Santena, Campagna Asparago 2018. Puntata 116

SANTENA – 7 aprile 2018 – Ciao Beppe. Campagna 2018 dell’Asparago. La Pro-Loco, con l’85° Sagra, promuove la coltivazione, la ristorazione, la cultura di Santena e del Pianalto. Ortoflora e le sagre e le fiere sono la raffigurazione della cultura del territorio del Distretto del Cibo del Chierese-Carmagnolese. L’Associazione Produttori Asparago al Circolo dei Lettori presenta la Campagna 2018.

 0) E’ morto Beppe Navone. Faceva parte delle generazioni che con don Mino Lanzetti vissero  l’avvento del Concilio Vaticano II. Il papà e la mamma immigrarono a Santena negli anni Cinquanta, rilevando una latteria, poi trasformata in Bar-Gelateria. Negli anni Beppe innovò l’attività puntando sull’immagine, ma soprattutto sulla qualità del prodotto e del servizio. Il bar diventò simbolo di modernità e luogo di incontro per le giovani generazioni. La gelateria, genuina e innovativa, assunse un rilievo di primo piano a livello metropolitano. Ancor oggi “Navone” è ricordato come un luogo mitico, con un misto di orgoglio e di nostalgia.  Perché quella certa atmosfera che lo animava, rimane sospesa nella memoria di chi l’ha vissuta, rinnovando i ricordi di persone, vicende e momenti di cui si ha qualche rimpianto.

 

1) Bollettino Asparagi n° 2. Nel 2017, con l’inverno esageratamente caldo, la Campagna dell’Asparago iniziò nell’ultima settimana di marzo. Con il clima ritornato nella norma quest’anno la raccolta inizierà lentamente dopo la prima settimana, ma si assesterà solo verso la metà mese. La superficie coltivata anche quest’anno è in aumento, segno della propensione delle aziende agricole a investire su un prodotto che dal punto di vista qualitativo e della freschezza non ha concorrenti. L’andamento della domanda in inizio di stagione è buono, mentre l’offerta risente del clima. Considerato il rischio delle contraffazioni, si consiglia di prenotare per tempo presso le cascine che fanno la vendita diretta e di gustarli presso i ristoranti e le trattorie che si forniscono dai coltivatori aderenti all’Associazione Produttori Asparago di Santena e delle Terre del Pianalto.

 

2) Circolo dei Lettori. L’Asparago a Torino, martedì, 10 aprile, ore 18.
Incontro con Antonella Parigi, assessora alla Cultura e Turismo Regione Piemonte, Gianni Oliva, storico, Marco Trabucco, giornalista e Gino Anchisi, Presidente Associazione Produttori Asparago di Santena e delle Terre del Pianalto. Storia, aneddoti e letture per celebrare il germoglio d’asparago, prodotto di eccellenza, coltivato nella zona est della Città Metropolitana e Re della tavola di primavera già ai tempi di Camillo Benso di Cavour. A seguire, degustazione dei piatti della secolare tradizione santenese, vini dell’Azienda Vitivinicola Balbiano di Andezeno, grissini rubatà del Grissinificio Feyles. Collaborano:Associazione Ristoratori Santenesi, Amici della Fondazione Camillo Cavour, Pro-Loco e Comune di Santena.

3) Pro-Loco, Sagra Asparago. L’85° Sagra dell’Asparago, dall’11 al 20 maggio, è una festa popolare in cui tradizioni, identità, storia, saperi e lavori si fondono per esprimere l’anima del territorio e lo spirito delle generazioni che su di esso vivono e operano. Grazie alla Pro-Loco e ai suoi volontari, da 17 lustri, Santena realizza una manifestazione unica e speciale di livello metropolitano, regionale e nazionale. Una rassegna di cui essere orgogliosi, alla quale tutti i Santenesi sono chiamati a dare il loro contributo. Chi col proprio lavoro, chi partecipando alle iniziative, chi facendo propaganda e promozione presso amici e conoscenti, anche utilizzando i moderni social come Facebook, WhatsApp, Internet e altro.

4) Superficie di ortaggi. Nel territorio della Città metropolitana di Torino, le aziende agricole impegnate nella coltivazione di ortaggi sono oltre 2000 (dati 2016 Anagrafe Agricola Piemonte), per una superficie complessiva (comprendente anche i terreni coltivati a patate) di circa 2000 ha, rapporto che mette in evidenza la ridotta superficie media delle aziende di questo settore.  Tra le coltivazioni più presenti per estensione (condizionata naturalmente dal diverso “bisogno di spazio” di ciascun prodotto) vi sono zucche e zucchine (oltre 200 ha), patate (197 ha), insalate come lattuga, radicchio e cicoria (130 ha), peperoni (125 ha), asparagi (86 ha) e cavoli e verze (82 ha). (Atlante del Cibo 2017).

5) Carmagnola Ortoflora & Natura. Sabato 7 e domenica 8 aprile si tiene nel Parco della Cascina Vigna la Trentesima edizione di “Ortoflora & Natura”, una delle più importanti rassegne piemontesi delle produzioni del settore florovivaistico e orticolo e delle attrezzature e arredi da orto e da giardino. Dimostrazione della vivacità, delle tradizioni, dei lavori del territorio della zona Carmagnolese-Chierese della Città Metropolitana Torinese.

 6) Caso Aldo Moro. 13 aprile alle 21.00, Sala del Consiglio Comunale, piano terra del Municipio, in Piazza Martiri della Libertà. Nella Città di Camillo Cavour  Gianni Oliva, scrittore e storico, presenta il suo ultimo libro e incontra il pubblico parlando di Aldo Moro, Presidente della Democrazia Cristiana, uomo di Stato, gran tessitore del Compromesso Storico, ucciso dai terroristi delle Brigate Rosse nel 1978. L’Ingresso è libero.

7) La fame a Santena, giochi di potere intorno a Carlo Alberto.
Per regolare i rapporti con la borghesia crescente, la Restaurazione aveva bisogno dei “Compromessi”. Il segno dei tempi era chiaro. Clero e nobiltà non erano in grado di reggere le redini del potere. La cultura non si basava più solo sul diritto, le lettere, la religione, la filosofia, l’arte, la tradizione, il militarismo, il controllo delle terre. Scienza, agronomia, lavoro, infrastrutture e tecnologie all’inizio dell’Ottocento creavano una spinta dal basso verso l’alto, facendo emergere interessi che imponevano la trasformazione degli equilibri  e delle relazioni sociali. Cresceva un blocco borghese composto da un’aristocrazia contadina, burocratica, commerciale, industriale, artigiana che vedeva la Costituzione e le istituzioni come strumenti di garanzia e di contropotere nei confronti del vecchio sistema. Questa esigenza viaggiava sull’onda di idee rivoluzionarie e repubblicane ma anche su idee riformistiche e progressive che successivamente si identificarono in Giuseppe Mazzini e in Camillo Cavour, coinvolgendo man mano milioni di persone.

Intanto tra le colline di Langhe, Roero e Monferrato e Torino stava maturando un contesto che  influì parecchio sul processo culminato nell’Unità della Penisola. Come sappiamo, Carlo Emanuele nel 1814 ritornò nel giro dei Savoia restituendo il Castello di Govone. Per “cautelarsi” l’aveva acquistato dai Francesi dopo l’incameramento, ma come scrisse a Vittorio Emanuele I “solo per salvaguardarlo”. Nel 1819 la presenza, a San Martino al confine con Govone, di Carlo Felice, Duca del Genevese e futuro Re, confermava la piena sintonia e le contiguità con la casa reale. Gli Alfieri erano uno degli ingranaggi della politica del Regno di Sardegna. In più, Carlo Emanuele come ambasciatore a Parigi mise a segno un colpo sensazionale. Fece parte della delegazione che partecipò al Congresso di Vienna e lì si distinse per le sue notevoli doti politiche. Le Ambasciate, quella francese a Torino e quella sabauda a Parigi, facendo gioco di squadra, gestivano una complessità di interessi e di relazioni sociali stupefacente.  E siccome le potenze vincitrici di Napoleone non volevano più ripristinare la Repubblica di Genova, Carlo Emanuele sostenne l’annessione della Liguria al Regno di Sardegna. Allora pochi ne compresero la portata geopolitica, ma di lì a un decennio, quando il motore a scoppio venne applicato alle navi, essa dispiegò una forza rivoluzionaria impressionante. Il Regno di Sardegna diventò a tutti gli effetti una potenza marittima del Mediterraneo. Posizione che col tempo e in particolare con la Guerra di Crimea e le sue conseguenze creò le condizioni per l’Unità d’Italia in un solo Stato. Quando i commerci si espansero e quando entrarono in scena le nuove tecnologie trasportistiche, treno e navi a vapore, il ruolo del Regno Sardo a livello italiano si trasformò rapidamente. In pochi decenni, creando una moderna rete di infrastrutture, terrestri e marittime, e impianti meccanici e siderurgici che davano vigore a un sistema della mobilità delle merci e delle persone di dimensione globale, diventò protagonista della scena mediterranea, europea e mondiale. Tutto ciò comportava l’immissione sulla scena sociale di nuove figure professionali che rafforzavano il blocco dei ceti emergenti. Matteo comprendeva solo la minima parte di ciò che Bosco gli raccontava.

Venne però a conoscenza di come i Benso riuscirono  a riallacciare i legami anche con i d’Azeglio. Uno dei tramiti fu Costanza Alfieri, la figlia di Carlo Emanuele e sorella di Cesare Alfieri.  Costanza era moglie di Roberto d’Azeglio, erede dei beni di famiglia, fratello di Massimo, pittore, scrittore e primo ministro, genero di Alessandro Manzoni. C’era ancora un altro fratello Luigi (Prospero), il gesuita cofondatore de “La Civiltà Cattolica”, nemica giurata dei progressisti, ancor oggi organo dei Gesuiti. Frequentando le rispettive abitazioni i Benso furono introdotti a casa dell’ambasciatore di Luigi XVIII, René Eustache Osmond, che, non a caso abitava a Palazzo Alfieri di Torino, all’angolo tra Via Maria Vittoria e via Bogino. Se fate caso l’ambasciatore di Francia, abitava nella casa dell’Ambasciatore a Parigi. E non solo. Nell’appartamento era ospite fisso, niente meno, che il diciassettenne Carlo Alberto di Savoia Carignano (1798-1849), l’erede al trono, rientrato dalla Francia dopo la caduta di Napoleone. Triste, solo e poco amato a corte, il Principe era sotto l’ala protettrice dei Francesi. In quella casa, conseguentemente, prese forma il rapporto di fiducia e di amicizia tra due giovani coetanei destinati a compiti di governo: Carlo Alberto, Principe di Carignano e Cesare Alfieri di Sostegno. Cesare sarà grande e indispensabile amico e maestro di Camillo Cavour. Il quadro delle relazioni era ben delineato. Il padre Carlo Emanuele Alfieri curava le relazioni con il futuro Re, Carlo Felice, mentre, il figlio, Cesare accudiva quelle con il Principe ereditario, Carlo Alberto.

Matteo era sempre più impressionato. Stentava a seguire i ragionamenti di Bosco. Tanto per intavolare un discorso si mise a parlare del clima, dei pericoli scampati dall’estate del 1816 a quella del 1817. L’estate senza sole e con la neve, seguita dall’inverno senza neve e col sole. Bosco rispose che non era una punizione divina ma colpa delle polveri che avevano velato il cielo determinando il calo della temperatura della terra. Nell’aprile del 1815 il vulcano Tambora, dell’Isola di Sumbawa, arcipelago della Sonda, scaraventò nell’atmosfera la più grande nube di cenere degli ultimi 750 anni. Nella primavera ed estate del 1816 il clima si raffreddò al punto di danneggiare tutti i raccolti. A Santena, nel Chierese-Carmagnolese, nelle Langhe, Monferrato e Roero, in Piemonte, in Europa, in tutto il Globo le persone, per la carestia di cibo, morivano di fame.  La vicenda è talmente significativa che, nel DVD della Mostra “Cavour e il suo tempo” realizzata dalla Associazione Amici della Fondazione Camillo Cavour di Santena  è collocata per contrassegnare il passaggio dal periodo di Napoleone I, alla Restaurazione….Nel Chierese spuntava l’idea dello Stato sociale per nutrire le persone. Michele Benso il padre di Camillo Cavour era in prima linea nel sostenere l’intervento pubblico e privato. …

Gino Anchisi, da Santena, la città di Camillo Cavour, 7 aprile 2018

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