Preghiera dell’arcivescovo di Torino mons. Cesare Nosiglia in ringraziamento per l’anno appena concluso

Torino – 1° gennaio 2017 – Di seguito, la preghiera dell’arcivescovo di Torino mons. Cesare Nosiglia, in ringraziamento per l’anno appena concluso. Intervento svolto ieri pomeriggio, alla Consolata.

PREGHIERA DELL’ARCIVESCOVO DI TORINO MONS. CESARE NOSIGLIA
IN RINGRAZIAMENTO PER L’ANNO APPENA CONCLUSO

(Torino, Consolata, 31​ dicembre 2016​, inizio ore 17)

«In questa sera di fine anno 2016 rendiamo grazie al Signore per i tanti benefici che egli ha concesso alla nostra Chiesa di Torino e ricordiamo i fatti salienti della nostra realtà ecclesiale e civile. Anzitutto voglio con voi ringraziare il Signore per l’impegno con cui la nostra Chiesa sta operando nell’attuare il programma pastorale definito nella mia Lettera, «La città sul monte», applicandosi nel cercare vie e modalità sempre più efficaci per suscitare e rinsaldare la fede nel Signore da parte delle famiglie e delle persone che lo cercano con cuore sincero.

Nella mia Lettera invito a non lasciarsi abbattere dal cambiamento dei tempi tumultuosi e complessi che, con il crescere dell’indifferenza religiosa e del rifiuto delle scelte cristiane di vita, sembrano soffocare il piccolo seme della fede presente ancora nel cuore di tanta gente.

Mons. Cesare Nosiglia, Arcivescovo di Torino

La prima preoccupazione che dovremmo avere non è tanto quella di guardare al mondo che cambia, quanto di verificare la qualità della nostra fede e la santità della nostra vita. È la Parola di Dio infatti che ci rimette sempre in piedi e ci dà calore e luce per camminare anche sulle acque agitate nella tempesta della storia che stiamo vivendo.
Vogliamo poi, come Chiesa di Torino, abitare le debolezze, i timori e le insicurezze di tanta gente condividendone le sofferenze e le domande per mostrare che solo in Lui, il Signore della storia, il Vivente Gesù Cristo, il Dio con noi, c’è la speranza di guardare al domani con gioia e serenità.

La visita pastorale mi conferma che la gente attende dalla Chiesa una vicinanza più stretta e umanamente ricca di relazioni sincere e di prossimità. Una presenza che sa unire insieme l’amore alla verità del Vangelo e l’amore per ogni uomo accolto con misericordia; che sa cercare, condividere, ascoltare, abitare le fatiche di ogni persona e di ogni famiglia.

*

Sono le fatiche di quelle famiglie e giovani che quest’anno hanno vissuto e stanno ancora vivendo situazioni difficili per la perdita del posto di lavoro e che spesso si vedono soli a lottare contro l’indifferenza di tanti che non si mostrano solidali e si chiudono dentro il loro mondo sicuro e all’apparenza tranquillo.
Richiamo questa emergenza, che sta diventando endemica e sistemica nella nostra società, perché ha più volte segnato in quest’anno il mio cuore di Pastore insieme a tanti altri casi e situazioni di miseria e di abbandono di cui ho avuto diretta esperienza attraverso Caritas, Migrantes, San Vicenzo e innumerevoli realtà caritative e di solidarietà sociale che si occupano di anziani, disabili, minori in difficoltà, senza dimora, immigrati e rifugiati, rom.

​*

La soluzione di queste situazioni non può provenire solo dall’alto, ma esige una rete di corresponsabilità che, come ci ha ricordato l’assemblea della seconda Agorà del Sociale, mette in campo diverse componenti della nostra società compresi i soggetti destinatari dei servizi e di ogni concreta progettualità che intenda affrontare e risolvere i loro problemi. E questo è non solo doveroso ma possibile oggi nelle nostre città e Comuni. Il problema però che si pone è come dare il via a un costante ascolto e una conseguente operatività che veda ogni soggetto coinvolto disponibile e pronto a pagare il suo prezzo per operare insieme su vie di collaborazione fattiva e convergente. Bisogna cominciare ad agire anche con piccoli segnali ma senza paura di sbagliare, dando comunque esempio di cose concrete che saranno sempre meno risolutive ma avranno il pregio di essere un passo per volta condiviso insieme.

*

Nel secolo scorso i santi sociali di Torino hanno compiuto opere meravigliose venendo incontro a povertà di ogni genere e partendo dalla loro fiducia incrollabile nella Provvidenza di Dio. Oggi noi viviamo sulla loro scia e alla loro ombra… non sappiamo osare come loro cose nuove di fronte a povertà nuove e sfide nuove come è quella degli immigrati e ci arrabattiamo a rispondere alle emergenze senza slancio creativo. Siamo una Chiesa e una società che viaggiano col freno a mano tirato, per cui non riusciremo mai a prendere velocità come potremmo e dovremmo.
Segni di speranza in questa direzione comunque ce ne sono stati, e molti, a cominciare dalla straordinaria raccolta di fondi per la tragedia del terremoto (oltre 800 mila euro).

​*

Crescono le povertà, ma cresce anche un esercito di pace e di amore, composto da tantissime persone volonterose che, gratuitamente e con coraggio, si fanno carico giorno dopo giorno di quanti soffrono per malattie e povertà. La carità amplifica oggi sempre più i suoi orizzonti e si investe di problematiche di ordine morale e spirituale per tutte le situazioni di precarietà proprie di tanti che vivono ai margini delle nostre città.

​*

La famiglia resta il soggetto privilegiato su cui la nostra Diocesi intende scommettere, anche se il farsi una famiglia stabile e santificata dal sacramento del matrimonio diventa sempre più una scelta controcorrente rispetto alla cultura delle convivenze e dei matrimoni civili. Eppure credo che resti nel cuore di tanti giovani la nostalgia di un valore così grande e profondo qual è la famiglia cristiana che molti testimoniano con sacrificio e gioia.

Ringrazio il Signore per questo e mi auguro che si qualifichi sempre più l’impegno delle parrocchie verso ogni famiglia, a cominciare dai fidanzati, accompagnandoli lungo il cammino dell’amore verso la meta del matrimonio con una pastorale ricca di attenzione e di disponibilità e con l’apporto decisivo delle coppie di sposi cristiani. Alla luce della Lettera apostolica Amoris Laetitia sta crescendo anche una particolare sensibilità verso le coppie che vivono situazioni difficili nel matrimonio e che però accolgono l’invito ad affrontare seriamente con discernimento la loro situazione in una Chiesa che si fa madre amorevole e attenta a donare loro speranza e sbocchi positivi di inclusione nella sua vita anche sacramentale.

​*

Ho proposto quest’anno l’iniziativa di incontrare gli adolescenti in un percorso di riflessione e di amicizia, ascoltandoli e invitandoli a sentirsi parte integrante della Chiesa e a contribuire a rinnovare la loro vita cristiana ma anche quella delle nostre comunità. I giovani hanno risorse di creatività e coraggio che possono mettere a disposizione della Chiesa per aiutarla a diventare sempre più missionaria nel nostro tempo. Ai giovani chiedo di investirsi dunque sia di un impegno di formazione qualificato e permanente sulla fede in Gesù Cristo sia del compito di evangelizzare il mondo dei loro coetanei raggiungendoli nei luoghi dove vivono, studiano, lavorano e si incontrano.

*

E veniamo ora alla situazione del clero in Diocesi. Quest’anno sono morti 28 sacerdoti e sono stati ordinati 3 giovani. Occorre dunque pregare e lavorare intensamente per le vocazioni sacerdotali e l’invito è rivolto a famiglie, comunità cristiane, sacerdoti, associazioni e movimenti, e all’intero popolo di Dio. Lavorare non solo per far crescere il loro numero, ma anche la qualità delle vocazioni (problema sempre più urgente e decisivo): per questo il Seminario deve essere sostenuto e circondato dalla massima cura e disponibilità da parte dell’intera Diocesi.
Nell’assemblea del clero di fine settembre abbiamo affrontato il problema del nuovo riassetto territoriale delineando una strategia di azione pastorale per i prossimi anni impostata sulla necessità di qualificare, sostenere e orientare bene questa scelta irreversibile per la nostra Diocesi.
Si tratta di favorire tra le parrocchie una pastorale integrata di comunione e di missione che aiuti a realizzare sullo stesso territorio un cammino ecclesiale sia sul piano della fraternità che delle iniziative di formazione e di evangelizzazione.
Tocca ai sacerdoti stare insieme, crescere in unità attraverso forme di vita comune, di preghiera, di incontro; tocca ai consigli pastorali programmare le attività comuni tra le parrocchie; tocca ai laici farsi carico là dove non c’è più il sacerdote residente, di animare la comunità con tutti quei servizi necessari a mantenerne viva la fede e l’unità.

​*

Il riassetto è una grande sfida, ma anche un’opportunità per realizzare una Chiesa di comunione, ricca dell’apporto dei doni di tutti e dunque aperta alla missione verso l’esterno di se stessi, nel tessuto concreto della vita della gente.

Il canto di ringraziamento che ora celebreremo suggelli questi propositi e ci dia una forte e convinta fede in Colui che guida la Chiesa e la storia: il Signore Gesù che, venuto in mezzo a noi, continua a salvare l’umanità dal peccato e dona a tutti i credenti la gioia della vita eterna.

A lui rendiamo dunque grazie nei secoli dei secoli. Amen.
+ Cesare Nosiglia»

**

Fonte: www.diocesi.torino.it

Immagini di archivio

**

www.rossosantena.it

Twitter @rossosantena