Santena, l’intervento di Andrea Olivero alla cerimonia per la Giornata dell’Unità nazionale, della Costituzione, dell’Inno e della Bandiera

 

Santena – 26 marzo 2017 – «Credo sia giusto onorare Cavour che facendo il loro dovere, con intelligenza e lungimiranza, ha dato a noi la possibilità di essere un Paese e di vivere l’esperienza della libertà e di poter proseguire oggi, ciascuno facendo il proprio lavoro, il proprio dovere, per poter contribuire a migliorare questo nostro mondo. E’ un obiettivo grande, al quale tutti noi siamo chiamati». Lo ha detto Andrea Olivero, viceministro dell’Agricoltura, intervenendo venerdì 17 marzo scorso, alla cerimonia per la Giornata dell’Unità nazionale, della Costituzione, dell’Inno e della Bandiera.

Andrea Olivero, viceministro dell’Agricoltura, ha iniziato così: «Innanzitutto un saluto al Prefetto, ai tanti sindaci che hanno voluto essere qui questa mattina, alle autorità militari presenti e a tutte le rappresentanze che sono qui oggi, in questa circostanza. Un saluto, davvero fuori dagli elementi di forma, alle scuole che sono qui convenute, ai bambini e ai ragazzi che peraltro si sono impegnati per preparare, insieme, questa giornata. Un saluto alla dirigente e a tutti gli insegnanti che hanno compiuto questo percorso per ricordarci quello che diceva un  tempo Johann Wolfgang von Goethe, cioè “Quello che hai ereditato dai padri riconquistalo e lo possiederai per davvero”».

«Perché è necessario avere un’altra festa. Il sindaco giustamente ha detto dobbiamo valorizzare il 17 marzo, farla diventare una vera grande festa nazionale – ha aggiunto Andrea Olivero – . Ma perché è necessario avere questa giornata come festa nazionale.  È necessario perché dobbiamo riconquistare i valori e sentirli nostri, sino in fondo, per poterli poi, nel quotidiano, difendere e per potere, intorno a  questi, costruire la nostra identità. Vedete ragazzi, in questi tempi, molte volte si parla di identità. Mai forse, come in questa stagione, si parla di identità. Ma l’identità non nasce dalla contrapposizione con l’altro. Lo ha detto molto bene il sindaco prima. Non nasce dall’evidenziare gli elementi che ci distinguono, in senso negativo. Non nasce dal contrasto e dal conflitto. L’identità nasce dal valore di appartenenza. L’identità nasce dal sentirsi parte di una famiglia nazionale e dalla cooperazione, dalla collaborazione, dal patto sociale che si instaura tra le persone, volto a tutelare tutti, a partire da coloro che maggiormente hanno bisogno. Questo è quello che rende un Paese unito. E’ il patto sociale per il quale sono morti tanti giovani, 150, 170, 180 anni fa, nelle guerre risorgimentali, così come, molto più recentemente, 70 anni or sono, sono morti tanti giovani. Ebbene quel patto sociale era un patto per avere il lavoro. Per avere la possibilità di esprimere il proprio pensiero, tutti i giorni, liberamente. Per avere una scuola nella quale non vi era indottrinamento, ma vi era invece libertà di espressione. Per avere la possibilità di vivere, ciascuno secondo quello che è la propria vocazione, per seguire quello che sente profondamento giusto per se stesso, per la propria famiglia, per la propria comunità. Questo è il valore fondante di un Paese. Ed è intorno a questo valore fondante che noi oggi affermiamo il valore dell’unità nazionale. Non è una unità contro qualcuno. E voi, bravi ragazzi, lo avete ricordato: la nostra Costituzione ce lo ricorda. Noi non abbiamo e non avremo mai voglia di andare a offendere altri Paesi. Non avremo interesse a prevaricare su altri. No, la nostra unità è per costruire solidarietà tra di noi. Per costruire civiltà. Per crescere nella solidarietà, nell’accoglienza. Nel rispetto reciproco. Nella cultura e nello sviluppo di quella che è la grande storia».

Il vice ministro dell’agricoltura ha detto: «E oggi io sono onorato di rappresentare il Governo italiano in questo luogo, non soltanto perché si celebra qui e si onora uno dei padri della Patria. Lo ha detto molto bene il presidente della Fondazione Cavour, Nerio Nesi, che ringrazio ancora una volta per il suo lavoro preziosissimo di conservazione della memoria, ma anche – lo abbiamo ascoltato stamattina – di attualizzazione di questa memoria. Ma sono onorato di essere qui, anche nella mia veste di vice ministro delle Politiche agricole. Perché il conte Cavour è stato un uomo capace, intelligente, innovativo, non soltanto nella grande politica, quella appunto che ha portato alla creazione del regno d’Italia, dell’unità del nostro Paese, con capacità, lungimiranza, con visione strategica europea. Lui uomo d’Europa. E l’Italia è stata costruita grazie a una politica europea. Cavour era un uomo concreto che si è appassionato nel corso della sua breve esistenza, ma intensissima, anche alle questioni relative allo sviluppo economico del nostro territorio. Lo abbiamo ricordato qualche mese or sono, con il canale a lui intitolato, il canale Cavour, un’opera idrica fondamentale per l’agricoltura. Io posso testimoniarvi, anche attraverso la ricchezza della sua biblioteca che venne donata da lui stesso al ministero delle Politiche agricole, quanto lui stesso fosse appassionato agli studi agronomici e all’economia agraria e volto all’innovazione di un settore produttivo».

Andrea Olivero ha proseguito: «Come è stato qui ricordato Cavour era un uomo che faceva il suo dovere. Perché vedete, molte volte quando celebriamo questi grandi uomini ci sentiamo piccoli e lontani. Perché effettivamente erano dei giganti e hanno fatto cose grandissime e importanti. Ma dobbiamo ricordarci anche che questi uomini, con la loro straordinaria capacità, hanno fatto semplicemente il loro dovere ed è questo l’elemento che, più di tutti, dobbiamo sapere cogliere da questa giornata e dal guardare a questa grande storia. Che questa storia che è parte di noi. Che battersi per quei valori che hanno unito l’Italia e l’hanno resa libera 70 anni fa è una parte di quello che è il nostro dovere di cittadini comuni. E, anche oggi, noi tutti – e parto da voi, dai giovani, da quanti hanno bisogno appunto di guardare con speranza il futuro – abbiamo nelle mani la possibilità di valorizzare e di andare a dare profitto al nostro Paese, di dare dignità alla nostra Italia.  Di renderla un Paese grande non perché forte e offensivo, ma grande perché faro di un riferimento di civiltà, come è stato per millenni. E credo che, per questo, sia giusto oggi festeggiare insieme».

Andrea Olivero ha chiuso così il suo intervento a Santena: «Per questo credo sia giusto onorare Cavour e onorare, insieme con lui, tutti coloro che, facendo il loro dovere, con intelligenza e lungimiranza, hanno dato a noi la possibilità di essere un Paese. Cioè una grande famiglia nazionale. E ci hanno consentito di vivere quindi l’esperienza della libertà e di poter proseguire oggi, ciascuno facendo il proprio lavoro, il proprio dovere – nella semplicità, ma anche con la determinazione di cittadini – per poter contribuire a migliorare questo nostro mondo. E’ un obiettivo grande, ma al quale tutti noi – tutti noi – siamo chiamati. Ed è un obiettivo per il quale è bello ritrovarci, una volta l’anno, a ringraziare chi è stato capace di aprirci questa strada e a insegnarci a seguire il proprio esempio. Grazie».

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Audio integrale dell’intervento:

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