Sale giochi, Santena stavolta fa bella figura

Santena – 6 febbraio 2016 – 136 abitanti per ogni apparecchio. Dati alla mano, da noi e in Piemonte, situazione migliore rispetto all’Italia. Questa volta siamo esempio per gli altri. Merito del Comune, che ha deciso di prendere di petto il problema.

Santena_cartellocittàQuesto non è argomento per moralisti e cinici allo sbaraglio. Il gioco qui è duro perché affronta questioni di libertà e responsabilità individuale e di compiti di controllo e contrasto che la società svolge per tutelare le persone fragili, a rischio di dipendenza. Diciamo subito che Santena adesso è un banco di prova per conoscere meglio un mondo storicamente sommerso, venuto alla luce grazie ai dati ufficiali. Facciamo due calcoli. Lo Stato, cioè noi, in dieci mesi, nel territorio di Santena, ha incassato 816.807.53 euro, da slot machines e scommesse. I soldi buttati nei cosiddetti apparecchi di intrattenimento sono circa 4 milioni, come indicato dal Sindaco. La differenza, in vincite, spesso rigiocate, è stimata in 5.570.321,47. Il totale fa 10.387.129. Una somma impressionante, solo apparentemente stupefacente, che bisogna sezionare. Attenzione: parliamo di gioco lecito, considerato innocuo e coalizzante. “Valorizzare il ruolo sociale del gioco e la voglia di divertirsi con serenità, moderazione e senso di responsabilità” : così è scritto nel sito dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli che per noi, cioè per lo Stato, riscuote le entrate, cioè le tasse. Ecco come stanno le cose!

Chi non le accetta deve riconoscere che la divulgazione della dimensione del giro d’affari del gioco lecito ha suscitato una riflessione che sarebbe un peccato finisse nel dimenticatoio. Per sapere bastava chiedere conto allo Stato, una lezione per tutti, favorevoli e contrari. La cifra diffusa dal Sindaco e rilanciata da questo blog, ha finalmente squarciato il velo. La scoperta di somme precise, fino a ieri sconosciute, sbatte in faccia una realtà complessa e scomoda, oltre la quale inizia il buio del gioco d’azzardo tra amici e del gioco illegale gestito dal racket del malaffare. Per questo sbaglia chi si è addirittura lamentato. “Uffa! di Santena parlano sempre male”. Stavolta non è così. Santena ne esce bene, perché si è parlato finalmente di un tabù intriso di sentito dire, pettegolezzi e sterile scandalismo.

La rincorsa ai dati di tanti altri Comuni la dice lunga sul ruolo positivo svolto da Santena. Un ruolo di cui essere orgogliosi perché può essere di stimolo e d’aiuto per il resto d’Italia. Se facciamo due conti, infatti, c’è di che preoccuparsi più altrove che da noi. Cifre alla mano la spesa pro-capite annua a Santena è di 1.200 euro, contro i 1.440 dell’Italia e i 1.100 del Piemonte. 200 euro in meno rispetto all’Italia. 100 in più della regione. 1.200 sono però esagerati perché gonfiati dalla presenza di sale scommesse, in cui forte è il numero di giocatori da fuori e di passaggio, vedi in particolare quella di Via Asti, lungo la SR29. Un’anomalia accresciuta dalla presenza di un apparecchio ogni 136 abitanti, dovuta al fatto che nel territorio sono censiti 46 apparecchi nei bar e tabaccherie e 36 in sale scommesse. Un rapporto esagerato, se fosse generato solo dai Santenesi. La somma a carico dei Santenesi è dunque inferiore, ma questo non chiude la riflessione per chi ritiene il gioco più vicino al vizio e alla debolezza piuttosto che al piacere e alla voglia di socializzare.

Gino Anchisi
da Santena, la città di Camillo Cavour, 6 febbraio 2016

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