Santena, la Fornace Mosso non chiuderà i battenti

Santena – 29 maggio 2015 – “La Fornace Mosso non chiuderà i battenti”. Questo il titolo del comunicato stampa inviato oggi al blog dai titolari della Fornace Mosso, che si riporta integralmente.

COMUNICATO DI STAMPA

Santena – Lo storico marchio di tegole e coppi resterà sul mercato

La Fornace Mosso non chiuderà i battenti

Vendita diretta produzione in “outsourcing”

Santena – «Centodieci anni di storia non possono cancellarsi con un colpo di spugna, la Fornace Mosso vivrà e si rilancerà – spiegano Alberto, Augusto e Guido Mosso, titolari della storica azienda santenese –. Abbiamo cercato di resistere soprattutto per garantire i livelli occupazionali ma dopo tre anni difficilissimi abbiamo dovuto sospendere la produzione diretta che aveva costi insostenibili e ormai fuori mercato».

FornaceMossoDa questo mese quindi la produzione di Mosso, tegole e coppi che hanno conquistato, nel corso di oltre un secolo, una significativa fetta di mercato interno ed anche di quello d’Oltralpe «avverrà in “outsourcing” presso un altro stabilimento italiano ma con la nostra “ricetta”di mescole di terra ed argilla, i nostri disciplinari produttivi, i nostri stampi e le nostre colorazioni – spiega l’ing. Alberto Mosso –, ma con costi produttivi inferiori che ci consentiranno di restare sul mercato assicurando, al contempo, ai nostri clienti sempre prodotti di qualità superiore». Gli impianti della Fornace Mosso hanno una capacità produttiva di 13 milioni di pezzi, ma la crisi del settore ha ridotto significativamente il venduto e, conseguentemente, il prodotto a meno del 50 per cento ma con i costi fissi, personale, energia, servizi, imposte e tasse sostanzialmente inalterati, rendendo, di fatto, da oltre due anni, la gestione antieconomica.

«Per tradizione di famiglia abbiamo sempre avuto come primo pensiero le persone e per cercare di resistere abbiamo anche reimmesso risorse proprie ma la gestione era diventata insostenibile – affermano i fratelli Augusto e Guido ed il cugino Alberto Mosso, terza generazione della famiglia impegnata nell’azienda dopo il fondatore Paolo ed i suoi figli Bartolomeo e Marcello e nella quale si sta già inserendo la quarta generazione della famiglia santenese, ovvero Andrea, figlio di Alberto – per questo, seppur con assoluto rammarico, abbiamo dovuto interrompere la produzione diretta e riprogrammare l’attività aziendale concludendo un accordo, per ora su base triennale, per la produzione in outsourcing con un’ azienda italiana che, con il nostro concorso, realizzerà oltre 40 milioni di pezzi l’anno ed una produzione a ciclo continuo che consente un più razionale contenimento dei costi fissi “spalmati” su una produzione anche numericamente sostenibile».

Forni spenti, ma vita aziendale ancora viva e pulsante e con una programmazione volta a superare il momento difficile di breve e medio periodo ed a far fronte anche alle criticità pregresse. «Le informazioni di stampa del tenore “Mosso chiude” lanciate nei giorni scorsi in modo assolutamente parziale, riferendo solo la voce del sindacato, hanno procurato problemi significativi e peraltro non ancora del tutto superati – spiega Augusto Mosso responsabile amministrativo dell’azienda – con banche a richiedere l’immediato rientro degli affidamenti, clienti in agitazione per gli ordini in corso, che faticosamente stanno riprendendo, malgrado la criticità generale del comparto dell’edilizia e fornitori allarmati». «Il marchio Mosso continuerà ed il nostro prodotto resterà saldamente sul mercato malgrado gufi e avvoltoi – proseguono i Mosso – siamo convinti che il piano aziendale consentirà, con un minimo di quella ripresa economica da tutti auspicata anche nel nostro settore, di proseguire l’attività, ripianare il pregresso e saldare le sacrosante liquidazioni dei nostri collaboratori. Noi ci crediamo fortemente e lo crede anche la nostra generazione prossima, altrimenti non resteremmo qui a lavorare».

«Sarebbe coerente con i messaggi che ci vengono da governo ed istituzioni finanziarie – concludono i Mosso – se anche istituzioni e istituti di credito locali, con i quali lavoriamo da oltre un secolo, a fronte di una solidità patrimoniale indiscutibile, ci supportassero in modo ancor più incisivo, visto che le garanzie non mancano di certo, per dare attuazione al piano di risanamento e sviluppo, così come hanno fatto i nostri collaboratori, sia quelli che, con grande senso di responsabilità hanno compreso la situazione anche se non opereranno, almeno per ora, con noi, sia quelli che sono restati e che credono, come noi, nel futuro della nostra azienda».

Santena, 29 maggio 2015

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