Santena scuse razziali 56

Santena – 11 febbraio 2017 – L’imbecillità delle Leggi Razziali: le scuse del Sindaco valgono per tutta Italia. Santena terra di frontiera verso Casanova. Quale museo per Cavour e per gli Italiani. 11 febbraio, 88° anniversario dei Patti Lateranensi e dell’Ulivo di Santena. Camillo Cavour e la nonna Filippina di Sales accolgono gli utenti della nuova biblioteca, di fronte casa loro.

Emanuele Sacerdote e il Sindaco Ugo Baldi

 1) I discendenti ringraziano Santena. Due lettere, una dagli USA e l’altra da Milano, ringraziano il Sindaco. “Egregio Sindaco Baldi, Lo ringrazio dal fondo del mio cuore per i Suoi sforzi a riconoscere il mio bisnonno cav. Emanuele Sacerdote la domenica passata.  Il Suo atto, che corregge un ingiustizia Fascista contro la memoria del mio bisnonno, ha portato molto soddisfazione per la nostra famiglia, adesso sparpagliata tra  quattro continenti, a causa delle leggi razziali. Mi scuso che non era possibile de rendere le mie grazie personalmente, dato che vivo ne l’America. George Sacerdote. Lexington Massachusetts, USA. 8 febbraio 2017”.

“Gentilissimo Sindaco Ugo Baldi, la ringrazio per l’accoglienza e per gli onori che la città di Santena ha riservato alla mia Famiglia (e al Trisnonno ndr). E’ stato un momento di profonda riflessione e commozione e spero anche la nascita di una nuova amicizia con la Città. Un cordiale saluto, Emanuele Sacerdote. 7 febbraio 2017”.

Asparago e penna di di Camillo Cavour, ritratto nella nuova biblioteca civica

2) Memorie. Ogni famiglia residente a Santena dovrebbe ricostruire e fissare su carta e su computer il suo albero genealogico. Vale per chi è indigeno da più generazioni e per chi lo è di recente. Non basta solo ricordare i nomi, ma il luogo di origine, il lavoro svolto, i prodotti coltivati nell’orto, le realizzazioni, gli incarichi sociali, gli studi, i viaggi, solo quelli veri fatti per la formazione, gli sport e gli hobby praticati e tramandati, le pratiche religiose e civili.

Santena, inizio di via Casanova tra Palazzo Borelli e Palazzo Rey

3) Via (per) Casanova. Un tempo era una delle strade più importanti di Santena. Iniziava tra palazzo Rey e palazzo Borelli (Negozio delle Gili e Farmacia Grella) e percorreva la campagna verso Favari, Carmagnola e il mare. Dall’altra parte arrivava a Chieri, Vezzolano, Chivasso, Milano e in Svizzera. A Ponticelli c’era il bivio per Asti e Torino. Adesso è un breve vicoletto a fianco della farmacia. Nel 1939, al tempo del fattaccio di Via Guglielmo Marconi, già Via Emanuele Sacerdote, conservava ancora il nome e la funzione di carreggiata di grande collegamento con l’omonima Abazia che tanto ha contribuito alla regolazione idrica del territorio del Pianalto e del Bacino della Banna. Via Casanova, oggi Via Filippo Cavaglià, dimostra il ruolo di terra di frontiera di Santena, tra il Marchesato di Saluzzo e il Ducato di Savoia, tra Carmagnola e Chieri. Un ruolo che è alla base della storia della comunità e delle sue produzioni orticole e agricole. “Via Casanova” era la proiezione esterna di un collegamento antico sul tracciato delle vie romane e delle vie del sale. La riduzione a una dimensione interna, seppur col nome del benemerito medico Filippo Cavaglià, è il segno di un riflusso alla ricerca di un’identità rinchiusa nel neocomunalismo che, in Italia, tanti scempi ha fatto del territorio, dal Dopoguerra fino ad oggi.

4) Strade antiche. “Nel 1218, 7 Aprile. In Casanova, nel refettorio dei conversi, Anselmo Abate di Casanova cede a Vezzolano giornate 14 aratorie, poste in Santena, e Vezzolano cede a Casanova una terra con bosco in valum meli, già in comunione. – BSSS. Vol. 65 – Documenti inediti, Torino. In quest’atto il Prevosto di Vezzolano è rappresentato da Giovanni Priore di Ponticelli, detto per errore Prevosto”. (La Cabalesta, Associazione Culturale Castelnuovo D.B.).

Nonna Filippina di Sales, ritratto nella nuova biblioteca civica

5)Quale Castello Cavour. I lavori di sistemazione del Castello stanno per iniziare. Dovrebbe uscirne un memoriale che dia un senso alla storia degli italiani. Mettendo a posto le stanze, e cioè il contenitore, sarà sistemato anche il contenuto. Trattandosi di un museo la faccenda è complessa. Per fortuna c’è una straordinaria e moderna base di partenza. E’ l’ex Museo cavouriano, allestito magnificamente, per Italia61, dalla professoressa Maria Avetta. Un museo che aveva contenuti di straordinaria attualità. Con le nuove tecnologie a disposizione, oggi non è così difficile fare un’esposizione che potrebbe completare i vuoti lasciati dal Museo Nazionale del Risorgimento di Torino e dalle Residenze Sabaude.

6) Letame e treno. L’attesa per il contenuto del contenitore cresce. Ci si chiede se gli allestitori del nuovo Museo Cavouriano avranno il coraggio di collocare accanto al Castello una bella letamaia che dia il senso dell’evoluzione della concimazione nel corso dei due ultimi secoli. Se avranno l’ardire d’installare il suono del ciuf ciuf e il fischio del treno di passaggio lungo le linee Torino-Genova e Torino-Savona. Se parleranno della Stefani, di Genova e La Spezia, di Suez e del Frejus e degli asparagi. Dell’Ulivo di Santena e di Roma capitale. Dell’Oidio, di Leri, di Mameli e Camillo Borghese. Di gelsi, robinie, pioppi, latte e carne.

7) Santena e Ebrei. Il 30 novembre 1847, Roberto d’Azeglio, fratello di Massimo, promuove una raccolta di firme per l’emancipazione dei Valdesi e degli Ebrei. 17 febbraio 1848, Carlo Alberto, con le celebri Regie Patenti, riconosce i diritti civili e politici ai Valdesi: 22 febbraio, l’arcivescovo di Torino Giovanni Fransoni, per protesta rifiuta di celebrare la messa solenne alla Gran Madre. 29 marzo, gli Ebrei e gli acattolici sono emancipati. 1858 Camillo Cavour, sceglie come suo segretario particolare l’Ebreo Isacco Artom meritandosi, dai giornali curiali, il titolo di Gran Rabbino di Leri. Novembre 1938 con la Legge per la difesa della razza italiana i diritti civili e politici sono di nuovo negati agli Ebrei. Agosto 1939, a Santena, la via Emanuele Sacerdote cambia nome perché “è in opposizione alla totalitaria politica razziale del regime fascista”.

Gino Anchisi
da Santena, la città di Camillo Cavour, 11 febbraio 2017.

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