Le parrocchie di Santena e Cambiano verso un’assemblea “costituente”

Santena – 2 maggio 2017 – Convocare una assemblea, tra virgolette “costituente” tra le due parrocchie di Santena e Cambiano, per cercare di individuare degli obiettivi che rispondano ad alcune priorità concrete e a ruoli precisi per i laici. Questa è la prospettiva di lavoro emersa nel ritiro di comunità del 22 e 23 aprile scorso, nella casa alpina di Brusson.

Quale cammino hanno compiuto le persone che hanno partecipato al ritiro organizzato dalle due comunità parrocchiali di Santena e Cambiano?

«Nei due giorni di riflessione con una quarantina di componenti le parrocchie di Santena e Cambiano – informa don Giovanni Villata, direttore del Centro studi e documentazione della diocesi di Torino, che ha animato il ritiro – abbiamo affrontato il tema della parrocchia nella prospettiva dell’Evangelii gaudium e il ruolo dei laici nella parrocchia. Abbiamo riflettuto  sulla parrocchia con la prospettiva della missione. Una parrocchia più missionaria, quindi più presente sul territorio, è una parrocchia in cui i laici sono protagonisti, responsabili della pastorale, con ruoli precisi. Oggi, visti i mutamenti veloci e rapidissimi in atto, questo significa innanzitutto trovare presenze adeguate alla necessità dei tempi ed esserci là dove la gente vive, lavora e si diverte».

I parrocchiani santenesi e cambianesi hanno lavorato in gruppi e si sono confrontati. Don Giovanni Villata continua: «Dai lavori, secondo me, è emersa una bella convergenza su alcune scelte che i rappresentanti delle due comunità hanno in mente e che sono molto simili. Ad esempio: fermarsi un attimo e cercare quali possono essere oggi le forme più adeguate di presenza della parrocchia sul territorio. Si tratta di scelte che le due comunità devono e possono fare insieme. L’opzione finale che è venuta fuori dai due giorni è questa: convocare una assemblea, tra virgolette “costituente” tra le due parrocchie, per cercare di individuare obiettivi che rispondano a alcune priorità concrete e a precisi ruoli che i laici devono assumere. Mi sembra che sia davvero una bella prospettiva di lavoro».

Una serie di persone, a partire dai componenti dei due rinnovati consigli pastorali analizzeranno la situazione delle due comunità, vedranno quali sono le priorità e fisseranno pochi e concreti obiettivi che potranno essere verificati.

«Mi sembra siano stati due giorni davvero fruttuosi – spiega don Giovanni Villata –.  Certo, la prospettiva che le due parrocchie hanno davanti è molto impegnativa. Stimola i componenti delle due comunità a operare insieme, con gradualità, ma su una stessa strada. Due comunità che accettano di camminare con persone che magari sono in situazioni differenti e hanno prospettive diverse. Due comunità unite da una analisi condivisa, in modo che l’andamento del cammino potrà anche essere diverso, ma la strada da percorre è unica».

Nei due giorni è emerso più volte il concetto di parrocchia “in uscita”. Cosa significa?

«Da un lato si constata come oggi la parrocchia, specialmente quelle che operano in grandi città e nelle loro periferie, nella loro struttura attuale non riescono più a raggiungere le persone, la cui vita si sviluppa molto lontano dalla comunità parrocchiale – afferma don Giovanni Villata –. E anche le persone che operano nelle parrocchie sono proiettate verso una pastorale ordinaria che certo fa sopravvivere i servizi fondamentali della parrocchia, ma che non è aperta verso la costituzione di gruppi di presenza cristiana nei luoghi di vita quotidiana. Alcune parrocchie della diocesi di Torino hanno avviato alcune esperienze pastorali nei grandi centri commerciali, ma si dovrebbe fare molto di più… Anche nelle periferie come nella cintura metropolitana le parrocchie sono oggi chiamate a uscire, ad andare dove la gente è presente in massa».

Che impressione ti hanno fatto i cristiani delle parrocchie di Santena e Cambiano che hanno partecipato all’esperienza del ritiro di comunità?

«La mia impressione è molto positiva – chiude don Giovanni Villata –.  Pur arrivando da esperienze diverse e diversificate si vede che sono proiettati e hanno desiderio di intraprendere un percorso nuovo verso un futuro nuovo,  quindi con tutti i rischi che la cosa comporta…».

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