Santena, la prima omelia del parroco don Beppe Zorzan

Santena – 14 ottobre 2015 – Di seguito, la prima omelia in città del nuovo parroco don Beppe Zorzan.

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Il nuovo parroco don Beppe Zorzan, domenica scorsa, la prima omelia a Santena l’ha cominciata così: «Le letture di questa domenica ci invitano, prima di tutto, a mettere al centro della nostra vita, del nostro cammino di fede e delle nostre comunità, la parola di Dio. La parola di Dio che non è una cronistoria del passato. Non è un brano di letteratura, ma come dice l’autore della lettera agli Ebrei “La parola di Dio è viva ed efficace”. E’ viva, perché ha qualcosa da dire, prima di tutto alla vita di ciascuno di noi. E’ viva perché attuale. Non è del passato, ma dell’oggi. Della nostra vita di oggi. Ed è efficace, ci dice l’autore di questa lettera. Cioè, se la mettiamo in pratica, trasforma la nostra vita. A condizione però che la lasciamo entrare in profondità, nel nostro cuore, che tocchi davvero i nostri sentimenti e i nostri pensieri più profondi».

DonBeppeZorzan2015otto11a3Don Beppe ha proseguito: «E, allora, iniziando questo cammino insieme vorrei che proprio fosse la parola di Dio ad accompagnare, ispirare ogni nostra azione, ogni nostro impegno, ogni nostro servizio nei confronti del prossimo. E la parola di Dio oggi ci parla di un tale che va incontro a Gesù, gli s’inginocchia di fronte e gli chiede cosa deve fare per ereditare la vita eterna. Il vangelo di Marco, ci dice semplicemente che questa persona è un “tale”. Il vangelo di Matteo ci dice che è un giovane, quello di san Luca ci dice che è un notabile, una persona facoltosa. Marco, invece, non specifica nulla. Non ci dice l’età. Non ci dice il sesso. Non ci dice il ceto sociale. È semplicemente “un tale”. E allora questo “tale” veramente è ciascuno di noi. Sono io. Sei tu. Siamo tutti noi. In questo tale ci ritroviamo oggi di fronte al Signore. E la prima cosa che dobbiamo fare – sempre senza paura, senza vergogna dei nostri peccati, dei nostri limiti –, è sapere incrociare lo sguardo di Gesù che, come ci dice il vangelo, è uno sguardo d’amore. Mai il Signore ci guarda per condannarci, per giudicarci, ma ci guarda unicamente con amore e con misericordia. E lo sguardo di Gesù è rimasto tale su questa persona, anche se questa persona ha scelto di non rispondere alla chiamata e all’invito di Gesù. Questa persona è andata da Gesù non perché era un ammalato, non perché aveva una menomazione fisica e chiedeva una guarigione, un miracolo da Gesù, ma perché aveva un problema. Un problema che tutti noi abbiamo nella vita, cioè quello della ricerca della felicità e della vera libertà. E Gesù dice a questa persona “Se tu vuoi veramente la vita eterna, se tu vuoi veramente realizzare la tua vita, se vuoi ricercare la felicità, la gioia e vuoi essere sereno con te stesso e con gli altri, ti manca solo una cosa. Va, vendi tutto quello che hai, dallo ai poveri e poi seguimi”. Cioè mettimi al primo posto nella tua vita. Non mettere le cose. Non mettere la ricchezza. E non mettere nemmeno gli affetti personali. Fidati di me e seguimi».

Il nuovo parroco ha aggiunto: «Se la parola di Dio è viva, vuol dire che queste parole sono rivolte anche a ciascuno di noi. Gesù, ci dice oggi, che non basta mettersi in ginocchi di fronte a lui e pregarlo. Bisogna veramente decidere di seguirlo, ogni giorno, mettendo lui al primo posto. E allora la comunità davvero sia il luogo dove impariamo, ogni giorno, tra fratelli e sorelle, a mettere Gesù Cristo al primo posto. Solo così, dice Gesù, nulla è impossibile. Cioè tutta la tua vita sarà piena e realizzata. Questa parola del Signore ci richiama anche la vocazione di ogni uomo e, in questo caso, del sacerdote – o della vita consacrata –, di chi sceglie di lasciare tutto, per seguire il Signore».

DonBeppeZorzan2015otto11a9«Ecco, nella mia esperienza personale – ha proseguito don Beppe –, quando anni fa ho scelto di lasciare un lavoro, di non realizzarmi attraverso una famiglia. Ho scelto anche di scontrarmi con la mia famiglia – inizialmente –, per la decisione di entrare in seminario a 27 anni. Ho scoperto da allora che veramente questa parola di Dio è vera e che Dio non mente. Se tu hai il coraggio di sceglierlo e ti fidi di lui, il Signore ti dà il centuplo nella vita. E allora, iniziando questo ministero nella nostra parrocchia vorrei veramente rivolgermi innanzitutto ai ragazzi giovani. Dicendo loro di non avere paura di ascoltare, fino in fondo, questa parola del Signore. Dicendo loro non avere paura di rispondere di sì, di fare anche una scelta per la vita. Dice il vangelo che chi decide questo cammino, chi compie questa scelta, avrà il centuplo, in padre, madre, fratelli, sorelle …e così via. Insieme anche a persecuzioni e la vita eterna, nel tempo che verrà. Ecco, nella vita, magari Dio non ci darà mai la persecuzione, ma certamente attraversiamo momenti di difficoltà, di sofferenza, di lutto, di dolore, ma scopriamo anche che l’amore di Dio e i doni di Dio sono ben più grandi delle difficoltà che incontriamo ogni giorno».

Don Beppe ha chiuso così la sua prima omelia: «Ecco io vengo a voi chiedendo che davvero la nostra comunità possa crescere insieme, come una vera famiglia. La mia idea di comunità sta in uno slogan di Giovanni Paolo II quando, paragonando la Chiesa, la parrocchia, la comunità, san Giovanni Paolo II dice “La chiesa deve essere una famiglia di famiglie”. Questo sarà il mio impegno per aiutare a crescere questa comunità. Io sono solo. Non ho padre. Non ho madre. Non ho fratelli. Non ho sorelle. Ho qualche zia, qualche cugino e quindi, venendo a voi, credendo profondamente in questa parola di Dio, mi auguro di trovare in questa comunità una famiglia che, da oggi in avanti, mi adotterà. Grazie».

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Audio integrale dell’omelia del nuovo parroco don Beppe Zorzan

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