Vescovi e Caritas del Piemonte contro la povertà estrema

Torino – 7 novembre 2015 – Oggi, in tutte le città sedi vescovili della Regione, i presuli e i responsabili delle Caritas diocesane sono scesi in campo per sensibilizzare sul tema della povertà estrema. Di seguito, il documento.

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POVERTÀ ESTREMA:
UNA QUESTIONE CHE INTERPELLA TUTTI
LA CHIESA DI TORINO UNITA ALLE CARITAS DEL PIEMONTE.

Azione si sensibilizzazione pubblica a cura delle Caritas Diocesane di Piemonte e Valle d’Aosta

TORINO – Povertà assoluta (o estrema, o grave) significa condizione economica che impedisce alle persone l’accesso ai beni essenziali (casa, educazione, cibo, abbigliamento, mobilità). Insomma a quei beni che definiscono uno standard di vita minimamente accettabile nel nostro contesto.

In Europa sono oltre 40.000.000 le persone in povertà assoluta o estrema.

In Italia se ne stimano 1.102.000, pari a 1.470.000 famiglie. Di queste 2 milioni sono donne, 1 milione minori, 590 mila anziani. Nel 2015 la povertà assoluta no né aumenta, ma dall’inizio delle crisi sono raddoppiati (erano 1 milione e 800 mila nel 2007). Di questi quasi 50.000 sono persone senza dimora.

In Piemonte il reddito medio annuo disponibile è di 19.861,00 euro. Nel 2012 l’indice di povertà relativa in regione (ovvero la percentuale di persone con reddito equivalente o inferiore al 60% del reddito equivalente mediano) è stato pari al 16,8. Ogni 100 piemontesi, diciassette son in situazione di fragilità. Ma 960.000 piemontesi (il 22%) vivono n famiglie che possono contare su un reddito inferiore a 1.200,00 euro al mese. In Torino oltre 1.500 sono i senza dimora “stanziali”, poco più di 2.000 in tutto il Piemonte (stando alle stime che si possono fare di un universo davvero invisibile).

Nell’Area Metropolitana Torinese, secondo i dati che abbiamo a disposizione e non di provenienza ecclesiale, su quasi 1.500.000 abitanti è stimato povero il 14,1%, vale a dire oltre 200.000 persone, di cui quasi la metà in povertà grave (6%).

La crescita della povertà assoluta o grave si registra anche nel CIRCUITO ECCLESIALE di servizi alle persone. In Italia sono attivi oltre 3.000 centri di ascolto della rete Caritas, di cui 230 in Piemonte, 92 in diocesi di Torino.

Fatti 100 tutti coloro che si rivolgano ai centri di ascolto:
– 56 chiedono fornitura di beni essenziali e servizi materiali (con una sempre maggiore richiesta di cibo, come capita al centro di ascolto della Caritas di Torino che nel 2015 ha fornito 4100 spese senza contare le forniture di frutta e verdura)
–19 chiedono aiuti di natura economica (sempre più per il mantenimento della casa, per spese mediche di vari genere, per la scolarizzazione dei figli)
–12 chiedono azioni di orientamento (soprattutto verso la burocrazia statale).

Dalle 171.000 “schede personali” compilate dai centri di ascolto campione  in tutta Italia, e nelle circa 10.000 del Piemonte si evince la necessità, per la categoria povertà estreme, di un sostegno strutturale seppur temporaneo che consenta alle persone di impostare una progettualità personale per poter uscire dalla difficoltà.

L’assenza di tale strumento non solo aumenta le fila dei poveri che diventano grandi poveri, ma di fatto impedisce a quasi il 9% della popolazione di affrancarsi dalla indigenza. Cosa che accresce l’azione di supplenza del privato sociale e aggrava i costi dell’aiuto. In Piemonte, ad esempio, nel 2015 sono stati erogati dai soli centri di ascolto oltre 1.000.000 di euro per aiuti capaci di tamponare situazioni che stavano incancrenendosi.

La CARITAS DIOCESANA DI TORINO – per fare un solo esempio – da gennaio 2015 ha accolto e sostenuto presso il Centro di Ascolto 2.500 persone (compresi 310 bambini). Di questi il 46% è rappresentato da persone che prima non si erano mai rivolte alla Caritas. Almeno il 40% è rappresentato da povertà gravi, incancrenite.

Ma, tra le povertà gravi sostenute da Caritas Torino nel presente anno vanno ricordati anche:
–1.600 persone senza dimora accolte nel centro diurno La Sosta … con gli amici di Gabriele di via Giolitti 40
– 500 persone soggette a sfratto incolpevole nella struttura D.Or.Ho. di Corso Principe Oddone e negli alloggi del progetto Sis.Te.R. dislocate in varie parti della città
–150 padri separati nelle due Case di Nonno Mario (Spina Tre e Santa Rita)
–200 donne sole o con bambini nelle strutture residenziali di Moncalieri e Mirafiori Sud
–35 senza dimora a sera (per tutte le sere dell’anno) alla mensa serale presso Spazio d’Angolo in via Capriolo 16
–10 senza dimora sostenuti con la redazione e la vendita del giornale di strada Scarp de’ Tenis

Sempre attraverso Caritas Torino sono in avvio tre nuove azioni di sostengo alla povertà estrema:
–con una cordata di altri enti, inseriti all’interno del percorso della Federazione Italiana Organismi Persone Senza Dimora, sta partendo un progetto di Housing first per senza dimora in due alloggi;
–il progetto Agri – Sis.Te.R. per reinserimento sociale di carcerati o persone in estrema povertà in una casa sulle colline della Val Cerrina;
–un laboratorio creativo per senza dimora in spazi vicini al centro diurno di via Giolitti in cui poter costruire oggetti ornamentali o di piccolo bricolage.

A partire da questa esperienza le Caritas di Piemonte e Valle d’Aosta – insieme a tutta la rete delle Caritas in Italia – aderisce alla Alleanza Contro la Povertà e alla proposta da essa sostenuta di una forma di Reddito di inclusione sociale (REIS), destinato a tutte le famiglie che vivono in povertà estrema. Si tratta di un mix di contributi al reddito e di servizi che consentano alle persone di attivarsi nel loro cammino di inclusione sociale, aiutando il loro

protagonismo. A regime, dopo quattro anni di inserimento graduale, la misura – a livello nazionale – costerebbe 7 miliardi di euro l’anno (0,4% del PIL) desunti dai fondi esistenti e al momento sparsi in interventi spot, oltre che da un incremento di risorse assegnate in virtù di scelte strategiche. Ogni famiglia percepirebbe un importo pari alla differenza tra la soglia di povertà assoluta (così come calcolata dall’ISTAT ogni anno) e il proprio reale reddito disponibile.

Scrive don Francesco Soddu, direttore della Caritas Italiana: “Non si può combattere la povertà solo con interventi su beni essenziali e alimentari. Non si può pensare che l’unica misura universalistica che il nostro Paese sa garantire alle famiglie povere sia un pacco di viveri o una mensa. Si può cominciare dall’aiuto alimentare per costruire percorsi di riscatto ma non ci si può limitare a questo. C’è bisogno di misure strutturali di contrasto alla povertà che sappiano tenere insieme risorse e accompagnamento. Per ogni persona povera c’è bisogno di impegno istituzionale e solidarietà sociale”.

Torino, 7 novembre 2015

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Scarica il comunicato: 2015nov07_Povertà_estrema

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Fonte:

Ufficio comunicazioni sociali Diocesi di Torino

http://www.diocesi.torino.it

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