Distretto del cibo, i contemporanei e Cavour lo farebbero subito. Puntata 101

SANTENA – 23 dicembre 2017 – Legge di Bilancio 2018, il Distretto del cibo metropolitano torinese si può fare! Adesso tocca alle istituzioni e alle rappresentanze sociali delle categorie interessate. I punti di forza del Chierese-Carmagnolese. Qualcosa accade nei dintorni austriaci. VI. Cavour: s’indeboliscono i sospetti sui Borbonici, crescono quelli sul cibo e sulla cattiva alimentazione.

 1) Cos’è il Distretto del cibo? La legge di Bilancio 2018 lo istituisce al fine di promuovere lo sviluppo territoriale, la coesione e l’inclusione sociale, favorire l’integrazione di attività caratterizzate da prossimità territoriale (filiere), garantire la sicurezza alimentare, diminuire l’impatto ambientale delle produzioni, ridurre lo spreco alimentare e salvaguardare il territorio e il paesaggio rurale attraverso le attività agricole e agroalimentari.

 2) Si deve fare! Approvata la Legge di bilancio il Distretto del cibo si può fare. L’Appendino, Marocco, De Vita, Ferrero, Martano e Baldi non hanno più scuse. I comuni della zona Chierese-Carmagnolese e la Città Metropolitana devono mettersi al lavoro raccogliendo la domanda che arriva dal mondo agricolo, dai consumatori e dalle imprese agroalimentari, dalla ristorazione, dal turismo, dalla società, dalla salute. In ballo ci sono investimenti e scelte per la produzione di ricchezza e per creare veri posti di lavoro. 

3) Cibo salutare, fresco e buono. Il Chierese-Carmagnolese è il territorio della Città Metropolitana Torinese, caratterizzato da un paesaggio e da una biodiversità in cui l’orticultura, la frutticoltura, la viticoltura e l’allevamento del bestiame sono praticati sempre più in modo sostenibile. Ma non solo. La qualità del cibo si basa su filiere che si devono consolidare, che hanno bisogno di fare rete. Una rete che, diventando distretto del cibo torinese, dà un senso compiuto a un sistema in cui si intrecciano ricerca, innovazione, sperimentazione, coltivazione, allevamento, riorganizzazione, collaborazione, promozione, certificazione e commercializzare della produzione agricola realizzata.

4) Alternanza Scuola-Lavoro. Non sarà perfetta. Si può migliorare. Di sicuro deve compromettere di più gli insegnanti, gli allievi, l’organizzazione scolastica e le imprese. Prima di tutto bisogna intendersi bene, sgombrando il campo da certi equivoci tardo cittadini sessantottini con la puzza sotto il naso. Non è accettabile che verso i lavori manuali di campagna si riscontri un rifiuto che sa di ignoranza. Non è accettabile che chi si riempie da anni la bocca di ecologia non accetti con il dovuto rispetto i lavori in cui c’è da sporcarsi le mani. Non solo di terra, ma anche di altro, che certo profuma in modo alternativo, perché il concime e la decomposizione sono le cose più naturali dell’ambiente. Attenzione però: è da lì che viene il cibo sano per la nostra vita. “Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior”, cantava De Andrè. Proprio qui c’è il positivo dell’alternanza. Perché finalmente scuola e lavoro, allievi e lavoratori si confrontano direttamente senza la mediazione di altri.

5) Polizia da Stadio. E poi ci si lamenta se non sono sul territorio. Per la sicurezza negli stadi, nella stagione calcistica 2016-2017, fino al 31 marzo 2017, sono stati impiegati 165.000 agenti di polizia. Un lusso da anni insopportabile, in cui rientrano straordinari festivi e serali e riposi compensativi, pagato da tutti e non solo dagli spettatori.

6) Certi Austriaci, nel 2018, vorrebbero dare il doppio passaporto agli Altoatesini. Per ora solo a chi vive in provincia di Bolzano e di Trento ed è di lingua ladina o tedesca. Poi si vedrà. Insomma rischia di scoppiare un bel Quarantotto che nulla ha a che fare con gli immigrati dai paesi extra europei, siano islamici, africani, asiatici o sudamericani. La vittoria della destra in Austria rischia di fomentare i peggiori istinti nazionalistici che hanno dilaniato i nostri antenati nelle guerre dell’Ottocento e del Novecento. Sottovalutare il pericolo è da incoscienti. Vale per la destra individualista e razzista, vale anche per il reazionarismo di certo socialismo nazionalista che ben si è visto all’opera in Italia nel Ventennio, in Germania sotto Hitler, in URSS sotto Stalin e in altri Stati o Regioni.

7) VI. Cavour scagionò i Napoletani in punto di morte. Forse è colpa del cibo. Se morì di veleno o per causa naturale, il dubbio rimane. Ci vorrebbe un magistrato che aprisse un’indagine, che non fu mai veramente aperta. La nostra Gola Profonda è purtroppo meno efficace e salace di quella che aiutò il Washington Post a smascherare lo scandalo del Watergate e a far dimettere, dopo l’impeachment, Richard Nixon da Presidente degli USA, l’8 agosto 1974.  Contro gli Italiani gioca il troppo tempo trascorso. Pesano i molteplici campi in cui lo Statista più importante degli ultimi duecento anni si è cimentato e scontrandosi con interessi consistenti e pericolosi. Certo fosse stato solo un politico normale sarebbe più semplice. Invece abbiamo a che fare con una persona che ha lavorato usando le mani e la mente, manovrando cose materiali e immateriali che ancora incidono sulla società.  Per questo il quadro criminologico è difficile. Le prove vanno cercate nelle pieghe più nascoste di una vita intensa come poche altre. Forse la traccia su chi ha costruito per primo la prima ferrovia non è giusta. Una volta ammesso che fu il Regno dei Borboni andrebbe spiegato come mai, in tempi non sospetti, già nel 1859 e quindi prima della Spedizione garibaldina, nel napoletano ci fossero solo 99 chilometri di linea e nel Piemonte già 850. Dunque con buona pace dei  neo-borbonici il sorpasso avvenne prima dell’Unità d’Italia. E forse non fu per colpa dei Piemontesi ma di chi, partito in netto vantaggio, si sfiancò subito. Probabilmente perché non aveva le basi per affrontare la competizione. Riepiloghiamo. Dunque, il 29 maggio 1861 si sentì male. Avvisaglie di malessere c’erano già state prima. La pressione era alta da anni. L’alimentazione lasciava alquanto a desiderare. Asparagi, salumi, antipasti, patate, carni rosse, cavoli, uva, mele, agnolotti, pasta, risotti, minestre, sughi, selvaggina, pollame, arrosti, spezzatini, frattaglie, finanziera, bolliti, salcicce, dolciumi, nebbiolo, barolo, barbera, freisa, vermouth gli erano graditi. Camillo era una buona forchetta, un raffinato bevitore, con tendenza a mettere su peso. Era agronomo e agricoltore, produceva alimenti buoni e di qualità. Ma mangiare e vivere sano è un’altra cosa. In quel quarantotto politico iniziato con gli accordi segreti di Plombières les Bains del luglio 1858, fino a quel 29 aprile 1861, passando dalla seconda guerra d’Indipendenza alla spedizione garibaldina nel Regno delle Due Sicilie e all’invasione da parte dell’esercito regolare dello Stato pontificio, la sua qualità di vita era peggiorata. Non aveva più tempo per curare i suoi rapporti amorosi e nemmeno per le sue lunghe e salutari passeggiate per raggiungere la casa di Bianca, dietro la Gran Madre di Dio. La chiesa eretta nel 1814 dopo la caduta di Napoleone il Grande, cioè quello piccolo, in sponda destra del Po.

Gino Anchisi, da Santena, la Città di Camillo Cavour, 23 dicembre 2017.

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