Santena e i Francesi. Puntata 118

SANTENA – 21 aprile 2018 – Grazie a Michele Pessuto, don Miguel, orgoglio di Santena. Attenti ai Francesi, a Plombières L.B., e agli asparagi di Argenteuil. 20 giorni all’inizio dell’85° Sagra dell’Asparago. Regalare un mazzo di germogli di asparago è segno di distinzione e di rispetto per il lavoro ben fatto. Date al Santenese quello che è del Santenese.

0) Ciao Capostazione del Pedibus. Prima di salire lassù hai fatto una deviazione. Sei passato dal Santuario di Valmala, in Val Varaita, nel Saluzzese per controllare che tutto fosse a posto. A noi increduli raccontavi di aver più volte lassù avvertita la presenza della Signora della Misericordia. Adesso che sei di là – il Paradiso l’hai più che meritato- se puoi, per favore, dacci un segno che davvero esiste; non si sa mai. Ricordati soprattutto di loro, i bimbi del Pedibus che ammirati, aspettavano sognando il tuo segnale “in carrozza” e lo squillo di trombetta del Capostazione. (ricordo di Piero Bosio, Bomp). 

 

1) Bollettino Asparagi n°4. Bisogna affrettarsi, tra circa 60 giorni la stagione finirà. Lunedì 16, col caldo, la campagna 2018 è entrata nel pieno dell’attività. La tensione dell’attesa ha lasciato il passo a quella della raccolta e della vendita. Nelle cascine inizia il via vai del mercato permanente, 24 ore su 24, per 7 giorni su 7, caratteristico di Santena e del Pianalto. I clienti possono chiedere il bollino di qualità e, se in possesso, il bollino di certificazione di tracciabilità. (Listino prezzi: asparagina fresca 3-4,5 euro kg, asparagi freschi 5-7 euro).

2) Distretto del Cibo. Non pochi nemici. Gli interessi in gioco sono tanti, complessi, non facili da individuare. Da non sottovalutare quelli di territori, vicini e lontani, interessati ad avere un mercato di sbocco, in cui non ci sia un minimo di concorrenza qualitativa e neppure un presidio di autonomia garantito dall’autoproduzione e da aziende specializzate. Il distretto del cibo non è facile da ottenere. Si può realizzare se Torino, i Comuni dell’ ex Provincia, la Città Metropolitana e la Regione capiranno il significato, il valore e la portata sociale e strategica dell’operazione. Operazione che si può compiere se s’imposta una politica del cibo a livello metropolitano attenta a tutelare la salute, l’accessibilità, la sostenibilità e la qualità degli alimenti destinati ai propri abitanti. Politica che, senza ostacolare l’ingresso di derrate alimentari dal resto di Piemonte, Italia, Europa e dal Mondo, punti a sostenere l’autoproduzione, l’autonomia e la biodiversità del cibo e delle colture -ortaggi, frutta, carni e latticini- a livello famigliare (orti urbani) e a livello aziendale.

3) Cos’è il Pianalto.  E’ quell’antica striscia di sabbia e di terra disegnata dal PaleoPo e dal PaleoTanaro e successivamente lavorata nel corso dei millenni da uomini e da donne che hanno adattato il territorio alla coltivazione e alla produzione di cibo buono e nutriente, utile alla sopravvivenza.  Il Pianalto, da sempre, è via di comunicazione di livello internazionale tra il Mediterraneo, la Pianura Padana e il Nord Europa e di collegamento tra aree importanti del Piemonte. Confina a Nord con il Chierese, a Sud col Carmagnolese, a Est con Langhe-Monferrato-Roero, a Ovest con Torino e la sua area metropolitana. 

Fonte: diocesi di Torino

4) Ciao Don Miguel. Così preferisce farsi ricordare Michele Pessuto, di Santena, morto in missione, il 13 aprile 2018. Un Prete che ha scelto la povertà e la fatica per dedicarsi ai giovani e agli ultimi della terra. Negli anni Settanta lasciò la comoda Diocesi di Torino, per andare missionario in Argentina, prima a Villa General Belgrano e poi nella Provincia di Formosa, nel Nord-Est, vicino al Paraguay. Schierato con i più deboli, contro il latifondismo e precursore del mercato solidale, preferiva vestirsi come i suoi fratelli di cammino. Un fratello, con la fortuna di essere un sacerdote, che nel popolo di Dio si distingueva per la sua attenzione alla vera sostanza della preghiera, cioè all’opera verso l’altro.

5) La Siria è molto vicina a Santena.  Ci vuole esperienza per capirne qualcosa. Dei Turchi di Erdogan, della Russia di Putin e di Assad, il siriaco, non ci si può fidare. Lo stesso vale per Macron (il francese) Trump (l’americano) e May (l’inglese). Santena non è poi così lontana da Damasco. Nella città di Camillo Cavour e di Ernesto di Sambuy  dopo la faccenda Gheddafi (Libia) i nervi sono scoperti. Da queste parti quando si parla di “liberare” il popolo dalla tirannide di qualche Duce Africano o Mediorientale, c’è diffidenza. La vicenda Prodit e dei 1.000 Libici, del 2011, che dovevano essere ospitati per un anno intero nell’azienda brucia ancora. Nel frattempo il sospetto che la Guerra civile contro Gheddafi, voluta da Sarkozy e sostenuta da Regno Unito e USA tendesse a danneggiare l’Italia e l’Eni, si è rafforzato. Ancor più adesso, alla luce dell’incriminazione dell’ex Presidente ad opera della magistratura francese. Su tutto incombe il sospetto che la guerra commerciale in corso sulle tariffe protezionistiche tra Usa e Cina possa avere conseguenze nefaste sull’economia mondiale causando, dopo 73 anni dal 25 aprile, altre guerre militari.

6) Relazioni Esterne. Il gemellaggio, o come si vuole chiamarlo, con Plombières les Bains è occasione per riflettere sulla utilità e necessità per Santena di intessere relazioni, esterne e interne, in particolare con Torino e con la Regione, valorizzando la storia e la cultura. Intestare uno spazio pubblico, Piazzetta Plombières Les Bains, -ex sede del Municipio, ex Casa del Fascio, ex Sede dell’ONMI- alla cittadina in cui fu decisa un’alleanza sfociata nella II guerra di Indipendenza e nell’Italia unita, è la conferma dell’interesse a proseguire e approfondire l’integrazione tra la Città e il prezioso Castello Cavour.

 

7)  Ad Argenteuil l’origine dell’asparago si intreccia con l’origine del Mondo.

La disputa tra Santenese e Argenteuil porta lontano. In meandri intriganti alla periferia di Parigi, lungo le sponde della Senna, nel tempo che va dal 1818 al 2018. Bosco, fattore dei Benso di Cavour e Matteo Morra, mezzadro dei Barolo, ogni tanto s’incontravano in qualche cascina tra Asti, Alba e Torino. Scampata la fame dell’anno precedente, nel 1818, durante una sosta si scambiarono informazioni raccolte dai loro padroni e dai loro entourage. In quell’anno in Francia, alla periferia di Parigi, accadevano cose che due secoli dopo avrebbero ravvivato e forse risolto un grosso enigma santenese. Un mistero decifrato grazie a un libro trovato fortunosamente. Dove si racconta di una disputa scoppiata a metà Ottocento ad Argenteuil, alla periferia di Parigi. Per chi non lo sa, Argenteuil era celebre un tempo per i suoi asparagi. Oggi è conosciuta perché nel 1871 vi si stabilì il pittore Claude Monet, il quale ospitò Renoir, Sisley e altri artisti. Insieme dipinsero quadri famosi in tutto il mondo. Insomma, là prese forma il movimento degli Impressionisti. A casa di Monet doveva essere ospitato pure Gustave Courbet, maestro del realismo, celebre autore dell’Origine del Mondo, uno dei fondatori del movimento impressionista, che però era fuggitivo per aver partecipato ai moti della Comune di Parigi.

Argenteuil è stata un laboratorio di idee e di visioni che ne hanno fissata la fama a livello internazionale.  Una vetrina assai efficace dal punto di vista promozionale anche per l’asparago.

Se fossero vere, come nulla lo farebbe dubitare, le date e le cose scritte da V.F. Lebeuf, autorevole agronomo francese, residente nel 1850 ad Argenteuil, si dimostrerebbe che l’asparago santenese non va confuso con quello francese. E’ una varietà autoevoluta in loco e nel Pianalto.

Una conferma di quanto asserivano i vecchi Santenesi. Conclusione cui erano approdati i ricercatori che più di vent’anni fa recuperarono la coltura dell’asparago nostrano, definendo il PAT (Prodotto Agroalimentare Tradizionale), mettendo in piedi l’Associazione Produttori Asparago di Santena e delle Terre del Pianalto e tutto il resto.

Falavigna, l’agronomo, Di Bella, la dirigente della Provincia di Torino, e i coltivatori santenesi, nel rilanciare la produzione fecero i conti con le origini della coltivazione, dei semi e delle loro selezioni arrivando ad affermare che l’asparago santenese era una varietà a se stante. Con ciò sfatarono, un mito, creato a cavallo dell’Ottocento-Novecento, sull’onda dalla fama internazionale della haute cuisine française. Un mito non voluto dai coltivatori, ma da ristoratori e commercianti, i quali accettarono una sorta di colonizzazione culturale in nome delle tendenze della moda. Il nome Argenteuil era sinonimo di Francia e di Parigi, e Parigi era un centro mondiale. Fu così che vennero messi da parte l’amor proprio e le proprie identità.

Adesso il libro di Valentin Ferdinand Lebeuf consente di rimettere le cose a posto.

Le informazioni pubblicate, con intenti di fare chiarezza tra immotivate vanterie paesane, confermano cioè che il Santenese si è evoluto in loco, sommando caratteri diversi, acquisiti da continue e ripetute impollinazioni, incroci e selezioni, dando origine ad una specifica varietà che si contraddistingue, per forma, gusto e colori e soprattutto per il metodo della coltivazione, della lavorazione e della commercializzazione. Una specialità che, per le aziende agricole aderenti all’Associazione Produttori Asparago di Santena e delle Terre del Pianalto, trova legittimazione e sanzione nella scelta della denominazione contrassegnata dalla sigla PAT, basata su un solido binario, agronomico e geografico, di garanzia verso i consumatori: il disciplinare di produzione e la delimitazione dell’area.

Nel libro “Des Asperges d’Argenteuil e de leur origine”, pubblicato nel 1867, l’agronomo chiarisce bene le cose. Il suo intento di dissipare false primogeniture paesane è messo in evidenza già dal motto iniziale “Il faut rendre a César ce qui appartient a César”. Un motto che vale anche per il nostro asparago nei confronti del francese.

 

Un monito verso chi voleva prendere meriti non suoi. Uno sport noto anche da noi e non riferito agli asparagi. L’autore ce l’aveva con un certo Louis Lherault. Grazie a Lherault veniamo a sapere che l’Argenteuil deriva dall’Asparago Olandese. Che verso il 1812 alcuni contadini iniziarono a piantare asparagi presi da una città vicina, Epinay sur Seine, provenienti, appunto, dall’Olanda. Che ad Argenteuil la varietà locale fu coltivata solo a partire dal 1818 o 1820. Che i primi coltivatori sono stati i Lescot, padre e figlio, e altri che selezionarono le varietà precoce, intermedia e tardiva. Che un tale Lherault-Salboeuf avrebbe importato altre varietà. Leboeuf precisa che l’Argenteuil  conquistò il mercato di Les Halles di Parigi soppiantando quello di Epinay. Parigi divenne quindi la vetrina di lancio per le esportazioni in altri stati. Esportazione veicolata tramite i commercianti di granaglie. Probabile sia stato questo canale a portarlo a Santena e forse non fu estraneo Camillo Cavour.

Le date fugano ogni dubbio: il Santenese è chiaramente precedente. Basta fare un raffronto. Camillo Cavour scrisse a suo cugino William De La Rive la famosa lettera sulla coltivazione dell’asparago il 3 marzo 1847. Nella missiva citava la durata di 25 anni di un’asparagiaia e l’impossibilità di reimpiantarla, anche 40 anni dopo averla dismessa. Dunque Cavour faceva riferimento ad esperienze fatte in loco che andavano indietro, almeno fino alla metà Settecento. In più Cavour, famoso ed esperto agronomo, scriveva dell’asparago senza minimamente accennare a provenienze esterne.

Lo storico Carlo Smeriglio, nel suo “Santena: da Villaggio a Città”, scrive che già nel 1818 ci sono atti che attestano la compravendita di terreni coltivati ad asparago. Ciò conferma come la pratica era così ben consolidata nel territorio, al punto da essere oggetto di transazione. In definitiva si può tranquillamente affermare che l’Argenteuil sia stata introdotto a Santena in un secondo tempo. Che è verosimile che precedentemente siano arrivati semi di asparago olandesi e mediterranei, così come è credibile che semi del Santenese siano stati esportati altrove, magari anche ad Argenteuil.

Gino Anchisi, da Santena, la città di Camillo Cavour, 21 aprile 2018.

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