Santena, oltre 200 studenti per celebrare il 4 novembre

Santena – 4 novembre 2015 – La città ha celebrato la festa dell’Unita Nazionale, l’anniversario della Vittoria e la Giornata delle Forze Armate.

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Protagonisti della giornata gli studenti delle scuole santenesi. Ne sono arrivati in piazza più di 200: i cinquenni delle due materne cittadine, Marco Polo e San Giuseppe, le classi quarte e quinte delle elementari, una rappresentanza delle scuole medie. Gli alunni erano accompagnati da insegnanti e professori. Tanti gli studenti muniti di pettorine rosse, bianche e verdi a formare il tricolore.

Santena_2015nov04_01In piazza Martiri della Libertà la cerimonia è iniziata con due alzabandiera, sui pennoni siti a lato del monumento in onore ai santenesi caduti nelle guerre, sito nella facciata di palazzo municipale. Prima è stata issata la bandiera dell’Unione europea e poi, subito dopo, la bandiera tricolore italiana. Dalla finestra dello studio del sindaco due auto-parlanti hanno diffuso l’inno dell’Unione europea e poi l’inno di Mameli. Tecnico del suono il capogruppo di Essere Santena Francesco Maggio. Quando proposto l’inno nazionale è stato cantato da tutta la piazza, sindaco in testa e, soprattutto dagli studenti. La cerimonia è proseguita con la deposizione di tre corone: una del comune e due della materna Marco Polo e san Giuseppe. In piazza qualche genitore degli studenti santenesi, con tanto di macchina fotografica o cellulare, per riprendere l’evento. In piazza presidenti e volontari delle associazioni cittadine, con una ventina di gagliardetti. Tra i gruppi più numerosi gli alpini, guidati dal capogruppo Ezio Boglione, che per tutta la funzione ha sapientemente impartito gli “attenti”. Ben rappresentata anche l’associazione bersaglieri e l’associazione carabinieri e il Gres. Tra le autorità, oltre al primo cittadino, un gruppo di amministratori, i carabinieri della locale caserma, guidati dal maresciallo capo Giovanni Esposito; gli uomini della Polizia municipale con il comandante Gianfranco Alutto. Tra i presenti il filmaker Agostino Ronco con la sua immancabile telecamera Canon e lo storico locale Carlo Smeriglio, munito di macchina fotografica Nikon. In piazza, anche una grande bandiera tricolore, sorretta dai volontari di alcune associazioni cittadine, distesa sull’aiuola antistante palazzo municipale.

Santena_2015nov04_11Il microfono è passato a Gianni Gaude, dell’associazione Le radici, la memoria. «La prima guerra mondiale – ha detto Gaude – ebbe inizio il 3 agosto 1914, l’Italia restò neutrale ed entrò in guerra l’anno successivo, il 24 maggio 1915 a fianco della Francia, Gran Bretagna e Russia. La guerra doveva durare pochi mesi, una passeggiata, purtroppo non fu così, il conflitto durò 3 anni e mezzo. In totale furono chiamati alle armi 5.903.000 uomini, dei quali 4.200.000 operativi. I morti furono   750.000. Dei quali 640.000 per causa diretta di guerra. 675.000 furono le pensioni erogate di guerra a invalidi e mutilati. 109.198 i decorati. Un disastro; umanitario, civile, sociale, generazionale, senza precedenti! Il 56 per cento dei militari Italiani erano contadini, il 40 per cento erano analfabeti. Città e campagne spopolate a coltivare la terra e a lavorare nella nascente Industria restarono: donne, Vecchi, ragazzi e bambini».

«Ma come hanno vissuto quegli anni Santena e i santenesi? – ha proseguito Gianni Gaude –. I santenesi chiamati in guerra sono centinaia, il numero esatto oggi non lo sappiamo, stiamo ricostruendo l’elenco, speriamo di averlo completo l’anno prossimo a questa data. A oggi possiamo dire che sicuri sono 168 che aderirono successivamente all’Associazione Reduci, 63 che non tornarono più – morti o dispersi – e una cinquantina già individuati. Ma gli uomini nati tra il 1876 e la primavera del 1900, tutti quelli soggetti al servizio militare a Santena sono più di 500». Gianni Gaude ha detto: «Facciamo un appello a tutte le famiglie che hanno una foto, una lettera, la croce di guerra, un documento, un ricordo, un indumento, una testimonianza: contattate l’Associazione “le radici, la memoria” o l’Amministrazione comunale o una delle Associazioni d’arma, perché sarebbe bello nel 2018 produrre un opuscolo che ricordi tutti quei soldati, perché il loro sacrificio non sia dimenticato. Cogliere le ragioni, i sentimenti, mantenere viva la memoria, raccontare, per capire la follia della guerra, per trasmettere i valori della pace e della convivenza civile alle nuove generazioni, ai ragazzi nelle scuole, come facciamo da alcuni anni a questa parte con risultati che speriamo buoni, grazie alla sensibilità, l’impegno e la disponibilità del corpo docenti e della Direzione didattica, perché loro i ragazzi sono la società del futuro, sono il nostro futuro».

Santena_2015nov04_34Gianni Gaude ha proseguito così: «IL 4 novembre del 1915, esattamente 100 anni fa, a guerra da poco iniziata, 8 giovani santenesi avevano già perso la vita al fronte, leggiamo i loro nomi per non dimenticare:
–Migliore Matteo di Francesco, 128° Reggimento Fanteria, morto il 19 giugno 1915, a 19 anni, sul medio Isonzo, in combattimento.
–Chiesa Andrea di Giovanni, 126° Reggimento Fanteria, morto il 21 luglio 1915, a 19 anni, sul monte Sabotino, in combattimento.
–Mosso Antonio di Antonio, 128° Reggimento Fanteria, morto il 22 luglio 1915, a 20 anni, sul medio Isonzo, in combattimento.
–Perinetto Michele di Giuseppe, 3° Reggimento Alpini, morto il 30 Settembre 1915, a 27 anni, nel settore di Tolmino, in combattimento (già reduce dalla guerra 1911-1912 in Cirenaica e Tripolitania).
–Bosio Giuseppe di Giuseppe, 3° Reggimento Alpini, morto il 25 ottobre 1915 a 25 anni, nell’Ospedale da Campo n° 32, per ferite riportate in combattimento.
–Migliore Matteo di Giuseppe, 52° Reggimento Fanteria, morto il 26 ottobre 1915 a 21 anni, sul Col di Lana, in combattimento.
–Chiesa Giovanni Battista di Antonio, 50° Reggimento Fanteria, morto il 29 ottobre 1915 a 29 anni, sul Col di Lana, in combattimento.
–Perinetto Giovanni di Tommaso, 50° Reggimento Fanteria, morto il 31 ottobre 1915 a 26 anni, nell’Ospedale da Campo n° 36, per ferite riportate in combattimento». «Ogni anno il 4 Novembre giornata delle forze armate – ha chiuso Gianni Gaude a nome dell’associazione Le radici, la memoria ­ – si celebra la vittoria e l’accordo di pace che ha posto fine al conflitto e definito i nuovi confini degli Stati Europei». Gli autoparlanti di palazzo municipale hanno diffuso Il Piave.

Audio integrale dell’intervento di Gianni Gaude:  

Santena_2015nov04_21La parola è passata al parroco don Beppe Zorzan: «La storia di un popolo ha nelle sue ricorrenze nazionali un momento di forte presa di coscienza dei valori che custodiscono il fondamento del bene comune di una nazione, della pace e della libertà. Questi valori, per noi cristiani, hanno una loro sorgente e il loro compimento in Dio padre, da cui discende ogni vincolo di fraternità. Uniamo le nostre voci in una sola preghiera perché si realizzi l’evento atteso di un mondo rinnovato, nella verità, nella giustizia e nella pace». Il parroco ha letto alcune preghiere: «Per coloro che hanno servito la Patria fina al sacrificio della vita, per i caduti nella difesa del bene comune. Perché il Signore li accolga nella pace dei giusti e il loro ricordo sia, per tutti noi, monito efficace alla lealtà e alla concordia. Per coloro che, nei vari settori della vita culturale e sociale, rappresentano l’Italia nel mondo perché testimoniano le virtù della nostra gente e siano promotori efficaci di pacifica intesa nelle complesse realtà della terra di adozione. Per coloro che hanno pubbliche responsabilità, legislatori, amministratori, governanti, tutori della libertà e della incolumità di cittadini, perché, sempre attenti a deboli e innocenti, promuovano con realtà e saggezza ciò che giova alla crescita di tutto il popolo. Signore Gesù che facendoti uomo hai portato il peso delle nostre necessità e delle nostre infermità, accogli nel tuo regno celeste le anime di tutti coloro che sono caduti combattendo, di coloro che morirono tra gli stenti di una dolorosa prigionia, di coloro che non hanno trovato una tomba, ne alcuno che li potesse confortare e assistere. Signore Gesù dona conforto a quanti piangono i loro cari. Dona ai vivi la speranza e a tutti la tua grazia e la tua pace». Il parroco ha quindi impartito la benedizione.

Audio integrale dell’interventi del parroco don Beppe Zorzan:  

Santena_2015nov04_22Il sindaco Ugo Baldi ha presentato la nuova dirigente scolastica dell’Istituto comprensivo cittadino, Giovanna D’Ettore, accolta con un applauso da tutta la piazza. «Io sono qui oggi – ha detto Giovanna D’Ettore – davvero molto emozionata e orgogliosa. Sono onorata di rappresentare l’Istituto comprensivo di Santena. Ringrazio il sindaco e tutta la comunità che mi ha accolto con tanto favore. Anche se sono qui da poco, mi sento già parte di questa splendida comunità. Ringrazio ancora i cittadini, il sindaco e le autorità». La dirigente ha chiuso così: «Lasciatemi soprattutto ringraziare i docenti che si sono resi disponibili per accompagnare i bambini. E i bambini che sono i veri protagonisti di questa occasione. Noi siamo qui oggi per ricordare loro che li attendono grandi responsabilità. Voi bambini siete i cittadini del futuro. E dovrete costruire il vostro futuro sulle radici della vostra storia. E questo non ve lo dovrete dimenticare mai. I docenti e io, come dirigente, ci prenderemo cura di voi e vi faremo crescere con questo senso, di democrazia, di responsabilità, di senso civico. E questi ci auguriamo di riuscire a farlo al meglio. Vi ringrazio ancora per essere qui oggi»

Audio integrale della dirigente scolastica Giovanna D’Ettore:  

Santena_2015nov04_26E’ quindi intervenuto Ugo Baldi, sindaco della città: «Cari bambini, cari ragazzi, concittadini, associazioni santenesi tutte, autorità civili, religiose e militari, ci ritroviamo oggi ai piedi di questa lapide per ricordare e onorare i nostri Caduti in guerra, per ricordare l’Unità nazionale, per onorare l’anniversario della Vittoria nella grande guerra del 1918 e per festeggiare le Forze armate. Il 4 novembre è stata l’unica festa nazionale che, istituita nel 1919, abbia attraversato le età dell’Italia liberale, fascista e repubblicana. Il 4 novembre 1918, ore 12. Alla radio, il Comando supremo del Regio esercito annuncia trionfante: “La guerra contro l’Austria-Ungheria che […] iniziò il 24 maggio 1915 […] è vinta. La gigantesca battaglia ingaggiata il 24 dello scorso ottobre e alla quale prendevano parte 51 divisioni italiane, 3 britanniche, 2 francesi, 1 cecoslovacca ed un reggimento americano, contro 73 divisioni austroungariche, è finita”». Il sindaco Ugo Baldi ha aggiunto: «In Italia la guerra era finita. Ma cosa era successo esattamente? E qual è la “gigantesca battaglia ingaggiata il 24 ottobre”? Dopo aver dichiarato guerra all’Impero di Austria e Ungheria nel 1915, l’Italia dovette fare i conti con una guerra lunga, logorante, sanguinosissima. 600 mila saranno i giovani italiani caduti. Praticamente un’intera generazione di giovani è decimata, senza contare i sopravvissuti con lesioni, mutilazioni o che subirono gravi traumi psicologici; i cosiddetti “scemi di guerra”. La battaglia del 24 ottobre che viene menzionata e la famosa battaglia di Vittorio Veneto. Dopo il crollo delle linee italiane nell’ottobre 1917 a Caporetto, gli austriaci dilagarono nella pianura veneta e vennero fermati solamente sul fiume Piave e sul monte Grappa. Lì venne organizzata la resistenza, fino al 24 ottobre 1918, quando gli italiani contrattaccarono. A quel punto tra le file austriache prevalse lo sfinimento. Stanchi di combattere, i soldati austriaci iniziarono a gettare le armi e a tornare verso casa. Gli italiani riuscirono a sfondare e in pochi giorni giunsero a Vittorio Veneto prima, a Trento e Trieste poi. Il 3 novembre a Villa Giusti, venne firmata la resa austriaca che entrò in vigore il giorno dopo, il 4 novembre».

Il sindaco ha continuato: «Ecco, ragazzi, perché siamo qui oggi. Ma siamo qui, soprattutto per non dimenticare che dalle guerre si esce tutti sconfitti e che la pace non può, non deve essere cercata, trovata, nella violenza. Siamo qui oggi per ringraziare le Forze armate di esistere, ma con la tristezza nel cuore perché facciamo parte di un’umanità che ha bisogno delle armi per difendersi da se stessa. In troppe parti del mondo, troppi uomini vogliono prevalere su altri uomini con qualsiasi mezzo. Anche usando le armi per uccidere chi non la pensa come loro». Ugo Baldi ha aggiunto: «Ma accidenti ragazzi. Che razza di mondo è questo, che non trova mai pace. Che obbliga milioni di persone a fuggire dalle terre in cui sono nate per la paura di essere perseguitate, uccise, cancellate… Ragazzi, avete mai pensato che è solo per un puro caso del destino che voi siete nati in una parte del mondo oggi senza guerre? Che per un puro caso siete capitati in una parte del mondo che vi consente di vivere liberi. Forse non vi rendete conto, forse non ci rendiamo conto della fortuna che abbiamo a vivere in una nazione che, sia pure con tante difficoltà, ci consente di studiare, di muoverci liberamente, di esprimerci liberamente. Questa fortuna, ragazzi, dobbiamo difenderla con i denti, a ogni costo e dobbiamo ringraziare anche queste persone, i cui nomi sono scritti su questa lapide, che sono morti senza volere essere uccisi, ma che offrendo le loro giovani vite, ci hanno permesso di essere qui, questa mattina, persone libere in una nazione libera».

Il sindaco ha proseguito: «Ma il messaggio più importante che oggi i vostri insegnanti, la vostra Preside, il vostro Parroco ed il vostro Sindaco, intendono lasciarvi è che la libertà che vivete oggi, domani potrebbe non esserci più se, voi stessi ragazzi e bambini, questa libertà non la difendete con il vostro comportamento verso i vostri compagni, i vostri insegnanti e i vostri genitori. Non dimenticate mai che dalle piccole violenze nascono le grandi violenze. Che, per esempio, prendere in giro un vostro compagno o maltrattarlo senza motivo o per una sua diversità è un atto di violenza che potrebbe generare in lui una risposta altrettanto violenta, che farà immediatamente perdere a voi e a lui una piccola parte della vostra libertà». «Questa libertà potreste perderla – ha chiuso il sindaco Ugo Baldi – se non la difendete accrescendo la vostra cultura. Se non diventate, insomma, cittadini del mondo, leali, tolleranti e accoglienti verso le persone meno fortunate di voi. Quelle persone che oggi fuggono da una libertà che hanno perduto o che non hanno mai conosciuto. Ecco che allora le Forze armate, che non finiremo mai di ringraziare per averci difeso, forse non serviranno più, perché le guerre non esisteranno più. Ma continueremo, tutti gli anni, a ritrovarci il 4 novembre, insieme, davanti a questa lapide dedicata ai caduti di tutte le guerre, per non dimenticarci mai di quanto sia bello essere persone libere. Viva la nostra Patria e Buon 4 novembre a tutti». La cerimonia si è conclusa sulle note dell’inno nazionale.

Audio integrale dell’intervento del sindaco Ugo Baldi: 

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