giunta comunale cittadina e dei consiglieri di Essere Santena, i consiglieri del Movimento 5 Stelle, un buon numero di associazioni santenesi e il maresciallo capo Giovanni Esposito.

La commemorazione è proseguita nella sala al piano terra di palazzo Visconti Venosta. La prima che ha preso la parola è stata Assunta Brancatelli, presidente dell’associazione culturale Europa. «Non basta essere stati ad Auschwitz – ha detto Assunta Brancatelli – aver ascoltato la testimonianza di un sopravvissuto della Shoah, o  dei parenti di uomini e donne,  gettati nelle voragini carsiche, perché considerati ‘nemici del popolo’, o  scegliere una data per commemorare le vittime per essere  contro l’antisemitismo, il razzismo, contro i massacri delle minoranze, le pulizie etniche, contro le guerre religiose. E’ nostro dovere tramandare la memoria, evitando la retorica e le frasi comuni. La memoria deve essere condivisa, non possiamo e non dobbiamo dimenticare, o peggio ancora,  giustificare,  nessuno degli orrori e delle tragedie del Novecento, in modo particolare quelli che hanno toccato la nostra terra e la coscienza del popolo italiano».

Santena_2015feb08_34Assunta Brancatelli ha continuato: «È nostro dovere fare in modo che il 27 gennaio e il 10 febbraio non diventino un appuntamento con la memoria e con  il ricordo che somigliano a un rito sterile: un atteggiamento del genere non renderebbe onore alle vittime e svuoterebbe  del suo significato più profondo qualsiasi commemorazione. Le vittime  di tutti i massacri devono essere onorate e ricordate attraverso il confronto e la discussione, attraverso iniziative piene di contenuto che permettano di spiegare e capire. Bisogna trasmettere alle giovani generazioni il ripudio di ogni ideologia che annienta la dignità umana, E’ importante educare i giovani ai principi della democrazia, della libertà e del dialogo tra culture diverse, per emanciparsi dall’odio e dal pregiudizio, per un comune arricchimento civile. Il modo migliore per comprendere e onorare la storia che abbiamo alle nostre spalle è perseguire tutti insieme un ideale comune di umanità, di giustizia e di libertà. Ed è questo in cui noi crediamo».

Santena_2015feb08_31La presidente dell’associazione culturale Europa ha proseguito: «Noi tutti siamo profondamente convinti che la memoria sia un valore non negoziabile e che la sua salvaguardia rappresenti un preciso dovere di ogni istituzione. Non c’è un giorno della Shoah e un giorno delle Foibe, ma la giornata della memoria e del ricordo, e nessun massacro è meglio o peggio di un altro, perché tutti sono  prodotti dalla ferocia dell’uomo sull’uomo. Tutti da aborrire, senza distinzione di colore, di ideologie, perché i carnefici non hanno colore, né ideologia, né bandiera, ma sono solo al servizio delle più basse ed infime menti umane. Oggi viviamo un’era di democrazia, possono sembrarci lontani quei tempi. È veramente così? In Italia, fortunatamente sì. Ma l’Italia è solo un piccolo frammento di un mondo globalizzato dove in tanti angoli la storia continua a riproporre scenari simili. Due tragedie accomunate dalla stessa cieca violenza e dallo stesso odio razziale che si manifestano attraverso sentimenti di disprezzo verso l’altro, per religione per razza e cultura. Ricordare… perché non accada mai più, perché la memoria è lo scrigno dell’anima».

Audio integrale dell’intervento di Assunta Brancatelli: 

Santena_2015feb08_15Il microfono è passato al sindaco Ugo Baldi, che ha iniziato così: «Per la violenza non c’è mai una giustificazione. La violenza e l’odio non hanno colore politico. Vanno comunque combattute, sotto qualsiasi forma si presentino. Dalla violenza verbale fino agli orrori delle foibe o dei campi di concentramento. Ricordiamo oggi – lo abbiamo fatto prima in piazza – quegli italiani, ma non solo, tutte quelle persone, che furono vittime di una violenza che ancora oggi deve essere condannata. Pagine tristi, tristissime, della nostra storia mai scritte, mai completamente metabolizzate da una Nazione e da una Europa che per troppi anni ha voluto e preferito dimenticare o ricordare solo quanto faceva più comodo ricordare. Accantonate per troppo tempo nel nome di una distorta “ragion di Stato”, in alcuni casi con il colpevole contributo di storici faziosi o, per altri aspetti, in anni passati, con la muta complicità della scuola pubblica».

Ugo Baldi ha proseguito: «Fu il dramma in cui alla motivazione di tipo etnico si abbinò quella politica. Pagarono con la propria vita ebrei, omosessuali, rom, deportati militari e politici, fascisti, antifascisti non comunisti e oppositori di etnia slava. Pagarono con la propria vita i “diversi”. Diversi rispetto a chi si riteneva normale o superiore. La Giornata della Memoria e il Giorno del Ricordo sono prima di tutto il giorno in cui si riafferma il valore fondamentale e inequivocabile di ogni persona. Sono prima di tutto una presa di coscienza collettiva del fatto che l’uomo è stato capace di fare tutto questo. E ne è capace ancora. Siamo qui per collegare storia e memoria, per ricordare ad ognuno di noi che siamo parte di un’unica umanità. Siamo qui per ricordare che in un passato ancora molto vicino, nella nostra illuminata Europa, milioni di persone cosiddette civili, hanno permesso che accadessero queste vergogne dell’umanità. Non fu purtroppo la prima volta che nella storia si compirono genocidi o stermini di massa, ma mai si era visto prima progettare a tavolino con totale freddezza e determinazione lo sterminio di un popolo o di una etnia».

Santena_2015feb08_18Il sindaco Ugo Baldi ha chiuso così: «Credo che iniziative come quella di oggi siano particolarmente importanti, anche per contrastare striscianti tentativi di revisionismo storico tesi a sminuire tali eventi. Credo sia importante che si continui a parlarne, seminando in tutti i modi nelle coscienze di tutti, ma soprattutto dei più giovani, ed è il motivo per cui in piazza stamattina c’erano i bambini piccoli, il ricordo e la memoria …di questi orrori. Grazie, quindi, di essere qui oggi, come gli scorsi anni …come i prossimi anni… grazie!».

Audio integrale dell’intervento di Ugo Baldi: 

La parola è passata a Gino Anchisi che ha detto: «A me tocca presentare le musiche e le immagini che verranno viste e saranno proiettate. L’idea di fare in modo di partire dal centenario dell’entrata in guerra dell’Italia è una idea che mi sembrava riuscisse a tenere dentro e in se le cose di cui parliamo oggi e i ricordi di oggi. Abbiamo appena visto in piazza Martiri delle Libertà, questi bambini che hanno portato questo emblema della pace, e che a novembre avevano portato alcune corone preparate dagli alunni delle scuole davanti al monumento dei caduti. E’ stata una scena molto significativa. Sopra il nostro monumento dei caduti c’è scritto “Gloria agli eroi”. Erano ragazzi di vent’anni, che battevano i denti della paura e che sono stati – spesso e sovente – mandati al massacro. Sono ragazzi che non sono più tornati a casa e le loro mamme, i loro amici, i loro fratelli li hanno pianti. Ecco io ho trovato molto bello, a novembre, vedere le corone dei bambini sotto i monumento dei caduti che ci ricordavano che cosa è la guerra, che cosa è la violenza che si scatena»

Santena_2015feb08_09«Della prima guerra mondiale di cento anni fa – ha detto Gino Anchisi – non è che si vuole ricordare le glorie del Paese e le vittorie. Si vuole ricordare un dramma che era già iniziato un anno prima. Nel 1914, quando scoppia la guerra molti italiani vanno a combattere per l’impero austroungarico. I trentini, gli istriani, i dalmati, i giuliani sono sotto l’impero austriaco e vanno a combattere in Europa contro quelli che hanno dischiarato guerra all’impero austro ungarico. È una storia diversa da quella cui siamo abituati a guardare noi. È una storia di sofferenza, di morti, di fatiche, di soprusi. E questo ci ricorda una questione. La prima guerra mondiale scoppia quando le masse popolari cominciano ad affacciarsi sulla scena della vita degli Stati, sulla scena delle ideologie. Bene, l’entrata delle masse sulla scena politica comporterà tutta una serie di discussioni che poi abbiamo visto: avvengono episodi che avranno gravissime ripercussioni su tutto il novecento e che segneranno la seconda guerra mondiale, e anche dopo».

Santena_2015feb08_11Gino Anchisi ha continuato così: «Nel 1917 la Russia uscirà dalla guerra per una rivoluzione che avrà delle drammatiche conseguenza per gli effetti del totalitarismo nazional comunista che si scatena contro gli oppositori. Alla fine della seconda guerra mondiale in Italia verrà fuori un nazionalismo che evolverà nel fascismo e che insegnerà al nazional socialismo tedesco che cosa fare per instaurare un regime nazional socialista in Germania, che evolverà in una gravissima forma di totalitarismo. Oggi noi parliamo e rivolgiamo il pensiero alle persone che hanno sofferto. Alle persone che hanno dovuto anche subire l’onta di dover lasciare le terre in cui erano nati e cresciuti e dove avevano lavorato i loro antenati. L’esodo ci serve per ricordare che l’esodo non è mai finito. Non è forse un grande esodo quello che sta avvenendo dalla Siria, da tanti Paesi africani e dal Medio oriente perché lotte tribali o lotte tra gli Stati o lotte tra famiglie, costringono persone a fuggire perché altrimenti per loro non resta che la morte o la prigionia. Ecco che tutto si lega in una riflessione. Pensiamo a cosa è stato il Novecento. Pensiamo a cosa è la situazione di oggi. Pensiamo alle sofferenze di oggi. Sotto il monumento dei caduti ci sono due lapidi: una ricorda la Shoah, una ricorda le foibe. E’ molto significativo che le due lapidi siano messe ai piedi del monumento che racchiude la storia nostra, dei nostri famigliari, dei nostri antenati, dei nostri bisnonni. In fondo è un po’ la nostra storia. E adesso comincia la presentazione del lavoro curato da questi ragazzi che si presenteranno con un video e con le musiche».

Audio integrale dell’intervento di Gino Anchisi:  

Simone Zoja ha curato le musiche e si è esibito al pianoforte; ai violini Alessia Bertolami e Rossella Tucci. Il video è stato elaborato da Isabella Martinelli. Trenta minuti che sono volati via, d’un fiato e alla fine hanno strappato un lungo applauso; non appena si è abbassato, Assunta Brancatelli ha detto: «Immagini e musica ci hanno colpiti e sono entrate nel nostro cuore». Il sindaco ha chiuso così la commemorazione: «Ringrazio l’associazione Europa che ha raccolto il desiderio dell’amministrazione di riuscire a unire la Giornata della memoria e la Giornata del ricordo. Da ora in avanti cercheremo sempre di commemorare insieme queste tragedie umane».

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