Santena, don Giovanni Griva, settant’anni di ordinazione sacerdotale

Santena – 16 ottobre 2016 –  La comunità cristiana oggi, durante la messa delle ore 10,30, ha festeggiato i 70 anni di sacerdozio di don Giovanni Griva, ordinato prete il 29 giugno del 1946 dall’allora vescovo della diocesi di Torino, cardinale Maurilio Fossati.

Don Giovanni Griva e il parroco don Beppe Zorzan
Don Giovanni Griva e (a destra) il parroco don Beppe Zorzan

Durante l’omelia don Giovanni Griva ha detto: «Come si usava allora nella diocesi di Torino le ordinazioni sacerdotali si svolgevano nelle festività degli apostoli San Pietro e  San Paolo.  Il mio corso contava 30 giovani che come me avevano compiuto questo percorso. Nel 1946 quel giorno cadeva di sabato. Dopo l’ordinazione si celebrava la prima messa nella propria parrocchia. A Santena la nuova chiesa era stata appena inaugurata. Don Pietro Amateis  aveva speso tante energie e i santenesi avevano collaborato intensamente per raggiungere questo obiettivo.  Celebrai la mia prima messa a Santena, con grande entusiasmo. Si viveva in un periodo difficile. L’Italia era appena uscita dalla guerra: Torino era distrutta.  Molti miei coscritti di Santena erano partiti in guerra senza più fare ritorno a casa. Di quella prima messa ricordo bene la cantoria diretta da don Serra, c’era la banda musicale. L’allora parroco don Giuseppe Lisa ricordò che erano ben 40 anni che nessun giovane santenese veniva più ordinato sacerdote».

dongiovannigriva_2016ott16aDon Giovanni Griva, commentando le letture e il Vangelo ha detto: «Nella vita del cristiano la preghiera ha un ruolo fondamentale. Occorre pregare con perseveranza, non serve la saltuarietà: bisogna pregare sempre. Dio aiuterà le persone giuste che pregano con costanza. Ognuno di noi è diverso: anche se preghiamo in modo diverso l’un l’altro Dio è unico e la nostra preghiera deve essere sempre rivolta a lui». «Nelle scritture c’è la verità – ha aggiunto don Giovanni Griva –. Una verità ispirata da Dio. Nelle scritture ci sono indicazioni importantissime per noi cristiani e per le nostre comunità. La parola di Dio è eterna e infallibile. C’è bisogno di qualcuno che comunichi ai giovani come agli adulti la buona novella. Questo è uno dei compiti di noi sacerdoti.   Per questo è importante che i giovani rispondano alla chiamata di Dio  e intraprendano il cammino sacerdotale». Don Giovanni ha spiegato: «Io all’inizio non ero troppo convinto di farmi sacerdote. Tanti mei compagni di corso sembravano avere le idee chiare, ma poi, lungo il percorso, alcuni hanno preso altre strade. Io ho avuto la fortuna di incontrarmi con la parola di Dio che mi colpì. Il brano del Vangelo che chiede al giovane ricco di andare a casa per liberarsi dei beni che aveva per poi seguire il Signore e accedere alla vita eterna.  Sono stato impressionato dal giovane ricco che ha detto di no. Dio ogni giorno ci viene incontro e ci pone domande. A volte fa proposte che richiedono anche sacrifici».

Don Giovanni Griva ha detto: «Per me non è stata una scelta facile. Io vivevo in una famiglia patriarcale contadina. Con genitori, nonni, zii e zie, tanti bambini: una grande comunità.  Devo dire grazie alla mia famiglia che, con l’esempio e non con parole, consentì che io potessi essere fedele alla mia vocazione. Una scelta che mi è costata perché io amavo la vita di campagna. Alla fine ho deciso che Dio valeva di più di tutte le altre cose. Nella vita, per scegliere bene, è fondamentale che ci sia la famiglia che dia libertà e la proponga ai figli, fin dalla giovinezza. Poi serve anche una comunità parrocchiale viva. Allora l’oratorio di Santena era sempre popolato di giovani. In quaresima andavamo al catechismo prima di entrare nelle aule di scuola. In quei tempi vi era un maggior impegno nella vita comunitaria religiosa». «Poi c’è stata l’esperienza del seminario – ha aggiunto don Giovanni Griva –. Ci vogliono corsi particolari, adatti ai giovani che vogliono seguire Gesù nell’oblazione di loro stessi, per gli altri. E i seminari devono essere tutt’altro che luoghi chiusi. Durante la guerra anche per noi chierici la vita non era facile: mancava tutto. E gli economi non sapevano dove rivolgersi per gli approvvigionamenti.  Nonostante tutto ciò la vita in seminario era bella e gioiosa. Noi chierici discutevamo sempre dei tre modi possibili di vivere il sacerdozio: essere sacerdoti diocesani, dedicati alla pastorale parrocchiale; essere sacerdoti missionari, andare lontano dalla Patria per annunciare il Vangelo; la vita contemplativa, monastica».

dongiovannigriva_2016ott16cDon Giovanni Griva ha proseguito: «Come sacerdote negli anni ho potuto lavorare in vari settori. Prima con i mutilatini di don Gnocchi, bambini con ferite da guerra, amputati, senza gambe e braccia. Li aiutavamo e molti di loro si sono reinseriti nella società. Negli anni Cinquanta e Sessanta Torino ha vissuta la grande migrazione: andavamo alla stazione ad aspettare la gente del sud, li aiutavamo a trovare una sistemazione, un pezzo di pane e un lavoro affinché potessero inserirsi nella società che velocemente si stava industrializzando. In quegli anni, tra le cose da ricordare ci sono anche le cosiddette “colonie volanti diurne”: a Torino c’erano duemila bambini che durante le ferie non sapevano cosa fare e dove andare. Noi li si caricava sui bus e li portavamo in collina per fare loro trascorrere qualche bella giornata. Proseguendo il mio cammino di sacerdote ho poi incontrato persone disabili: li ho aiutati costruendo strutture e comunità. La stessa cosa che ho fatto anni dopo, occupandomi degli anziani».

«A Torino sono stato nominato parroco al Cottolengo nel periodo in cui nasceva il terrorismo che gambizzava le persone  – ha chiuso don Giovanni Griva –. Un quartiere con 28mila abitanti, ma in chiesa ne venivano poco più di mille. Per incontrare la gente decisi di andare io a suonare nelle case. All’inizio fu molto dura: la prima che mi aprì la porta fu una vedova del sud. Poi, piano piano, le cose migliorarono e alla fine riuscii a riempire l’oratorio di parrocchiani.  Sono stato parroco anche a Trofarello. Anche lì all’inizio non fu facile. Nei primi anni dovetti fare i conti con una forte opposizione politica che tendeva a isolare la chiesa locale. Ne uscii con la proposta della missione popolare: e anche lì, alla fine, andò bene.  Ora sono in pensione. Celebro l’eucaristia nella casa di riposo di Trofarello. Sono a disposizione quando i parroci hanno bisogno e mi chiamano».

Al termine della funzione il parroco don Beppe Zorzan ha consegnato a don Giovanni Griva un presente rivolgendo queste parole: «E’ una icona che rappresenta l’albero della vita. La tua lunga vita di sacerdote che hai messo a disposizione di tutti noi. Grazie del tuo servizio. Un segno di ringraziamento per la tua disponibilità rispetto alle chiamate che ti rivolgiamo per le messe come per le confessioni. E’ un piccolo segno di affetto nei tuoi confronti. Nella tua lunga vita da sacerdote hai messo a disposizione di tutti noi i tuoi doni. Grazie per il servizio che svolgi nella nostra comunità». Da tutti i presenti in chiesa si è levato un lungo applauso. Subito dopo don Giovanni Griva ha detto: «Il buon Dio ci concede la salute perché possiamo metterla a  disposizione degli altri: per noi e con voi. Questa deve essere la sintesi della nostra vita. Noi siamo destinati a voi ma non possiamo fare niente senza di voi e quindi la comunione fraterna, l’amore, deve sempre esistere, in famiglia come in parrocchia».

dongiovannigriva_2016ott16eIl sindaco Ugo Baldi ha detto: «Intanto grazie don Giovanni per lo spaccato di storia che ci hai regalato. Settant’anni di ordinazione sono proprio una bella cosa. Credo che per questa città avere un  cittadino che ha raggiunto questo traguardo sia una cosa grande. Volevo ringraziare tutta la famiglia Griva che, oltre ad avere dato un sacerdote, ha dato alla nostra città anche due sindaci. A 16-17 anni, quando ho cominciato a interessarmi della cosa pubblica, la famiglia Griva era un esempio di dedizione e serietà per la città di Santena. Oggi festeggiare i tuoi 70 anni di sacerdozio è un bel traguardo per tutta la città. E la città ringrazia tutta la famiglia Griva».

dongiovannigriva_2016ott16dDopo un secondo applauso il sindaco ha consegnato a don Giovanni Griva un presente, rivolgendo queste parole: «E’ una penna, un piccolo segno. Si narra che un famoso scrittore del Novecento utilizzava una penna per ogni nuovo libro che scriveva. E quando la penna si esauriva il libro doveva concludersi. Noi oggi don Giovanni ti diamo un piccolo segno, una penna con il simbolo della città di Santena, affinché tu possa scrivere ancora tante pagine di sacerdozio e tante pagine che possano essere di aiuto e servizio alla nostra comunità e collettività. Grazie don Giovanni». La cerimonia si è conclusa con la benedizione impartita da don Giovanni Griva: «Nella vita non bisogna mai maledire, occorre sempre benedire, anche nei momenti difficili. Anzi, proprio in quei momenti lì abbiamo bisogno della benedizione del Signore».

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